Testi: Joe Casey.
Disegni: Steve Rude, Paul Smith, Michael Ryan, Essad Ribic.
Edizione Originale: Children of the Atom – Mini di 6 numeri dal Novembre 1999 all’Aprile 2000.
Edizione Italiana: 100% Marvel Best X-Men: Figli dell’Atomo oppure Le Grandi Saghe volume 33.

La storia.
La storia prima del tutto, prima della scuola di Charles e durante.
La venuta e la completa introduzione ai personaggi su uno sfondo di derellitti e di passaggi di memorie senza alcun futuro.
Charles Xavier è un uomo con un grande sogno, ma il suo è un sogno impossibile e, ancor prima di esser un uomo, un umano, Xavier è un mutante.
I mutanti sono essere viventi nati con un patrimonio genetico differente da quello degli uomini e per questo, dotati di incredibili capacità che li rendono il passo successivo dell’evoluzione, ma anche il diverso, il temuto, il mostro.
Questo e molto altro rappresenta Casey in questa mini che permette di colmare alcune delle domande che molti si erano poste sin dal lontano 1963.
Cosa portò Scott Summers (Cyclops), Warren Worthington III (Angel), Robert Drake (Iceman), Hank McCoy (Beast) e Jean Grey (Marvel Girl) ad iscriversi alla prima classe dell’Istituto di Xavier e, nel tempo, a condividerne il sogno: la pacifica convivenza tra umani e mutanti.
Casey fa un lavoro certosino che porterà, addirittura, a concludere le pagine finali della mini proprio legandosi, anche stilisticamente, a ciò che Lee e Kirby crearono in apertura al primo, leggendario numero di X-Men.
Ecco allora che un insicuro Summers viene “liberato” da un terrore che lo stava rendendo succube di se stesso e della propria natura: la potente capacità di Ciclope nell’apprendere che il mondo sta mutando tanto quanto lui è la vera successione, il vero passo verso il cambiamento.
Warren, di suo, lo si vede già intraprendere una sorta di carriera da vigilante, impagabile il suo incontro col Signore del Magnetismo.
La giovinezza di Bestia (che nasconde la sua duplice natura ai suoi compagni: geniale e animalesco insieme), l’ancor più giovane Bobby, che congela, letteralmente, la sua stanza appena scopre il suo potere arrivando persino a tramutarsi in “pupazzo di neve” pur di celarsi a Xavier.
E poi il bellissimo rapporto maestro/allieva tra Xavier e una Jean Grey sempre magnificamente resa ed inevitabilmente cosciente del proprio ruolo all’interno di quello che rappresenterà il primo gruppo, la prima squadra: gli X-Men originali.
Le matite di Rude incidono nei primi tre capitoli, bellissima la scena in cui mostra una Jean che usa i suoi poteri telecinetici per creare dei cerchi di foglie che le ruotano attorno, tutto ciò mentre la ragazza è seduta nel suo giardino: icona.
Smith e Ryan (capitolo quattro) mostrano l’eccezionale rivelazione di Magneto, davanti ad uno spauritissimo mutante deforme: “La Giustizia attraverso la Rivoluzione”.
I capitoli cinque e sei vengono omaggiati da un Essad Ribic che strizza non poco l’occhio (ma anche gli altri) alle stupende atmosfere degli anni 60 rese graficamente da Jack Kirby proprio sulla testata X-Men e sulle altre ammiraglie Marvel.
Ribic regala una interpretazione davvero personale nel taglio delle tavole, tale da creare un effetto ottico in cui ci appaiono i personaggi, ed i ruoli, per come dovrebbero essere: ecco allora vedere Angelo dal basso verso l’altro spiegare le sue ali mentre discute con uno spaurito Ciclope, ritratto quasi di spalle per tutta la conversazione.
L’autore combatte con ciò che accade davvero e mostra ciò che sta per accadere, ci prepara a quelle pagine che stiamo per sfogliare, e se la pagina finale della mini si chiude con un taxi che arriva davanti all’istituto e da cui scende una ragazza dai capelli rossi, ciò che viene dopo altro non può essere che lo storico preludio di Lee:

Nello studio di una scuola privata della contea di Westchester, New York, un uomo siede immobile, silenzioso, assorto…
Immerso nei suoi imperscrutabili pensieri.

Mai, a memoria d’uomo, è esistita una simile “scolaresca”.
Mai è esistito un insegnante come il Professor X.
O studenti come gli X-Men!