L’Età degli Eroi non è stata caratterizzata unicamente dalla comparsa degli esseri più potenti della terra, ma anche dalla nascita di alcune fra le menti più brillanti della storia. Le mutazioni genetiche, il potenziamento umano e gli orizzonti aperti da questi concetti, sdoganarono un’intera nuova branca della ricerca scientifica e delle sue relative applicazioni pratiche e commerciali. I più grandi geni del pianeta si cimentarono in studi su diverse sfaccettature di queste questioni rivoluzionarie, ed alcune fra le aziende più ricche del mondo nacquero su queste fondamenta.

Nonostante questo, i più grandi fra gli intelletti che questa Era abbia visto protagonisti sono indubbiamente quelli di Tony Stark e di Reed Richards.

 

REED RICHARDS

Lo Sguardo del Futuro

La nascita di Reed Richards
La nascita di Reed Richards

Nessuno dava fiducia al piccolo Reed Richards.
Reed nasce nel 1982 da Gary e Mary Richards, una coppia piccolo-borghese di New York. Sin da piccolo. Reed mostrò segni di un’intelligenza fuori dall’ordinario ed un carattere mite e riservato, tratti che lo portano ovviamente ad una crescita sociale quantomeno difficoltosa durante il periodo scolare.

Benjamin Grimm - Formidabile quaterback, si guadagnò il soprannome di "Grim Reaper"
Benjamin Grimm – Formidabile quaterback, si guadagnò il soprannome di “Grim Reaper”

È stato proprio in questi anni che Richard strinse un’amicizia profonda e duratura con quello che sarebbe diventato il suo migliore amico: Benjamin Grimm. Ben era uno sportivo; nonostante la tenera età era forte e di bell’aspetto, nonché un ragazzo molto popolare della sua scuola, al contrario di Reed; eppure la sua natura gentile e compassionevole lo spinse a prendere a cuore il suo compagno di classe poco inserito e a difenderlo dal bullismo cui era continuamente sottoposto. I due strinsero un rapporto sincero, anche al di fuori della scuola. Certo, spesso Reed faceva i compiti al posto del suo amico decisamente meno brillante, ma il loro era comunque un legame profondo.
Le difficoltà di Reed non si limitavano all’ambito scolastico, ma si estendevano anche alla sfera familiare a causa di un rapporto difficile col padre che cercava in ogni modo (anche violento) di scoraggiare i suoi interessi scientifici e la sua indole schiva e a sollecitare una presunta “necessaria mascolinità”. L’atteggiamento di suo padre non nasceva dalla cattiveria, ma dall’ignoranza. Gary Richards era fermamente convinto che la cosa migliore per suo figlio fosse “diventare un vero uomo”; acquisire tutte quelle caratteristiche che lo avrebbero portato a “farsi rispettare” nella vita. Ma la rabbia e l’ottusità con cui perseguiva questo obiettivo non faceva che aumentare l’abisso di incomunicabilità fra i due. Un abisso che, dopo anni, finì con lo sfociare nell’astio. L’unico membro della famiglia con cui Reed aveva un rapporto era sua sorella minore Enid.

Un'infanzia tutt'altro che facile
Un’infanzia tutt’altro che facile

Per quanto assurdo possa sembrare, già a 12 anni Reed iniziò, anche se in maniera fanciullesca, a fantasticare su quelle frontiere della conoscenza che avrebbero caratterizzato i suoi studi rivoluzionari dell’età adulta.
Iniziò a postulare l’esistenza di dimensioni parallele alla nostra, coesistenti, sovrapposte eppure radicalmente diverse. Stimolato dalle teorie quantistiche di cui leggeva nei libri, iniziò ad interrogarsi sulla reale possibilità dell’esistenza di un Multiverso. Alcune di queste dimensioni sarebbero potute essere talmente diverse dalla nostra da costituire un vero e proprio piano ulteriore di esistenza.

Reed prova a spiegare le sue geniali teorie al suo migliore amico: uno svogliato Ben Grimm.
Reed prova a spiegare le sue geniali teorie al suo migliore amico: uno svogliato Ben Grimm.

Reed riteneva di essere in grado, con i mezzi appropriati, di creare un dispositivo capace di aprire temporanei varchi nella barriera fra le dimensioni e di far viaggiare attraverso questi varchi degli oggetti. Una simile tecnologia sarebbe stata in grado non solo di rendere possibile l’esplorazione di nuove dimensioni (con tutto ciò che ne sarebbe conseguito), ma anche, attraverso una tecnologia in grado di piegare lo spazio, di rendere il teletrasporto una realtà praticabile.

Un genio al lavoro
Un genio al lavoro

Reed Richards iniziò ad esporre queste sue idee sempre più spesso in ambito pubblico, ad eventi scolastici e non, esibendo prototipi su scala ridotta della tecnologia da lui concepita o provando, con sempre maggior successo, a smaterializzare degli oggetti nel privato del garage di casa. Questi esperimenti proseguirono finché non riuscì con successo a smaterializzare e ricomporre (in pubblico) una macchinina. A questo evento assistette il luogotenente dell’esercito degli Stati Uniti William Lumpkin, il quale propose immediatamente Richards per una esclusivissima borsa di studio presso il Baxter Building e il Mainland Technology Development Consortium che ospitava e di cui Lumpkin era il responsabile.

Lumpkin assiste ad un prodigioso esperimento
Lumpkin assiste ad un prodigioso esperimento

Lumpkin non trovò Reed per caso. Anche al Baxter Building stavano conducendo esperimenti sui varchi dimensionali, e da qualche tempo, dei piccoli oggetti avevano iniziato insipiegabilmente a materializzarsi nei varchi aperti dal loro macchinario sperimentale. Certo, gli studi erano all’inizio e ci sarebbero voluti ancora molti anni e molte menti come quella di Richards per raggiungere i risultati sperati.
Reed fu contento tanto quanto suo padre di accettare l’offerta e così fece i bagagli e si trasferì a Manhattan. Reed passò i successivi 10 anni a studiare con le più brillanti menti del mondo per sviluppare la tecnologia dimensionale ipotizzata. In questi anni Reed Richards studiò con alcuni degli uomini e delle donne che avrebbero giocato un ruolo chiave nella non ancora iniziata Era degli Eroi. Persone come il Dr. Franklin Storm, i suoi figli Sue Storm e Johnny Storm, Victor Van Damme ed il Dr. Arthur Molekevic.

Reed Richards viene accolto calorosamente al Baxter Building da Lumpkin, dal Dr. Franklin Storm e da sua figlia Susan
Reed Richards viene accolto calorosamente al Baxter Building da Lumpkin, dal Dr. Franklin Storm e da sua figlia Susan

 

LA VITA AL BAXTER BUILDING

Per giovani menti affamate come quella di Richards e dei suoi colleghi, una realtà come quella del Baxter Building era un vero e proprio sogno. Il governo pagava un lauto stipendio a loro ed alle loro famiglie per sviluppare il loro pieno potenziale e realizzare le loro fantasie più sfrenate. Certo, dietro ad una facciata tanto idilliaca non potevano che nascondersi anche delle ombre: la pressione su questi giovani ragazzini era sempre altissima; dovevano mantenere un rendimento ed una produttività estremamente elevati perché il governo continuasse a pagare tanto profumatamente per il loro talento. Non esistevano né distrazioni né stanchezza al Baxter Building: bastava un periodo di disattenzione, una svista in una progettazione, una serie di esperimenti inconcludenti, e si veniva immediatamente cacciati. Inoltre l’immensa generosità con cui le idee di questi ragazzi venivano costantemente finanziate non si giustificava certo con un puro amore per la scienza. Tutto ciò che i giovani studenti inventavano o realizzavano era di proprietà del governo degli stati uniti, ed era proprio col governo che questi ragazzi dovevano successivamente pareggiare il loro immenso debito studentesco.

Il Generale Thaddeus "Thunderbolt" Ross
Il Generale Thaddeus “Thunderbolt” Ross

A capo di tutto questo, infatti, non c’era solo una commissione formata dai più brillanti scienziati dell’esercito. No, il vero capo del Baxter Building era un militare: il Generale Thaddeus Ross.

Ross era una vera e propria leggenda, un uomo che aveva combattuto in prima linea in tutte le principali guerre statunitensi, dagli anni ’50 ai primi anni ’90, quando si ritirò dai vertici dell’esercito “regolare”, per diventare il capo di un’organizzazione paramilitare supersegreta. Ross era un uomo duro, glaciale, persino crudele. Nessuna delle voci che giravano sulle atrocità che poteva aver commesso in tempo di guerra, avrebbero mai potuto eguagliare l’efferatezza della verità. Non era un uomo malvagio, né tantomeno un folle, ma era un soldato, un soldato della più terribile specie, uno di quelli che riterrebbero anche la più grande mostruosità un male necessario a patto che sia consumata ai danni di un nemico del suo paese. Thaddeus Ross era un vero patriota, era l’uomo al quale il governo chiedeva di sporcarsi le mani per la madrepatria. E le mani di Ross grondavano di sangue. La sua temibile fama e la tempestiva irrevocabilità con cui ringhiava i suoi ordini gli valsero il soprannome di “Thunderbolt Ross”. Tutti lo rispettavano, molti lo temevano, e più di uno tremava al pensiero di un uomo del genere a capo di un’organizzazione governativa segreta con carta bianca. Ciononostante, Ross non si vedeva molto spesso fra gli studenti del Baxter Building. A fare le veci del comitato esecutivo era il Dr. Franklin Storm, il più eminente fra gli scienziati dell’accademia, colui il quale stava conducendo in parallelo esperimenti simili a quelli del piccolo Richards e che quindi, era particolarmente affezionato al ragazzino.

Susan e suo fratello minore Johnny Storm
Susan e suo fratello minore Johnny Storm

Storm fu come un secondo padre per Reed. Gli fece da mentore, e lo spronò a raggiungere il suo pieno potenziale. Credette sempre in lui e fu spesso anche suo confidente, e Reed strinse con lui un rapporto più stretto di quello che aveva mai sognato di avere col suo stesso padre. Storm era un genio ed un uomo di cuore, sempre sorridente e disponibile. Le uniche ombre del suo carattere erano quelle che lo attanagliavano quando ripensava alla scomparsa della sua amatissima moglie. Reed divenne anche intimo amico dei due figli di Storm: Susan Storm, un’altra giovane mente brillante il cui genio era forse superiore a quello dello stesso Reed, e Johnny, lo scapestrato fratello minore di Sue.
Per Reed, Susan era l’amica che non aveva mai avuto, qualcuno con cui condividere non solo qualche risata, ma anche i propri interessi, i propri sogni e col quale portare avanti i propri progetti. Johnny era diverso, era molto più piccolo di loro e benché abitasse letteralmente nel Baxter Building insieme a suo padre e a sua sorella, frequentava una scuola pubblica al di fuori e, in maniera quasi ribelle, ripudiava con divertito disgusto tutto ciò che sua sorella e suo padre studiavano. Per Johnny la vita era il divertimento e la spensieratezza e nonostante la vicinanza con le menti brillanti dell’accademia e le possibilità di un apprendimento superiore che queste gli offrivano, Johnny restava impermeabile a tutto questo. Nonostante questo suo carattere e la differenza di età, Reed divenne un suo buon amico. Insieme, lui, Sue, Johnny ed il Dr.Franklin, erano come una famiglia. Ma Sue, crescendo, iniziò a maturare dei sentimenti diversi per Reed, sentimenti più complessi e profondi dell’amicizia, e nonostante i segnali che gli mandava ed il fatto che crescendo stava divenendo una ragazza bellissima, Reed sembrava non accorgersi di nulla.

La cecità di Reed
La cecità di Reed
Victor Van Damme
Victor Van Damme

Reed era costantemente attorniato da ragazzi coi quali condivideva la sua stessa natura oltre che molti interessi. I ragazzi del Baxter Building erano allo stesso tempo fra loro molto uniti e profondamente divisi dal naturale egocentrismo che caratterizza giovani del loro intelletto. Fra tutti questi però, uno in particolare spiccava tanto per la sua assoluta genialità, quanto per il temperamento schivo e spesso sgradevole: Victor Van Damme. Victor era un ragazzo scuro e corvino, estremamente silenzioso e insopportabilmente altezzoso. Nessuno sapeva nulla di chi fosse o da dove venisse, ed il suo riserbo sull’argomento era assoluto. C’erano delle voci, dei pettegolezzi più che altro, che circolavano e che lo avrebbero voluto come l’erede di un’antica e nobile famiglia decaduta in seguito ad alcuni orrendi crimini di cui i suoi membri erano stati accusati. Ma nulla più di questo. Nessuno sopportava Victor ed il sentimento era ben più che reciproco. Ciononostante era una delle menti più brillanti del Baxter Building.

Il Dr. Arthur Molekevic
Il Dr. Arthur Molekevic

Non a caso l’insegnate più rispettato da Victor era un’altra figura tutt’altro che popolare nell’accademia: il Dr. Arthur Molekevic.

Molekevic era tanto un luminare quanto un recluso. Genetista di fama internazionale, Arthur aveva sempre lavorato nell’esercito come specialista in biotecnologie, ma la sua vera passione erano le frontiere della bioingegneria e della clonazione. Negli ultimi anni Molekevic aveva iniziato ad ipotizzare una procedura attraverso la quale sarebbe stato possibile creare degli organismi composti di vari principi attivi e salini, uniti a nanomacchine, il tutto tenuto insieme da rudimentali amalgamati di neurotrasmettitori e flora batterica all’interno di una struttura che favorisca la sopravvivenza di tutti questi organismi: un composto simile al fango. Attraverso un processo estremamente complicato sarebbe stato possibile letteralmente “animare” tali sgraziati ma efficienti strutture, consentendogli di muoversi, di interpretare stimoli sinaptici complessi e persino di elaborare una forma estremamente rudimentale di pensiero. In buona sostanza, mentre tutto il mondo era impegnato a capire come potenziare le forme di vita, Arthur Molekevic stava cercando di creare la vita.
Purtroppo, in un clima politico e sociale ribollente come quello di quel periodo (erano gli anni caldi della Questione Mutante), il comitato esecutivo del Baxter Building non poteva permettere che simili esperimenti mettessero in pericolo la loro struttura da un punto di vista morale e mediatico, ed il Generale Ross in persona ordinò a Molekevic di interrompere i suoi studi.

Deluso e profondamente amareggiato, ad Artur restava solo l’insegnamento, mestiere nel quale non era molto capace. Il suo temperamento era sgradevole quanto il suo aspetto, e le sue idee “classiste” sull’intelligenza (di base riteneva tutti coloro al di fuori di quell’elite di scenziati alla stregua di esseri inferiori) creavano feroci scontri con gli studenti. Nessuno lo sopportava ed il suo aspetto non lo aiutava di certo ad essere più popolare. Arthur Molekevic aveva un aspetto al limite della deformità. Era bassissimo, calvo, quasi completamente cieco, gobbo e pallido. Il suo corpo era ricoperto di eczemi, nei e butterature di ogni genere (molti ipotizzavano fossero tutte conseguenze di un suo passato esperimento). Le sue sembianze mostruose, oltre a renderlo estremamente insicuro, gli avevano valso il maligno soprannome di “Uomo-Talpa”. Tutti sembravano disprezzarlo. Tutti tranne Victor Van Damme.

Una sera, dopo aver tentato inutilmente di telefonare a suo padre ed avere con lui una conversazione, Reed rientrò nella sua stanza, solo per trovarvi dentro Victor. Van Damme stava leggendo tutti gli appunti e le ricerche di Reed apponendovi sopra le sue imprescindibili correzioni ed annotazioni. Ovviamente Richards esplose di rabbia e cacciò Victor dalla sua stanza con violenza, anche se questi ebbe l’occasione di spiegargli quali fossero gli errori madornali del suo lavoro: i suoi calcoli non tornavano perché Reed stava ipotizzando le densità delle altre dimensioni applicando l’equazione della gravità terrestre, mentre non poteva essere sicuro che essa fosse valida anche in quelle altre dimensioni. Reed rimase finalmente solo e rivide tutto il suo lavoro. Victor aveva ragione.

Victor Van Damme aiuta a modo suo Reed
Victor Van Damme aiuta a modo suo Reed

L’indomani Reed affrontò Victor. Era ferito nell’orgoglio e Victor si era comportato da stronzo, ma cionondimeno aveva ragione. Così gli propose di lavorare insieme, di aiutarlo ad approntare il suo grande esperimento, ponendo però come base della loro collaborazione il fatto che Victor avrebbe dovuto smettere di comportarsi come uno sdegnoso bastardo. Victor acconsentì laconicamente e quello fu l’inizio della loro grande collaborazione.

L'inizio di qualcosa di grande
L’inizio di qualcosa di grande

Purtroppo in quei giorni accade anche qualcos’altro. Il Generale Ross scoprì che Molekevic aveva disubbidito ai suoi ordini e stava proseguendo in segreto i suoi esperimenti sulla creazione della vita. Tutto ciò era inaccettabile e Ross ed il Dr. Richards non ebbero altra scelta se non cacciarlo. Arthur avrebbe dovuto lasciare il Baxter Building, avrebbe perso tutti i suoi contratti con l’esercito ed anche la proprietà dei brevetti che aveva realizzato in quel lasso di tempo.
Arthur restò muto. Devastato. Incredulo.
Si alzò, e se ne andò mormorando: “Mi avevano detto che sarebbe successo.”
E quando il dottor Storm gli chiese di chi egli stesse parlando, Arthur si voltò di scatto, rabbioso come un animale, indicandolo come se lo volesse minacciare.

Follia?
Follia?

Poi se ne andò e nessuno lo vide più.
Reed Richards, Sue Storm, Franklin Storm e Victor Van Damme lavorarono sul loro progetto per altri cinque anni. Cinque anni in cui Reed vide avvicinarsi un passo alla volta la realizzazione del suo più grande sogno.
Quella tecnologia dimensionale che aveva accesso la sua fantasia da bambino, ora stava diventando realtà davanti ai suoi occhi, un pezzo alla volta.

Come poteva sapere che quello sarebbe stato l’inizio di una parte della sua vita così folle ed assurda?

Come poteva sapere che il mistero di quelle dimensioni parallele che tanto lo affascinavano celasse la minaccia che molti anni dopo avrebbe distrutto l’universo?

Reed Richards osserva il proprio destino divenire realtà
Reed Richards osserva il proprio destino divenire realtà

 

Nella prossima puntata: Potere e Responsabilità

 

Storia tratta da: Ultimate Fantastic Four 

Scritti da: Mark Millar e Brian Michael Bendis

Disegni di: Adam Kubert

Colori di: Dave Stewart