CAPITAN AMERICA: LA VERITA’

Finalmente in Italia la storia che svela la “verità” sul supersoldato più famoso d’America. E fa riflettere.

Testi: Robert Morales

Disegni:Kyle Baker

Edizione originale: Captain America: Truth, storia in 7 parti, 2003.

Edizione italiana: For Fans Only n.7: Capitan America – La verità, Panini Comics, brossurato, 13,95 euro.

Capitan America è da sempre uno dei simboli più luminosi della casa delle idee. Come Superman, incarna al meglio gli ideali che la bandiera americana porta con sé: giustizia, libertà, uguaglianza. Gettare qualche ombra su Cap, quindi, significa in qualche modo scardinare le certezze a cui il lettore è abituato. L’ha fatto di recente, a modo suo, Ed Brubaker, uccidendo Steve Rogers e dunque ponendo fine all’essenza stessa del sogno americano.
Qualche anno prima però (nel 2003, agli albori dell’era Quesada) Kyle Baker e Robert Morales, due autori di colore, con la pluripremiata storia La verità avevano provato a reinventare il mito di una delle icone yankee per eccellenza, realizzando una storia bellissima che sa sconvolgere per la sua durezza. Non si tratta di un atto accusatorio nei confronti di Steve Rogers, la cui integrità morale non viene mai messa in discussione, ma si analizzano comunque le drammatiche circostanze che hanno consentito la nascita di Capita America e la realizzazione del siero del supersoldato.
Truth, in maniera scomoda e inaspettata, spinge a riflettere, senza filtro, su un tema doloroso e importante come quello del razzismo, autentica piaga della società occidentale del XX secolo. Molte storie che vedono protagonista Cap, infatti, sono solitamente “rassicuranti”, del resto quando si combattono i nazisti si è sicuri di “fare la cosa giusta”, dato che essi incarnano il male assoluto per antonomasia. E se invece l’esercito americano, proprio per creare il soldato che durante la guerra sarebbe diventato il simbolo stesso della lotta contro gli orrori del Fuhrer, si fosse macchiato di colpe simili a quelle dei criminali nazisti, azzerando (o quasi), di fatto, la distanza fra vincitori e vinti? Le risposte che leggerete in questa storia sono spietate e disturbanti, e hanno la forza di cui spesso solo i fumetti (e l’arte in genere) possono disporre. Il ritratto di un’America razzista e gretta che emerge su queste pagine è assolutamente sconfortante, e ci riporta con la mente alla grande stagione delle lotte per i diritti civili che hanno scosso l’America (e il mondo) negli anni 50-60, senza dimenticare che un regime criminale come quello dell’ Apartheid è stato abolito, in Sudafrica, solamente nel 1994.
La storia del “primo” Capitan America è la testimonianza di un ragazzo di colore che diventa vittima inconsapevole di un sistema spietato e cinico, incapace di provare umanità persino per i propri “figli”. Non siamo quindi di fronte ad un tradizionale racconto di supereroi, ma ad una vicenda triste e complessa che illustra, ancora una volta, le spietate logiche della politica.
Il tratto di Kyle Baker (scrittore/disegnatore di recente della bella run dedicata ad Hawkman sul settimanale DC Wednesday Comics) può apparire inadatto alla storia, ma in realtà crea un netto contrasto fra la crudezza dei fatti narrati e la “leggerezza” delle vignette, dense di scene crude e drammatiche. Il genere “fumetto”, ancora una volta, nella sua apparente frivolezza reinventa se stesso, veicolando un messaggio fortissimo. Il finale dolceamaro della storia è un monito per i lettori di oggi, che possono continuare a sognare grazie alle avventure dei propri eroi preferiti, ma devono ogni tanto fermarsi a riflettere sulla realtà che ci circonda, pensando al costo umano e morale che le nostre vittorie spesso possono avere.