L’IMPORTANZA DI ESSERE CATTIVI

Ecco una retrospettiva riguardante due delle serie più popolari del momento, i Thunderbolts e i Secret Six!

Di solito, quando si pensa ai supergruppi, il pensiero corre ai tradizionali team di supereroi, come JSA, JLA e Vendicatori, incaricati, da sempre, di difendere il pianeta da incredibili minacce intergalattiche. Che i “cattivi”, per reazione, si uniscano per contrastare la forza degli eroi non è certamente una novità, sono infatti molteplici gli esempi nella storia del fumetto: LaSocietà dell’Ingiustizia è avversaria della JSA fin dal 1947, Giffen e De Matteis hanno creato la Injustice League (ricomparsa di recente sulle pagine della JLA) nel 1989, e quando si parla dei Vendicatori non si possono non citare i Signori del Male, apparsi per la prima volta su Avengers #6 del 1964.

Indubbiamente, così come i gruppi di eroi conquistano per l’instancabile lotta condotta contro le forze del male, allo stesso modo i villains affascinano per motivazioni opposte: personalità borderline ma interessanti, irrefrenabile desiderio di vendetta nei confronti delle proprie controparti “buone”, e assoluta incapacità di conformarsi alle regole della società. Tra l’altro le dinamiche “di gruppo” di questi personaggi sono sicuramente diverse da quelle dei team tradizionali, per cui, se scritte e proposte nella maniera giusta, è normale che serie e miniserie dedicate a queste inconsuete “alleanze” riscuotano successo e interesse.

Questo è sicuramente accaduto, nell’ultimo periodo, per due proposte editoriali assolutamente politically incorrect targate Marvel e DC: Thunderbolts e I Secret Six.

Curiosamente le nuove incarnazioni di entrambi i gruppi sono nate in concomitanza con due importantissimi crossover editoriali: Civil War (Marvel – 2007) e Crisi Infinita (DC –2006) conquistando subito le attenzioni del pubblico. I Secret Six originali furono creati durante la Silver Age, nel 1968, da E. Nelson Bridwell e il disegnatore Frank Springer, mentre i Thunderbolts (la versione Marvel della Suicide Squad DC, task force governativa dedita al così detto “lavoro sporco”, ideata nel 1959 e che ha conosciuto una rinnovata popolarità negli anni 80/90 grazie a John Ostrander) sono un’invenzione più recente, infatti la loro prima apparizione come team è rintracciabile su Incredible Hulk #449 del 1997.

In realtà i due gruppi sono sostanzialmente diversi, ma hanno una caratteristica in comune: la cattiveria. Sono villains che si compiacciono di essere tali, e non si vergognano di giocare sporco, mai, anche quando si tratta di pugnalare alle spalle i propri compagni di squadra. Il successo di entrambi i team è sicuramente dovuto agli autori e agli artisti che ne scrivono le avventure: I Six, sia nelle miniserie introduttive che per l’attuale serie regolare, hanno dalla loro parte la prosa graffiante diGail Simone, scrittrice che di certo nelle proprie storie sa osare, mentre i Thunderbolts sono sicuramente decollati grazie aWarren Ellis (il cui lavoro è stato poi continuato egregiamente da Andy Diggle), perfetto per le atmosfere quasi distopiche della testata. Lo stesso si può dire dei disegnatori coinvolti: Dale Eaglesham, Brad Walker, Nicola Scott e Mike Deodato Jr sono esemplari nel loro lavoro, e l’impatto visivo delle loro tavole è garantito.

Six sono un gruppo di criminali mercenari che si “vendono” al miglior offerente senza remore, e l’atmosfera della serie, oltre che inconsueta per il DC Universe, è sexy e divertente: non mancano situazioni piccanti e buffe, e, in un susseguirsi di colpi di scena, i protagonisti si scatenano, aiutati da dialoghi vincenti e caratterizzazioni inaspettate e azzeccate. IThunderbolts invece sono una regualr dai toni decisamente più inquietanti e politici, in cui le scelte narrative di Ellis&Diggle ci spingono a riflettere sulla nostra società.

Leggere le avventure di un gruppo di criminali psicopatici assoldati dal governo (e capitanati da un irresistibile quanto inquietante Norman Osborn) incaricati non di contrastare con ogni mezzo gli altri “cattivi”, ma di dare la caccia agli eroi dissidenti  perché “non registrati” è in alcuni frangenti atroce, e spaventa vedere fino a che punto, in nome della nostra (presunta) sicurezza, i politici, sostenuti dai media, possano compiere scelte che non hanno nessuna giustificazione morale.

In entrambe le serie non c’è mai un desiderio di redenzione o di migliorare la propria condizione, ma quasi sempre una ricerca di appagamento personale o di massimo profitto. I cattivi, del resto, sono importanti quanto i buoni, in quanto ci permettono indirettamente di esplorare lati oscuri e le fragilità nascoste della nostra personalità, facendoci riflettere sui limiti che qualche volta le circostanze potrebbero spingerci ad oltrepassare. Divertitevi con Six e tremate con i Thunderbolts.. qui la cattiveria non solo è ammessa, ma è un requisito irrinunciabile.