Pubblicata da poche settimane, Holy Terror di Frank Miller mostra le reazioni di un supereroe quando un attacco terroristico colpisce Empire City, una rappresentazione di New York. Inizialmente pianificata come storia di Batman per la DC, Miller ha in seguito rielaborato il tutto con un nuovo personaggio in modo da poter dare libero sfogo alla sua creatività senza dover sottostare ad alcun dettame.

Il sito specializzato Newsarama ha intervistato l’autore, scopritene con noi le dichiarazioni!

Holy Terror si apre nella fittizia Empire City, con una versione della Statua della Libertà che qui viene chiamata Statua della Giustizia Cieca. Questo ci fa capire che si tratta di un luogo fittizio ma al tempo stesso molto vicino a New York City. Perché hai pensato che fosse importante romanzare la città, proprio come facesti con Sin City?

Rendere fittizia la città in cui si svolge la storia mi dà più libertà. Non sono intrappolato dal dover reinterpretare gli eventi e dalla loro definizione. Gioco correttamente col lettore: questa è la storia di Frank e si, sono le mie memorie, passate attraverso il mio personale filtro mentale, di ciò che è successo e di cosa potrebbe accadere alla città che amo. Non è storia, non è reportage. Romanzare? Certo. È quello che faccio.

Hai detto in passato che sei approdato al fumetto di supereroi quando hai realizzato di poterli trattare come opere sul crimine aventi all’interno un eroe. Come si è evoluto per te l’utilizzo dell’archetipo del supereroe come metafora, nello specifico con Holy Terror?

Ho sempre adorato i supereroi. Con Holy Terror torno alle tradizioni degli anni ’40, al tempo in cui il Nazismo era identificato come nemico esistenziale, proprio come sono apparsi a me gli Islamo-fascisti nel mio tempo. I supereroi combattono i cattivi, e questi personaggi sono davvero cattivi.

Vedere il protagonista di Holy Terror chiamato The Fixer mi ha ricordato che avevi usato lo stesso nome per uno dei tuoi primi fumetti, nella strip “Call It Karma” apparsa sulla fanzine APA-5. Cosa ti ha spinto a riprendere quel nome?

È un nome che avevo in testa sin da bambino. Stava aspettando di trovare il personaggio giusto.

Come si è sviluppato The Fixer una volta che ti è venuto in mente per questa storia?

È cresciuto. Si è evoluto in un personaggio nuovo, lasciandosi alle spalle il bagaglio di Batman. Adoro avere a che fare con Batman, è un personaggio meraviglioso, ma The Fixer ha in sé qualcosa di tutto suo.

Questa storia era nata con la presenza di Batman prima che decidessi di cambiare personaggio. Una volta fatta tale decisione, hai sentito di poter tornare sul lavoro già fatto e rielaborarlo?

Ho avuto a disposizione una meravigliosa libertà , e l’ho utilizzata.

Quando la storia fu annunciata nel 2006 l’avevi descritta come “pezzo di propaganda” ispirato a Capitan America che prende a pugni Hitler. Cosa pensi riguardo all’uso dei comics come propaganda, nel passato e attraverso il presente?

Propaganda è una parola che ha acquisito una brutta fama. Una cosa viene chiamata “propaganda” solo quando il lettore non è affatto d’accordo con essa. Se invece è d’accordo, viene detta “rilevante”. Un artista che esprime un punto di vista? Qualunque sia il medium con cui lo fa, qualunque sia l’intento della storia, si tratta di propaganda…ed è “rilevante”.

Hai praticamente realizzato da solo Holy Terror, eccetto per i colori di Dave Stewart in copertina. Come mai?

È così che mi appariva il tutto. Dovevo guardarci attraverso.

Dopo aver vissuto a Los Angeles per anni sei tornato a New York all’inizio del 2001. Lo stesso posto in cui vivevi negli anni ’70 e ’80 quando hai cominciato coi comics. Cosa ti ha riportato indietro?

Devi essere un Newyorkese per capire. Questa è una città come nessun’altra.

Hai fatto un memoriale sugli attacchi dell’11 settembre per la NPR che mi ha molto colpito per i tuoi pensieri riguardanti il patriottismo come meccanismo di sopravvivenza di una nazione. Lascia che ti chieda questo prima di concludere: per cosa sei patriottico?

Tutto ciò che è nella Costituzione.