Tex: Mefisto

Apr 30, 2012

Di Claudio Nizzi e Claudio Villa

Edizione italiana: Tex nn. 501-502-503-504, Sergio Bonelli Editore

La Nemesi, la Magia, il Male.
Nell’universo pluriennale di Tex Willer queste tre parole fa associare il nostro pensiero ad un solo uomo: Mefisto.
Assente dalle scene per più di 20 anni, Claudio Nizzi e Claudio Villa riportano in auge (in vita, ndr) uno dei personaggi più importanti e carismatici, l’arcinemico del Ranger, per la classica contrapposizione Bene-Male, in una storia che porta il suo nome in bella mostra e che si dipana per più di 3 albi.
Sebbene si limiti a guidare dall’oltretomba il figlio Yama, il n. 268 segna l’ultima apparizione di Mefisto, nel lontano 1982. Morto già ne l’ancor più vecchio n. 125 (Il figlio di Mefisto), Mefisto, intrappolato sotto le macerie di un castello, viene divorato vivo dai topi. Il n. 501 segna quindi il ritorno ufficiale di Mefisto nel regno dei vivi, pronto a giurare vendetta contro l’odiato Tex Willer. Per sottolineare l’importanza dell’evento, la Bonelli gli dedicherà la copertina del n. 502 (eccezione rarissima, pensando che tutti gli albi di Tex ritraggono il Ranger, l’uomo immagine della serie): infatti l’immagine non vede la presenza dell’onnipresente pistolero, bensì ci mostra il Mefisto che i fan hanno imparato a conoscere: capelli lunghi, tunica viola, sguardo da pazzoide.
Steve Dickart, in arte Mefisto, quindi, ritorna in vita grazie all’aiuto della sorella Lily (la quale ultima apparizione risale addirittura al n. 3 (Fuorilegge) della serie datato maggio 1964!) e dello stregone indiano Narbas, capace di comunicare con i morti e, in casi eccezionali, riportarli in vita. Si parla quindi dell’evento più atteso dai fan della serie. Evento che, per opinione generale, non passò alla storia per la trama in sé, ma “soltanto” per aver riportato nel vecchio West il diabolico stregone e per gli straordinari disegni di Claudio Villa (copertinista della serie).
E’ vero. La storia non è un capolavoro. Ci si sarebbe aspettato molto di più per un evento di queste proporzioni, dal ritorno del Nemico con la N maiuscola. La pecca della storia è, purtroppo, la sceneggiatura, che risente della mancanza della magia che, in questi casi, dovrebbe essere alla base di tutto. E’ presente, sì, ma in troppe poche occasioni sporadiche. Questo perché Mefisto decide di colpire Tex e i suoi pards servendosi dei suoi scagnozzi, comuni cowboy, mentre egli rimane quasi tutto il tempo nell’ombra a guardare il mondo dal suo specchio. Ci si aspetterebbe che uno stregone dia sfoggio dei poteri che lo hanno reso famoso, dopo esserne stato privato per 20 anni, ed invece no, Mefisto si limita al minimo sindacale e lascia fare il lavoro sporco ai primi che passano. Sulle caratterizzazioni dei personaggi direi invece che ci siamo: Mefisto trasuda odio e pericolo, Lily si rivela una formidabile alleata, Tex il classico cowboy a sangue freddo, invincibile. Se si parla di storia, invece, notiamo quel che è, a conti fatti, un ottimo prologo (Mefisto!) ma una lenta discesa negli albi seguenti (Una trappola per Carson, Il potere delle tenebre) che termina con un finale molto affrettato (prime 35 pagine de Il covo del male). Poche ambientazioni, inoltre: la presenza fissa di una città, Phoenix, e poche apparizioni dei paesaggi più suggestivi del West. Insomma, lo scrittore poteva impegnarsi di più, visto ciò che aveva accettato di scrivere. Diverso il giudizio per il disegnatore, Claudio Villa, che mostra disegni splendidi: il disegno di Mefisto, gli occhi che da soli riescono a delineare il personaggio, a renderlo un vecchio stregone pazzo, una figura incredibilmente caratterizzata, spaventosa, pericolosa ma allo stesso tempo affascinante. La sua Lily, visibilmente invecchiata ma ancora bella e femminile, e soprattutto fraterna, il suo Tex, vissuto, a tratti dubbioso per un possibile ritorno di Mefisto, a tratti pensieroso, ma anche vigile e statuario. I disegni sono ai massimi livelli e come si dice, da soli valgono il prezzo del biglietto. Una meraviglia.
Il compito che si era preposto Nizzi era difficile. Era come riportare il Joker a Gotham City dopo anni di assenza: l’attesa era alle stelle, e tutti si sarebbero aspettati una storia a cinque stelle. Forse paga proprio questa responsabilità gravosa sulle spalle, ma non è una giustificazione accettabile. La storia è bella, di stelle ne raggiunge tre, forse tre e mezzo, ma resta il fatto che si poteva fare di più. Si doveva fare di più, ed è questa possibilità mancata che penalizza la storia. Ha riaperto le porte a Mefisto. Perfetto, e adesso sarà più pericoloso che mai, siamo d’accordo, ma il ritorno è un momento chiave, fondamentale, nella vita di un personaggio. C’è un detto che recita “Chi ben comincia è a metà dell’opera”. Mefisto ha cominciato, ma non ha recuperato molto terreno.
Nizzi recupera elementi dalle storie di Gianluigi Bonelli, creatore di Tex, e ciò fa sempre piacere. D’altro canto, c’è anche qualche piccola incongruenza, ma nulla che pregiudichi la lettura per un novizio (come me) o un lettore pluriennale. Basta non avere aspettative troppo alte, perché c’è il rischio che possano essere smentite. Infatti, nonostante possa sembrare che stia dipingendo con il nero questa recensione, ad un lettore non abituale, che si affaccia al mondo di Tex decidendo di iniziare il suo percorso con il ritorno dello storico negromante, questa storia piacerà, avendo dalla sua parte non solo una storia comunque accattivante, buona ma non eccelsa, e dei disegni superlativi che ci accompagneranno per più di 300 pagine. Per i lettori abituali del Ranger, è comunque uno story arc da possedere nella propria collezione: di certo ci sono storie migliori, ma l’importanza dell’evento è un fattore da considerare importante ed anche se la saga in questione non ha toccato le vette del successo, essendoci stati scontri con il negromante ben più coinvolgenti, non possiamo dire che sia un fallimento totale e sia da buttare perché non è vero. Inutile quindi accingersi a leggere la lunga storia aspettandosi il capolavoro che sarà, bensì una buona storia che riporta in ballo il vecchio Mefisto. Leggersi una storia in tranquillità, lontano dai paragoni e dalle aspettative dovrebbe essere la cosa più giusta da fare. Dopo questa piccola digressione, riprendiamo a parlare della storia. Mefisto spende la quasi totalità di essa – il suo ritorno impiega un albo buono ed è la parte migliore della saga – nell’ombra, nelle retrovie; unico contatto col mondo è il suo specchio magico che rivela le posizioni di chi si desidera vedere ed è in queste parti che Mefisto mostra tutto l’odio verso Tex, bramoso di vendetta finché non deciderà di muovere le vecchie membra per scendere in campo in attesa del tanto agognato face-to-face. Certo, Mefisto non è Mike Tyson o Muhammad Alì, ma si poteva tentare un approccio migliore anziché guardare continuamente dal buco della serratura le gesta di Tex e soci. Un vantaggio della storia è invece quello di riepilogare tutti gli scontri precedenti tra Tex e Mefisto (sia diretti che indiretti, quando guidava il figlio Yama) con annessi disegni, quindi è una lettura che si presta ai nuovi lettori che non rimarranno spiazzati di certo, considerati anche i collegamenti e le citazioni bonelliane, un super riassunto per chi non vuole recuperare storie vecchie (ma belle); una storia che cerca di raccontare per sommi capi la storia di Mefisto da quando era solo Steve Dickart fino a tutti i suoi attacchi al Ranger e alla sua disfatta finale. Fino alla sua resurrezione. Un’altra resurrezione in piena regola è anche quella della sorella di Mefisto, Lily. Come dicevamo, la sua ultima apparizione è datata 1964, nel n. 3, quando al fianco di suo fratello, che era ancora Steve Dickart, un semplice mago illusionista, lavoravano al soldo degli Stati esteri, tra cui il Messico, come spie. Tex li scoprirà e catturerà. Lily ricomparirà 498 numeri dopo, a Parigi. Si è ricostruita una vita, ma ha ancora, come il fratello ormai defunto, brama di vendetta contro Tex Willer. Attraverso lo stregone indiano, di cui già ho parlato, riuscirà a far tornare in vita il fratello che nel frattempo, dopo tanti anni e a sua insaputa, da Steve era diventato Mefisto, un vecchio negromante caratterizzato sguardo diabolico, capelli, baffi e pizzetto bianchi. Quello dello stregone indiano è un escamotage tutto sommato ben pensato e riuscito per far tornare nel mondo dei vivi Mefisto e mette subito in risalto il negromante di un tempo: diabolico nel vero senso della parola, pronto a passare sopra tutti pur di portare a termine il suo obiettivo. Da qui in poi Lily si rivelerà la vera mente del gruppo, più lucida rispetto al fratello che, eccitato, è volto a commettere passi falsi. La sua presenza è fissa, continua, fondamentale, splende di luce propria, oscurando quasi il fratello. Anche Boris Leonov, aristocratico marito di Lily, fa la sua degna figura. Personaggi alleati di Mefisto in passato, come Loa o Yama, si limitano a poche apparizioni (addirittura il secondo una se non poche vignette).

Mefisto! uscì nella edicole nel luglio 2002, chiamando a raccolta tutti i fan del Ranger per questo storico evento attraverso il suo titolo eloquente ed elettrizzante, e fece dividere i lettori. Il finale, come ho già avuto modo di dire, è tirato per i capelli, ma ha il pregio di finire in modo “giusto” per un futuro ritorno di Mefisto. Sono passati 10 anni dal momento in cui scrivo questa recensione da quel lontano 2002, e l’arcinemico di Tex non ha mostrato più la sua faccia da allora. Gli scrittori, per un ipotetico e futuro ritorno della nemesi di Tex, dovranno comunque tener conto della sua ultima apparizione, che si aggiunge al canone delle storie Tex-Mefisto, nonostante tutto, non a testa bassa, ma nemmeno alta. A fine lettura potevo dire che la storia mi era piaciuta, e anche non poco, ma che bisognava riconoscerne i limiti. Il compito di Nizzi non era facile, bisogna ammetterlo, e per quanto l’idea potesse avere grandi potenzialità, egli si è limitato ad una storia buona, discreta, che bisognerebbe prendere per due motivi principali: uno, il fatto di rivedere Mefisto dopo tanto tempo. E se questo è un punto opinabile, allora il secondo dovrebbe farvi fiondare nei mercatini: questo punto ha un nome, Claudio Villa. Ho già avuto modo di tessergli le lodi, ma forse non è abbastanza: disegni splendidi nel vero senso della parola, veri protagonisti della saga, che meritano di essere posseduti e risfogliati continuamente. Da Tex a Mefisto, da Lily a Kit Carson, dai paesaggi alle espressioni, dalle ombre ai particolari, dagli indiani ai pards, c’è un Claudio Villa da 10, quando il disegno diventa arte. Vedere per credere.