StoriaB. M. Bendis
DisegniS. McNiven & M. Deodato JR
Edizione USAThe New Avengers: The Collective TP
Edizione ITA100% Marvel Best – I Nuovi Vendicatori: Il Collettivo

 

House of M

No more Mutants.

La frase più celebre della Marvel negli ultimi anni.
La frase capace di svincolare dal “favoloso” un intero popolo, una nazione, un destino.
Wanda Django Maximoff è la figlia di Erik Lehnsherr/Magneto; Wanda è una mutante di livello omega capace di modificare la realtà e le probabilità che agiscono sulle leggi fisiche governanti il cosmo stesso.
La realtà del Casato di M(agneto) generata dopo aver attinto ulteriormente ai poteri arcani del Dottor Strange e facendosi strada nell’universo Marvel attraverso la potenza della mente di Xavier era una mera illusione di una utopia originata nell’entropia dell’ego di un uomo: Pietro Maximoff, Quicksilver.
Pietro voleva solo salvare la povera sorella, ormai sempre più instabile anche dopo il suo attacco al cuore dei Vendicatori (attacco che provocò la morte di alcuni di loro) e fece sì in modo di sovvertire il potere congiunto dei Nuovi Vendicatori e degli X-Men, contrari alla libertà di Wanda e alla sua ingestibile situazione.
Il susseguirsi è storia, un universo in lotta con se stesso e, nel momento dell’oblio (nella più buia rivelazione) la bella Scarlet sceglie di porre fine a quello che per lei è il reale problema: no more mutants, basta mutanti.

Energie

Al termine della saga House of M il buon Hank Pym mette al corrente il mondo intero riguardo la decimazione del gene-x; egli sottolinea il fatto che la grande perdita di persone capaci di gestire o manipolare forme energetiche e altro avrebbe potuto provocare un forte accumulo di forze.
Tali insiemi di energia si concretizzano in una massa di pura forza che colpisce una zona dell’Alaska, fondendosi con un uomo, Michael Pointer, dando origine ad una serie di disastri.
Costui è un mutante capace di assorbire, trattenere e rilasciare energia: all’oscuro delle proprie capacità, Pointer viene soggiogato dalla personalità manipolante di tutto, Xorn.
Egli porta battaglia nel cuore degli USA e sul suo percorso sono in molti a cadere, in primis gli Alpha Flight (supergruppo canadese in cui ha anche militato Wolverine); la portata inarrestabile di Pointer non sembra subire frenate nemmeno dopo gli attacchi di Sentry, uno degli esseri più potenti dell’universo Marvel.
Carol Danvers, Miss Marvel, ottiene nuovamente i poteri di Binary dopo il contatto con Pointer, ma cade davanti a tale potenza.
La guerra iniziata dal Collettivo (così viene definito dallo SHIELD diretto da Maria Hill) sembra non avere una meta concreta; in questo frangente la Hill entra in contatto con la verità riguardo House of M: una agente Shield con capacità telepatiche estrapola dalla mente di Peter Parker, Spider-Man, tutte le informazioni necessarie riguardo il fatidico M-day.
La figura nota come il Collettivo inizia, allora, a dirigersi dove la catastrofe mutante per eccellenza ha avuto inizio: Genosha.

Magneto

Tra le desolate lande che un tempo erano le ricche e rigogliose terre dell’isola di Genosha incontriamo uno stanco Magneto; Erik è un uomo che ha perso tutto, la sua identità, i suoi poteri ma in primis la sua famiglia: l’incantesimo di Wanda e le manipolazioni di Pietro hanno creato una ferita insanabile e senza recupero.
Erik passa le giornate tra le macerie di quello che un tempo era il suo regno, la sua ideale “Utopia”; Genosha era la patria per milioni di mutanti, il sogno che si avverava dopo lunghi anni e molto sangue versato.
L’attacco delle Sentinelle di Cassandra Nova, prima, e gli eventi del Casato di M, poi, hanno bruciato la terra dei sogni, rendendola un cimitero, un monito ad una idea perduta.
La forza del Collettivo, la sua guida, la mente che controlla tutte le energie avvolge la figura di Erik, donando al signore del magnetismo il suo antico vigore e potenziando nuovamente quell’uomo che non aveva più la forza della sua coscienza.
Xorn “tenta” Magneto in vari modi, ma Erik rifiuta quel tocco, rifiuta di tornare ad essere il terrore che era stato in passato e, di conseguenza, rifiuta una parte di se stesso: Pointer/ il Collettivo riporta in vita i mutanti morti, rendendo l’isola invasa da zombi.
E’ qui che ha inizio la battaglia per la sopravvivenza dei Vendicatori, accorsi sull’isola all’inseguimento delle energie mutanti disperse.

Bendis, Deodato & McNiven: Invictus!

Lo scrittore Brian M. Bendis inizia a delineare la salvezza della razza mutante, senza mai rivelare nulla, se non la più segreta delle questioni: i mutanti stessi.
Se da un lato introduce uno dei personaggi che, successivamente, avrà rilievo per le vicende a seguire (Michael Pointer, mutante) e per le saghe che lo vedranno come uno dei character di spessore (Omega Flight, Dark X-Men); dall’altro opera uno dei recuperi più belli che si siano visti negli ultimi anni: la costante ed innaturale presenza “fisica” di Xorn, come mente operante all’interno di un collettivo energetico.
Xorn è un mutante di origine cantonese con varie capacità, tra cui la manipolazione energetica; egli è stato una delle più grandi minacce che gli X-Men abbiano mai dovuto affrontare.
Se il resto è storia (vedasi New X-Men di G. Morrison) e se la visione di un Magneto distrutto e ferito nella propria persona non provoca nulla, allora siamo davvero davanti alla presenza scenica e alla completezza/culminazione di un aspetto molto chiaro nel mondo dei comics: la totale devozione alla causa.
Bendis non tralascia nessun aspetto del percorso iniziato, oseremo dire, con Vendicatori Divisi, passando per House of M e persino Decimazione; Magneto desiderava la solitudine (lo vediamo scrivere una sorta di biografia da consegnare alle future generazioni, intravediamo un alone di sconfitta, una decadenza del potere, una superba ed innegabile resa) ma anche se è un “morto” tra i defunti, resta il bersaglio del Collettivo.
Bendis è consapevole della figura del signore di Genosha e, proprio per questo, lo rende di nuovo potente e lo “disintegra” nel finale; sa che l’unico modo per consegnare la sua immortalità è il completo e totale decostruttivismo dell’essere.
E se Bendis è il signore del testo, la sua opra apprende e si tramuta in compendio visuale solo ed unicamente grazie all’apporto grafico di due autori come McNiven e Deodato.
Se nel primo caso siamo abituati alle oniriche visioni di un realismo che sfocia nella completa e delirante essenza del vero, è anche vero che l’operato di McNiven riesce a gestire un piano emozionale non semplice: Maria Hill prende vita tra le tavole dell’autore, portando con se tutta la classe di una donna che comprende il pericolo e sa come gestirlo.
Le informazioni divengono enormi pannelli che perpetuano la loro solidità per tutta la tavola e si concentra, di contraccolpo, sul concreto esame di una data azione.
Ecco che i voli smettono il pindarismo per la regolarità aerodinamica, ecco la grande luce nei colori di Hollowell, Stewart e del sempre immenso Isanove (Wolverine: The Origin).
In totale vece di coloro che ammirano i disegni di un fumetto e comprendono la perfetta intesa tra eroismo, supereroismo e classicità potente di una figura non retorica, Mike Deodato regala la sua straordinaria arte alla storia, creando, con Bendis e McNiven, una delle opere più complete nel panorama Marvel di sempre.
Il sempre diagonale taglio che infonde nei suoi lavori, le angolature dall’alto o dal basso, la sua è una mimesi completa tra personaggi e contesto di inserimento, qualifica con valori elevativi la sua costante certezza: la perfetta creazione degli spazi e la naturale coerenza scenico-visuale.
Epocali, quasi apocalittiche, le tavole finali in cui le energie comandate dalla mente di Xorn avvolgono Erik, ridestando in lui il suo alter-ego, Magneto.
In quelle sequenze è possibile delineare il profondo rapporto tra umano ed energie, e al contempo la bellissima tavola unica in cui Magneto grida il nome del suo “aguzzino”, sembra suggerire una profonda forza interiore:

The name the Homo Sapiens gave me is Erik Magnus Lehnsherr.