Testi: Jason Aaron

Disegni: Adam Kubert

Edizione originale: Astonishing Spider-Man&Wolverine #1-6 (2010-11), Marvel Comics

Edizione italiana: Marvel Miniserie n.115-16-17, Panini Comics, Brossurato, 3 Euro

 

Jason Aaron è stato considerato per qualche tempo uno degli astri nascenti del fumetto USA, ma ormai questa definizione appare alquanto riduttiva. La riprova l’abbiamo in questa variegata miniserie (che la Panini ci presenta in tre volumetti brossurati) tratta dall’iniziativaAstonishing che già aveva ospitato la fantastica storia di Warren Ellis alle prese con i suoi personalissimi X-Men.

Aaron è ormai una conferma, e ha nel tempo acquistato uno stile narrativo tutto suo e particolare che mostra come mai la Marvel abbia deciso di blindarlo con un contratto in esclusiva, caricandolo di sempre più pressanti responsabilità che però il giovanotto sembra comunque sopportare alla grande.

Jason qui è supportato da un dio della matita come Adam Kubert, artista che tra una lezione e l’altra alla Kubert School in New Jersey non fa altro che impreziosire ulteriormente una storia che, almeno in apparenza, non sembrava di grosse pretese. Forse sarà stato proprio questo, cioè le aspettative basse, che hanno fatto sì che questi volumetti mi stupissero così tanto.

La trama qui raccontata ha davvero tutto: azione, sentimento, fantascienza e umorismo, caratteristiche che dunque dovrebbero accontentare, almeno teoricamente, tutte le categorie di lettori. Talvolta può accadere che nel voler accontentare il grande pubblico si compiano errori, e invece è proprio quello che non fa Jason Aaron, offrendoci una breve ma intensa storia dai contorni un po’ malinconici e rievocativi.

Nonostante io detesti di solito gli albi in cui gli avvenimenti accadono troppo velocemente uno dopo l’altro, non dando il tempo di metabolizzare quanto accaduto in precedenza, Aaron si dimostra abile a districarsi anche in questo frangente. Tutto accade in maniera frenetica, ma è intervellato qua e là da sapienti vignette riflessive che ci danno l’opportunità quantomeno di capire cosa stia accadendo, ovviamente nascondendo fino all’ultimo il mistero che Aaron vuole sapientemente svelare solo nelle ultime battute.

A rimpinguare ulteriormente il tema già abbastanza pittoresco e ricorrente dei salti nel tempo (non vi torna alla mente qualcosa? Magari le recenti peripezie di un Crociato Incappucciato?) pensano le battute al vetriolo e le reazioni violente della coppia più male assortita e divertente (e per questo vincente) della storia del fumetto: Spider-Man e Wolverine sono davvero uno l’opposto della’altro e danno vita pertanto a delle scenette esilaranti che rendono più fruibile la lettura di un fumetto che altrimenti sarebbe stato composto di sole scazzottate.

Ultimo merito di quel geniaccio di Aaron è stato quella di inserire un po’ di sentimento, che nonostante sia utilizzato col contagocce (giustamente) non è affatto mieloso, e genera anzi per tutti e tre gli albi una certa dose di emozione che forse viene recepita in maniera intensa dato che stride incredibilmente con le atmosfere della storia.
E’ proprio questo infatti l’affresco finale che emerge: un trama completamente assurda e poliedrica, frutto della mescolanza di generi ed elementi completamente diversi tra loro che Aaron gestisce bene senza creare un pasticcio, ma anzi una gemma (seppur di piccole, piccolissime dimensioni) della narrazione fumettistica. Il lettore quindi si regala un’ora di lettura spensierata capace di catapultarlo in mondi fantastici e avvenimenti impossibili, allontanandolo dai problemi quotidiani per poco tempo, sufficiente però a regalargli un sorriso per il resto della giornata, o almeno fino a quando questi eventi bizzarri rimarranno vividi nella sua memoria. Ma questo non è forse il compito autentico che deve avere un fumetto?

Inoltre mi preme sottolineare quanto ho prima accennato: sono innegabili le similitudini (imbarazzanti in alcuni frangenti) tra questa storia e quella narrata da Morrison sulle pagine de il Ritorno di Bruce Wayne, con rimandi alle gesta del Cavaliere Oscuro attraverso il tempo. Nonostante Aaron abbia riutilizzato qua e là qualche elemento analogo o (a voler essere buoni) sfruttato l’onda del successo delle storie dello scozzese, non mi sento di condannare lo scrittore della Casa delle Idee. Essenzialmente per due motivi: le similitudini tra le due storie seppur evidenti si fermano ai viaggi nel tempo e alla loro apparente illogicità.

Il fatto poi che anche Aaron come Morrison gochi con i loop temporali, reinterpretando gli avvenimenti già accaduti nel passato dei protagonisti riscrivendoli come a voler giustificare una sorta di predestinazione, non l’imputerei a una banale copiatura delle idee di Morrison, ma al fatto che quello dei viaggi nel tempo è una argomento stra-utilizzato all’interno del mondo fantasceintifico e questi elementi dunque sono altrettanto ricorrenti.

Inoltre Aaron ha saputo giocare con il tema dei balzi temporali orchestrandolo all’interno di un contesto del tutto originale (non nuovo) senza le pretese che invece erano presenti e richieste a Morrison in quelle storie, cioè il voler spiegare qualcosa o chiudere una sorta di cerchio. In realtà qui il cerchio si apre e si chiude nel corso di tre numeri da 48 pagine in cui Aaron è consapevole (e questo è il vantaggio rispetto alla storia del collega della concorrenza) ceh scriverà una storia fine a se stessa.

Nonostante questo articolo rispecchi la mia opinione e sia permeato dall’entusiasmo che mi accompagna quando leggo qualcosa di bello, e forse tenda a incensare eccessivamente il progetto di Aaron e Kubert, permettetemi di dire che, complice il tema a me caro dei viaggi nel tempo e i disegni meravigliosi di questi albi, sono felice di aver letto una storia divertente ed emozionante che quantomeno non lascia insoddisfatti. Il pericolo di scrivere una cosa già vista e solo commerciale quando si ha che fare con due icone popolari come Spider-Man e Wolverine è altissimo, eppure Aaron ha svolto bene il suo compito.