Testi: Frank Miller

Disegni: Bill Sienkievicz

Edizione Originale: Daredevil-Love & War

Edizione Italiana: Devil-Amore e Guerra, 18,3×27,7, C., 64 pp., col, 13 euro

 MILLER & SIENKIEVICZ: UNA COPPIA REGINA

Nuova riedizione in formato cartonato Daredevil: Love & War, storica graphic Novel che segna l’esordio della collaborazione fra due mostri sacri del fumetto quali l’hard boiled Frank Miller, demiurgo anni 80 del diavolo rosso, ed il surrealista sperimentatore di ardite innovazioni grafiche Bill Sienkiewicz.

La coppia fece il bis quasi contemporaneamente con la miniserie prestige Elektra: Assassins ma è proprio in Love & War che emergono meglio le caratteristiche peculiari del duo, compresse in appena pagine sessanta piuttosto che diluirsi (e per certi versi, di contro, appesantirsi) negli otto capitoli della mini dedicata alla ninja greca rosso (s)vestita. I due progetti in realtà hanno diversi punti in comune, sia per  il sottotesto narrativo che per l’economia della continuity del Diavolo Rosso.  

UN INQUADRAMENTO STORICO-NARRATIVO

Conclusa la sua esperienza come autore completo su Devil Miller sentiva di aver costruito un personaggio tutto nuovo e niente più restava da aggiungere ad un percorso che gli appariva concluso in maniera appagante con i suoi ultimi due episodi per Daredevil,  quei “Resurrezione” e “Roulette” che portavano a compimento l’intreccio narrativo e psicologico del drammatico triangolo Devil/Elektra/Bullseye che l’autore aveva fatto il nocciolo della sua gestione sulla serie del Cornetto.

Con il successivo Born Again in coppia con David Mazzuchelli (suo partner fra l’altro anche sull’altrettanto rivoluzionario Batman: Year One) Miller porta a livelli drammatici il conflitto con l’altro grande villain della serie, Kingpin, demolendo e ricostruendo ex-novo sia il personaggio di Devil che quello del suo alter ego Matt Murdock.

Fine, dunque?

Fortunatamente no perché si vennero ad accostare diversi fattori quali l’esigenza della Marvel di usare nomi forti come quello di Miller per meri fini economici nonché l’intraprendenza della casa editrice a puntare su prodotti insoliti e meno commerciali tipica della mai troppo celebrata “Era Shooter”, il desiderio di Miller di collaborare con un artista sperimentale quanto lui come Sienkievicz ed il profondo amore dell’autore di Maryland per quei personaggi di cui aveva narrato le storie per buona metà egli anni 80.

A dispetto quindi del già citato Born Again o di Elektra Lives Again (GN realizzata forse per risolvere personalmente la questione Elektra prima che lo  facesse la Marvel, vera detentrice dei diritti sul personaggio, magari sconfessando la sua interpretazione della bella e tormentata assassina ninja) gli apporti di Miller al mito del Diavolo Rosso si sono dunque limitati (termine peraltro riduttivo) ad opere, come la mini di primi anni 90 Daredevil: Man Without Fear in coppia con John Romita Jr, a riscritture di eventi già narrati o storie che andavano ad inserirsi negli spazi vuoti delle vicende di Devil come le due collaborazioni con Sienkievicz.

KINGPIN: EVOLUZIONE DI UN VILLAIN

Così come Elektra: Assassins si focalizza su una personale crociata di Elektra quando ancora era al soldo della mano, così Miller con Love & War va a coprire quel personale buco narrativo fra le sue due run, approfondendo i perché di quel rapporto morboso di rivalità esistente fra l’eroe cieco e lo zar del crimine Wilson Fisk, il cosidetto Kingpin.

Creato dall’altra storica coppia Stan Lee/John Romita Sr sulle pagine di Amazing Spider Man per dare un antagonista al ragno che richiamasse quelle avventure più urbane e di stampo criminale classico tipiche dell’era Dikto, Wilson fisk assunse lo status di vero Zar del crimine quando Miller decise di appropriarsene per il suo Daredevil, rendendo quell’abbozzo capomafia  da fumetto in un villain di ben altro stampo, molto più vicino ai ben più veri e pericolosi responsabili della criminalità organizzata del mondo reale: il corpulento Kingpin schiaccia i nemici non con la violenza di estorsioni ed altre attività illegali ma distorcendo ed usando a suo vantaggio la legge e l’economia, vera e propria base del suo impero criminale piuttosto che il traffico di droga ed armi. Il crimine va di pari passo con la legalità presunta comprata con quel denaro sporco in un circolo senza soluzione di continuità che lo porta al vertice della catena alimentare di un’intera città.

Eppure nonostante questo appeal innovativo e ben più inquietanti rispetto ai precedenti e sedicenti imperatori del crimine come l’allora defunto Goblin, Norman Osborn, anche nella prima run di Miller Kingpin e Devil non si considerano più che, rispettivamente, “una semplice spina nel fianco”, anzi molto spesso sono andati incontro a scomode seppur necessarie alleanze. Quando è che muta il loro rapporto, raggiungendo quei livelli estremi di morbosità che li porterà alla reciproca distruzione propria nemesi (vedi ancora Born Again ed in maniera speculare la saga anni 90 di Chichester/Weeks “Ultimi riti”)?

GUERRA FRA DUE UOMINI PER L’AMORE DI DUE DONNE RECLUSE

E’ proprio questa graphic novel a rispondere al quesito, una storia che vede come indiscusso protagonista il solo Kingpin in preda ai suoi turbamenti, con il Diavolo Rosso che funge quasi da tappezzeria visto che le sue azioni hanno un’influenza praticamente nulla sulla trama principale, che verte sui disperati tentativi dello Zar del crimine di risolvere i problemi psichici della moglie Vanessa causati, a prima vista, dalla drammatica esperienza vissuta nelle fogne di New York (vedi DareDevil # 180).

In breve Kingpin costringe un famoso psicologo, Paul Mondat, tramite il rapimento della moglie Cheryl, a fare di tutto per curare Vanessa dal suo torpore. Il rapimento, affidato allo folle sicario Victor, non va a buon fine con Devil nel ruolo di prode cavaliere che salva la damigella in pericolo, ma la vera vittoria è conseguita dal medico che, facendo sue le tecniche di estorsione subite, costringe il suo aguzzino alla resa conquistando la fiducia e la mente di Vanessa.

L’amore e la guerra del titolo quindi niente hanno a che fare con Devil, il cui nome in cover e presenza nella storia sono esclusivamente un escamotage pubblicitario, ma sono azioni e sentimenti intrapresi da due uomini (Fisk e Mondat) per due donne (Vanessa e Cheryl) ognuna a suo modo prigioniera.

Una storia estranea a Devil nella sua accezione supererositica, alle sue corse sui tetti e ai duelli mortali a colpi di sai, in quanto giocata tutta a livello umano ed emozionale. Congeniale quindi il tipico stile di scrittura milleriano costituito da didascalie ricolme di monologhi e pensieri frammentari ad accompagnare le gesta di un carnet di personaggi a loro modo tormentati e reclusi, fisicamente o mentalmente.

La parte più emozionate, e rilevante per quel discorso sulla nascita dell’ossessione già avanzato, è la sequenza della seduta di terapia fra Vanessa e Mondat quando formula con i dadi lettera la parola XCAYP, storpiatura di un ESCAPE che non riesce a gridare: fuggire non dalla sua prigionia di disturbo psichico, ma da suo marito, o meglio dalla veste criminale del marito, forse vera fonte dei turbamenti della donna, come sembra infine capire lo stesso Kingpin reagendo a quella rivelazione devastando la propria scrivania. L’irruzione di Devil nell’edifico, annunciatagli nello stesso momento, diventa una questione secondaria, ma la concomitanza di eventi non giocherà a favore del Diavolo Rosso.

A DAME TO KILL FOR

Vanessa costituiva per Kingpin, come esplicato in apertura per sua stessa ammissione,  “una via di fuga” da quell’impero criminale del quale è rimasto a sua volta prigioniero. Persa, apparentemente per sempre, la moglie, ma forse ancora più lucidamente accorgendosi che in un gioco di contrapposti che la sua figura criminale costituiva una prigione per lei , non può far altro che ritornare alla sua personale trappola dicendosi “Ho tutto ciò che ho sempre desiderato…”. Ecco quindi Fisk che per sfuggire alle sue colpe e ai suoi  drammi come uomo si rifugia nel suo alter-ego criminale, facendosi assorbire dal lavoro e, non appena se ne presenta l’occasione, per altro fortuita, dall’ossessione per Devil destinato a pagare pegno con la distruzione della vita di Matt Murdock.

Quali sono i peccati di Matt, per Kingpin, nella contorta mente di quest’ultimo? In primis il “trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato”. Si ripensi infatti alla già citata contemporaneità perdita di Vanessa/irruzione di Devil che può far scattare nella mente sconvolta di Kingpin un principio di identificazione fra i due eventi: è colpa di Devil se Vanessa, sembra dirsi Fisk nel cercare un capro espiatorio per le proprie colpe. Devil poi aveva gli aveva restituito Venessa, un gesto di compassione del quale non si è dimostrato degno ma è stata il detonatore per quel processo rivelatorio sul rapporto amoroso fra i due: gli ha mostrato, indirettamente, le sue mancanze come uomo e marito, più che come criminale, l’incapacità di intessere rapporti sinceri non comprendere le ragioni del cuore proprie e di chi dice di amare. Per questo il giustiziere cieco deve finire sull’agenda nera dello Zar del Crimine.

Da Born Again in poi è storia.

SIENKIEVICZ: FORMA E SOSTANZA

Ultimo appunto sulla parte grafica con un Sienkievicz che a prescindere dall’apporto grafico fine a sè stesso ricco di quell’originale commistione fra collage, dipinto e schizzo che l’ha reso famoso, riesce ad interpretare ottimamente il mood della storia ed i personaggi.

Kingpin è immenso, con un abbigliamento che lo fa confondere con lo scenario in cui si muove così  da accentuare l’identificazione fra l’uomo e l’impero criminale che comanda, con una testa così piccola, sproporzionata rispetto al corpo, ed occhi come fessure, esteriorizzazioni di una limitata capacità di vedere e comprendere il vero dramma che si sta consumando; Mondat è esile ed ha una patina di vecchiaia quasi teatrale e luciferina, tanto più quando rivolta le carte in tavola per salvare Cheryl, una eterea figura ammantata di un candido bianco anche nella sena di lotta contro lo psicotico Victor, vittima di una cieca follia che cancella dal suo volto tutto ciò che vi è di umano per trasfigurarne i lineamenti in una maschera animale scimmiesca (un babbuino, per la precisione); Devil una chiazza cremisi sfumata quanto il suo apporto reale all’economia della storia.

Tutto il resto, sfondi ambientazioni, composizione della tavola, sono una gioia per gli occhi, soprattutto per quelli dei lettori odierni troppo spesso appesantiti ed annoiati dalla computer grafica.

IN CONCLUSIONE

Un volume che non può mancare nella libreria di nessun appassionato di Miller, di Sienkievicz e di Devil. E del fumetto in generale.