Ho pensato molto ad una introduzione adeguata a queste due belle opere, ma alla fine nulla mi è sembrato migliore delle parole stessa di colui che le ha scritte, cioè Moore stesso.
Vi riporto perciò alcuni stralci significativi dell’intervista che Moore ha rilasciato, nel corso del 2010, apparsa sul sito Weaponizer:

Quando ho iniziato a scrivere, c’erano alcune cose che volevo fare.
Volevo creare una storia che modernizzasse Lovecraft, che non dipendesse da quell’atmosfera anni ’30, e che lo modernizzasse con successo, almeno secondo me.
Credo che stessi anche pensando che sarebbe stato interessante inserire un po’ di realismo nell’impossibile, come nella serie televisiva dell’HBO “The Wire”.
Perché quella serie era così credibile e realistica che poteva essere un ottimo modo per approcciare qualcosa di intrinsecamente fantastico e incredibile come H.P. Lovecraft.
Questa era una delle idee iniziali, l’altra era di reinserire davvero alcuni degli elementi ripugnanti che lo stesso Lovecraft aveva censurato o che gli autori venuti dopo Lovecraft, avevano deciso di escludere: come il razzismo, l’anti-semitismo e le fobie sessuali piuttosto evidenti in tutti i mostri lovecraftiani, che sono viscidi, con richiami fallici e vaginali.
Con Lovecraft l’horror è fisico, per questo volevo inserire di nuovo quella componente.
E inoltre laddove Lovecraft era delicato di stomaco, dove accennava solo a ‘certi rituali innominabili’, oppure usava eufemismi come ‘riti blasfemi’… era piuttosto evidente, considerando che molte delle sue storie raccontano di una progenie inumana di questi ‘riti blasfemi’, che probabilmente il sesso doveva aver avuto un qualche ruolo.
Nelle storie di Lovecraft non compare mai, ma è sempre sottotraccia.
Così ho pensato, mettiamoci dentro tutta quella sgradevole roba razziale, mettiamoci il sesso.
Tiriamo fuori un qualche autentico ‘rituale innominabile’, diamogli un nome.
Queste erano le direttive da cui sono partito e ho deciso di seguirle ovunque mi avrebbero portato.

Volevo essere risoluto. Pensavo: se sto scrivendo una storia horror, facciamola orribile.
Mettiamoci degli elementi che non si trovano nelle storie horror.
Credo che abbiamo raccontato una storia lovecraftiana moderna e credibile, che non si svolge ad Arkham. Che non si svolge a Innsmouth.
È chiaro che quei luoghi esistono solo nelle storie di H.P. Lovecraft, ma riconoscendolo, ho potuto rendere la storia più credibile, se capisci quello che voglio dire. Riconoscendo che quelli sono elementi della fiction di Lovecraft, ho potuto renderla credibile come qualcosa che accade nel nostro mondo o in uno molto simile, piuttosto che nel tradizionale mondo lovecraftiano.

Titolo: Il cortile
Autore: Moore Alan
Editore: Magic Press
Data di Pubblicazione: 2004
Prezzo: € 8.50
Contiene: Alan Moore, The Courtyard, The Courtyard Companion
Formato: 17×26 cm, pag.96, Brossurato B/N

La trama in breve: L’FBI, in assoluto segreto, assolda l’agente Aldo Sax per dare la caccia a un serial killer con un efferato e ben preciso modus operandi. Ben tre diversi individui si accusano degli omicidi, ma la stampa non ha mai rivelato i macabri particolari, quindi com’è possibile che persone che non si conoscono e non hanno nulla in comune siano impazzite e abbiano torturato e ucciso nello stesso modo 15 innocenti?
L’agente Aldo Sax, che il suo capo definisce “un nazista compiaciuto”, cercherrà di trovare la soluzione sfruttando il suo talento con “la teoria delle anomalie“, ma la terribile verità potrebbe essere troppo anche per lui!

Ok, “Aldo Sax”, come nome, non mi fa certo impazzire, ma la cosa che veramente mi affascina del protagonista è questo suo essere il “Fox Mulder” della situazione.
Personaggio magari poco apprezzato dai colleghi, schernito dal capo, ma di indubbia capacità intellettuale\investigativa, che si affida a metodologie non convenzionalmente utilizzate, per scoprire piste investigative che apprentemente non hanno nulla in comune.
Pezzi di puzzle diversi ma che, con l’acume giusto, possono lo stesso combaciare per formare una figura inaspettata.
Questo suo investigare è stato definito da lui stesso “la teoria delle anomalie“: collegare omicidi e persone, che apparentemente non hanno nulla a che fare fra loro, attraverso deduzioni quasi fantastiche.
Proprio per questo suo aspetto, sempre borderline, solitario, atipico, Aldo risulta essere un personaggio veramente affascinante.

La sua evoluzione, all’interno della storia, è molto significativa e altrettanto affascinante: Aldo divanta metaforicamente il portavoce, l’esempio, della poetica Lovecraftiana.
Egli rappresenta un pò la razza umana ( in cui l’essere umano è un’essere debole ed insignificante, rispetto al contesto in cui si trova calato), sempre curiosa e affascinata quando viene messa a contanto con una visione della realtà diversa, o con una sorta di rivelazione, o a tutto ciò che è occulto e non convenzionale.
Questa ricerca incessante della verità diventa inevitabilmente un’ossessione: questa è il fulcro che porta l’uomo alla scoperta di verità più grandi, quasi universali, ma le menti umane sono troppo limitate per comprenderle appieno, la nostra capacità di astrazione insufficiente.
Non possiamo sopportare la verità dell’universo.
Per questo, il destino umano è sempre destinato al dramma, alla perdizione.
Gli umani non possono vincere!

In realtà “Il Cortile” non nasce come storia a fumetti; questa è solo una trasposizione che Antony Johnston (in primis) e Jacen Burrows hanno compiuto verso il romanzo in prosa che Moore scrisse in precendenza, con lo stesso titolo.
Questo adattamento prodotto dalla Avatar Press non è stato molto facile: Burrows ha indubbiamente dovuto fare un grandissimo lavoro per trasporre visivamente le sequenze in prosa del romanzo.
Il flusso di coscienza del finale, ad esempio, tradotto nel fumetto con una parata di nere entita’ e paesaggi alieni, è intraducibile in vignette nonostante gli sforzi degli autori: alle vote tutto risulta essere troppo condensato, caotico, visivamente spiazzante, ma è anche vero che non penso ci fosse stato altro modo per rappresentare le visioni magiche di Moore.
Per questo, per quanto il tratto di Burrows non mi faccia impazzire di per se perchè lo ritengo un pò piatto e le vignette mancano un pò di profondità (anche se in questa storia ho notato un miglioramento stilistico rispetto ad altre opere disegnate da lui) non posso certo non fargli i complimenti per il risultato ottenuto.

L’edizione MagicPress, come al solito, è veramente fatta bene. Molto curata ed esaustiva.
Sicuramente aiuta moltissimo il lettore nella comprensione più profonda dell’opera.
Infatti, nell’appendice del volume, troviamo sia un saggio di Anthony Johnston che rivela la genesi e i lati nascosti del racconto di Moore, nonché la sceneggiatura completa, e sia una complessa ed esaustiva serie di annotazioni ad opera di NG Christakos che rivelano il profondo legame del Cortile con il racconto di Lovecraft.

PS: per correttezza e completezza, questa storia è stata ristampata sul volume “Neonomicon” ed in più è a colori. Purtroppo però sono assenti del tutto l’apparato redazionale e le note di questa edizione.

Titolo: Neonomicon
Autore: Moore Alan
Editore: Bao Publishing
Data di Pubblicazione: 2011
Prezzo: € 17.00
Contiene: Alan Moore, The Courtyard, Neonomicon
Formato: 15,7 x 23,6 cm, pag.160, Brossurato Colore

Neonomicon si svolge diversi anni dopo la fine del racconto “Il Cortile”, quando due giovani detective dell’FBI investigano su omicidi strani ma famigliari; i due credono di aver già visto i mostri peggiori d’America ma, nel momento in cui entrano nel manicomio di massima sicurezza in cui Aldo Sax parla in strane lingue, iniziano a sospettare che ci sia qualcosa di molto molto peggio.

Questa volta inizio la mia recensione partendo direttamente dalle parole di Moore che, intervistato, conferma quelle che erano le numerosissime voci che serpeggiavano da mesi e mesi sopra quest’ultima sua creazione.
Tutto si basava sul fatto che il Neonomicon era stato partorito non tanto per sincera inspirazione, quando più per mero bisogno economico dell’autore… queste le parole di Moore:

Quello che è successo con Neonomicon è che quattro o cinque anni fa avevo appena lasciato la DC a causa delle cose orribili che erano accadute per il film su Watchmen… così avendo preso le distanze da quella gente, io e Kevin O’Neill abbiamo scoperto che sembravano esserci dei problemi nel ricevere i nostri pagamenti per tempo. All’improvviso è arrivata una cartella esattoriale da pagare, e non avevo ricevuto ancora i soldi che mi erano stati promessi. Ed ero sotto di qualche migliaio di sterline per sentirmi tranquillo. William Christensen della Avatar mi ha telefonato. E ha accennato al fatto che se avessi voluto fare qualcosa per la sua casa editrice aveva dei soldi da parte proprio per un’eventualità simile. Così gli ho detto: “Beh, a dire il vero, al momento ho bisogno di soldi, che te ne pare se scrivessi una miniserie di quattro numeri per tot dollari? Potresti pagarmi l’intera somma subito e ti consegnerò il tutto entro i prossimi quattro mesi?” Ha risposto che gli andava bene, così ho avuto i soldi per pagare le tasse. Ora, non faccio nulla solo per soldi, è stato un fatto di opportunità, perché avevo bisogno di quella somma, ma non avrei buttato giù una roba inguardabile. Avevo parlato in precedenza con William dicendogli che ero piuttosto contento per l’adattamento che avevano fatto del mio racconto “Il Cortile”. Pensavo che fosse una buona storia e al tempo avevo anche ragionato sul fatto che forse con quei personaggi non avevo del tutto finito. Avevo una vaga idea per un seguito. Così ho proposto che avrei potuto realizzare un sequel a fumetti de “Il Cortile”, una miniserie di quattro albi intitolata “Neonomicon”.

Ora… se pensate che tutto questo serva per scoraggiarvi nel provare questa storia, vi sbagliate di grosso!
Il Neonomicon, pur potendo essere apprezzato da solo, segna la degna conclusione di tutto ciò che è stato “Il Cortile”, e non parlo solo di Burrows che qui sembra veramente molto molto migliorato, preciso e particolarmente attento ai dettagli, o della splendida colorazione (che purtroppo manca completamente nel prequel) che rende tutto più cupo, crudo ed estraniante (componente questa a mio avviso veramente importante e in questo caso assolutamente vincente), quando più del fatto che le caratteristiche sessuali, scabrose, horror e malate trovano qui il proprio exploit.
Moore va a fondo senza tralasciare nulla, senza farci immaginare nulla, ma mostrandocelo, nel bene e nel male, con estrema chiarezza.
Senza riferimenti.
Esplicitamente.
La risolutezza dell’autore in questo senso è incredibile:

Una mia idea era di reinserire davvero alcuni degli elementi ripugnanti che lo stesso Lovecraft aveva censurato o che gli autori venuti dopo Lovecraft, che avevano scritto pastiche delle sue opere, avevano deciso di escludere. Come il razzismo, l’anti-semitismo e le fobie sessuali piuttosto evidenti in tutti i mostri lovecraftiani, che sono viscidi, con richiami fallici e vaginali.
È uno dei fumetti più sgradevoli che abbia mai scritto. […] È una delle storie più oscure, più misantropiche che abbia mai fatto. Ero davvero di umore nero.

Tutto questo si mischia ad un viaggio allucinante in cui tutto può succedere, in cui tutto esiste o può esistere, e il confine fra ciò che succede veramente, la realtà o il sogno, si perde fra le pagine di quello che, secondo me, è un vero e proprio “rituale magico-letterario” a forma di fumetto.
Lo dico anche in funzione non solo della storia, di come è costruita, della caratterizzazione delle tavole, e dell’aleggiante atmosfera psicopatica, ma anche del linguaggio, sia in termini dialogico, con un vocabolario alieno coerente, sia nelle soluzioni discorsive, che rendono anche i dialoghi apparentemente privi di significato, attinenti e propedeutici per ciò che accade!
Se riconosco un’indiscussa genialità in Howard Phillips Lovecraft, ritengo che, pur avendo elementi in comune fra loro come la magia, Moore sia stato più intelligente e pragmatico, perchè ha saputo reinterpretare in chiave odierna, per un pubblico assuefatto un pò ad ogni cosa e quindi difficilmente suscettibile, la visionarità, i testi e i contesti del mondo lovecraftiano.

Il ritmo per tutte le 160 pagine è semplicemente allucinogeno e psichedelico.
Il senso della realtà illustrata e narrata non solo è deformata, ma porta il lettore lungo crinali di disperazione, mentre una setta dalle origini incerte e dal culto blasfemo, si prepara a “importare” sul nostro miserrimo pianeta il Dio del Disordine, ovvero Cthulhu.

Da non perdere…