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Morrison: geniale freddezza?

Aperto da Selina Kyle, 08 Aprile 2010, 08:52:58

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Azrael

Citazione di: Barry Allen il 26 Giugno 2010, 12:10:02
Il che avvalora la tesi mia e di Gohan, che la critica c'è sempre stata, ma il pubblico, e soprattutto i posteri, raramente se la sono filata... E ancora, la critica di epoche diverse spesso e volentieri smentisce se stessa.
Quindi, ancora una volta, torniamo alla necessità che la critica faccia da intermediario fra l'artista e il pubblico, e non da unico ed esclusivo polo culturale depositario della conoscenza, in contrapposizione con un volgo incolto e ignorante.

sono perfettamente d'accordo  :ahsisi:
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Fedele all'Ordine di Saint Dumas e al Pipistrello
Combatteremo le idee con idee migliori

Gohan

#91
Citazione di: American_Gaijin89 il 26 Giugno 2010, 12:28:16
"La critica" non è un essere unico, senziente e concorde.

La critica il più delle volte si sbrana sulla stessa opera, ma questo non vuol dire che non abbia senso.

Persone con della preparazione che cercano, con le loro conoscenze, di selezionare una cerchia di opere meritevoli dalla massa, per me sono solo da ammirare e rispettare. Perchè altrimenti si cadrebbe nel qualunquismo e nella massificazione totale: tutto è uguale e sono solo i gusti a decretare il valore di un'opera. Mi dispiace ma combatterò quest'ultima concezione finchè avrò fiato in corpo.
Se mi permetti non sono d'accordo.

Secondo me, al contrario, l'omologazione e la massificazione intellettuale è molto più probabile quando a una piccola elite viene riconosciuta l'autorità (ovviamente utilizzo questo termine in senso figurato) di stabilire che cosa e meritevole e che cosa non lo è, orientando così (in modo più o meno subliminale) gusti e preferenze.

Cerco di spiegarmi.

Poniamo di essere in 10 persone.
Ad ognuno di noi vengono dati 5 albi diversi da leggere.
Se dopo averli letti per conto nostro, senza esserci consultati, quando ci viene chiesto di indicare quale ci è piaciuto di più a sorpresa 7 persone su 10 indicano lo stesso albo siamo sì in presenza di un gradimento diffuso di quell'albo, ma non si tratta di massificazione o di omologazione intellettuale, perchè il gradimento e il diffuso consenso si è manifestato in modo spontaneo e individuale, e non è stato il prodotto di un "indottrinamento" fatto dall'alto.


Poniamo invece che ci siano dieci persone, e che per ragioni di varia natura una di esse sia riuscita ad emergere ad affermarsi all'interno del gruppo come "esperto".
Questo esperto indica un albo che secondo lui è un capolavoro e le altre nove persone si tuffano immediatamente sulla sua lettura confermando, un po' grazie ad una sorta di meccanismo di autoconvincimento dovuto al carisma e allo status dell'esperto che ha formulato la sua valutazione e un po' grazie ad una sorta di timore reverenziale nel manifestare opinioni difformi rispetto a quelle della persona a cui viene riconosciuto un prestigio e una autorevolezza intellettuale maggiore, il suo giudizio.


Anche in questo secondo caso alla fine si registrerà un diffuso apprezzamento nei riguardi di un certo albo, ma a differenza di quanto avvenuto nel primo caso questo gradimento non sarà il frutto di una valutazione personale e intellettualmente "libera" e priva di condizionamenti, non emergerà in modo sincero e "spontaneo", ma si tratterà di un consenso molto più guidato e costruito.


Estremizzando i termini della questione, laddove si affermasse veramente una piccola elite intellettuale alla quale unanimemente o quasi si riconosce autorevolezza, prestigio e l'oggettività delle opinioni espresse, nel momento in cui essa stabilisce (secondo parametri propri) che cosa vale e che cosa no il rischio è che il grosso delle persone, come pecore, si buttino sulla lettura di quelli che i "guru" hanno sentenziato essere capolavori, ripetendo tutti in coro e a pappagallo i giudizi degli "esperti" (perchè "se l'ha detto tizio che in teoria ne sa più di me deve essere per forza così") tralasciando la ricerca individuale, e correndo così il rischio perdersi cose che invece potrebbero loro piacere parecchio.


Perchè perdere tempo a provare, ricercare, sperimentare e compiere percorsi individuali quando un "guru intellettualmente superiore" rispetto a me mi risparmia la fatica dicendomi che cosa merita di essere letto e che cosa no?
Ecco, questa a mio avviso è massificazione intellettuale.


Un conto è se 100 persone, in mezzo a tante cose, leggono Alan Moore e 90 lo trovano ottimo; anzi, fra tutta la roba che hanno letto, trovano che la sua sia la produzione migliore.
Tutt'altro conto è se leggo SOLO Alan Moore perchè un "guru" mi ha detto di farlo e che tutto il resto è spazzatura che non merita di essere presa in considerazione facendomi quasi sentire "in colpa" o "limitato" se a primo impatto non mi dice molto, innescando dentro di me (molte volte in modo inconscio) un processo per cui alla fine mi autoconvinco esprimendo opinioni conformi a quella che è la corrente di pensiero dominante (ispirata dagli "esperti").


Nel primo caso abbiamo un'affermazione spontanea e frutto di una ricerca individuale, nel secondo un tentativo di orientamento dei gusti fatto dall'alto a scapito di altre potenziali letture e uno svilimento della componente più prettamente "individuale" del lettore.


Il fatto che una cosa piaccia alla massa non è automaticamente sinonimo di massificazione, omologazione o grigiore intellettuale.
Quello che conta realmente è il grado di "spontaneità" del processo che porta l'apprezzamento nei confronti di un prodotto ad essere molto diffuso e quindi "di massa".
"Prima usavamo santificare i nostri eroi. L'orientamento moderno è quello di volgarizzarli.
Edizioni economiche di grandi libri possono essere deliziose, ma edizioni economiche di grandi uomini sono assolutamente detestabili."

(Oscar Wilde)



Gohan

Citazione di: .:Azrael:. il 26 Giugno 2010, 13:42:59
Citazione di: Barry Allen il 26 Giugno 2010, 12:10:02
Il che avvalora la tesi mia e di Gohan, che la critica c'è sempre stata, ma il pubblico, e soprattutto i posteri, raramente se la sono filata... E ancora, la critica di epoche diverse spesso e volentieri smentisce se stessa.
Quindi, ancora una volta, torniamo alla necessità che la critica faccia da intermediario fra l'artista e il pubblico, e non da unico ed esclusivo polo culturale depositario della conoscenza, in contrapposizione con un volgo incolto e ignorante.

sono perfettamente d'accordo  :ahsisi:
Ottimo... Siamo almeno in tre a pensarla così! :lol:
"Prima usavamo santificare i nostri eroi. L'orientamento moderno è quello di volgarizzarli.
Edizioni economiche di grandi libri possono essere deliziose, ma edizioni economiche di grandi uomini sono assolutamente detestabili."

(Oscar Wilde)



American_Gaijin89

Citazione di: Gohan il 26 Giugno 2010, 15:15:41
Se mi permetti non sono d'accordo.
Secondo me, al contrario, l'omologazione e la massificazione intellettuale è molto più probabile quando a una piccola elite viene riconosciuta l'autorità (ovviamente utilizzo questo termine in senso figurato) di stabilire che cosa e meritevole e che cosa non lo è, orientando così (in modo più o meno subliminale) gusti e preferenze.
Cerco di spiegarmi.
Poniamo di essere in 10 persone.
Ad ognuno di noi vengono dati 5 albi diversi da leggere.
Se dopo averli letti per conto nostro, senza esserci consultati, quando ci viene chiesto di indicare quale ci è piaciuto di più a sorpresa 7 persone su 10 indicano lo stesso albo siamo sì in presenza di un gradimento diffuso di quell'albo, ma non si tratta di massificazione o di omologazione intellettuale, perchè il gradimento e il diffuso consenso si è manifestato in modo spontaneo e individuale, e non è stato il prodotto di un "indottrinamento" fatto dall'alto.
Poniamo invece che ci siano dieci persone, e per ragioni di varia natura una di esse sia riuscita ad emergere ad affermarsi all'interno del gruppo come "esperto".
Questo esperto indica un albo che secondo lui è un capolavoro e le altre nove persone si tuffano immediatamente sulla sua lettura confermando, un po' grazie ad una sorta di meccanismo di autoconvincimento dovuto al carisma e allo status dell'esperto che ha formulato la sua valutazione e un po' grazie ad una sorta di timore reverenziale nel manifestare opinioni difformi rispetto a quelle della persona a cui viene riconosciuto un prestigio e una autorevolezza intellettuale maggiore, il suo giudizio.
Anche in questo secondo caso alla fine si registrerà un diffuso apprezzamento nei riguardi di un certo albo, ma a differenza di quanto avvenuto nel primo caso questo gradimento non sarà il frutto di una valutazione personale e intellettualmente "libera" e priva di condizionamenti, non emergerà in modo sincero e "spontaneo", ma si tratterà di un consenso molto più guidato e costruito.
Estremizzando i termini della questione, laddove si affermasse veramente una piccola elite intellettuale alla quale unanimemente o quasi si riconosce autorevolezza, prestigio e l'oggettività delle opinioni espresse, nel momento in cui essa stabilisce (secondo parametri propri) che cosa vale e che cosa no il rischio è che il grosso delle persone, come pecore, si buttino sulla lettura di quelli che i "guru" hanno sentenziato essere capolavori, ripetendo tutti in coro e a pappagallo i giudizi degli "esperti" (perchè "se l'ha detto tizio che in teoria ne sa più di me deve essere per forza così") tralasciando la ricerca individuale, e correndo così il rischio perdersi cose che invece potrebbero loro piacere parecchio.
Perchè perdere tempo a provare, ricercare, sperimentare e compiere percorsi individuali quando un "guru intellettualmente superiore" rispetto a me mi risparmia la fatica dicendomi che cosa merita di essere letto e che cosa no?
Ecco, questa a mio avviso è massificazione intellettuale.
Un conto è se 100 persone, in mezzo a tante cose, leggono Alan Moore e 90 lo trovano ottimo; anzi, fra tutta la roba che hanno letto, trovano che la sua sia la produzione migliore.
Tutt'altro conto è se leggo SOLO Alan Moore perchè un "guru" mi ha detto di farlo e che tutto il resto è spazzatura che non merita di essere presa in considerazione facendomi quasi sentire "in colpa" o "limitato" se a primo impatto non mi dice molto, innescando dentro di me (molte volte in modo inconscio) un processo per cui alla fine mi autoconvinco esprimendo opinioni conformi a quella che è la corrente di pensiero dominante (ispirata dagli "esperti").
Nel primo caso abbiamo un'affermazione spontanea e frutto di una ricerca individuale, nel secondo un tentativo di orientamento dei gusti fatto dall'alto a scapito di altre potenziali letture e uno svilimento della componente più prettamente "individuale" del lettore.


Il fatto che una cosa piaccia alla massa non è automaticamente sinonimo di massificazione, omologazione o grigiore intellettuale.
Quello che conta realmente è il grado di "spontaneità" del processo che porta l'apprezzamento nei confronti di un prodotto ad essere molto diffuso e quindi "di massa".


Il problema è che parti dal presupposto che tutti siano ugualmente interessati ad imparare e questo purtroppo  è tristemente falso.

In Italia soprattutto siamo portati a prendere tutto con superficialità, la tendenza predominante è quella di non approfondire, ci sentiamo come già "Nati imparati".

Beh io adoro imparare, mi piace da matti confrontarmi con chi è più preparato di me, perchè cerco in questo modo di scoprirne i segreti, di crescere e di formarmi grazie anche alle sue conoscenze.
La critica dovrebbe essere un gioco delle parti attivo e non passivo: Non sei d'accordo con il parere di un critico ? Informati, scava nell'argomento, cerca di capire se effettivamente ha ragione o se ci sono gli estremi per avanzare una possibile difesa.

Senza la critica letteraria tanti capolavori sarebbero rimasti sepolti fra le pagine della storia e questo a prescindere da una valutazione postivia o negativa, perchè già il solo studiare  una determinata opera fa crescere automaticamente l'interesse.

Quel che voglio dire è che la "critica", se interpretata in modo attivo e propositivo, è sempre utile, per non dire sacrosanta, diversamente è inutile se non dannosa. Ma dopotutto quasi tutto è dannoso se non c'è la partecipazione di ciascuna delle parti in causa.

Occhi nella Notte

Quello che dice Gohan è vero.

Ci possono essere delle persone che per la loro cultura, o presunta cultura, in un campo vengono seguiti abbastanza cecamente da altri. Per cui il gusto di quello è la linea guida degli altri. Tutto ciò accade più spesso di quanto immaginate.
Di questa situazione estrema c'è la versione soft e corretta... e cioè: io frequento un forum e con il tempo imparo a conoscere utenti e mi faccio un'idea di chi secondo me ha i gusti più affini ai miei, o semplicemente ha la conoscenza più precisa di ciò che cerco. Per questo tenderò a seguire i suoi consigli. Ciò nonostane se lui mi consiglia una lettura perchè bellissima, e io leggendola contro ogni aspettativa mi accordo che in realtà mi fa schifo, senza paura dico che mi fa schifo... non rimango ingluenzato più di tanto da colui che mi consiglia.

Il vero problema della gente è uno solo... la pigrizia.
non c'ha voglia di sperimentare, di farsi un'idea propria. Ci si accontenta di seguire la massa.

Io ad esempio se seguivo tutto ciò che leggevo dagli altri, a quest'ora Morrison dovevo odiarlo così come non dovevo leggere la dc...

Solo quando l'ultimo campo sara' sporcato,
l'ultimo fiume inquinato, l'ultimo animale avvelenato e l'ultimo albero abbattuto
che gli uomini capiranno che non possono mangiare i soldi.

I Miei Articoli  http://www.dcleaguers.it/author/occhi-nella-notte<br />
Collezione Tavole Originali  http://www.comicartfans.com/GalleryDetail.asp?GCat=46736<br />
COMPRO http://www.dcleaguers.it/forum/mercatino/%28vendo%29-parte-della-mia-collezione/msg1438045/#msg1438045

Azrael

il tuo discorso non fa una piega occhidellanotte  :ahsisi:

Troppa gente si fa condizionare come se non avesse un suo carattere  :ahsisi:
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Clark Kent

#96
Citazione di: Gohan il 26 Giugno 2010, 11:54:41
Citazione di: Hush/Tommy Elliot il 26 Giugno 2010, 10:53:24
Citazione di: Barry Allen il 26 Giugno 2010, 10:48:19
Sì ma tu sai che un critico che si rispetti deve necessariamente considerare anche la capacità di un artista di impattare il proprio pubblico.

Marco, guarda che la critica SE NE FOTTE del gradimento del pubblico. Grazie a Dio.
Fortunatamente è vero anche il contrario, ovvero che in molti casi il pubblico se ne frega dei giudizi della critica.
Gli esempi che vedono la cosiddetta "critica" stroncare opere, filoni o generi che invece sono apprezzati dal pubblico salvo poi rivedere completamente il proprio giudizio facendo ammenda e rivalutandoli, magari a distanza di decenni, certo non mancano.

L'idea secondo la quale la critica sia depositaria di verità assolute e oggettive è piuttosto presuntuosa.
Ne parlavo, in riferimento all'arte, con un mio amico che dopo essersi laureato a pieni voti in conservazione dei beni culturali e aver conseguito un master ora lavora in una galleria d'arte a Londra, e con mia sorpresa (per via ella sua formazione accademica e del suo lavoro) ho constatato che invece era della mia stessa opinione.

D'altra parte la critica in molte occasioni ha preso delle topiche clamorose.
Il primo esempio che mi viene in mente così su due piedi è quello di Vincent Van Gogh, che non venne assolutamente compreso e tenuto in considerazione dalla critica dell'epoca.
E quei critici non avevano forse una gran mole di studi e conoscenze pregresse sulle loro spalle?

Voglio dire, potrebbe tranquillamente essere che ipotetici critici del 2060 sconfessino l'opinione prevalente tra i critici del 2010 deridendoli a posteriori per il loro snobbismo elitario e la loro ristrettezza di vedute (laddove magari il pubblico aveva invece avuto la vista più lunga).

ottimo discorso! effettivamente è importante ricordarsi sempre anche di umanizzare la critica.
sia fra i professionisti, perchè nonostante le loro "qualifiche" non è detto che sappiano davvero fare il loro lavoro, sia - soprattutto - fra i non professionisti, chi crede di avere i mezzi e  ti impone la sua cultura credendo di essere più preparato di te.

dietro a chi fa critica c'è un lavoro di studio, almeno ci dovrebbe essere.

ma questo discorso vale per qualsiasi mestiere. nel mio quanti pubblici ministeri, avvocati, giudici sbagliano? tantissimi. ed è un dato di fatto. ciononostante l'approccio di un giurista alla vita politico-sociale-giuridica è sicuramente più preparata di quella dell'uomo non giurista.

è parallelo: quanti lettori di fumetti assidui (si legga anche ascoltatori di musica, fruitori di opere d'arte visive ecc ecc) credono di avere il piglio uguale a quello di uno che ha studiato l'arte? tantissimi. e quanti fra quelli che vivono certe realtà credono di poterle spiegare uguale o meglio di chi le ha studiate a fondo con metodi scientifici? mi vengono in mente le popolazioni che vivono nei luoghi della criminalità organizzata e credono di sapere come funziona e invece non hanno la cultura e gli studi alle spalle per poter comprendete appieno il meccanismo e sparano tante stronzate per lo più mosse da rancore, paura, fastidio, ma mai da analitico e profondo studio del fenomeno come hanno fatto persone che hanno passato la loro vita a spulciare nel profondo e non con una semplice "condivisione ignorante" quei fenomeni criminogeni?
esattamente come il lettore di fumetti assiduo, che ha letto tanto, tantissimo, ma non è detto che abbia certi mezzi (il che non è un male come spiegherò fra poco).

d'altra parte certi studi non implicano comunque una certa professionalità. e anzi il parere di un professionista può essere migliore di un altro, e a maggior ragione il parere di un professionista è migliore di uno che magari sta studiando arte o diritto ma non ha neanche ancora la laurea e quindi non ha nessun titolo che attesti almeno (e neanche) formalmente la sua competenza in materia.

non basta parlare di critica, insomma, per essere certi di avere un certo parere autorevole. l'elemento soggettivo diventa essenziale.

concludendo, io, nel mio piccolo, non avendo mai studiato l'arte nel suo profondo, non do mai giudizi critici. e anche nel mio lavoro mi rimetto a sempre al parere di chi questo campo (la giustizia e il diritto) lo sa fare meglio di me.

credo insomma che ogni cosa debba avere due dimensioni: quella professionistica e quella non. a volte il ciritico, come il professionista in genere, non accetta (e pecca di arroganza e forse di ignoranza) che un'opera possa avere due canali di fruizione inconciliabili...quello del critico e quello dell'utente senza arte ne parte.

io faccio parte del secondo...mi impegno a non cadere come fanno molti saccenti senza titoli (gli intelletualoidi)  nel primo gruppo perchè non ho i mezzi (grazie al cielo ne ho in molti altri settori),e spero sempre che chi ha i mezzi abbia l'esperienza e la capacità di comprendere che non deve invadere la mia dimensione imponendomi la sua visione frutto dei suoi studi...questi studi sono come degli occhiali speciali...io non li ho, e anche sforzandomi l'occhio non potrò mai raggiurgenere i benefici effetti intellettuali.

io la penso così :)

ps: chiedo venia per gli errori di battitura ma sono di fretta

Slask

a me le influenze altrui servono solamente per "scoprire" un altro autore...
se ho scoperto Morrison è perchè, nel bene o nel male, qua dentro ne parlavate tutti. Chi diceva che era cervellotico, chi un fenomeno, chi il più influente fumettista del decennio. Alla fine sono andato, ho comprato le sue opere e mi sono fatto una mia idea. Che non è positivissima, sono il primo a dire che è un autore difficile da seguire, che magari spesso si lascia prendere troppo la mano dalle sue elucubrazioni mentali..     
..ma ci sono anche suoi fumetti accessibili a tutti quanti (il modo in cui scrive i supereroi pare vada a genio a tutti qui dentro..   giusto per fare un esempio, da quanto tempo su Batman non si leggeva una run così brillante e audace?), attraverso i quali mostra il suo grandissimo talento "filtrato" tramite personaggi/storie/ambientazioni con cui ci troviamo a nostro agio.