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The Ghost Writer di Roman Polanski

Aperto da Fabraxas Choule, 24 Luglio 2010, 13:39:34

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Fabraxas Choule






Mi addolora un po' il pensiero che quando il nuovo film di Roman Polanski esce nelle sale si parli di tutt'altro, in primis delle traversie personali del regista ma anche delle implicazioni politiche del confronto tra Adam Lang e Tony Blair e non del film stesso, del film e basta: già per una questione di principio, ma anche e soprattutto perché The Ghost Writer è davvero un grande film, che come ogni approccio di un autore al cinema di genere nasconde sotto i canoni del genere vibrazioni morali che trascendono gli stilemi narrativi e visivi.
Gli aspetti più stupefacenti di The Ghost Writer, al di là dell'intreccio fantapolitico, sono infatti tutta opera di Polanski. Da una parte, l'incredibile sceneggiatura, adattata dal regista insieme a Robert Harris a partire da un romanzo di quest'ultimo, non solo per la struttura perfetta, di soffocante e geniale inevitabilità, ma anche per i dialoghi, tra i più acuti e acuminati del suo cinema recente - uno script che trapassa con un uso beffardo e cupo della sagacia le convenzioni e l'uso stesso dell'ironia nel noir. Dall'altra parte, la messa in scena, che non si poteva sperare più rigorosa e ammaliante, tra ossessioni hitchcockiane per i feticci, una tensione costruita sui silenzi che arriva dritta da Frantic, e un gusto senza tempo per autentici pezzi di bravura - tra cui un finale che dire magnifico è dire poco.

A completare il quadretto di un film a cui, davvero, non si può dire niente (se non che lo svelamento conclusivo non è dei più imprevedibili: ma ci interessa davvero, a quel punto, soprattutto se è raccontato in questo modo magistrale? E forse uno spazio più ampio dato all'omicidio) c'è il cast, con un Ewan McGregor particolarmente in forma in testa a tutti. Ma il meglio lo danno i due personaggi femminili: una bionda e una mora, come da tradizione noir: Kim Cattrall e Olivia Williams. Questa, a quasi 42 anni, si conferma come una delle attrici dell'anno, di sicuro uno dei volti più talentuosi del cinema britannico.

Ho deciso di continuare la mia battaglia contro i titoli tradotti in italiano – quelli più stupidi – semplicemente ignorandoli. Quindi per me L'uomo nell'Ombra rimane The Ghost Writer sia nel titolo del post sia nel testo della recensione. D'altronde si tratta di un'espressione nota e utilizzata anche in Italia che poteva tranquillamente rimanere tale,

Cinque anni dopo Oliver Twist (non memorabile)  il grande Roman Polanski, torna a casa. Ovvero al thriller, genere che lui più di ogni altro, escluso l'inimitabile Hitchcock, eterna pietra di paragone per ogni cineasta che negli ultimi cinquant'anni abbia voluto confrontarsi con questo tipo di film, ha saputo portare a vette di impareggiabile grandezza.
Stavolta si tratta di un thriller politico, un intrigo che vede al centro il libro di memorie di Adam Lang (Pierce Brosnan), ex primo ministro inglese accusato di servilismo nei confronti degli Usa e soprattutto di crimini contro l'umanità, la cui stesura viene affidata a un esperto ghost writer (Ewan McGregor). Lo scrittore, pur nel suo disinteresse per la politica, non ci mette molto a capire che, tra le pagine dell'autobiografia, si nascondono segreti di rilevanza internazionale.
Un film solido, coerente, elegante nel suo classicismo, un'opera magari non geniale ma assolutamente riuscita in cui, nonostante i numerosi ed espliciti riferimenti all'attualità politica (è evidente che dietro il bel faccione di Brosnan si nasconde nient'altro che Tony Blair), si ritrovano tantissimi temi cari al regista franco-polacco: un libro come motore della vicenda (La nona porta), l'identificazione del protagonista con il suo defunto predecessore (L'inquilino del terzo piano), il binomio casa-prigione (Rosemary's baby), la presenza di luoghi isolati dal mondo per via dell'acqua e della natura selvaggia (Cul-de-sac), un finale tragico e inatteso (Chinatown).

La scelta di assoldare quasi esclusivamente interpreti britannici (c'è anche il sempre grande Tom Wilkinson) la dice lunga sulla volontà del regista di dare alla sua opera, nonostante l'ambientazione americana, un tocco inconfondibilmente europeo: a differenza dei thriller hollywoodiani qui tutto è giocato sulla sottrazione (nelle musiche, nella scelta di non insistere sulle, peraltro pochissime, scene di violenza, nella recitazione stessa) e sulla decostruzione della suspense (tempi lunghi, ritmo rallentato, appena una scena di inseguimento, peraltro volutamente poco spettacolare).

Un film da vedere.
Don't you see what's happened while your gaze was elsewhere? Someone's stolen the lightning.

Azrael

Quando è stato fatto? quanto dura?
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Fedele all'Ordine di Saint Dumas e al Pipistrello
Combatteremo le idee con idee migliori

Det. Bullock

Bel film solo che il megacomplottone mi è parso un po' forzato.
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Il mio canale Youtube.

Murnau

Avrei sforbiciato un po' il primo tempo, 15-20 minuti li avrei tagliati, ma per il resto mi è piaciuto molto, soprattutto il finale.
Vendo vari Alan Moore, Grant Morrison, Frank Miller




Tu non sai che cosa voglia dire sentirli tutti addosso, gli anni, e non capirli più.
                                                                                                                                   La notte, 1961

Non c'è storia più grande della nostra, quella mia e tua. Quella dell'Uomo e della Donna.
                                                                                                                                    Il cielo sopra Berlino, 1987

Fabraxas Choule

Don't you see what's happened while your gaze was elsewhere? Someone's stolen the lightning.