SECRET WARRIORS 5

Gen 18, 2012

Testi: Jonathan Hickman

Disegni: Alessandro Vitti, David Marquez

Edizione originale: Secret Warriors #23-28

Edizione italiana: Marvel Mix #98 – Secret Warriors 5: Ingranaggi dentro altri ingranaggi; 17×26, B., 144 pp., col., 6.00 euro, Marvel Italia

“E’ STATO COME DARE LA CACCIA AI RUMORI DELLE OMBRE…”

Ultimo volume per i Secret Warriors di Nick Fury, con sei storie che fra flashback, dialoghi e (alla fine!) spiegazioni mostrano il dietro le quinte di quanto abbiamo letto negli ultimi anni su quella che si è rivelata una delle migliori serie Marvel figlie del Dark Reign.

“Ingranaggi dentro altri ingranaggi” appunto perché Jonathan Hickman, come un prestigiatore redento, decide di mostrarci il trucco dietro la magia, o meglio ci fa capire che durante tutta la sua run non ha fatto altro che metterci di fronte, apparentemente alla rinfusa, ad una moltitudine di ingranaggi di un orologio e finalmente ci fa vedere come vanno ad assemblarsi: l’orologio è infine ricomposto e funziona a meraviglia, tic toc, gli ingranaggi si incastrano con precisione matematica e finalmente anche noi riusciamo a sentire la musica, quella stessa musica (“Oh, Nicholas! Balliamo insieme da anni e per la prima volta stai sentendo la musica!”) alla quale faceva riferimento il Barone Wolfang Von Strucker, uno dei villains chiave della serie in rispetto alla decennale tradizione della storia editoriale di Nick Fury, nel primo volume della serie (Marvel Mix 81 – Secret Warriors 1: Dark Reign), riferendosi alla più famosa superspia Marvel quando scopre che Hydra era infiltrata nello S.H.I.E.L.D. fin dall’inizio.

È una melodia complessa che Hickman decide, in un piacevole atto di autoreferenzialità, di collegare tematicamente all’altra sua serie, quello SHIELD che ha mostrato anch’esso il dietro le quinte dell’universo Marvel, ed inizia a suonare i primi accordi negli anni 60 con il famigerato evento Zodiaco e l’altrettanto misteriosa località di Pieta, che si rivelerà poi essere la cittadella sotterranea della Congrega dello Scudo. Hickman aveva accennato tale legame addirittura nel già citato primo volume per bocca di Kraken, co-leader dell’Hydra con le parole “Noi siamo la Spada. Loro sono lo Scudo. È così da secoli…e sarà così fino alla fine. ” ma stavolta è lo stesso Leonardo da Vinci/Ariete , personaggio chiave appunto di SHILED, che si fa fautore di un gioco che potrebbe cambiare le sorti del mondo, radunando un manipolo di individui (la Grande Ruota Celeste della quale iniziamo a sentir parlare da MarvelMiniSerie 106-la Lista 4 (di 4): Vendicatori e Secret Warriors, tassello fondamentale della vicenda che andrebbe letto a cavallo degli ultimi due episodi di Marvel Mix 85 – Secret Warriors 2: Dio della Paura, Dio della Guerra) per una cerca permetterà ai partecipanti l’inizio della loro scalata al potere e getterà le basi per la creazioni delle più importanti organizzazioni segrete Marve:il ben noto S.H.I.E.L.D., la Mano in oriente, l’Hydra neonazista e la russa Leviathan, creazione originale dello scrittore. Senza dimenticare quel Cornelius Van Lunt/Toro che sarà il fondatore di quello Zodiaco che tanti grattacapi dette, assieme a Jake Fury/Scorpio, agli Avengers e a Fury in vecchie storie dei Vendicatori. Tutto parte da quì (fra le altre cose abbiamo anche la verità definitiva su come Fury ha perso l’occhio malato) e si trascina in una guerra silenziosa fatta di inganni e doppi, tripli giochi per più di 50 anni.

DOMANDE, DOMANDE…E QUALCHE RISPOSTA. FORSE.

Chi è dentro e chi è fuori? Ed esiste un fuori in questo gioco di spionaggio e complotti? Sembra di no, come dice John Garret (personaggio creato da Frank Miller nella famosa mini Elektra:Assassin) ad un Sebastian Druid apparentemente estromesso dalla squadra due volumi fa (Marvel Mix 90 – Secret Warriors 3: Svegliate la Bestia), solo per superare i suoi limiti, fisici (obesità) e mentali (insicurezza), e giocare una partita ancora più segreta di quanto facciano i suoi ex compagni di squadra, in un primo episodio di soli flashback.

Chi sono i buoni ed i cattivi? Ci sono veramente degli assoluti morali in questa storia? Leonardo pare essere chiaro su questo rispondendo all’obiezione di Timhoty “Dum Dum” Dugan riguardo il considerare al pari americani, nazisti e comunisti, rispondendo con un cinico “Non mi interessa. Non si tratta di ciò in cui ognuno di voi crede…o di quel che rappresenta. È una questione di opportunità. Io avrò quel che voglio…e voi avrete il mondo” , o ancor prima “”Tutti voi rappresentate vari governi, fazioni o società segrete che matematicamente hanno le maggior possibilità di dominare il mondo. Questo a me non interessa perché ho visto nazioni sorgere e cadere e di certo succederà ancora…” .

 

Da notare però il suo schierarsi in favore di Fury, visto lo sguardo ammiccante che rivolge al guercio quando questi mente riguardo alla cerca affidatagli. Ma ancora una volta è una mera questione di interesse pratico, e non morale. Leonardo il manipolatore, che scatena i due scorpioni, Hydra e Leviathan sul mondo, sicuro che sarà Fury, per sua ammissione a ripulire tutto il macello. E tutto ciò contribuirà a plasmare la società secondo certe linee ben precise, come sembra lo scopo ultimo dello SHILED leonardiano.
Chi manovra chi? Struker lo scoprirà nel peggiore dei modi (“Mio Dio…ho lavorato per te fin dall’inizio”) quando da direttore di orchestra capirà di essere stato un semplice strumento suonato dal vero maestro che ha agitato la sua bacchetta con una mano e distraendo tutti con l’altra, come un provetto mago.Quali sono, se ci sono, le regole del “gioco”? Nessuna. Amore, amicizia…i sentimenti in genere sono solo orpelli, tutt’ al più armi da usare in questa segreta partita a scacchi mondiale attraverso i decenni. Esempio lampante ne è Fury che tuttavia riuscirà a maturare una comprensione del tutto a fine del volume, come diremo più avanti. Nick Fury, naturalmente.

“COSA HO FATTO? HO VINTO.”

Fury, l’unico che si assume il fardello di fare quello che va fatto (per stessa ammissione del comitato ONU che implicitamente lascia a lui il compito di pelare la classica patata bollente), senza pensare alle perdite che dovrà subire, non ultima quella del figlio Mikel e di tutta la sua squadra grigia, come vediamo nel secondo episodio del volume, tutto dedicato alla suddetta squadra, nascita, ascesa e caduta. Fury che ferisce le persone solo perché si trovino al posto giusto al momento giusto (Sebastian Druid) e poi usarle per mettere i nemici contro altri nemici (di nuovo Sebastian con l’omicidio di Magadan, co-leader di Leviathan, per aizzare i russi contro Hydra). Fury che fa la parte di quello che è stato gabbato solo per portare allo scoperto tutto lo sporco e poterlo ripulire in un solo colpo di granata, intesa sia come ramazza che come la ben meno prosaica bomba a mano. Tutto pur di vincere, come afferma perentoriamente alla Contessa Valentina Allegra de Fontaine, rimarcando quel concetto di “gioco” più volte espresso.

Una spy story di gran livello che non perde un colpo, nemmeno con questo volume che potrebbe risultare pesante dato il gran numero di spiegazioni. Il sense of drama invece resta ad alti livelli, grazie alla caratterizzazione dei personaggi, Fury e Struker su tutti, oltre che alla caratura delle rivelazioni, soprattutto quella relativa all’identità di Kraken.

“WHO IS KRAKEN?” QUARANTA (!!) ANNI DOPO “WHO IS SCORPIO?”

Personaggio ambiguo, Kraken, che fin dal primo volume alterna un estremo senso di lealtà all’Hydra ad un comportamento così autoritario tanto da, complici alcuni labili indizi appositamente piazzati da Hickman, destare sospetti sulle sue vere motivazioni. Wake the beast, il terzo volume, poi sottolinea ancora di più l’inghippo, quando veniamo a sapere che sotto la maschera di Kraken non c’è chi dovrebbe esserci. I dubbi iniziano a serpeggiare, fra i papabili addirittura potevamo inserire lo stesso Fury stesso o un suo LMD (Life Model Decoy, tecnologia S.H.I.E.L.D. che poi scopriremo retaggio dell’vento Zodiaco). D’altra parte questo saga tanto echeggiava della conclamata epopea spionistica di Steranko che già un nome avrebbe dovuto iniziare a farsi strada fra le varie ipotesi:

Skorpio/Jake Fury. E così è, ed Hickman ci dà l’imbeccata finale mostrandoci proprio Jake Fury sedere al tavolo della Grande Ruota Celeste, così che lo smascheramento finale, shockante per Struker, è più un proforma che altro per noi lettori. Morte e resurrezione di Skorpio poi sono uno dei cliché più classici, eppure stavolta sembra che il “deus ex machina” del caso venga giocato nella maniera giusta.

“PERCHE’ TUTTO RESTI COM’E’, TUTTO DEVE CAMBIARE”

D’altra parte Hickman è uno furbo. Molto furbo. La trama che aveva orchestrato poteva trasformarsi da quel perfetto orologio del quale ho parlato prima in una pericolosa bomba ad orologeria, visto l’impatto che poteva avere sul Marvel Universe: è il rischio che si corre quando si lavora, come Hickman, pesantemente di retcon e la vicenda si svolge su una scala globale, sia geograficamente che temporalmente. “Gattopardescamente” invece lo scrittore fa sì che “tutto cambi perché tutto resti com’è”: Strucker è fuori dai giochi, stavolta sembrerebbe per sempre sebbene l’inganno, il clone o lmd che volete sia sempre dietro l’angolo, ma l’Hydra, sotto la guida di Gorgon (ottimo recupero e miglioramento del personaggio “spaccone” creato da Mark Millar nel suo ciclo Wolverine:Nemico delo stato) e Viper (o meglio Madam Hydra, recente incarnazione con la quale Hickman strizza l’occhio ed omaggia l’epopea di Terra X di Krueger/Ross/Leon, come per altro aveva già fatto con il riferimento ai Celestiali sempre su SHILED) sopravvive; Leviathan, creazione originale dello scrittore è spazzata via velocemente così come era apparsa, con unico sopravvissuto un Orion/Victor Uvarov che come dice Fury “é solo un altro criminale con superpoteri in un mondo di eroi con superpoteri. E ciò lo rende il problema di qualcun altro”.

Cosa resta allora?

Tanto.

“MAI SCONFITTI. MAI DIMENTICATI”

Un Fury a grandissimi livelli, per cominciare. Un uomo, che come dice Dum Dum alla fine, inizia a comprendere la differenza fra la sua missione e la sua vita (tant’è che nel finale sembra organizzare la fuga della traditrice triplogiochista Contessa Valentina Allegra de Fontaine), un uomo che non cerca scusanti e non addossa la colpa delle perdite di guerra (fra i quali anche il giovane Phobos, figlio del defunto Ares, ed il “guerriero segreto” J.T., colpevole redento, ma punito con la morte da Fury, di aver tradito il gruppo. Entrambi i personaggi sono spirati nell’arc narrativo “Notte” , presente nel quarto volume Marvel Mix 93 – Secret Warriors 4: L’ultima missione degli Howling Commandos) ai suoi nemici ma decide di portarle come fardello sicuro che non lo tormenteranno nei sogni perché “dormirò solo quando sarò morto”.

Ma alla fine quale era il vero scopo di Fury? spazzare via l’Hydra? Non c’è riuscito completamente. Eliminare dalla scacchiera Leviathan, un pezzo che di per sè era già dormiente? No. Fury ha usato i suoi nemici per cambiare il mondo, portando le nazioni unite a decidere per la formazione di un’unità mondiale che tanto odora di S.H.I.E.L.D. dei vecchi tempi ma adatta ai tempi odierni. E naturalmente con a capo un uomo di Fury, quel Senatore Ralston che dal già citato quarto volume (storia veramente epica e toccante con protagonisti gli Howling Commandos: – Mai sconfitti mai dimenticati!,come recita lo stemma degli HCPMC: nunquam obliti numquam victi – nonché ben scritta col suo dipanarsi su tre livelli temporali) si capiva essere invischiato in qualcosa di grosso, ed i nuovi guerrieri segreti di Daisy “Quake” Johnson, “un nuovo capo come quello vecchio”, che annovera fra le sue file anche un uomo come lo stesso Leonardo da Vinci.

PER CONCLUDERE

Secret Warriors è stata una grandissima serie, gratificata inizialmente dagli stupendi disegni di Stefano Caselli, poi sostituito da un Alessandro Vitti (coadiuvato per un numero da David Marquez) migliorato numero dopo numero, che come diceva il curatore editoriale Cristiano Grassi ci ha preso tutti per i fondelli facendoci credere di narrare le storie di un team di giovani metaumani, creazione di Brian Michael Bendis su Mighty Avengers (in iIalia su Iron Man e I Potenti Vendicatori 12 e 17), quando in realtà era una spy story vecchio stampo, sebbene molto complessa, che può ben fregiarsi di stare al pari del suo “genitore putativo”, ovvero quel Nick Fury di Jim Steranko del quale in tanti chiediamo da anni la ristampa (e sembra, ma il condizionale è d’obbligo, che la Panini abbia finalmente deciso di accontentarci!). Una serie che ha trovato degna conclusione in questo quinto tpb che chiude il cerchio ma lascia in eredità, a quegli scrittori che sapranno coglierle, tante idee ed un cast di personaggi molto interessanti.