Testi: Zeb Wells.
Illustrazioni: Kaare Andrews.
Edizione USA: Spider-Man/Doctor Octopus: Year One – TP.
Edizione ITA: Uomo Ragno/Dottor Octopus: Anno Uno (Collezione 100% Marvel).

LA TELA E IL TENTACOLO
Si parla spesso di origini e d’origine stessa ci si compiace: essa, intesa come principio, rappresenta la vera partenza di un punto in uno spazio definibile.
Se nei fumetti la parola “origine”, o “principio”, sottolinea l’inizio di una cosa, sempre data o non, in un attimo ben preciso della (di una) storia.
Nella letteratura del super-eroe, l’origine è sempre e comunque pensata come narrazione di come è arrivato a possedere date capacità o, ad esempio, la sua “venuta” nella società che ha giurato di proteggere e difendere a costo della propria esistenza.
Le origini o la origine di Spider-Man (l’Uomo Ragno) sono note a tutti: morso da un ragno radioattivo, lo studente Peter Parker sviluppa capacità fisiche proporzionali a quelle di un aracnoide gigante; forza, resistenza e agilità, unite ad un senso di ragno, donano al ragazzo quel potenziale enorme che, avvalorato al suo intelletto, lo rendono uno degli eroi più famosi e sorprendenti di tutta la narrativa del superomismo, pardon, supereroismo.
Di Peter, ecco, sappiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno; le sue avventure fanno sognare da anni milioni di appassionati in tutto il mondo, e le medesime ispirano film di successo e serie a cartoni.
Di Spider-Man sappiamo tutto.
E di Octopus?

OCTAVIUS
La storia che viene narrata è quella che tutti noi non conosciamo e in essa vi sono tre trame che si avvicendano sino al finale:

•   L’infanzia di Octavius
•   Le origini del Dottor Octopus.
•   Il primo scontro con Spider-Man (con uno sguardo anche da ottiche differenti).

Se nella prima parte, in un susseguirsi di immagini e col crescendo che ne consegue, gli autori ci regalano le origini nella genesi (infanzia e “poteri”, appunto); ma è solo quando si arriva allo scontro, che l’effettività dell’opera diventa completa.
Octavius ci mostra una infanzia in cui tentava di compiacere i genitori, il padre in primis, portando  i risultati scolastici migliori e tentando un approccio al contesto in cui si trovava a vivere (l’autore con intelligenza non sfocia in una patetica denuncia del sociale, bensì sceglie di mostrare – anche se per l’ennesima volta – il disagio di molte famiglie).
La crescita ti Octavius è segnata da ciò che si trova a contrastare qualunque “secchione” in un ambito scolastico: i bulli, gli scherzi e il poco rispetto della persona.
Ecco la psiche del ragazzo che, seppur non prendendo forma perché già preesistente, inizia a concentrarsi sui progetti e le ricerche che lo renderanno (purtroppo) uno dei criminali più incalliti nel panorama fumettistico di Spidey e di tutto l’universo Marvel.
Ecco anche lo sbocciare di una personalità brillante, ma se nel corpus d’insieme, abilitato a fare da sfondo ad una storia di origini si inserisce anche l’aspetto tipico della leggenda Marvel (e non solo) ecco ancora una volta il terrificante terreno del conflitto: il mostro e il mostro.

ANNO UNO
Lo scrittore Zeb Wells (recentemente) ci ha abituato a storie di una compattezza, e con un crescendo, uniche: la testimonianza della presenza fedele dei personaggi risiede nella sua run di rilancio per i New Mutants di Danielle Moonstar e Sam “Cannonball” Guthrie.
Se il fatto che sia uno degli autori più precisi (delinea i personaggi di cui parla, senza mai prevaricare l’originalità che li distingue da anni e rinnovando solo il contesto, non il mero narrare) e scrupolosi, nel descrivere singole sequenze, stati di animo o battaglie (interiori e non); Wells raccoglie lo spirito primevo del buon dottore e lo trasforma (senza ret-con effettive) nel mostro, nel reietto, in una piovra di dolore.
Ecco il momento in cui compare l’antagonista di un protagonista problematico, sin da principio, sì perché la nascita dello Spider-Man noi la conosciamo, da sempre, ma la causa del giustiziere e del valore ci è poco chiara.
Wells, allora, ci mostra la dura prova di Peter, che tenta di contrastare la follia di Octavius e arginare quel “mostro” chiamato Octopus: è un Parker in preda ai dubbi (la gioventù, l’inesperienza) e all’insicurezza (da grandi poteri derivano grandi responsabilità) ma che non permette mai al suo ego (i poteri son sempre poteri e la mente è anche controllo) di renderlo succube del proprio alter-ego.
Dinanzi alla magia della continuità che si flette a scapito solo di letture buone e piacevoli, la meritevole riuscita della storia si deve anche (e non poco) al sempre ottimo e stupefacente illustratoreKaare Andrews.
Anche lui (sempre recentemente) ci ha mostrato una sorta di potenza inamovibile che può pervadere i personaggi sino a creare una plastica statuarietà, una incredibile e filiforme essenza, degna del miglior illustratore (Astonishing X-Men: Exogenesis).
Chi conosce Andrews sa che egli è capace di creare dei veri e propri “vertigo” immaginifici e ricchi di atmosfere oscure (vedasi le cover per la saga Messiah War) o plateali scenari dai colori sgargianti e quasi cangianti (le cover per il suo Spider-Man sono tra le più belle mai viste).
I due protagonisti della storia (Octavius e Peter) si fondono in un’unica tavola e, cromaticamente parlando, i colori regalano una visibilità innaturale e delle visioni di lunghezza, tipiche della dinamicità del disegnatore.
Stupenda la tavola in cui, dopo l’incidente in laboratorio, Octopus infrange la sua prigione di vetro e sfugge alla sorveglianza, dimostrando al mondo la malvagità di una idea e alla scienza un traguardo inarrivabile: la bellissima metafora del vecchio che cede il passo al nuovo.