TERRA X

Apr 12, 2012

Testi: Alex Ross, Jim Krueger

Disegni: John Paul Leon

Edizione originale: Earth X #0-12, X, Earth X ½, Earth X sketchbook

Edizione italiana: Marvel Omnibus ; 18×28, C., 584 pp., col., con sovraccoperta, 38.00 euro, Marvel Italia

LA GENESI DELLA STORIA E GLI AUTORI

La genesi di Terra X trae origine da un’alchimia di circostanze apparentemente casuali e slegate che vedono come fattore catalizzante Alex Ross, autore reduce da due opere chiave per la Marvel e la DC, rispettivamente il nostalgico e celebrativo “Marvels” in coppia con Kurt Busiek, ed il cinico e distopico approccio futurista di  “Kingdom Come” su testi di Mark Waid. Quando la rivista Wizard Magazine chiese a Ross di realizzare un set di illustrazioni dei personaggi Mavel sulla falsariga di Kingdome Come, l’autore colse la palla al balzo capendo che quel lavoro poteva consistere in molto di più che una semplice riproposizione di qualcosa di già visto, ma offriva l’occasione per fondere i due approcci delle due opere sopracitate in un progettonuovo e di portata più ampia.

Un progetto certamente ambizioso, forse al di là delle possibilità dello stesso Ross come scrittore, senza l’aiuto di una penna esperta come quella dei suoi recenti ex collaboratori, due professionisti tecnicamente capaci ed esperti di continuità come Busiek e Waid. Caso volle però che l’amico Jim Krueger stesse lavorando per la rivista Vision su un progetto per certi versi simile, Timeslip, che consisteva nel reimmaginare in chiave moderna dei classici di Stan Lee e Jack Kirby. Per Ross fu scontato e per certi versi obbligatorio chiedergli assistenza. Inizialmente l’apporto di Krueger consistette nel realizzare breve ma incisive descrizioni dei personaggi da accompagnare agli sketch, incesellando il tutto in uno scorcio di un affresco narrativo più grande, quello di un mondo dove l’intera umanità era evoluta al rango di superesseri a causa di una misteriosa Peste X. E se il normale era diventato super allora il fantastico aveva compiuto un ulteriore balzo in avanti, così come le dinamiche fra queste due categorie e la definizione stessa di concetti come superumano ed eroismo.

Un qualcosa però di troppo complesso per essere esplorato, nella misura che avrebbe meritato, nelle anguste restrizioni di una manciata di sketch, ed in fin dei conti un’occasione troppo ghiotta per entrambi per lasciare il segno nel mondo del fumetto con un qualcosa di ben più grande. Entrambi gli autori fiutarono la grande possibilità che si prospettava loro ed il divertissement si trasformò ben presto in un progetto per una miniserie di 14 numeri, Terra X appunto, primo libro della cosiddetta Trilogia X, vero e proprio viaggio nello spazio e nel tempo senza soluzione di continuità attraverso tutto il Marvel Universe, nonché opera capace di porre importanti interrogativi filosofici e morali e aggiungere un tassello a quel processo decostruzionista del supereroe iniziato da Alan Moore a metà degli anni ottanta in lavori come Marvel Man, Swamp Thing, Watchmen e V for Vendetta (queste ultime due, assieme al mai realizzato Twilight of Superheroes dello stesso autore, costituiscono i precedenti al quale più si rifà Terra X, sia per la struttura narrativa che per le tematiche affrontate)

Ross fu altrettanto umile nel riconoscere che il suo stile pittorico così fotografico e particolareggiato avrebbe potuto costituire un pericolo per la buona riuscita della serie, soprattutto per i tempi tecnici di realizzazione delle tavole che si sarebbero incredibilmente dilatati, ma anche perché, nuovamente, non voleva ripetersi nel pennellare con i suoi oscuri acquarelli un altro oscuro futuro alla Kingdom Come.  La sfida di passare dalla tela alla macchina da scrivere era ben più emozionante, quindi Ross e Krueger cooptarono per la parte grafica l’artista John Paul Leon, dal quale i due erano rimasti molto colpiti per il lavoro svolto su Challengers of the Unknown per la DC e The Further Adventures of Cyclops and Phoenix per la Marvel. Una scelta che si rivelerà poi azzeccata visto quanto saranno funzionali al mood della storia i disperati disegni di Leon, quasi sempre affogati in un’oscurità di chine che ben riflette il cupo panorama di Terra X.

E così dopo due anni di bozzetti, sketch, pianificazioni ed anteprime il progetto era pronto per venire alla luce e, metaforicamente, con quella luce gettare un’ombra di disperazione sul nuovo scenario narrativo di Terra X.

IL PANORAMA SOCIO-POLITICO DI TERRA X

All’alba del nuovo millennio un evento inizialmente sconosciuto e sul quale verrà fatta luce nel corso della serie, la già citata Peste X, ha provocato uno sconvolgimento evolutivo senza precedenti: l’intera popolazione mondiale è mutata, acquisendo superpoteri alla stregua dei celebrati supereroi o degli odiati e temuti mutanti e questo produce una riscrittura degli equilibri di potere e del ruolo e della concezione di queste due categorie, ormai raggiunte e sorpassate dalla nuova razza umana.

È un equilibrio precario, una società sull’orlo della guerra civile a causa della sua stessa natura: l’essere umano comune non è preparato a gestire un potere ottenuto così dal nulla, e la longevità e resistenza alle malattie che accompagna la mutazione si rivela tutt’altro che un dono quando i suoi effetti esplodono in una crescita demografica incontrollata e una conseguente carenza di risorse alimentare per soddisfare i bisogni di una sovrappopolazione ben più che umana.

L’uomo fa quindi ciò che ha sempre fatto nel corso della storia ed ignorando il suo stato di superuomo si rivolge ancora una volta ai vecchi poteri forti, dimenticando di esserne al pari o forse ben superiore, a sovrani e dittatori affinché siano questi ad assumersi l’onere di risolvere la situazione. Così l’America cade sotto il tallone di Norman Osborn, Goblin, nuovo Presidente USA, che equilibrando la razionalità dell’uomo d’affari con la schizofrenia e la malvagità del supercriminale, perpetua lo stato delle cose giocando su due fronti, creando e risolvendo problemi: alla creazione del finto invasore alieno Hydra, essere collettivo che fagocita l’individualità delle persone nel corpo e nella mente, si contrappone il finanziamento degli Iron Avengers di Tony Stark, vera e propria forza di polizia che pattuglia gli stati Uniti in una duplice missione di protezione e conquista.

LA POLITICA COME NUOVA FORMA DI EROISMO

Lo stesso Tony Stark è ben consapevole di aver stretto un patto col diavolo ma da uomo d’affari quale è sa bene quanto possano valere il compromesso, un’attenta pianificazione e anni di attesa: il fallimento del regime di  Osborn è scontato (lo stesso Norman perderà la vita ucciso da un autoproclamatosi nuovo presidente-dittatore, un nuovo Teschio Rosso che tanta importanza avrà per l’evoluzione del personaggio di Capitan America) e Tony si mette fin dall’inizio  nella posizione per iniziare a dare le giuste pennellate al mondo che verrà ed aiutarlo a sollevarsi dalla crisi. È “un uomo per l’uomo”, disposto a barattare la propria libertà per la quella di tutti, per l’umanità in generale, non ultima la sua, assicuratasi rinchiudendosi nella propria fortezza al riparo dalla Peste X. Un isolamento che potrebbe fargli smarrire il senso della sua missione, distante com’è dai suoi ormai ex-simili, ma destinato a concludersi con un l’atto di eroismo supremo, affrontato con il carisma e la sfrontatezza del playboy-superereo dei tempi migliori: “Lascia che il miliardario di tcompri un po’ di tempo” è la sua risposta ad un gruppo di eroi scoraggiati di fronte alla titanica impresa che gli si para davanti.

Europa, Russia e Gran Bretagna invece riscoprono la loro natura imperialistica, radunandosi attorno alle figure regali del vecchio x men russo e nuovo Zar Piotr “Peter” Nikolaievitch Rasputin/Colosso e al Re Brian Braddock/Capitan Bretagna, sovrani assennati e rispettosi del potere conferitogli dalla propria gente, la cui sopravvivenza è l’unica preoccupazione e ben poco importa dell’ancor più tragica situazione delle Americhe.

Stessa cosa per il Giappone sotto la guida di Shiro Yoshida/Sole Ardente, mentre l’Africa, il continente misterioso per antonomasia, affonda ancora di più nel mistero e nella tradizione tribale raggruppandosi sotto la guida di Re T’Challa/Pantera Nera, più felino che mai, e della sua consorte Ororo Munroe/Tempesta, anche loro sovrani che si considerano servi dei propri stessi sudditi nonché di un panteon di spiriti guida incarnati in animali mutati anch’essi apparentemente dalla Peste X.

Il monarca per eccellenza però è Black Bolt, sovrano di quegli Inumani che hanno abbandonato la Terra prima dello scoppio della Peste X. Il ruolo di Freccia Nera e dei suoi sudditi nell’economia della maxiserie è di fondamentale importanza se si pensa che non solo il loro ritorno darà luogo ad una reazione a catena che inizierà prima con risvegliarsi degli eroi dal loro torpore sociale per poi prendere parte al conflitto finale per la salvezza della Terra contro forze terrene come il Teschio Rosso o i divini Galactus e Celestiali, ma soprattutto per il suo rivelarsi come principale artefice, al di là delle macchinazioni delle Divinità Cosmiche, della mutazione denominata peste X, conseguenza della liberazione nell’atmosfera terrestre delle nebbie terrigene in un tentativo di proteggere la popolazione inumana dall’inquinamento e dal razzismo che ammorbano la Terra. Freccia Nera diventa dunque il sovrano di un intero mondo, un’eminenza amorevele e silente che arriverà a sacrificare tutto se stesso per la salvezza della propria gente, con un ultimo lancinante urlo nel silenzio dello spazio  come una disperata richiesta di aiuto (rivolta a Galactus) ma soprattutto una potente affermazione di libertà ed indipendenza contro forze ultraterrene (i Celestiali) che vorrebbero annichilire il concetto di libero arbitrio

Va sottolineato come questa situazione geopolitica richiami molto da vicino le Kingdome Come ma se ancora si vuole andare più a fondo bisognerebbe tornare alle “casate dei supereroi” all’abortito progetto post Watchmen di Alan Moore “Twilight of superheroes”, vera e propria fonte d’ispirazione per l’opera di Waid e Ross.

Se gli eroi precedentemente citati hanno reinterpretato il ruolo in una chiave consona ai mutamenti dell’era nella quale vivono, commettendo però il peccato veniale di concentrarsi esclusivamente sui propri confini locali anziché su scala globale, altri non sono riusciti a distaccarsi dalla vecchia concezione di superumano,  e per questo hanno abbandonato completamente la maschera sentendosi fuori posto oppure perpetuando un ruolo ormai anacronistico

VECCHI EROI FUORI DAL TEMPO

“Odiati e temuti da un mondo che hanno giurato di proteggere…” era il classico slogan di apertura della serie Uncanny X-Men, una dichiarazione d’intenti che nell’universo di Terra X viene completamente privata di significato: gli uomini x, per come li abbiamo sempre intesi, non hanno più ragione di esistere, ed infatti con un team ormai disciolto i mutanti prendono strade differenti e, in alcuni casi, avulse dal loro standard.

Il caso più emblematico è quello del Dr. Hank McCoy/Bestia, di stanza in Africa come consulente scientifico di Re T/Challa: uomo di scienza, eppure quando questa si dimostra limitante nell’offrire risposte alle problematiche in atto, non può che rassegnarsi ad ubbidire ad un sovrano la cui guida affonda nel misticismo più estremo. Wolverine si è ritirato in una squallida vita casalinga assieme a Jean Grey/Madelyne Pryor, entrambe versione bolse ed abbruttite di quei personaggi così sexy e trascinanti che da sempre hanno tenuto banco sugli albi X. D’altra parte Scott Summers/Ciclope  è l’unico che tiene fede al proprio personaggio poiché raccoglie, come sempre ha mostrato che avrebbe fatto, l’eredità del defunto Professor Xavier fungendo da istruttore per una nuova generazione di mutanti ottenendo un duplice risultato: insegnare ai giovani mutanti la “vecchia lezione” degli x-men, ma soprattutto salvandoli da un destino quali fenomeni da baraccone nel circo del nuovo Devil (altro personaggio estremamente interessante ma destinato a restare avvolto nel mistero), un contrappasso che richiama lo spirito weird dei primi mutanti malvagi di Lee e Kirby.

Capitan America è ormai lo spirito ferito di una nazione che non c’è più. Steve Rogers questo lo capisce ma inconsciamente non può fare a meno di continuare la missione che ha portato avanti per tutta la vita. Emblematico è il fatto che sostituito l’ormai anacronistico costume Steve, la cui fronte è sfregiata da una cicatrice che sublima la grande A della vecchia maschera, si avvolga in una consunta bandiera a stelle e strisce, un cambio di costume che non riflette il mutamento di prospettiva dell’uomo, ma è puramente estetico, forse quasi di denuncia. “L’abito non fa il monaco” e Steve perpetra la sua personale crociata di libertà attraverso l’America, affiancato da un Wyatt Wingfoot mutato dalla peste X in un nuovo Falcon di nome e di fatto, contro le orde dell’Hydra, i tumulti civili e una nuova versione del Teschio Rosso, un adolescente dai poteri di controllo mentale tanto sviluppati quanto distorta ed infantile è la sua concezione del bene e del male. Sarà proprio a causa sua, in un confronto molto toccante, che Steve Rogers verrà a patti con i cambiamenti in atto, infrangendo quel limite morale che si era imposto di non superare mai, e riconoscendo che l’età degli eroi com’egli l’aveva sempre intesa è ormai finita.

C’è davvero, infatti, bisogno di supereroi in un mondo nel quale tutti sono dotati di abilità superumane? Questo si chiede un Peter Parker sovrappeso, dopo aver messo a riposo l’identità dell’Uomo Ragno, ritenendo la sua funzione ormai obsoleta ed esaurita. “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità” era il suo motto. Logica vorrebbe che se tutti hanno grandi poteri, tutti abbiano di conseguenza anche grandi responsabilità, e ciò farebbe di ogni essere umano il guardiano del proprio mondo, eppure va considerato quanto l’inflazione di grande potere che caratterizza la Terra X ne porti ad una svalutazione e privazione di significato, così come accade per il denaro. È in sintesi il fallimento dell’ideale anarchico più puro, quello sul quale ci ha fatto riflettere Moore in V for Vendetta, Sarà solo dopo un lungo travaglio di spettatore passivo (dovuto in parte al contrasto morale con  sua figlia May Parker, viva e vegeta nella realtà alternativa di Terra X e nuovo ospite per il simbionte Venom!) che Peter riuscirà infine a capire, in un intelligente ribaltamento del suo mantra, che ”da grandi responsabilità derivano grandi poteri”, affermazione che getta tutta un’altra luce sul ruolo di eroismo e rende dignità all’individualità e al libero arbitrio, fondamentali caratteristiche umane che nel corso della storia vengono svilite, per certi versi demolite, dalle inquietanti rivelazioni sulla natura e sul senso della razza umana in relazione allo scenario cosmico dell’Universo Marvel.

Perché nonostante l’assetto politico e sociale della Terra X sia altamente instabile, una vera e propria polveriera sul punto di esplodere, e ideali come individualità ed eroismo abbiano completamente mutato di significato, una minaccia ben più grave ed aliena incombe sul pianeta, una spada di Damocle di dimesione bibliche rappresentata dal ritorno delle Divinità Cosmiche conosciute come Celestiali.

I CELSTIALI E IL  “GRANDE DISEGNO COSMICO”

Sono infatti questi enormi giganti vagabondi dello spazio, e le loro macchinazioni riguardo la razza umana, il motore primo della storia, una storia dal sapore epico di stampo tipicamente kirbiano che gli autori hanno saputo perfettamente ricreare. Ed a ragione. Se vogliamo celebrare il Marvel Universe è a Jack Kirby che dobbiamo tornare, la vera divinità cosmica al di là della tavola disegnata.

Mai come in Earth X possiamo ritrovare l’imponenza e l’insondabilità dei Celestiali con le quali li aveva dipinti Kirby nell’ormai storica serie “The Eternals” (consiglio a chiunque voglia imbarcarsi nella lettura, o rilettura, di Terra X, di fare un ulteriore sforzo e rileggersi anche quest’opera di Kirby, raccolta qualche anno fa dalla Marvel Italia nel loro primo Marvel Omnibus – Gli Eterni:  non solo è propedeutica a livello di conoscenze, ma mette nel mood giusto e, cosa ben più importante, resta ad ormai quarant’anni di tempo, un’ottima lettura.): John paul Leon, sulla cui arte non voglio spendere troppe parole nonostante l’abbia trovata veramente d’impatto e funzionale alla trama, ce li rivela lentamente nel corso della narrazione, passando dalle oscure figure delle quali percepiamo una minima parte, se non solo l’immensa ombra che proiettano sul creato nei primi episodi, fino al loro sbarco sulla Terra nei capitoli finali, passando per il centro dell’opera dove emergono dal buio del cosmo solo grazie ai loro ghirigogoli ornamentali di stampo kirbiano crepitanti di energia cosmica

E’ una lenta e ponderata rivelazione grafica che va di pari passo con quella narrativa operata da Ross e Krueger: più apprendiamo, per voce di Uatu l’Osservatore ed X-51/Machine Man (altre creazioni, strano a dirsi, di Kirby), sulla vera natura, sugli scopi e sulle relazioni che legano l’umanità alle “divinità cosmiche”, più esse si fanno manifeste, ma sempre al di sopra di tutto, sia a livello grafico che concettuale. Una fusione ottima quella fra testo e grafica, segno del gran feeling fra gli autori dettato forse proprio dalla grandezza stessa della storia, che si vuole ergere al ruolo di mito.

Veniamo infatti a conoscenza dei veri motivi dietro l’ascesa della razza umana prima e superumana poi, un meticoloso e millenario piano di alterazioni genetiche atto a creare una sorta di “anticorpi (super)umani” il cui unico fine è proteggere l’embrione celestiale in gestazione al centro del pianeta. Gran parte dell’immaginario Marvel diventa un tassello che trova il giusto posto nell’economia della storia: Eterni e Devianti come esperimenti celestiali falliti di creare i propri guardiani; il vibranio come materiale nutritivo e placenta per il sostentamento della nascitura entità cosmica, tenuta sotto controllo da Uatu; Asgardiani e Olimpici perdono la loro divinità per ridursi ad esuli cosmici di pianeti precedentemente fecondati, senza forma e destinati ad assumere caratteristiche fisiche e mentali in risposta a desideri e credenze. E’ quest’ultimo un aspetto mostruoso, che va a braccetto con lo svuotamento di significato che le macchinazioni dei celestiali dovrebbero arrecare al concetto di umanità: è la perdita totale di libero arbitrio, prima riducendo l’uomo ad un mero meccanismo di difesa e le sue potenzialità, aspirazioni, successi e fallimenti a meri incidenti di percorso, irrilevanti rispetto ad un fine al di là della lor limitatezza, e poi derubandolo anche della propria unicità per ridurlo ad un collettivo informe e condannato a piegarsi passivamente al volere altrui, in un’estremizzazione della minaccia rappresentata dalla nuova Hydra.

L’uomo può accettare la tirannia ed il comando, e a volte come già detto anche di sua volontà, ma non lo svilimento della suo essere più profondo, men che meno il supereroe che, spinto da queste apocalittiche rivelazione, si riscopre ancora una volta difensore dell’umanità, nel senso più esteso del termine e combatte, sacrificandosi come Black Bolt, Iron Man e altri eroi, nella battaglia finale per la propria salvezza come specie e come “esseri”. Ironico che la stoccata finale ai giganti spaziali arrivi da un altro titano del cosmo, quel Galactus, invocato in soccorso dall’ultimo grido di Freccia Nera, che tante volte ha cercato di consumare il nostro pianeta. Galactus è il contraltare dei Celestiali, il meccanismo di sicurezza dell’Universo per controllare le nascite celestiali, la cui sovrapopolazione, ed i conseguenti smodati fabbisogni “alimentari”, potrebbe portare alla fine di tutto il creato. Il divoratore di mondi assume quindi, anche retroattivamente, una connotazione positiva, tanto più che il sotto il suo elmo non si cela Galan (ridotto da Reed Richards in pura energia che, in un roccambolesco viaggio attraverso il tempio e lo spazio e azzardati legami con energie come la Forza Enigma, diventerà il motore primo del capitolo successivo, Universo X) bensì Franklin Richards, unico umano ad aver raggiunto quell’ultimo grado di mutazione che porta alla propria annichilazione. Straziante il confronto di Reed Richards col figlio perduto, con lo scienziato costretto a scegliere fra il riavere la propria prole o perderla per sempre nelle forme di un Galctus unica salvezza per la Terra.

Il resto poi è in mano agli uomini, finalmente liberi dal fardello del fato ed artifici ultimi del proprio destino, una responsabilizzazione del genere umano che lo eleva al rango morale di supereroe, come lasciano intendre le parole finali di Capitan America (echeggianti il monito finale dell’eore anarchico V dell’omonima opera di Moore) all’accensione delle Torce Umane, torri per depurare l’atmosfera dalla Peste X ma ancor più importante simbolo della conquistata indipendenza del genere umano.

NON SOLO UN GRANDE WHAT IF

Per tutto questo Terra X è più di un “What if…?”:  è l’occhio dell’appassionato, del fan, che è rimasto così colpito dal Marvel Universe da non volerne esclusivamente celebrarne il mito, ma anche ripescarne gli aspetti più grandi, i più misteriosi ed affascinati legandoli assieme in qualcosa di inedito. Celestiali, Eterni, Inumani, supereroi, di ogni razza e forma: chi di noi non ha mai pensato che fosse tutto connesso? Che non ci sia un grande disegno del tipo “unite i puntini” delle riviste di enigmistica? Un simile plotmastering è il sogno proibito dello scrittore che alberga in ogni lettore di fumetti ma ci vuol poco però a scrivere robaccia degna della peggior fanfiction, correndo il rischio di ridurre la storia ad un solo complesso, sterile, meccanismo narrativo fine a se stesso.

In questo caso il pericolo è scampato, perchè la storia è più di una grande Trama dove “Tutto è connesso e c’è un’unica risposta a tutto!” . E fortunatamente Terra X abbonda più di domande che di risposte.

Ci sono infatti una quantità pressoché infinita di questioni sul senso di sè, sul concetto di libertà e libero arbitrio, individualità e collettività, scienza e fede, logica ed immaginazione. Ma le risposte? Certo, per esigenze narrative, Ross e Krueger qualcuna devono pur darla, devono prendere posizione su quest’ arcana bilancia, ma si vede quanto poco siano a loro agio nel fare ciò, come se lo ritenessero ingiusto e non di loro competenza.

Il travagliato percorso di crescita intellettuale e morale del nuovo Osservatore X-51 ne è un esempio lampante, così come il tragico destino di affermazione di sé degli Asgardiani o degli Inumani, lo struggente confronto fra Reed Richards e Galactus/Franklin, nonchè la fumosa autocoscienza di quest’ultimo e di X-51, sempre in bilico, una dicotomia che echeggia la tecnologia binaria alla base della sua natura, fra è giusto/sbagliato, vero/falso. Ancora una volta il mito, e le domande fondamentali delle quali da sempre tratta lo stesso, è al di là per poter enunciare verità incontrovertibili.

La parola “mito” mi pare più che adeguata, perché, in fin dei conti, di cosa parla Earth X se non di miti, reali o fumettistici, di come li percepiamo e ci relazioniamo ad essi? Quale è quindi lo stile narrativo più adeguato a rappresentare una così complessa struttura di significato?

LA STRUTTURA NARRATIVA IN RELAZIONE ALLA STORIA

Ogni numero di Earth X può essere suddiviso in quattro momenti: una brevissima apertura sottoforma di dialogo, un proemio storico, una parte centrale di svolgimento ed una appendice testuale, sempre a dialogo, come chiusura

La prima parte assolve il compito di introduzione, ponendo fra le righe i temi e le domande che saranno affrontati nel numero e va a riallacciarsi, mutando da semplice testo a didascalie, all’inizio vero e proprio del numero, una seconda parte che è una retrospettiva dei più grandi momenti della storia Marvel, focalizzandosi su quei personaggi che giocheranno un ruolo chiave nelle ventidue pagine successive. È  una scelta narrativa ben precisa, che dona al racconto quell’atmosferica tipica delle leggende: l’aedo, il bardo, che si siede al centro dell’auditorio ed inizia a raccontarci come tutto è iniziato, la gloria delle origini prima di quella dell’impresa stessa, fulcro della storia.

Ma il mito è di per sé estraneo all’uomo. Lo affascina ma lo disorienta, perché la sua grandezza è troppa per essere compresa a pieno e proprio. Per questo la parte centrale, quella che più assolve allo svolgimento della trama, è connaturata da un approccio stilistico “zapping” che gli scrittori hanno furbescamente usato per guidarci, tramite il continuo dibattito filosofico di sottofondo fra X-51 e Uatu, attraverso gli sconvolgimenti di Terra-X: avanti ed indietro nel tempo e nello spazio,dagli albori dell’uomo fino ad uno scorcio sul suo futuro, Russia, Inghilterra, Wakanda ed America, in una frenetica e dissennata corsa per cogliere il senso di tutto.

Come contraltare all’apertura le appendici testuali vengono usate non solo per chiarire aspetti così complessi che avrebbero appesantito lo storytelling, ma anche per instillare nel lettore quello che potremmo chiamare “effetto Watchmen” : due scopi quindi, uno più squisitamente letterario, ovvero cercare di rendere di render più vera la vicenda (così come Moore riuscì con i falsi romanzi ed interviste a chiusura di ogni capitolo di Watchmen) e aiutare il lettore a districarsi attraverso la mole di informazioni presentate nelle pagine precedenti, un altro più personale che suona come una dichiarazione di intenti, nel convincere il lettore che ciò che sta per leggere vuole autocandidarsi al ruolo di Grande Storia, così come Watchmen lo è stato a posteriori. Forse un peccato veniale, più che una scelta stilistica ben precisa, sebbene funzionale, ma visto il risultato direi che gli autori sono assolti per questo tentativo di emulare un qualcosa che è, rimanendo in tema, ben al di là.

L’EREDITA’ DI TERRA X

In ultimo è giusto ribadire quanto Terra X sia ben più di un What if, non solo perché il distopico futuro quì presentatoci appare più vero, sensato e coinvolgente di tutti gli infiniti domani alternativi del Marvel Universe (Kingdom Come e Watchmen, alte opere magistrali in tal senso, infatti sono DC), ma anche  perche alcune belle intuizioni, o anche i divertissement puri e semplici, degli autori, hanno influenzato più o meno consciamente alcuni fumetti negli ultimi anni: il ciclo di J. M. Straczinskj su Mighty Thor con le divinità asgardiane che devono la loro esistenza al credo degli uomini (sebbene questo concetto fosse già stato esplorato da Neil Gaiman nella celeberrima serie Vertigo Sandman o nel suo romanzo American Gods); Grant Morrison che dopo aver raso al suolo Genosha con 16 milioni morti mutanti nei primi numeri di New X-Men da vita ad un boom demografico di homo superiors senza precedenti, tant’è che sembra che il mondo intero sia mutante; il Tony Stark prigioniero mentale della propria armatura sempre più politico/pragmatico visto da Civil War in poi; Norman Osborn direttore della sicurezza nazionale USA nel Dark Reign; il bell’omaggio di Jonathan Hickman su Secret Warriors con la nuova Madame Hydra e soprattutto il concetto di natalità dei Celestiali ripreso nella mini SHIELD.

Una storia quindi che non si è esaurita in sè, evitando il pericolo del semplice plotmastering e dell’omaggio nerd, ma che ha celebrato un mito nella maniera più onesta possibile, che ha affrontato grandi temi filosofici senza presunzione ma con molto coraggio, nei limiti di un comic book, e gettato i semi di qualcosa di nuovo.

Ed ancora una volta ci ritroviamo a parlare della grandezza del passato, dell’ispirazione e dell’evoluzione che ne consegue, proprio come per la stessa Terra X.

NOTE ALL’EDIZIONE ITALIANA

L’epopea in 12 capitoli più prologo e conclusivo capitolo X è stata presentata inizialmente sulle pagine dell’antologica Wiz della Marvel Italia (#44/46, 48/50, 52/54, 56, 58/61), questa edizione ultralusso, primo tomo dei tre (Terra X, Universo X ed il conclusivo Paradiso X) che costituisco il cosiddetto Cofanetto della Trilogia X, è un volume di pregevolissima fattura arricchito da una mole di materiale extra inedito senza precedenti comprensiva di interviste e considerazioni degli autori, tutto il materiale preparatorio in bianco e nero di Ross con le minuziose descrizione dei protagoinisti che accompagnano i bozzetti estratti dallo sketchbook, un epilogo dipinto da Ross ed il promozionale capitolo 1/2, apparso in originale sulla rivista Wizard. Un volume prezioso che non può mancare nelle libreria di ogni Marvel fan che si rispetti.