superman_shazam_primo_tuonoTesti: Judd Winick
Disegni: Joshua Middleton
Albi originali: Superman/Shazam!: First Thunder #1-4 (2006)
Edizione italiana: brossurato Planeta DeAGostini

Judd Winick è uno scrittore straordinario.
Le sue carte vincenti riconosciute sono da sempre state le storie hard-boiled, socialmente drammatiche e moralmente ambigue, tese a descrivere il lato più oscuro e caotico della vita e della personalità dell’uomo. Ma capita a volte che uno scrittore decida di cimentarsi con qualcosa per cui tutti lo giudicherebbero inadatto, e talvolta ci scappa anche il capolavoro.
Descrivere l’incontro fra Superman e Capitan Marvel, significa descrivere il lato più bello, puro e genuino della vita. Un lato che è dentro di noi, che è noi, solo che a volte non si trova il coraggio o la fede per alimentarlo.
Billy Budson sono io. Siete voi, è qualsiasi bambino, ora cresciuto o meno, che si sia appassionato per le gesta dei suoi supereroi preferiti e che abbia sognato di diventare uno di loro, nelle fresche notti di primavera, immaginando di difendere il mondo dalle forze del male. E’ un personaggio indissolubilmente legato alla magia, come magica è la fantasia e magici sono i sogni.
Clark Kent sono io. Siete voi, il buono e il bello che Superman vede in ognuno di noi. In questi umani così tanto pieni di difetti eppure così appassionati, cordiali, pieni di calore e di amore. Così fedeli, così coraggiosi, così unici. L’alter-ego umano di Kal-El è lo specchio di come egli ci vede: puri, indifesi, timidi o impacciati, ma pieni di dignità e di buoni valori. Filtrata attraverso l’educazione impartita dai Kent, c’è l’immagine dell’intera umanità, colta nel suo lato migliore.
Ecco dunque che Winick riesce a mettere insieme due personaggi che in un certo qual modo sono l’uno l’opposto dell’altro, pur nella loro estrema somiglianza. Billy è un bambino che diviene uomo senza però attraversare tutto quel mare di esperienze che spesso di trasformano, ci plasmano, ci induriscono e, in ultima analisi, ci fanno perdere la nostra purezza e semplicità. Superman è quel superuomo che, pur toccato dall’esperienza, riesce a non perdere se stesso, mantenendo nel proprio animo la purezza di un bambino.
In un certo qual modo, parlando in termini aristotelici, se uno è l’atto, l’altro è la potenza.
Ma, come ci si sarebbe potuti aspettare dalla tensione drammatica di Winick, non tutto in questa fiaba moderna è rosa. Billy è un bambino, e del bambino presenta tutti i vizi e le virtù. Spaccone e vanitoso, quasi fosse un adulto, quando si vanta delle sue performance, ma fragile e inconsolabile quando la durezza della vita lo colpisce con la forza di un macigno.
Billy si rende conto che, a differenza che nelle favole, nella vita si muore. Che le storie non sono sempre a lieto fine, che il nemico non sempre perde.
Ed è proprio qui che trova spazio la rabbia di Superman per l’ingiustizia di fondo commessa dal mago Shazam di sottrarre Billy alla vera favola mai vissuta: una spensierata e felice quotidianità. Lui, Superman, l’ha avuta. E questo non può che portarlo a credere che la stessa infanzia felice dovrebbe essere destinata a tutti i bambini del mondo, orfani, come del resto lo era lui, o no.
Paradossalmente Billy in questo è anche più adulto di Superman, conoscendo perfettamente la differenza fra ciò che dovrebbe essere e ciò che è, fra il giusto e l’impossibile.
Bambino e adulto. Adulto e bambino. Opposti ma uguali, accomunati dal più grande dei valori, il più enorme dei superpoteri. Più della saggezza di Salomone, della forza di Zeus o della velocità di un proiettile: la purezza del cuore umano.

di Marco Cecini