BATMAN: NOEL

Dic 23, 2011

Testi e disegni: Lee Bermejo
Edizione originale: DC Comics, HC oversized (Deluxe Edition), 112p., volume unico, 22,99$. Qui potete acquistarlo on-line. Si tratta di una storia attualmente inedita in Italia, è ipotizzabile un’edizione da parte di RW Lion nel 2012.

 

A CHRISTMAS CAROL: UN RACCONTO POPOLARE

Non sono sicura che nel mondo anglosassone sia possibile rintracciare un testo conosciuto e reinterpretato quanto il Canto di Natale di Charles Dickens, racconto pubblicato per la prima volta nel 1843 e che, negli intenti dello scrittore, oltre a rivitalizzare lo spirito natalizio che all’epoca appariva ormai superato, è soprattutto una storia morale capace di inquietare i bambini ma allo stesso tempo densa di spunti di riflessione anche per gli adulti.

La trama dell’opera è ben nota: l’avaro finanziere londinese Ebenezer Scrooge detesta il Natale e lo ritiene una colossale perdita di tempo che distoglie le persone dai propri doveri e dal profitto, tanto che costringe il proprio impiegato Bob Cratchit a lavorare anche il giorno della Vigilia. La misantropia di Scrooge lo porta ad allontanare rudemente amici e conoscenti, poiché l’unica cosa che conta davvero per lui è il denaro. La sua esistenza però muta radicalmente proprio durante quella stessa notte, quando riceve la visita spaventosa e inaspettata del fantasma del suo socio in affari morto da sette anni, Jacob Marley, il quale gli annuncia l’arrivo imminente di tre spiriti che rappresentano rispettivamente il Natale passato, presente e futuro. Ciò porterà ad un cambiamento repentino nell’animo del protagonista, che, sconvolto dall’evento, consapevole del male che ha inflitto e terrorizzato all’idea di una morte in solitudine, si apre così al mondo e agli altri.

Esistono molteplici livelli di lettura di questo racconto, che viene percepito solitamente come un morality tale dal sapore quasi medievale mescolato a una precisa critica della società capitalista dell’epoca. Il personaggio di Scrooge è divenuto così paradigmatico da prestare il suo nome, in inglese, a Zio Paperone (Uncle Scrooge) e la storia, il cui primo adattamento cinematografico risale addirittura al 1901 (l’ultimo targato Disney invece è del 2009), è stata riproposta in mille salse in moltissimi film, telefilm e addirittura musical, confermandone l’universalità.

DICKENS SECONDO LEE BERMEJO

Affinchè questa storia abbia un senso o un significato, devi credere in qualcosa. Qualcosa di molto importante: devi essere convinto che le persone possano cambiare.

Cosa può succedere quando le tematiche del Canto di Natale si sposano con il mondo di Batman? Il Cavaliere Oscuro era già stato protagonista di un’operazione simile, dato che Loeb e Sale (1995) nell’albo Ghosts (Fantasmi – pubblicato in Batman: La Leggenda n.45 – Planeta De Agostini) avevano reinterpretato questo classico della letteratura abbinando le suggestioni gothamite alle inquietudini della notte di Halloween.

Lee Bermejo invece, artista straordinario proveniente dalla scuderia Wildstorm di Jim Lee (il quale apre il volume USA con la sua prefazione) ha raccontato efficacemente la propria versione di A Christmas Carol in Batman: Noel, graphic novel originale scritta e disegnata completamente da lui (Bermejo è alla sua opera prima come autore) che si conferma una lettura di pregio.

Gli appassionati sono a conoscenza certamente della sua abilità come disegnatore, ed è impossibile non citare le prove sontuose fornite inJoker e Luthor, due successi editoriali impreziositi dai testi di Brian Azzarello, ma il Bermejo scrittore inaspettatamente rivela più qualità di quanto fosse possibile aspettarsi, confezionando una storia classica costellata da scelte interessanti.

All’inizio la sua volontà era quella di realizzare un racconto illustrato per bambini riadattando a fumetti un noto testo della tradizione letteraria, ma l’incontro con Batman ha parzialmente cambiato le carte in tavola, nonostante il risultato rispetti assolutamente l’opera di riferimento.

Nel volume assistiamo allo sviluppo di due situazioni parallele: da una parte il racconto (riadattato) della vicenda originale Dickensiana, dall’altra immagini e vignette che propongono una tipica storia di Batman, collegata all’altra narrazione da un punto di vista tematico e con la quale è ovviamente possibile creare molteplici legami. Bermejo si dimostra particolarmente abile nel creare una prosa “moderna” che ricorda però quella di Dickens nello stile e negli intenti, e allo stesso tempo sa conferire al suo Cavaliere Oscuro notevole maestosità e ricchezza introspettiva.

Il paragone Scrooge/Bruce Wayne, per quanto immediato, è decisamente calzante, e l’avidità del primo è confrontabile con quella del secondo: nel caso di Batman si rivela più che altro, ovviamente, un’aridità morale e una mancanza di empatia per il prossimo.
Bermejo priva con abilità la vicenda dell’elemento soprannaturale e crea così tre “fantasmi” che in realtà sono volti ben noti: Catwoman (che rappresenta il legame con un passato spensierato e giocoso), Superman (che mostra a Bruce le sue difficoltà a comunicare con il prossimo) e per finire l’immancabile Joker, il quale ipotizza per Gotham un futuro funesto connesso proprio alla presenza del Pipistrello in città.

UN FINALE AMBIGUO?

Le tavole dell’artista, qui probabilmente ai suoi vertici, conferiscono potenza e incisività alla trama, regalandoci un volume che non è solo un piacere leggere, ma che si può gustare pagina per pagina, godendosi ogni inquadratura e apprezzando gli omaggi ripetuti che il disegnatore fa al passato editoriale del Crociato Incappucciato. C’è anche spazio per un’ambiguità finale: lo svelamento della voce narrante, elemento che chiude la vicenda (non lo rivelo volutamente, è bello che lo scopriate da soli) genera una certa incertezza, aprendo la strada a interpretazioni positive, ma, volendo, anche inquietanti.

Ritengo davvero apprezzabile la scelta di inserire Batman in un contesto morale/fiabesco, innanzitutto poiché si sottolinea componente mitica di questo personaggio, ormai in grado di “parlare da sé” anche a un lettore non esperto, e allo stesso tempo lo si valorizza, liberandolo parzialmente da quegli elementi oscuri/pesanti che a volte rendono difficile una sua ricezione in termini positivi. Gli elementi essenziali del Cavaliere Oscuro sono presenti, marcati e riconoscibili (costituiscono uno dei motori della trama) ma non si trasformano in un orpello opprimente, anzi, generano appunto una storia adatta a un pubblico ampio.

Un mito di ieri (Charles Dickens) si fonde a una leggenda di oggi (Batman) ricordandoci quanto sia bello e importante raccontare una storia che, con il sapore di una fiaba, conduca a una riflessione calma e ponderata, come se si trattasse di un racconto attorno al fuoco o una vecchia storia della nonna, quelle che adoravamo da bambini, anche se a volte ci spaventavano. Non importa che quegli eventi siano accaduti o no: per quanto si tratti di fiction infatti, l’unica cosa che conta è il significato profondo che queste suggestioni senza tempo hanno per noi.