Pluto

Ago 30, 2010

Pluto

Testi: Naoki Urasawa x Osamu Tezuka
Disegni: Naoki Urasawa x Osamu Tezuka
Coautore: Takashi Nagasaki
Edizione originale: Pluto 1-8 (serializzato precedentemente su Big Comics Spirit)
Edizione italiana: Pluto 1-8 (Panini Comics)

Partiamo con qualche precisazione: Pluto non è una storia originale. Creato infatti per celebrare l’anniversario di Tetsuwan Atom (meglio conosciuto come Astroboy), il manga di Urasawa ripercorre un famoso ciclo (“Il più grande robot del mondo“) creato appunto da Osamu Tezuka. Da qui derivano infatti i credits di cui sopra: il celebre “dio dei manga” infatti è morto da tempo, e a lui appartengono solo i personaggi originali e la storia in questione, peraltro anche trasposta in anime.

La particolarità sta però nel fatto che Urasawa ha “preso” i personaggi originali ricontestualizzandoli all’interno di una trama tutta nuova, decisamente più articolata di quella, molto semplicistica, di Tezuka: personaggi, situazioni, psicologie… tutto è nuovo e in puro stile Urasawa (per chi ha letto Monster e 20th Century Boys), condito quindi da misteri, cliffhanger, flashback rivelatori ecc.

Due parole sulla trama: in un mondo futuristico umani e robot convivono ormai apertamente, godendo ciascuno dei propri diritti.
I robot possono adottare figli, lavorare nei più disparati campi, nonchè (apparentemente) provare emozioni come qualsiasi essere umano.
Fra questi automi ne spiccano 7 in particolare, che vengono considerati i robot più sofisticati della terra.
Uno di loro è Gesicht, poliziotto dell’Europol operante in Germania, che si trova appunto ad affrontare la misteriosa distruzione di alcuni dei 7 robot di cui sopra da una parte, e l’omicidio di diversi esseri umani dall’altra.

La cosa strana è che, non essendoci alcuna traccia sul luogo del delitto, gli omicidi possono essere commessi solo da un robot… Ma,  chi ha letto Asimov, sa che questo accadimento è praticamente impossibile: ogni essere artificiale ha per default, al proprio interno, multipli sistemi di sicurezza creati appositamente per prevenire questo “inconveniente” (non scordiamoci poi le leggi della robotica).

Fermandoci qui nello spoilerare la trama, andiamo ad analizzare un pò l’opera.
Per prima cosa, la trama: se avete letto Monster prima, 20th Century Boys e vi apprestate a leggere Pluto, non aspettatevi un capolavoro: certo, il manga è ottimo, forse la migliore proposta edita al momento (escludendo le opere di Taniguchi che, per quanto eterodosse ed “europee”, appartengono comunque sempre al Fumetto giapponese e sono in grado di rivaleggiare con Urasawa), ma paga il dover necessariamente attenersi ad una trama di fondo già scritta tempo fa e risulta debole in alcuni frangenti, ad esempio nella caratterizzazione dei robot.

Sì, dei robot, non dei personaggi, perché anche alla fine del fumetto non si riesce a comprendere fino in fondo se i robot vivano le emozioni (come gli esseri umani) o semplicemente le mimino, ricalcando i comportamenti più comuni grazie ai loro processori.
Oppure l’intelligenza artificiale può in qualche modo evolversi come si evolve un cervello umano, dalla nascita fino alla morte dell’individuo?
Questi ed altri particolari (che purtroppo non posso svelare perché parti integranti della trama) sono i talloni d’Achille dell’opera.
Se sapete sorvolare, vi troverete davanti ad una vicenda appassionante, ben scritta (nonostante alcuni passaggi “ostici” in traduzione e qualche refuso sparso) e ottimamente disegnata, che saprà prendervi dall’inizio alla fine, specie se ignorate totalmente la storia originale.

Due parole sull’edizione Panini: da migliorare.
Da migliorare perché proprone al lettore, al prezzo di 7.50€, un volumetto sì con sovracoperta, ma la carta utilizzata è troppo sottile e crea, in sede di lettura, una fastidiosa trasparenza fra fronte e retro della stessa pagina.
Il secondo, grande difetto consiste nelle pagine a colori: ce ne sono massimo 8 a volume (alcune volte solo 4):  se così fosse in originale, niente da dire. Ma in originale le pagine a colori, in quadricomia, sono molte di più (basta vedere le numerose pagine “in grigio” all’interno di ogni volume: ecco, quelle erano a colori), e francamente per un prezzo del genere forse si sarebbe potuto fare uno sforzo in più e proporre queste pagine integralmente.
E’ una scelta assolutamente non condivisibile, anche perché la colorazione che Urasawa dà ai suoi capitoli è stupenda (quando non sono in quadricomia, ovviamente), e sarebbe stato lasciare questo suo lavoro intatto anche nell’edizione italiana…

In sintesi, l’opera è ottima (e al momento anche l’unica di Urasawa reperibile integralmente, in attesa della riedizione di Monster) e merita moltissimo, al punto da giustificare l’acquisto nonostante alcune pecche editoriali.