Battle Royale

Apr 23, 2012

Autore: Koushun Takami
Disegnatore: Masayuki Taguchi
Pubblicazione italiana: 15 volumi
Casa editrice: Play Press, Planet Manga (nuova edizione)
Prezzo:  € 4.00, 4.50 (nuova edizione)
Tipologia: Seinen

Trama: Nella Repubblica della Grande Asia, uno stato totalitario geograficamente localizzato nel Giappone della realtà, vige il BR Act. Secondo tale legge, ogni anno viene scelta tramite sorteggio una classe di terza media per partecipare al cosiddetto Programma. Il gioco consiste in una lotta all’ultimo sangue in cui i partecipanti devono uccidersi a vicenda in un luogo scelto appositamente dal governo, precedentemente evacuato. Per costringerli a partecipare, tra i vari espedienti c’è un collare che fornisce al centro di controllo la posizione degli studenti e che esplode in caso di fuga o di ammutinamento. Ai partecipanti è fornita un’arma con criteri assolutamente casuali (dalle mitragliatrici ai coperchi di pentola), in modo da uniformare, affidandole completamente al caso, le possibilità di sopravvivenza. L’obiettivo è che rimanga un solo superstite, l’unico che potrà fare ritorno a casa.

“Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”

Mi spiace scomodare Dante e citare il famoso nono verso del III canto dell’Inferno della Divina Commedia, ma la citazione calza a pennello con la storia che sto per recensire.
Sì, perché quando i 42 studenti della classe 3-B dell’istituto Shiroiwa, 21 maschi e 21 femmine, sono reclutati per l’annuale appuntamento del Programma e sono lasciati al loro destino in un’isola evacuata per l’occasione, la perdita della speranza è un fattore che entra in gioco con loro.
Il gioco consiste nell’uccidersi a vicenda: solo uno studente potrà rimanere in vita e lasciare l’isola per tornare a una vita “normale”. Il vincitore sarà poi segnalato alla popolazione per via televisiva, che incollerà sadici,  ma soprattutto famiglie, allo schermo; madri e padri che non desiderano altro che vedere la faccia del proprio figlio, o figlia, come unico superstite: in caso contrario vorrà dire che la loro creatura non è più su questo mondo.
Per la riuscita del gioco sono prese delle precauzioni. Prima di tutto, il luogo: un’isola sperduta in mezzo al mare, dove fuggire è difficile, se non impossibile. Inoltre, ogni “giocatore” è dotato di un collare che può esplodere in diverse maniere: trovarsi nelle aree comunicate ciclicamente off limits, in caso di tentata fuga, attraverso la non partecipazione al gioco, e infine se non si registra la morte di nessuno studente in un definito arco di tempo. Come si può notare, non ci sono scappatoie. La partecipazione è praticamente forzata, obbligata: lo studente deve trasformarsi in assassino, non solo per difendere la pelle, ma anche perché in caso contrario il collare si attiva e…
Le premesse vengono rispettate. Non vi aspettate un lieto fine, un “e vissero tutti felici e contenti”. Quando leggete che ci sarà un solo vincitore, state sicuri che avrete il vostro uomo a fine lettura. 42 studenti, 15 volumi, i numeri parlano chiaro. Muoiono personaggi ad ogni numero; il registro di classe riportato ad ogni fine volume vede oscurarsi il profilo degli studenti deceduti numero dopo numero.
Gli autori hanno il gusto del sadico. Il manga è un puro splatter, non per niente dietro ogni volume viene riportato il bollino rosso di “lettura adatta a un pubblico maturo”. Sangue a fiumi, morti atroci, persino scene di sesso: ciò non disturba, anzi, si sposa talmente bene con il manga che è uno dei suoi motivi di successo. Colpi di pistola, cadute, tagli, avvelenamenti, annegamenti, chi più ne ha più ne metta. C’è tutto, nulla viene risparmiato a questi studenti di terza media… da parte dei loro coetanei. Sono le regole del gioco: uccidere per non essere ucciso, tenere gli occhi aperti ogni secondo per sopravvivere, non contare su nessuno. Gli amici diventano giocoforza nemici, possibili traditori, possibili assassini, possibili vincitori.
Il manga coglie anche occasione per raccontare i giocatori del Programma: 42 esseri umani, ognuno con la loro storia e le loro caratteristiche, le loro diversità. Conosceremo personaggi del calibro di Shuya Nanahara, l’eroe del manga, simbolo del bene e di chi non vuole sottoporsi al gioco, bensì radunare i suoi compagni per fuggire, sempre con il sorriso sulle labbra, con il sogno di fare rock con la sua chitarra (genere musicale vietato dal regime) o Shogo Kawada, ragazzo costretto a crescere prima del tempo, più grande della sua età, buono ma risoluto,  con un oscuro segreto da difendere, Shinji Mimura, buono, ingegnoso e simpatico, giocatore di basket, grande amico e ribelle, Kazuo Kiriyama, autentica macchina da guerra che non prova emozioni, il favorito per la vittoria finale, o ancora Hiroki Sugimura, dal cuore d’oro, gentile e restio ad uccidere, ma maestro nelle arti marziali, in cerca sull’isola della persona che ama, Hotohiki Kayoto, poi Mitsuko Soma, tanto bella quanto perfida, la donna che prima seduce o finge di essere amica ed un attimo dopo muove la sua fedele falce, Noriko Nakagawa, che resterà al fianco di Shuya, che accetterà di proteggerla dopo la morte prematura del suo migliore amico, e tanti, tanti altri, ognuno con una particolarità. A molti ci affezioneremo, ma sapremo che dietro l’angolo ci sarà il rischio di perdere il personaggio, girando pagina con il fiato corto e ammirando la splash page dedicata alla sua morte.
Come spesso accade per produzioni giapponesi orientate verso il seinen, personaggi che dovrebbero avere una certa età frequentando la terza media sembrano più grandi, un po’ come in Great Teacher Onizuka dove il professore più amato e irriverente sembra “insegnare” (è una parola grossa) a dei ventenni. Ma poco importa, francamente. Ho amato GTO e ho amato Battle Royale.
Tradimenti, impazzimenti, rese, ma anche amicizia e amore che riescono a sopravvivere, nonostante la situazione non lo permetta: il manga è un pentolone di emozioni diverse, tutto in quell’isoletta che è impossibile abbandonarsi alle spalle, che chissà quante storie e cadaveri conosce.
Si delineano vari schieramenti. Il primo, composto dalle persone buone che ho elencato, che non vogliono uccidere, bensì ribellarsi al sistema e scappare, rimanere insieme e continuare ad essere amici nonostante le avversità. Shuya, Mimura, Sugimura, Kawada, Noriko, sono loro gli eroi del manga che cercheranno di reclutare membri per la ribellione. Un altro schieramento è quello più triste: ne fanno parte coloro che accettano senza indugio le regole del gioco ed anzi ne sono divertiti. Studenti come Kazuo Kiriyama o Mitsuko Soma avranno le luci della ribalta, assassini a sangue freddo che vanteranno molte tacche sulle proprie armi e che rappresenteranno gli antagonisti rispettivamente maschile e femminile del manga, ben sapendo che prima o poi arriverà anche il momento di confrontarsi tra di loro. Un terzo e ultimo schieramento è composto dalla maggior parte degli studenti che strappati dalla loro comoda realtà non riescono a scendere a patti con il Programma, rimanendo inermi e nostalgici verso il passato e a cui tocca una sorte amarissima.

Gli studenti moriranno uno dopo l’altro in splash page che sembrano congelare per un piccolo attimo il tempo, e il lettore stesso. E’ un manga la quale componente comica è praticamente assente, presentandoci un piccolo mondo duro e senza sconti. Il gran numero dei personaggi coinvolti nell’opera permetteranno dunque un alto numero di intrecci personali, sguardi al passato spesso risalenti ai tempi della scuola ed emozionanti combattimenti per la sopravvivenza. E se capiremo presto quali sono i personaggi più importanti e difficili da abbattere per esigenze narrative, l’incertezza è un altro dei punti forti del manga, soprattutto tra i personaggi meno conosciuti, ma spesso anche tra i più noti, in particolar modo quando Kazuo Kiriyama incrocia la loro strada…
E’ importante sottolineare quanto il profilo psicologico sia importante in un’opera del genere. Gli spari e le morti sono la classica ma paradossale “ciliegina sulla torta”: prima dello sparo solitamente il personaggio ci è perfettamente delineato, attraverso i suoi pensieri e i suoi atteggiamenti. Gli studenti non vogliono andarsene prima di aver lasciato qualcosa, nel bene o nel male. Ognuno è diverso dall’altro, come nella vita reale, ed infatti nel manga ci sono le caratterizzazioni tra le più distinte: ci sono le migliori amiche, coppie che si amano e che sono costrette a uccidersi, ci sono otaku, fangirl, omosessuali, gruppi di amici, sportivi, solitari, assassini, razzisti, perdenti, viziati, teppisti, opportunisti, sognatori, schizofrenici, e la lista potrebbe benissimo continuare visto che i personaggi sono 42. Il Programma ovviamente è anche il non plus ultra dei banchi di prova per quanto riguarda l’amicizia: se essa è vera o falsa si vedrà su quell’isola. La competizione svela il vero “io” di ogni singolo personaggio, libero dalle convenzioni sociali che portano a indossare una maschera nella vita: il Programma fa decadere tutto, facendo rimanere soltanto la nuda e cruda realtà che colpisce così forte da far morire… letteralmente.
Chi è il più adatto a sopravvivere? Una vera e propria selezione naturale, dove solo il più forte può vincere. Immaginatevi per un attimo in un mondo del genere, e tutte le conseguenze del caso. Come vi comportereste, se da ribelli o assassini, se vi trovaste di fronte il ragazzo/a che amate o il vostro migliore amico/a…

In Battle Royale il colpo di scena è dietro l’angolo. Emozioni, psicologia e adrenalina permeano il manga, il tutto accentuato da dei disegni che magari a prima vista potrebbero non piacere, ma superato il primo numero ci si abitua, intuendo che sono ben fatti. Io ho finito per amarli. Non riesco a immaginarmi Battle Royale senza i disegni di Taguchi che raggiungono il top con le scene splatter, tra lacrime e sangue, mentre la sexy Mitsuko Soma darà il suo apporto con fan service e non poche scene di sesso esplicite, sfociando nell’hentai, che a qualcuno  potrebbe far storcere il naso. Ogni personaggio ha un suo passato, chi felice, chi travagliato, e il passato si riflette sul presente, mostrandoci il personaggio com’è oggi. Il passato della stessa Mitsuko Soma, personaggio all’apparenza semplice ma che si rivelerà uno dei più profondi del manga, ci mostrerà un mondo di abusi e violenze, o quello di Kiriyama invece rimarrà celato fino alla fine, mentre Kawada sarà costretto a portare un pesante fardello, a differenza del passato di Shuya che sarà più limpido e sereno, mentre altri ci racconteranno di storie di bullismo, di reazioni al bullismo, di storie d’amore, di solitudine. Anche i personaggi secondari hanno i loro flashback. Ogni personaggio sarà poi caratterizzato da un’arma assolutamente casuale, dalle classiche pistole alle più pericolose mitragliatrici, dai giubbotti antiproiettile ai coltelli, dalla falce al veleno, dal fucile alla balestra, ma anche misere forchette, freccette, granate e così via.

Battle Royale è quella che io definisco un’opera completa, molto profonda, dove azione e psicologia sono ad alti livelli. Oltre il manga, il titolo vanta anche un film giapponese, uscito nel 2000, e un libro omonimo scritto dallo stesso autore che ha innescato il movimento (comprese accese discussioni in Giappone), ognuno con delle differenze rispetto al manga (uscito dopo il libro ed il film) che da la possibilità all’autore di approfondire la psicologia dei personaggi e regalare emozioni uniche con i disegni e le scene mortali, non adatte ai deboli di cuore, dove lo splatter regna sovrano. I nomi dei deceduti verranno emessi attraverso un bollettino a tutti i partecipanti rimasti ancora in vita, ma anche agli spettatori televisivi, facendo di questo folle gioco un reality show a tutti gli effetti, dove tutto ciò che decide il regime totalitario è legge. Solo che a differenza dai reality show a cui siamo abituati, il vincitore non ha alcun premio se non quella di aver salva la vita. Ma attenzione, ciò non significa che l’anno successivo non possa partecipare una seconda volta al Programma, che spesso fa perdere mesi di scuola non tanto per la competizione, che si svolge nell’arco di tre, quattro giorni, ma in quanto la libertà dall’incubo ha gravi ripercussioni sulla psicologia. Al recupero delle facoltà il vincitore non può far altro che cambiare classe rimanendo al terzo anno, e correre il rischio di essere sorteggiato di nuovo per sopravvivere. Il lettore deve scendere a patti, quindi, con quindicenni che utilizzano armi, guidano veicoli e che sono più vissuti e profondi rispetto a coloro che vediamo tutti i giorni, che spesso sembrano fisicamente più grandi rispetto la loro età (Shogo Kawada e Mitsuko Soma in primis): non è uno scoglio difficile da superare. Battle Royale è un manga violento, ma pieno di messaggi ed insegnamenti, con dei disegni particolari e adatti al genere, talvolta estremizzati, come è la storia ci viene raccontata.

 

Per chi ama la storie di sopravvivenza, troverà in Battle Royale il suo pane quotidiano. Tra queste persone ci sono anche io. BR è entrato di diritto nell’Olimpo dei manga per quanto mi riguarda. Non esagero dicendo che è attualmente il mio manga preferito e quello che più mi ha saputo emozionare. Di più: mi ha rapito, e sono sicuro che rapirà anche voi. Abbandonate ogni speranza. Si parte in 42, solo uno taglierà la linea del traguardo. Gli altri, cadranno per sempre in un bellissimo, tragico viaggio lungo 15 numeri. Benvenuti a Battle Royale.