BRENDON N.1

Lug 11, 2011

Testi: Claudio Chiaverotti
Disegni: Massimo Rotundo
Copertina: Corrado Roi
Edizione italiana: Brendon n° 1 – Nato il 31 febbraio, Sergio Bonelli Editore. Serie attualmente in corso.

 

Mi chiamo Brendon… Brendon D’Arkness, e vengo da lontano…

E’ così che il protagonista dell’omonima serie si presenta ai suoi nemici e ai lettori nel primo numero, datato Giugno 1998 e dal titolo “Nato il 31 Febbraio”.

Il personaggio è stato però ideato molto tempo prima da Claudio Chiaverotti, lo scrittore dell’albo in questione e di alcuni numeri di ”Dylan Dog” e di ”Martin Mystère”, ed ha avuto una lunga gestazione prima di venire infine pubblicato dalla Bonelli.
Il creatore grafico di Brendon è invece Corrado Roi, illustratore di “Mister No”, “Martyn Mistère” e “Dylan Dog”, mentre il disegnatore dell’esordio del personaggio è Massimo Rotundo, conosciuto anche per “Volto Nascosto”, per la serie erotica “Ex Libris Eroticis” e per aver disegnato i costumi del film “Gangs of New York” di Scorsese.

Il contesto in cui il nostro Brendon si muove è un mondo post-apocalittico, la cui storia viene narrata in questo numero. Basti sapere che a seguito dello schianto con un meteorite, avvenuto nel 2029, l’umanità è regredita ad un nuovo Medioevo: ”La Grande Tenebra”, perdendo gran parte delle conoscenze e guadagnando una spiccata inciviltà, da cui si sta riprendendo da poco a seguito della ricomparsa del sole.
Come scrive Sergio Bonelli nell’introduzione, tutto ciò viene mischiato dagli autori con temi horror, fantasy e thriller come farebbero dei novelli alchimisti.

La caratteristica che contraddistingue il signor D’Arkness è, come si evince dal titolo del primo albo, essere ”nato il 31 Febbraio”, modo di dire tipico della sua epoca, che indica una persona figlia d’altri tempi.
Egli infatti è sì un cavaliere di ventura che vaga per la Nuova Inghilterra, accettando incarichi sotto pagamento come un certo Dylan Dog, ma soprattutto un eroe che si schiera dalla parte dei più deboli e dei senza speranza, rinunciando anche al suo compenso quando il suo cliente ammette di non poterlo pagare.
Un vero e proprio portatore di ideali e di umanità in un futuro martoriato dall’ingiustizia e dall’odio, la cui aria malinconica riesce a renderlo subito affascinante agli occhi del lettore, come già accadeva e accade col celeberrimo Corto Maltese di Hugo Pratt.

Questo suo essere diverso è ben descritto nel primo numero, che ci presenta alcuni dei comprimari del protagonista come il cavallo Falstaff (che possiede una particolare macchia a forma di stella sulla fronte) e l’automa-maggiordomo Christopher, che si occupa delle pulizie del podere del suo padrone; ma conosciamo subito anche gli antagonisti principali, che sono rappresentati dalla setta esoterica della “Luna Nera”, i quali hanno ucciso la madre di Brendon quando egli aveva solo dodici anni.

Al di là delle dovute presentazioni, la storia della prima avventura del nostro eroe è veramente ben scritta, con Chiaverotti che per tutto il tempo fa credere al lettore di trovarsi in un thriller fantasy-horror per poi, con un colpo di scena finale che non svelerò, trasformare il tutto in fantascienza post-apocalittica dura e pura.
Lo scrittore inoltre contorna il tutto con una relazione che pian piano si sviluppa fra Brendon e una misteriosa ragazza mascherata, che finisce malamente e in modo triste, per colpa di un’antica conoscenza della fanciulla.
In ciò si può leggere il tema dell’amore ossessionato, malato, che predomina sulla volontà della persona che lo subisce, facendole credere, anche se ti ha rovinato la vita, che tale amore è degno di essere ricambiato. Confondendo la passione con la follia.

Inoltre l’autore critica fortemente le sette e la religione, a cui la gente si rivolge nei momenti difficili, che qui non provocano altro che dolore e brutalità, con umani sacrificati in nome di qualche dio oscuro, rendendo alla fine la vita in questo futuro incerto ancora più travagliata.

Oltre a ciò è molto simpatico l’evidente omaggio ai predatori Tusken di Star Wars, di cui i predatori del deserto brendoniani ne riprendono le fattezza e il modo di parlare, e la presenza di poesie, che coronano i momenti di maggior pathos, o di racconti tratti da libri immaginari, che illustrano nei dettagli la società del futuro.

Per quanto riguarda i disegni invece Massimo Rotundo è semplicemente sublime, fantastico nel tratteggiare Brendon, il suo mondo e i corpi femminili (come detto in precedenza, si era fatto notare per “Ex Libris Eroticis”, non proprio una serie per bambini).
La pagina finale poi dice più di mille parole, struggente come poche, e dimostra come Rotundo sia a buon titolo uno dei migliori illustratori in circolazione.

Menzione speciale per la copertina firmata Corrado Roi, che ha reso Brendon l’eroe che tutti conosciamo, eccezionale come sempre anche nella colorazione.

In conclusione: se siete amanti di personaggi malinconici, se adorate eroi del fumetto come Dylan Dog e Corto Maltese, dei quali Brendon è metaforicamente figlio, questo è il fumetto che fa per voi.
Per di più Brendon è consigliato anche a coloro che vorrebbero avvicinarsi al modo italiano di fare fumetti per i temi molto vari e per la disponibilità di tutti i numeri, senza considerare la qualità che presenta in ogni numero con disegni sempre validissimi e storie più che all’altezza.

E come scrive Chiaverotti: se siete nei guai e tutti vi hanno voltato le spalle, potrete sempre contare su questo cavaliere di ventura che non vi abbandonerà mai, al costo di rischiare la vita.

Vi lascio con i versi di una poesia tratta da questo primo numero, che vale di più di ogni recensione:

 

…d’infinite solitudini, di lacrime e di vento,
di sangue e di follie è la sabbia del deserto,
di eroi senza volerlo, di amori senza fine,
di strade nella polvere che incrociano le vite.

da ‘‘I canti della notte’‘ di Wallendream X.