John Byrne fu un grande soprattutto nel portare aria fresca al personaggio di Supes, a traghettarlo fuori dalla Silver Age, a renderlo in qualche modo più umano e reale.
Utilizzerei quasi l'aggettivo "marvellizzato", seppur con le pinze, per questo Clark Kent/Supes. Un personaggio lontano da quello che era stata l'icona della DC Comics, sempre invincibile e sicura di sé. Un'altra novità di Byrne è che Clark Kent non è più la parodia di un uomo, goffo, imbranato, pasticcione. È un uomo sicuro di sé, ironico, seppur mite ed estremamente educato. Byrne sottolinea più volte come Supes si senta umano, e non alieno, perché in un certo senso è nato sulla terra.
Quello che Man of Steel sbaglia però sono passaggi chiave della sceneggiatura, come il primo incontro fra le due icone, Bats e Supes rendendolo un episodio come un altro e non degno di nota. Soprattutto sbaglia il primo confronto tra Superman e Luthor, con quest'ultimo che usa un piano davvero stupido. Ottima però la sua nuova caratterizzazione stile squalo di Wall Street.
Insomma questa storia azzecca benissimo i personaggi, ne regala una versione nuova e fresca per l'epoca ma cala purtroppo in alcuni passaggi chiave.