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Edizione: collezione 100% Marvel,  Marvel best
Autore:
Grant Morrison
Disegnatore:
Jae Lee
Colorista:
Josè Villarrubia

In 3 anni di Marvel (dal 2001 al 2004, tralasciando però Skrull kill krew del 1994 con Mark Millar) il genio totale dello scozzese più pazzo del mondo non sbagliò nemmeno un colpo, per prima cosa infatti il nostro Grant si dedicò alla resurrezione degli uomini X dove, ispirato dalle storie di Claremont e Byrne,si divertì a demolire e innovare l’universo Marvel con il suo scalpello fatto da delirante misticismo sci-fi e contorte introspezioni psicologiche.

Non contento della sua monumentale opera però Morrison in questi pochi anni firma anche la storia Marvel Boy, uno dei più originali e svisionanti “trip” fantascientifici che avrete mai l’opportunità di leggere,e la miniserie 1234, con protagonista il fantastico quartetto, per la collana Marvel Knights. Come ricompensa per il suo ottimo lavoro, l’autore scozzese si vede chiudere tutte le porte dalla casa delle idee,che, non appoggiando il suo progetto sulla linea Ultimate e anzi chiudendo gli spazi lavorativi in favore di Bendis e Millar, favorirà in questo modo l’abbandono di Morrison regalando di fatto uno dei più grandi scrittori di fumetti viventi all’avversaria DC.
Se questo fatto è motivo di giubilio per tutti i fan integralisti della casa del pipistrello e dell’azzurrone,è anche un grosso rammarico per tutte le magnifiche storie che Grant avrebbe potuto regalarci con gli eroi marvel, serbatoio di idee piuttosto florido per un funambolo della penna come lo scozzese.

1234 è l’esempio lampante di questo, miniserie che si svolge in un imprecisato momento in cui tutti i protagonisti sono sulla terra e il Baxter Building è intatto al suo posto (parole dello stesso autore), una storia singola, a se stante e fruibile in completa indipendenza dalla continuity.
La trama anche se inizialmente può sembrare contorta muove in realtà a ben vedere da premesse abbastanza banali:sfruttando gli attriti storici della fantastica famigliola Marvel, Von Doom, aiutato da una nuova macchina “plasmafato” e supportato da l’uomo talpa e il principe Namor, cerca di regolare una volta per tutte il suo conto con Reed Richards, quello che si rivela essere sbalorditivo in questa storia è per così dire tutto il “contorno”, dalla sceneggiatura ai dialoghi, all’approfondimento psicologico.
Non servono infatti pretesti tanto originali per mettere in difficoltà gli F4, perchè i motivi classici funzionano benissimo, non sono altro che le motivazioni più vere e più lampanti e rappresentano le essenze dei personaggi.La rabbia di Ben per essere diventato un mostro di pietra privato in qualche modo della sua dignità e della possibilità di un amore fisico,un amore umano e relegato al ruolo di superfusto tutto muscoli e poco cervello, la frustazione di Sue, moglie di un uomo che ama e che stima nel modo più vero ma che allo stesso tempo si sente sola e abbandonata perchè messa in secondo piano rispetto alla passione di Reed per la sua scienza e per questo attratta da un ideale di rapporto più romantico ed evasivo come quello offertole dal Principe Namor, il senso di inutilità e la debolezza di Johnny, seppellita sotto quella maschera da figo ribelle tanto costruita e artefatta e infine la paura di essere sempre all’altezza della situazione, la voglia di non deludere mai nessuno, di essere sempre degno di sua moglie dei suoi amici e della sua scienza,di Mister Fantastic, paura che spesso lo divora facendolo isolare dal mondo facendolo precipitare in quella che Sue chiama “La sindrome di Aspenger” (“intelligenza elevata,risultati brillanti,carenza di Empatia,perseguimento ossessivo ed esclusivo di interessi personali”)

Doom,dopo tanti anni e tante batttaglie, conosce perfettamente le debolezze del quartetto e cerca di sfruttarle per distruggere il supergruppo dall’interno, imbastendo una grande partita a scacchi e colpendo un membro alla volta ad ogni mossa,cercando di sfruttare i suoi desideri e i suoi sogni a proprio vantaggio,per poi arrivare allo scacco matto, allo scontro con il “RE Richards” ormai abbandonato,privato delle sue difese familiari.
Destino non si farà scrupoli durante la partita e userà come pedine l’Uomo talpa, con il suo egoistico desiderio di potere,e il Sub-Mariner, che però pur attratto dalla prospettiva dell’amore di Sue non si farà controllare tanto facilmente e alla fine renderà piena gloria alla sua caratura aristocratica e al suo orgoglio regale.
Il difetto del piano di Destino è proprio questo, concentrato sulle sue mosse infatti Victor diventa scontato e prevedibile e soprattutto cieco, cieco come tutti quelli che non riescono a capire che la forza dei 4 è nel gruppo, nell’unione profonda che lega ogni entità all’altra, nella fiducia e nella stima reciproca, cieco perchè non capisce che la forza di Mr Fantastic non è tanto il suo genio smisurato o la sua presunzione, quanto la sua capacità di preoccuparsi sempre per tutti, di prevenire e ingegnarsi contro ogni male che possa colpire le persone a lui care, queste sono le doti che rendono Richards un eroe dalla caratura morale eccezionale.

Questa storia così fortemente intrisa di tematiche psicologiche, ma anche esoteriche e fantascientifiche (marchio di fabbrica dello scozzese) è resa divinamente dai disegni sporchi,rotondeggianti e cupi di un Jae Lee ispiratissimo e impreziositi dalle bellissime colorazioni di Villarubia, capace di regalare degli sfondi pazzeschi e un effetto “Fiamma” veramente ottimo. Unico rammarico è il pensiero che molto probabilmente non vedremo mai cosa avrebbe potuto regalarci il buon Grant con una Run completa del quartetto che, se questi erano i presupposti, si sarebbe rivelata sicuramente un altro gioiello di rara bellezza; ma la cosa dopotutto non sconvolge più di tanto visto che probabilmente nessuno più di lui sa rendere così lustro alla parola “Fantastico”.

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