Il Bambino Dentro

Mar 5, 2010

Titolo: Il Bambino dentro
Storia: J.M. De Matteis
Disegni: Sal Buscema
Edizione: Star Comics, Speciale L’uomo ragno 4

L’abitudine di rappresentare il male, la perversione in modo grottesco e mostruoso è una tendenza vecchia quanto l’uomo stesso; basti pensare agli antichi greci e alla loro così bella e variegata mitologia che vedeva spesso e volentieri semidei belli e virtuosi contrapposti a esseri orrendi e abominevoli che piagavano e terrorizzavano l’umanita.
In realtà questa convinzione si è poi dimostrata una piacevole scusa, una candida coperta di Linus con cui bendarci gli occhi, sotto cui nasconderci dalla crudele realtà. Il male infatti non ha forma, non lo si può distillare e catturare allo stato puro, è futile speranza credere che si possa sempre eliminare un “malvagio” per dare felicità ad un “innocente” perchè, purtroppo, l’uomo nella maggior parte dei casi non è capace di scindere e riconoscere le due cose.
La storia ragnesca di De Matteis parte proprio da questi presupposti chiedendosi chi e dove sono i mostri? Buffo che dilemmi del genere nascano in un’opera di comics super-eroistico no? Dopotutto è sempre stato chiaro che gli eroi sono quelli con la calzamaglia sgargiante, quelli che usano i super poteri per salvare le persone, cavalieri metropolitani senza macchia e senza paura che si battono costantemente con esseri spregievoli e assassini, ridotti spesso anche in condizione animale ed inumana….come il nostro Vermin no?
Chi è Vermin? Pubblicamente possiamo dire che è il risultato di una mutazione genetica non molto riuscita, un cannibale dotato solo del suo istinto di sopravvivenza, di un aspetto mostruoso e di una irrefrenabile pulsione omicida,ma in realtà Vermin è una maschera, un travestimento usato per seppellire le paure dell’inconscio di un bambino violentato e privato della sua innocenza, unico volto di un uomo che non ha saputo più trovare la sua luce perdendosi nell’oscurità.
Giudicare equamente è difficile, Spidey ne sa qualcosa: vigila, cattura e punisce criminali e malfattori fin da quando ha ereditato i suoi poteri togliendo anche tempo alla sua vita,alla sua famiglia ma soprattutto a se stesso. Per lui Vermin è un criminale come un altro ma la dottoressa Kafka la pensa diversamente, pensa che dietro quel rancido essere ci sia una persona fragile e bisognosa di aiuto. Una cosa assurda e folle,ma forse nemmeno troppo, dopotutto cosa è Harry Osborn se non che la persona più bella e buona di questo mondo travestito da folle folletto verde perchè divorato dallo stesso odio che aveva divorato suo padre e, alla fine…Spiderman stesso cosa è rispetto a Peter Parker?
A metà fra incubo notturno e romanzo intimista, l’autore racconta la storia di tre uomini e dei loro fantasmi rendendo sempre più sottile il confine fra bene e male, fra il baratro desolato dell’oscurità e la luce abbagliante dell’uscita.
Seguendo le più elementari lezioni della psicanalisi, che suggeriscono che alla base di ogni scelta perentoria si può nascondere un dramma irrisolto, i protagonisti vengono sezionati e analizzati col bisturi seguendo un processo che non necessariamente porta ad una sintesi finale, perchè alla fine la psiche umana non ha soluzione non ha conclusione, ha solo momenti di luce e momenti di buio ed è proprio il prevalere dell’una o dell’altra che ci fa percorrere una strada piuttosto che un’altra.
Sal Buscema capisce e interpreta il ruolo a meraviglia dipingendo dei personaggi senza mezze misure, si passa dall’espressione più dolce e rasserenata di un Harry che guarda il suo figlio giocare, all’esplosione di follia che fa contorcere e spasimare lo stesso lettore che si immedesima così tanto nei disegni da vivere lui stesso quelle stesse emozioni dilanianti. Un esempio su tutti è il momento di pazzia di Peter, con le vignette sparse quasi in ordine sparso nella pagina che rendono lo spaesamento e l’inquietudine massima.
Attribuire una storia con tinte così forti oscure e disturbate ad un personaggio come L’uomo ragno, baluardo universale dell’eroismo più puro, è difficile, ma in realtà il rapporto di Peter con la morte e col dubbio è ben più radicato nel suo background di quanto si possa pensare,De Matteis non ha fatto altro che far capire (rispondendo perentoriamente alle critiche che descrivono le storie dell’uomo ragno solo come un susseguirsi di racconti di eroismo di bassa lega con un incompetente incapace di gestire la sua situazione come protagonista) che Spidey risponde all’idea di “Eroe” più vera e spontanea: Quella di un uomo che pur essendo caduto molte volte dopo aver visto in faccia l’oscurità più buia ha ancora le spalle abbastanza larghe per caricarsi tutti sulle spalle in attesa dell’alba.

“C’è tanto bene dentro noi…e tanto orribile male. Ho visto parecchi di entrambi in questi anni e a volte sembra che sia sempre il male ad avere la meglio. Ma per quanto una parte di me si senta sopraffatta dal male…troppo stanca per continuare a lottare. Un’altra parte, la parte migliore,credo… non smette mai di aggrapparsi al Bene.”

A cura di Iago Menichetti