Testi: Grant Morrison

Disegni: Richard Case, Doug Braithwaite, Scott Hanna

Edizione Italiana: RW Lion, brossurato, 24.95

Edizione Americana: Doom Patrol 19-30 (1989-1990)

Da Grant Morrison, l’autore di serie come Animal Man, The Invisibles e opere mainstream come New X-Men e Batman, ci si può aspettare di tutto, ma la Doom Patrol va ben oltre qualsiasi aspettativa.

La serie in questione, di cui il primo numero uscì nel 1989, è uno dei lavori più originali e intriganti nel panorama fumettistico.

Dimenticate le solite avventure di gruppi di super tizi, la Doom Patrol è qualcosa di  innovativo, cervellotico, bizzaro e irrazionale.

Irrazionale.

Forse quest’ultimo termine è il migliore e il più adatto per descrivere quanto troverete in questo primo volume nonostante qui l’irrazionale abbia una sua logica a cui egli stesso si piega.

Ma andiamo con ordine, chi e cosa è la Doom Patrol?

I CAVALIERI DELL’IMPOSSIBILE

Editorialmente parlando la storia della Doom Patrol comincia nel 1963 e narra di come il Professor Caulder, ridotto sulla sedia a rotelle dopo un incidente, unisca i primi membri della Doom Patrol in un super gruppo composto da persone emarginate a causa dei loro poteri.

Vi ricorda qualcosa?

In effetti le somiglianze con gli X-Men, creati da Stan Lee qualche mese dopo, non sono poche e l’impostazione del gruppo è molto simile.

Quel che contraddistingue le storie della Doom Patrol da quella degli ansiosi mutanti (come scritto anche nella prefazione dell’albo della Doom Patrol da Grant Morrison) è il tipo di storie.

La Doom Patrol ha a che fare con l’impossibile, l’irrazionale, quel che spaventa e annichilisce le altre menti.

Lo stesso Professor Caulder, intento a riunire la squadra afferma che sono l’ultimo baluardo contro la follia e il delirio.

 

Non capite? Ci sono situazioni in cui solo noi abbiamo i requisiti per operare. Quando il mondo razionale si arrende, noi possiamo farcela… perché ci siamo passati. Abbiamo conosciuto la follia.. e il deliro.. e non abbiamo paura.

Disadattati, emarginati a causa dei loro poteri estremi, la Doom Patrol di Grant Morrison è composta da Robotman, Negative Man e Crazy Jane.


CLIFF STEELE/ ROBOTMAN

Tra tutti i membri della Doom Patrol “il più normale”è sicuramente Cliff Steele, nome d’arte Robotman.Cliff era un pilota di auto da corsa che, a causa di un incidente, venne trasformato in Robot trasferendo il suo cervello, unica parte rimasta intatta di Cliff dopo l’incidente nel corpo metallico.

E’ il personaggio con cui sicuramente è più facile immedesimarsi in quanto è il più umano di tutti, nonostante la sua menomazione.

Nella run di Morrison lo troviamo in un istituto di igiene mentale, privo di motivazioni e desideroso solo di farla finita, incapace di accettare la sua diversità affamato di una vita normale.

Sarà proprio la riunione con la Doom Patrol a dargli la forza di reagire.

A fronte delle avventure surreali e psichedeliche che si troveranno ad affrontare è quello che ha più difficoltà ad inquadrare la situazione e ad accettarla nella sua assurdità.

E’ il cuore della Doom Patrol.

REBIS/ NEGATIVE MAN

Il personaggio di Negative Man è sicuramente il più enigmatico della Doom Patrol.

Nel primo numero della serie scritta da Morrison ci viene mostrata la sua origine: Larry Trainor, il primo Negative M.an, si fonde assieme allo spirito negativo ed alla dottoressa Eleanor Poole formando una nuova entità chiamata Rebis.
La parola Rebis non è nuova per gli appassionati di occultismo ed alchimia e sta ad indicare l’essere perfetto ermafrodito frutto della fusione tra la natura maschile (lo zolfo) e femminile (il mercurio)

I suoi pensieri sono di difficile comprensione essendo un misto di quelli di Larry di Eleanor e dell’Entità.

Il suo potere principale è quello di far fuoriuscire e scatenare lo spirito negativo in modo tale da mettere in difficoltà i nemici più pericolosi e mortali.

KAY CHALLIS/CRAZY JANE

Crazy Jane è l’ultimo arrivo della Doom Patrol e grazie a lei Cliff riesce in parte a superare la sua depressione.

Crazy Jane è una ragazza afflitta da schizofrenia ma, in pieno stile Doom Patrol, divide il suo corpo con 66 personalità multiple ognuna delle quali presenta un potere ben preciso.

Grazie ai suoi grandi poteri riesce a tirare fuori dalle situazioni più problematiche i suoi compagni.

Il suo passato e la sua mente sono protagoniste dell’ultimo numero contenuto nella raccolta in cui Morrison dà ancora una volta prova del suo straordinario talento imbastendo una storia originale sia per contenuti che per idee descrivendo la mente di Jane come un metropolitana in cui ogni personalità multipla rappresenta una stazione mentre il funzionamento del tutto è coordinato da Driver 8, una delle personalità che spesso emergono.

 

LE STORIE

Il volumetto, come già detto, contiene i numeri 19-30 della Doom Patrol.

I primi 4 numeri contengono il ciclo Crawling from the Wreckage che vedono la ricostituzione della Doom Patrol e l’entrata in scena degli Uomini Forbice, esseri provenienti da Orqwith un mondo-città situato nell’incrocio tra più dimensioni.

In questo primo arco narrativo Morrison prende dimestichezza con i personaggi della Doom Patrol e lo fa scrivendo una storia dalle tinte bizzarre e surreali che non mancherà di appassionare e divertire ma che, essendo fuori dagli standard di qualsiasi fumetto, potrebbe far storcere il  naso a qualche lettore poco avvezzo a simili atmosfere e tematiche.

Il volume prosegue con storie dello stesso genere in cui spesso la Doom Patrol passerà in secondo piano mentre il vero protagonista sarà l’irrazionale in tutto il suo sfuggente e terrificante splendore.

Durante la lettura faremo la conoscenza di Red Jack, misteriosa entità multi planare dalla lingua d’argento e dipendente dal dolore protagonista assoluto dei due numeri in cui appare che non mancherà di attirare le simpatie dei lettori e della piccola Dorothy perseguitata dai suoi amici immaginari.

Sebbene tutte le storie siano di livello molto alto il meglio del volume è nelle storie in cui appare la  Confraternita del Dada.

Da oggi in poi.. che regni l’Irrazionale! Lunga Vita alla Confraternita del Dada!

L’arco narrativo in questione é quanto di più cervellottico si possa trovare nel fumetto oltre ad essere un vero e proprio omaggio all’arte della pittura e ad alcune delle sue correnti moderne di maggior rilievo.

In questi numeri entra in scena la già citata Confraternita del Dada vera e propria controparte folle della Doom Patrol (non che comunque la Doom Patrol sia molto normale come ormai avrete già capito).

Emarginati come i membri della Doom Patrol a causa dei loro poteri decisamente improbabili (basti pensare al Quiz, dotata di tutti i poteri tranne che di quelli a cui si sta pensando o La Sonnambula dotata di super forza solo mentre dorme) i Confratelli metteranno in seria difficoltà i nostri eroi oltre a risvegliare un pericolo nascosto che  terrorizzerà un pezzo grosso del calibro di Superman.

In ultima analisi le storie nel volume sono originali e divertenti e il lettore più acuto resterà senz’altro vittima del fascino delirante della Doom Patrol.

D’altro canto, data la rarità con cui ci si imbatte in storie di questo tipo, un lettore meno smaliziato e poco desideroso di lanciarsi in ragionamenti arditi, che si risolveranno solo abbandonando la logica del mondo razionale abbracciando invece quella ben più difficile e meno accessibile dell’irrazionale, potrebbe trovare la lettura del fumetto arida e poco stimolante.

La Doom Patrol è quindi un prodotto da amare, ricco di follia e humor, a patto di avere la necessaria apertura mentale che questo genere di storie\tematiche richiede.

 

OLTRE IL FUMETTO

Grant Morrison, si sa, è uno che ama infarcire le sue storie di concetti e rimandi che fanno parte della sua cultura e Doom Patrol non fa eccezione in questo caso.

L’unione delle nature opposte crea Rebis

Introducendo Rebis, Morrison parla nel fumetto di alchimia.

Rebis, come detto in precedenza, è l’unione delle due nature diverse e opposte del maschile e del femminile che creano l’ermafrodito, l’essere completo.

I pensieri di Rebis, il suo stesso aspetto non sono afferrabili e accettabili da chi non è “iniziato”.

Non è un caso se il solo Robotman continui a chiamare Rebis con il nome di uno dei suoi ospiti, Larry, a differenza invece del professor Caulder che non ha problemi ad accettarne il cambiamento.

Morrison nella Doom Patrol parla anche di vodun e lo fa in relazione a Crazy Jane.

Così come nel vodun il fedele\stregone attinge potere dagli spiriti facendosi possedere da essi (spiriti che nella tradizione si chiamano Loa e di cui uno dei più famosi per il grande pubblico è il Baron Samedi ) anche Crazy Jane si fa possedere dalle diverse personalità in un processo molto simile.

Crazy Jane (o perlomeno la sua personalità chiamata La Bella Figlia del Boia) sembra inoltre essere una estimatrice di Maya Deren, artista citata nel fumetto realmente esistita che, nel secolo scorso, si appassionò al vodun tanto da indirizzare molta della sua produzione artistica proprio in questa religione.

L’abilità di cambiare potere in base alla necessità di Jane (con conseguente cambio di personalità) potrebbe inoltre derivare dalle dottrine magiche di cui Grant Morrison è adepto in quanto, come lui stesso afferma in alcune interviste oltre che nel trattato Pop Magic!, il mago deve essere in grado di distruggere il proprio io per i attingere, a seconda della situazione, a diverse personalità in modo da trarne vantaggio personale.

E’ citato inoltre, ne “Il Dipinto che Divorò Parigi” proprio Austin Osman Spare il mago\artista creatore della tecnica dei sigilli tanto amata da Morrison.

Nella stessa storia troviamo  Coleridge, poeta inglese costretto all’uso dell’oppio per problemi di salute e autore di alcune delle poesie più suggestive e ispirate (a volte anche dalle droghe) di sempre.

Infine come non parlare dell’omaggio all’arte moderna presente nella saga della Confraternita del Dada?

Dallo spirito contraddittorio, irrazionale e irruento che contraddistingue il gruppo (caratteristiche proprie del movimento Dada) fino alla storia stessa tutto parla dell’arte e gli rende omaggio.

La stessa cavalcata folle del quinto cavaliere dell’Apocalisse è una rassegna di stili: dal capostipite della modernità che è l’impressionismo, passando per fauvismo, surrealismo, dadaismo in una galleria che mostra diversi modi di vedere e rappresentare la realtà con l’anima anziché con la fredda e noiosa razionalità.

Ed è proprio questo quello di cui tratta la Doom Patrol, al diavolo gli schemi, alla malora gli eroi convenzionali e i banalissimi “super problemi”, sia aperta la strada  a un mondo fatto di percezioni che vadano oltre l’ovvio e la logica.

E da oggi in poi.. che regni l’Irrazionale!