IL CAVALIERE OSCURO COLPISCE ANCORA

Testi: Frank Miller
Disegni: Frank Miller
Edizione Originale: The Dark Knight Strikes Again 1-3 (2002)
Edizione Italiana: Il Cavaliere Oscuro Colpisce Ancora, Absolute Planeta De Agostini

“Siamo in guai grossi. Abbiamo bisogno di lui.
Abbiamo bisogno di Bruce Wayne.”

Il cavaliere oscuro ritorna. Ancora una volta.
Frank Miller ritorna. Ancora una volta.

Siamo nel 2001. Sono passati 15 anni dalla pubblicazione di una delle storie che hanno cambiato il fumetto americano per sempre. Si trattava di “The Dark Knight Returns”, di Frank Miller, autore all’epoca semi-sconosciuto alla stragrande maggioranza dei lettori.
Chi è Frank Miller? Semplice. Un uomo che fa rivoluzioni. Tutto qui.
L’ha fatto nell’86 dando vita ad un Batman vecchio, stanco, disilluso e bastardo più che mai (allontanandosi definitivamente dagli ultimi strascichi delle atmosfere camp del Batman dei ’60), che dopo 10 anni dal suo ritiro decide di indossare nuovamente maschera e mantello e salvare un mondo che crolla e collassa su se stesso, attanagliato dalla morsa di una nuova generazione di criminali.

“Sarà una bella vita. Bella abbastanza.”

L’avevamo lasciato così, nelle profondità della sua caverna, pronto ad addestrare un esercito di combattenti del crimine, dopo aver affrontato Superman, l’uomo d’acciaio, in un’epocale battaglia proprio nel posto in cui era nato, Crime Alley.

Bene. Dimenticate tutto questo. Questa è tutta un’altra faccenda.
Sono passati tre anni dalla presunta morte di Bruce Wayne e, ancora una volta, l’umanità ha provveduto a raggiungere un nuovo record di bassezza della sua situazione. Gli USA sono ormai un regime totalitario guidato da Lex Luthor e Brainiac, che mascherano il loro potere con una democrazia di facciata (un presidente virtuale) e con un forte controllo dei mass media.
I vecchi eroi sono stati abilmente fatti scomparire, uno ad uno Atom, Flash, Wonder Woman, Capitan Marvel e Superman sono stati ricattati e utilizzati per i loschi scopi dei due villain.
Ma, come detto, Bruce Wayne, Batman, ha deciso di tornare in scena…

Avvicinandomi, la prima volta, a DK2 sono rimasto a dir poco spiazzato, e devo ammettere che per un periodo ho reputato questa storia assolutamente non all’altezza del suo predecessore.
Beh, mi sbagliavo. Sbagliavo completamente l’approccio al sequel di una delle mie storie preferite, sono poi giunto alla conclusione che per gustarmela avrei dovuto non intenderla come il seguito di DKR, ma come una sua evoluzione ed estremizzazione. Ed eccomi qui a commentare entusiasta.

DK2 è un’opera scomoda, e per questo, bellissima. Miller decide di portare il suo protagonista 0201b_dk2_2ad un livello di caratterizzazione ancora più avanzato di quello che aveva scelto nel primo capitolo della saga. Batman ora, quasi alla soglia dei 60 anni, perde ogni sentimentalismo o nostalgia che in passato ghermiva la sua anima nera. Ora può finalmente dedicarsi alla sua crociata; dopo tutto non è mai esistito nient’altro per lui. Ha un mondo da liberare e non permetterà che nulla possa intralciarlo.
In questa storia Bruce Wayne compie una metamorfosi, un cambiamento che lo porta ad abbandonare il suo essere sempre il più umano degli eroi, per diventare mito, leggenda, icona immortale di libertà in un mondo che punti di riferimento non ne ha più.
Questo è un Batman al massimo della sua esperienza e maturità, ha quarant’anni di lotta al crimine alle spalle, quarant’anni fatti più di sconfitte che di vittorie, sconfitte che non gli hanno mai fatto dimenticare i propri limiti.

“E’ questo il problema con tutti quei superpoteri. Ti hanno reso arrogante. Troppo sicuro di te. Non hai mai imparato a pensare strategicamente. Io si.”

Alle spalle del cavaliere oscuro, DK2 diventa un’opera corale. Impressionante il ruolo affidato da Miller a Superman. Servo dei potenti più di quanto non lo fosse già in DKR, Clark qui è costretto spesso e volentieri ad essere umiliato da esseri certamente inferiori a lui.
Il kryptoniano, nonostante si sia ormai reso conto quanto male sia capace di compiere il genere umano nei suoi stessi confronti, continua a nutrire un profondo rispetto per la Terra e i suoi abitanti.

“Non governiamo questo mondo, Lara. Lo condividiamo. E facendo del nostro meglio, lo serviamo.”

Superman è rimasto indietro. D’altronde, non è mai stato tra i più svegli. In questo nuovo mondo non c’è più spazio per valori patinati e ormai morti. Bisogna agire. Si deve alzare la testa.

“Superman: Per far cosa? Farne tutti degli schiavi? E’ quello che fanno i cattivi.
Batman: Stai usando una logica circolare… come sempre, Clark. Procedi all’indietro partendo da una conclusione errata, ripetendo ciò che mamma e papà ti insegnarono senza pensarci su.”

Si potrebbero passare ore ad analizzare uno ad uno tutti i personaggi. Wonder Woman, Oliver Queen, The Question, Barry Allen o Martian Manhunter sono tutti dannatamente interessanti,
ma il vero perno di questa storia (e anche della precedente) è Carrie. Si! Proprio lei. Proprio quella bambina che era diventata Robin. Qui la troviamo cresciuta, forte, a capo dell’esercito di Batman. Non fa errori, non concede a nessuno di scorgere le sue debolezze. E’ una brava ragazza. E’ un bravo soldato.dk2-barry
In lei Bruce vede ogni ragione per continuare a lottare, grazie a lei quel vecchio continua ad impedire al suo cuore di cedere. Solo per vedere quant’è brava. Solo per esserne fiero.
E’ stato proprio Miller a sottolineare l’importanza della ragazza, affermando
“Carrie è il principale personaggio nascosto della serie DK.”
Il fumetto muta completamente non solo nei contenuti, ma anche nello stile grafico. Si perdono le atmosfere clastrofobiche della Gotham City all’ombra delle due torri gemelle di DKR a favore di tavole in cui gli sfondi quasi non esistono più, tanto a voler sottolineare il cambiamento della nostra società, avvolta ormai in una patina digitale e di luci fluorescenti.
La scelta da parte di Lynn Varley di colori forti alle spalle dei personaggi, e l’assenza di sfondi, non fa altro che aumentare ancor più il carattere mitico degli eroi, rendendoli quasi esseri superiori fuori dallo spazio e dal tempo.
I disegni sono quelli Miller, del Miller degli ultimi anni almeno. The Dark Knight Returns era più canonico, mentre qui il buon Frank sceglie quasi di prendere una via caricaturale per i propri personaggi, a mio parere proprio a voler rendere ancor più particolare e scomoda questo seguito.

Insomma questa è un’opera così complessa e versatile che risulta davvero difficile interpretarla interamente o raccogliere insieme tutte le emozioni che riesce a trasmetterti.
E’ una storia sulla politica, sulla libertà, sulla comunicazione, sull’importanza degli eroi.

E’ una storia sull’immortalità di un eroe.
E’ la storia sull’immortalità di un mito.

Grazie Frank. Grazie Goddamn Batman.

“Ero sentimentale… quand’ero vecchio”

Voto: 10

A cura di Paolo Sammati