Non so per quale motivo, ma il sesto numero della seconda serie di Batman Inc. mi ha dato da pensare come pochi altri interi fumetti abbiano mai fatto. La causa di questa inquietudine mi è stata data da un elemento che Morrison ha inserito all’interno del capitolo come un pescatore lancia il proprio amo in acqua, e io ho abboccato: La Parabola Zen del Buon Pastore.
Come ci viene subito spiegato, la figura originale del bue viene sostituita da quella della capra. La decisione di Talia di applicare questa modifica è presumibilmente in relazione ai frequenti riferimenti che Morrison ha fatto alla capra, durante il corso della sua lunga gestione (Gotham come Goat Home, l’uso che fa il Leviatano della figura di Baphomet, la frase detta dal Professor Pyg “The goat is in his house” ecc.)
La seconda cosa che, a mio avviso, risulta degna di nota è la costante presenza del cerchio: le dieci icone si trovano, infatti, all’interno di un cerchio rosso, ma anche gli orologi collegati al timer delle bombe sui manichini, le onde sonore sparate dal fucile ad ultrasuoni da Batwing nel n.4, il segnale sopra le celle di Arkham, raffigurato come un cerchio luminoso e colorato che da rosso diventa verde (qualcuno ha detto The Invisibles?) a pag.16 del n. 5 ecc. Tutti questi riferimenti alla circolarità rimandano alla figura dell’Uroboro, il serpente che si morde la coda, l’eterno ritorno, elemento portante di Batman Inc. ma anche di tutto il Batman morrisoniano che, tornando continuamente al  proprio passato in maniera letterale (The Return of Bruce Wayne) e non (attigendo alle storie della Silver Age) si è continuamente morso la coda, sin dall’inizio. Contraddizione in termini, questa, appurata l’inesistenza di un inizio e di una fine in una figura come quella dell’Uroboro così come non esistono né inizio né fine nella mitologia di Batman. Egli c’è sempre statato e sempre ci sarà, ha visto il passato e il futuro, è un simbolo oltre il tempo.

Ma torniamo al buon pastore.
Batman arriva davanti al centro operativo del Leviatano, un palazzo che, con gli ultimi piani distrutti nel numero precedente, ricorda molto la carta della Torre nei Tarocchi, spesso simbolo di paura, rovina e catastrofe. Sull’insegna del palazzo del Leviatano a pag.2 leggiamo St.Malphas. Malphas non è un santo; è uno dei 72 demoni elencati nell’Ars Goetia, grimorio del XII sec. Anche gli scagnozzi di Simon Hurt prendevano i loro nomi dai 72 demoni..

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Con l’aiuto dei suoi robots, Batman sfonda la porta dell’edificio e si trova davanti alla prima icona del Buon Pastore.
La parabola si divide in dieci parti, le quali oltre a raccontare il percorso del pastore, indicano i dieci stadi che portano al raggiungimento dell’illuminazione.

Alla ricerca del bue (ricerca senza scopo, solo il suono delle cicale)
Scoprire le impronte (un sentiero da seguire)
Scoprire il bue (solo il suo posteriore, non la testa)
Catturare il bue (una grande lotta, il bue scappa continuamente, è richiesta disciplina)
Domare il bue (minor disciplina, il bue diventa gentile ed obbediente)
Guidare il bue verso casa (grande gioia)
Il bue trascende (una volta a casa, il bue è dimenticato, la frusta della disciplina è inattiva; quiete)
Sia il bue che il pastore trascendono (tutto vuoto e dimenticato)
Raggiungere l’origine, la sorgente (senza preoccupazioni; il suono delle cicale)
Ritorno alla società (piazza del mercato affollata; diffondere l’illuminazione mescolandosi con il genere umano)

Cerchiamo allora di analizzare il rapporto che intercorre tra le dieci icone e il sesto capitolo della seconda serie di Batman Inc.

Prima Icona
Alla Ricerca del Bue: il ritmo della vita

Perché mai cercare? Fin dall’inizio, il bue non si è mai perso. Ma accadde che il pastore voltò le spalle a se stesso, e così il suo bue gli diventò estraneo e si smarrì in spazi remoti e polverosi. Le montagne natie si fanno sempre più lontane. Di colpo il pastore si trova in un intrico di sentieri. Brama del guadagno e paura della perdita divampano come fiamme, e l’una contro l’altra si ergono le idee di giusto e sbagliato, come lance sul campo di battaglia.

E’ l’immagine del cammino spirituale nel suo inizio. Solo quando i veri problemi cominciano, anche e soprattutto nella nostra quotidianità, ci chiediamo com’è possibile uscirne. Nel momento in cui ci poniamo questa domanda, ecco che inizia il nostro percorso (situazione che a Bruce è stata molto, molto familiare).

“Dieci stadi di consapevolezza” (dieci sono anche i cyborg targati Batman Inc. che circondano Batman e che fanno luce sulla prima icona).

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Seconda Icona
Scoprire le impronte: il suo cammino

Grazie alla lettura dei sutra e all’ascolto degli insegnamenti, il pastore può ora scorgere qualcosa del senso della verità. Ha scoperto le tracce. Ora sa che le cose, per quanto diverse possano essere le loro forme, sono tutte dello stesso oro, e che l’essenza di ciascuna cosa non è diversa dalla sua. Eppure, non sa ancora distinguere ciò che è autentico da ciò che non lo è, e tanto meno il vero dal falso. Non può neanche passare per la porta. Per questo si dice che per il momento ha solo scoperto le tracce.

Siamo alla ricerca di qualcosa che scopriremo solo seguendo delle tracce. Questa nostra ricerca si rivela estremamente rischiosa in quanto potrebbe porci davanti alla rottura degli schemi, innanzi ad un sentire diverso dalle nostre esperienze rassicuranti.
“…il pastore, dicevo, insegue la capra sulla montagna dell’illuminzaione.”
“Non potremmo conversare come persone normali?”

Batman è “il più grande detective del mondo” e in quanto ‘detective’ (non dimentichiamoci che è Ra’s al Ghul, padre di Talia, colui che si riferisce al Pipistrello chiamandolo con questo appellativo) non potrà fare altro che seguire delle impronte, delle tracce. La seconda icona viene posta da Morrison su una porta chiusa: solo quando una via d’uscita ci è preclusa o nascosta siamo in grado di cambiare veramente.

Terza Icona
Scoprire il Bue

  Nell’attimo stesso in cui il pastore ne ode la voce, di colpo balza nell’origine e la riconosce. I sensi vaganti sono ora acquietati, in tranquilla armonia con esso. Svelato, il bue permea con tutto se stesso ogni atto del pastore. È presente in modo inseparabile, come il sale nell’acqua marina o la colla nel colore. Quando il pastore apre bene gli occhi e guarda, non vede altro che se stesso.

Il cambiamento sta avendo inizio, ma con sé porta paure ed insicurezze. Perseverare è la chiave. Perseverare nel portare a termine il compito che ci prefissiamo ogni giorno, sviluppando quelle abitudini che volontariamente abbiamo radicato in noi. Abitudini veramente nostre.
A pag. 6, inquadrato dall’alto troviamo Batman situato nel centro perfetto della terza icona, ipotetico punto di fuga di una spirale creata dalla geometria delle scale. La sua perseveranza qui è evidente: si nasconde dagli spari nemici, lancia i fumogeni e raggiunge l’ultimo piano a suon di calci e pugni. Quello di sconfiggere i criminali a tutti i costi è il compito personalissimo che egli si è imposto di portare a termine giorno dopo giorno, così come il bue “permea ogni atto del pastore. È presente in modo inseparabile ”.

Quarta icona
Catturare il Bue

  Per la prima volta, dopo essere rimasto nascosto tanto a lungo nella selva, oggi il bue è stato incontrato. Ma il mondo così abituale e gradevole di questa selva lo attrae ancora così tanto che è difficile tenerlo. Non sa ancora sottrarsi al desiderio dei fragranti cespugli. Ancora gli smania dentro un’ostinata caparbietà, ed è dominato dalla sua natura selvatica. Se il pastore vuole davvero ammansirlo, deve domarlo con la frusta.

Il pastore cerca con grande sforzo di controllare il bue (così come noi cerchiamo di controllare la nostra mente e la nostra natura umana). La vera questione è: chi sta tirando chi? Chi ha davvero il controllo?
Il gioco di forza tra Batman e Talia si risolve a tutti gli effetti in questo.

Quinta icona
Governare il bue

Senza fretta cavalco il toro diretto a casa. La melodia della mia canzone saluta la sera. Batto il ritmo, mi sento in armonia. Non c’è bisogno di dire che ora sono uno di quelli che sanno.

Il pastore, ora rilassato,  ha catturato il bue. Ora, la frusta non serve più, segno del fatto che il nostro “Io” è per natura gentile, mentre la lotta è causata dalla nostra tendenza a separare le sue parti; in altre parole, la tendenza verso il dualismo (di cui Batman è l’esempio perfetto). Davanti a Batman si profila uno scenario molto accogliente: un tavolo alla giapponese sul quale sono appoggiate tre tazze fumanti ed una teiera, mentre attraverso le sue parole, Talia riporta alla mente del Pipistrello  il momento in cui si sono amati la prima volta. In questo caso i ruoli potrebbero essere intercambiabili, ma credo che la capra si possa identificare correttamente con Talia, figlia del Demone (spesso rappresentato come un caprone, Baphomet, simbolo utilizzato anche dal Leviatano e dai suoi seguaci).

Sesta icona
Guidare il bue verso casa

Adesso la lotta è finita. E guadagno e perdita sono svaniti nella vacuità. Il pastore canta una canzone di boscaioli e con il flauto intona un motivetto per bambini. In groppa al bue, alza lo sguardo al cielo azzurro. Se qualcuno lo chiama, non si volta; se lo tira per la manica, non si ferma.

Ora il bue è addomesticato. Il pastore gli è seduto in groppa e suona spensierato il flauto sapendo che l’animale ‘conosce’ la strada verso casa. Incominciamo a diventare un tutt’uno con la nostra vera natura e siamo in armonia con il nostro ‘Io’, il bue e ciò che ci circonda. Il significato di questa icona (pag. 12) non potrebbe essere più in contrasto con ciò che viene raccontato nella parabola. Personalmente, è l’icona che più di tutte fatico a contestualizzare (ma stiamo sempre parlando di Morrison, quindi posso farmene una ragione).

Settima icona:
Il bue trascende

Non c’è dualità nel Dharma, e il bue è stato dipinto solo come un mezzo provvisorio, simile al cappio per catturare le lepri o alla nassa per intrappolare i pesci. Adesso per il pastore è come se la luna si stagliasse sulle nuvole o l’oro scintillante venisse separato dalle scorie. Lo stesso raggio di luce luccica già da prima della nascita del mondo.

Il pastore siede fuori dalla sua capanna. Il bue non si vede in quanto è stato ‘dimenticato’. Ora, tutto è uno e così è stato per tutto il tempo. Da notare anche che la luna si mostra per la prima volta. Non si tratta più di lottare contro la nostra vecchia coscienza, ma di far crescere sempre di più quella nuova, che è sempre stata lì, ma non ne avevamo consapevolezza. Nelle parole del monaco buddista Thích Nh?t H?nh: “Siediti, non fare nulla. La primavera giunge e l’erba cresce.”
In questo caso non può non venirmi alla mente il ritiro spirituale di Bruce sul Nanda Parbat dopo Crisi Infinita e raccontato sulle pagine di 52. In quel caso, egli rimase un anno intero a meditare sulla propria esistenza, sulla propria dualità e, forse per la prima volta, anche sul rapporto con i suoi amici e con la sua famiglia. Infatti, trascorso un anno Bruce torna a Gotham e adotta Tim Drake, il Robin dell’epoca: le cose stavano iniziando a cambiare per lui.

Ottava Icona
Sia il bue che il pastore trascendono

Tutti i desideri mondani sono caduti via e insieme si è completamente svuotato anche il senso del sacro. Non restare dove dimora Buddha. Va’ via veloce da dove non dimora nessun Buddha. Se non si è più attaccati a nessuno dei due luoghi, ciò che vi è di più intimo non lo si potrà più vedere, neanche con mille occhi. Il sacro, al quale gli uccelli consacrano fiori, è solo una vergogna.

Il pastore, il bue, la scena – tutto è scomparso. Ciò che rimane è il vuoto, che in realtà è la totale Pienezza. Il vero Nirvana è stato raggiunto. Il cerchio vuoto rappresenta l’Assoluto. Questa icona raffigura la possibilità di cambiare, di realizzare l’Assoluto. In questo caso, ricorda anche un orologio senza lancette, ed è proprio questo il significato del Nirvana, essere fuori da sé stessi e fuori dal tempo. Entrare in comunione con l’Universo.
Il viaggio che Bruce ha compiuto quando tutti lo credevano morto, è stato il raggiungimento del Nirvana (che si concretizzerà solo nella nona icona), un’illuminazione ricevuta entro e al di fuori i confini del tempo. Un’ onniscienza assoluta di cui ora rimangono solo pochi ricordi (le sue visioni del futuro nel n.5) in quanto essendo nell’illuminazione, anzi essendo L’Illuminazione, non poteva più essere sé stesso, era diventato un cerchio vuoto che paradossalmente conteneva la Verità di sé.

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Nona icona:
Raggiungere l’origine, la sorgente

Fin dall’inizio è puro e senza polvere. Là, qualcuno contempla il sorgere e il tramontare di ciò che ha forma, e dimora nella raccolta quiete del non-agire. Non si lascia più illudere dalle transitorie e ingannevoli immagini del mondo, e non ha più bisogno di esercitarsi. Azzurri fluiscono i torrenti, verdi si elevano le montagne. Seduto, se ne sta a guardare le cose nel loro mutare.

Qui troviamo solo l’immagine del fiume che scorre vicino all’albero. Siamo tornati alla nostra Fonte, una Fonte di acqua pura e vivente dalla quale solo ora possiamo bere. La comunione con l’Assoluto è finalmente completa, la Verità è nostra.
Ripensiamo al finale della miniserie The Return of Bruce Wayne e capiremo perfettamente questo passaggio: Bruce, immerso in acqua (elemento di rinascita e purificazione), vomita i resti dell’iperfauna rimasta dentro di lui e si ritrova mutato, in grado di capire quanto vicini gli fossero i suoi amici, idea che aveva sempre rifiutato. Bruce è cambiato, ha trovato la Verità.

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Decima icona:
Ritorno alla società

La porta di fascine della capanna è ben chiusa e neanche il più saggio tra gli uomini potrebbe scoprirlo. Sepolta in profondità la sua natura illuminata, si permette anche di deviare dai sentieri dei venerabili saggi dell’antichità. Con in mano una fiaschetta di zucca, entra nella piazza del mercato; appoggiandosi a un bastone, ritorna alla capanna. Quando gli va, frequenta osterie e banchi di pescatori, risvegliando gli ubriaconi a se stessi.

Ora siamo l’Universo e in quanto tali si va per la vita donando noi stessi, cioè l’Universo a tutti. Batman mette in pratica proprio questo, con la nascita della sua Batman Inc., riuscendo persino a coniugare la figura del Pipistrello con quella di Bruce Wayne (quest’ultimo, ufficiale finanziatore del progetto). Batman è diventato ‘universale’ (nel senso più stretto del termine) e in quanto tale è suo compito professare il proprio verbo, condividerlo con il mondo.

Per concludere, vorrei soffermarmi pochi istanti sull’ultima pagina del sesto numero:

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una finestra in frantumi (dalla quale Batman si è appena gettato) che su ogni suo pezzo di vetro ci mostra qualcosa. Sono convinto che questa sia la stessa finestra che il pipistrello ha rotto entrando nel salone di Villa Wayne e apparendo agli occhi di un giovane Bruce, subito prima che questo iniziasse la sua personalissima lotta. Tant’è vero che nel vetro rotto, in basso a sinistra, Batman è raffigurato nel momento in cui cade dalla finestra e viene ripreso a testa in giù. Ora, guardiamo bene l’immagine e chiediamoci se non somigli proprio al pipistrello di cui parlavo prima, che con tutta la sua irruenza sta per spaccare una finestra. Interessante anche notare la raffigurazione dello stesso Batman nell’atto di rompere la finestra (lo vediamo nel pezzo di vetro poco più su), ed ecco che torniamo a tutto ciò che è stato detto prima: Batman è senza confini, è onnipresente, è il pipistrello che è apparso a Bruce e allo stesso momento è Bruce, è dentro e fuori dal tempo, è universale.

Quindi, non essendo io l’Universo, ho cercato di trarre delle mie conclusioni attraverso similitudini che adoro pensare siano giuste (so che Morrison apprezzerebbe questo tipo di approccio).
Dopo essermi documentato ed averci pensato e ripensato sono arrivato alla conclusione che forse non esiste una risposta certa dietro le icone, così come dietro tutti gli indizi sparsi qua e là ma che anche il solo fatto di averci pensato si configura come una ricompensa. Una ricompensa per la nostra curiosità, senza soluzioni concrete, ma con la gioia di essersi addentrati in un processo mentale creativo ed analitico. Si chiama rispetto per i propri lettori.
Grazie GM