Batman: Lame

Apr 12, 2012

Testi: James Robinson
Disegni: Tim Sale
Edizione originale: Legends of the Dark Knight #21-23
Edizione Italiana: Le Leggende di Batman n.6, Planeta De Agostini, € 5.95;  inserita nuovamente in “Batman: La Leggenda” volume 73

Quando lessi questa storia per la prima volta, non conoscevo James Robinson. Alla fine della lettura, sarebbe divenuto uno dei miei punti di riferimento di sempre.
Un autore votato alla sua passione e ispirato dal talento riesce con apparente facilità a trasformare in capolavoro una storia avente come protagonista un villain di quarta categoria e un plot da pulp movie. Se vi dovessi raccontare di un uomo che gira per la città a sconfiggere i cattivi vestito da Zorro, e della fine che fa, in un torbido intreccio di amore, potere, fama e colpa, probabilmente ridereste, ammiccando maliziosamente a qualche sceneggiato già visto su chissà quale canale regionale.
Eppure, Tim Sale e James Robinson ci regalano forse quella che è la più bella Leggenda mai scritta.
Questa storia figura infatti come una delle proposte della collana antologica Legends of the Dark Knight di Planeta De Agostini, storia originariamente edita negli States in data 1992.
Sono gli anni di un maledettismo oscuro e ossessionato, una “dark mania” che accompagna inevitabilmente i personaggi più tetri e tormentati del mondo del fumetto. Ma Robinson riesce a uscire dal seminato di quegli anni, regalandoci un Batman più profondo che paranoico, più riflessivo che tormentato. A farsi carico delle ossessioni psicologiche di una vita in bilico fra eroismo e viltà è invece il Cavaliere, personaggio co-protagonista della storia, che rappresenta l’antinomia speculare di Batman.
A sottolineare questa contrapposizione contribuisce un Sale ancora grezzo rispetto ai capolavori grafici di The Long Halloween e Dark Victory, e nondimeno assolutamente riconoscibile e gradevole. Il suo Batman è oscuro, avvolto nella tenebra costante, in netta opposizione con la luminosità radiosa del Cavaliere. L’uso della luce da parte di Sale è sapiente e mirato: riallineandosi alla trama e ai riferimenti cinematografici della storia, egli tratteggia pagine che richiamano in maniera inequivocabile le sequenze delle vecchie pellicole uni-color. Gotham diviene quindi il palco di scena per l’ennesimo dramma umano, consumato in quel che lo spagnolo Calderon de la Barca definì “Il Gran Teatro del Mondo”. Ulteriore punto di merito di questo immenso disegnatore è quello di saper far respirare le proprie tavole, accompagnando il tratto con morbidezza e sinuosità, svincolandosi, al pari del suo sceneggiatore, da un periodo ipertrofico e ridondante.
Batman e il Cavaliere, dunque. Laddove l’uno cela la sua presenza nell’ombra, l’altro si avvale della visibilità dei riflettori e della stampa. Se il Pipistrello è schivo e taciturno, la parlantina del Cavaliere è invece assolutamente pungente e scaltra, al pari della sua spada. E quando la città applaude questo nuovo eroe di Gotham, che sorride ai suoi cittadini piuttosto che incutere loro timore, il mondo di Batman diviene improvvisamente più stretto.
Ma, come spesso succede anche nella nostra vita reale, dove la luce batte con maggiore intensità, l’ombra appare più lunga.
Ed ecco dunque che nella figura del Cavaliere appaiono tutte le contraddizioni di un uomo dilaniato dall’ipocrisia, spinto da un genuino slancio di eroismo ma nondimeno incapace di scendere da quel cavallo imbizzarrito che è l’ambizione e la fascinazione per il potere e la fama.
Robinson ci conduce in un territorio difficile e oscuro, quello che indaga l’animo umano, il suo anelito al bene e la sua tentazione per il male.
Porta avanti nella figura del Cavaliere un’estenuante partita a scacchi fra miseria e nobiltà, fra amore e gusto per l’illecito, fra rimorso e ossessione, fino a travolgere completamente le nostre certezze. E in una straordinaria ultima scena densa di pathos e carisma epico, Robinson e Sale ci ricordano che un uomo non si giudica da come vive, ma da come sa morire.