Testi: Brian Azzarello
Disegni: Eduardo Risso
Edizione italiana: Batman: Città Spezzata, Libro cartonato, 144 pp., a colori, Planeta DeAgostini, € 14.95. In alternativa nella collana Dark Side (Gazzetta dello Sport) con il nome di Batman: Città Oscura.
Edizione originale: Batman: Broken City (Batman #620-625)

La vita può cambiare in un istante. Può succedere da un giorno all’altro di ricevere un’importante rivelazione, una proposta di lavoro interessante, un aumento… o può succedere di perdere i propri genitori dopo aver visto un film, magari, insieme. Può succedere di tutto.
Si dice che ognuno ha un motivo per agire in un certo modo. Il passato di ogni uomo è diverso e si rispecchia nel presente, continuamente, sotto la luce del sole. Anche Batman non sfugge da questi canoni, anzi sono proprio il suo passato e la sua origine la sua “raison d’être”.
Batman infatti esiste “grazie” ad un evento. Sappiamo tutti la sua origine; anche a lui è capitato di vedere uccisi i genitori e non poter fare niente per cambiare le cose. E’ proprio all’uscita dal cinema dove trasmettevano Zorro che la vita di Thomas e Martha Wayne si spegne per sempre per mano di un ladruncolo da strapazzo, lasciando il piccolo Bruce tutto solo alla luce di un lampione che osservava attonito i corpi della mamma e del papà in una pozza di sangue e perle. Quel ladruncolo non solo lascerà un bambino solo per il resto della vita, ma creerà anche un essere che condannerà il crimine a Gotham City per sempre chiedendo giustizia. Batman, sotto le quali spoglie si cela sì l’uomo più facoltoso di Gotham, ma anche un uomo profondamente segnato e distrutto, che non riesce a darsi pace, che scambierebbe volentieri tutti i suoi miliardi di dollari pur di salvare i genitori da quel tremendo BANG BANG.
Se c’è un rumore che risuona nei vicoli quello è il rumore di uno sparo, così lo stesso dannato rumore risuona nella mente di Batman. Uno sparo e la mente ritorna a Crime Alley tanti anni fa. Batman deve sempre confrontarsi con criminali che utilizzano armi da fuoco per farsi strada, e deve rivivere il momento più brutto della sua vita ancora, ancora e ancora. Batman è una creatura notturna. La notte la gente dorme, scende a patti con Morfeo, tutti tranne l’uomo pipistrello. Questo perché Batman ha paura di dormire, per essere più precisi ha paura di chiudere gli occhi e sognare, perché il sogno non è che uno ed è sempre lo stesso. BANG BANG. Peccato che non ci sia il terzo sparo, pensa Bruce Wayne, avrei potuto raggiungere i miei amati genitori, ma per uno strano scherzo del destino sono ancora nel mondo dei vivi. Vedere un bambino equivale a vedere se stesso allo specchio ed è per questo che è particolarmente sensibile, umano, sicuro in loro presenza, ed è per questo che alcuni di loro sono diventati suoi pupilli. Per salvarli, per lenire il loro dolore ed il proprio allo stesso tempo, benché sia impossibile.
Batman: Città Spezzata è un ulteriore tuffo nel passato e nella psiche di Batman, a quel fatidico giorno. Azzarello imbastisce una storia con un Batman più cupo e violento del solito che farà felice gli appassionati. Il Batman “hard-boiled”, debitore di Frank Miller, è chiamato a indagare su un omicidio che ovviamente si dimostrerà ricco di particolari. Lo scrittore decide poi di rendere partecipe anche il sottobosco di Gotham City chiamando persone del calibro di Killer Croc, disegnato più umanamente del solito, che sarà martoriato dal pipistrello più e più volte durante il corso della storia a costo di storcergli informazioni, della disturbante e affascinante figura di Arnold Wesker e del suo pupazzo-gangster Scarface, del Pinguino, del quale Azzarello ci farà una descrizione fisica ben fatta e molto accurata che si trova solo nei libri, e, sebbene in minor misura, del Joker, che comparirà nelle pagine finali del volume ma che farà come sempre la sua porca figura. Inoltre, Azzarello creerà dal nulla Fatman e Little Boy, due criminali dal nome eccentrico che cercheranno di farsene uno a Gotham e che saranno finalizzati alla storia. Batman come sempre è maniacale, continuo, pur di assicurare il criminale alla giustizia. E’ una storia drammatica, violenta, adatta ad una città come Gotham City che verrà ritratta sempre di notte così come i disegni d’ombre di Eduardo Risso saranno riportati con colori scuri, malgrado il tono acceso e doloroso color del sangue che tingerà le pagine spesso e volentieri.
Comunque il grande pregio della storia è far(ci) rivivere il trauma di Bruce Wayne, anche a causa di un evento simile che accadrà ad un bambino e che si risolverà con la classica inquadratura della luce ad occhio di bue (spotlight) sui genitori morti e su Batman/orfano increduli, impotenti, in una Gotham City condannata. E quest’episodio apre naturalmente una ferita che non si è mai richiusa del tutto, e ricomincia il pianto, il sogno dal quale non si può sfuggire. Batman diventa così ancora più violento e deciso, quel genere di uomo che è temuto per la sua pericolosità.
La trama del volume è la seguente: una donna, Elizabeth Lupo, viene trovata morta in una discarica, dilaniata. Il principale sospettato è il fratello, Angel Lupo, che in città non ha una buona reputazione, e la sua ricerca coprirà l’intero arco della storia, scoprendo man mano rivelazioni come ci si aspetta da una storia thriller/gialla come in fondo è Broken City. Altro elemento positivo della storia è lo speciale rapporto che il pipistrello condivide con i villains di Gotham City, ormai diventati complementari gli con gli altri, il Joker in special modo. Batman non ha amici, come ammette egli stesso, ma qualcuno gli ricorda che ne ha tanti e che si trovano tutti ad Arkham. Nonostante ciò Città Spezzata è una lettura Batman-centrica; nessun altro membro della cosiddetta “Bat family” compare né viene menzionato, facendo risultare la storia ancor più solitaria e triste. Alla fine il vero tema della storia è la solitudine, una storia di uomini soli e giustizia fai-da-te a causa di questa condizione, di uomo perennemente tormentato.
A Batman serve la pioggia. E’ per questo che in una storia del genere non può mancare e in particolar modo a Gotham City per la quale non esiste il Paradiso ma solo il pianto del cielo. La pioggia non solo è un mezzo evocativo per rafforzare i disegni e la storia che si vuole raccontare, ma è anche un espediente per far piangere il Cavaliere Oscuro senza che nessuno se ne accorga (forse nemmeno se stesso). Se non ci possiamo immedesimare nel suo modo violento di agire, certamente possiamo farlo grazie alla sua fragilità interiore che poco traspare. Nascondere quella parte di sé, la propria debolezza al mondo, è comune in tutti gli uomini. E sotto quel costume da pipistrello che esiste per incutere timore, c’è sempre un bambino che non è riuscito a crescere o che è stato costretto a crescere troppo in fretta. Batman è un eroe fragile ma tremendamente forte allo stesso tempo, con una forza di volontà degna di ammirazione: dopo il trauma subito quanta forza ci vuole per non urlare al cielo la propria disperazione o quanta ce ne vuole per non singhiozzare ma far solo sgorgare le lacrime nelle giornate di pioggia? Tantissima. Un insegnamento che il Cavaliere Oscuro si porta dietro giorno dopo giorno.
Una delle immagini finali più belle e suggestive della storia è quella dove Batman dà una pistola (scarica) al bambino che ha subito la sua stessa perdita e che ora giace traumatizzato in un letto d’ospedale, ed è soggetta a varie interpretazioni: il bambino, catatonico, inizia a sparare, o meglio a premere continuamente il grilletto, verso Batman che non si sposta. Batman si sente colpevole verso se stesso, i genitori che non è riuscito a salvare, ed il ragazzino e vuole tanto sentire il terzo BANG, oppure vuole dare al bambino il volto del colpevole, se pur falso, per allietargli in un certo senso il dolore, oppure vuole vedere il suo riflesso e ciò che avrebbe fatto anche lui se ne avesse avuto l’occasione. Il risultato non cambia, a mio parere è la tavola migliore e più suggestiva del racconto e racchiude l’essenza di Batman.
Batman: Città Spezzata è un’ottima prova dello scrittore Azzarello che prende, cattura, è amara, vera, colpisce forte. Risso d’altro canto è il disegnatore adatto per questo tipo di storia dai toni cupi che io promuovo a pieni voti.
Azzarello e Risso d’altronde si trovano bene insieme avendo collaborato anche al fortunato prodotto Vertigo 100 Bullets. Un giallo profondo che scava nei meandri di Batman e che ha tanti elementi che la fanno apprezzare, da Batman stesso, alla figura del Joker e di Arnold Wesker e soprattutto il trattamento delle origini di Batman e sulle ripercussioni continue che ha nel presente e avrà nel futuro, che ci sarà sempre grazie a quella tragedia. Le ultime tre parole che il piccolo Bruce dice ai genitori prima di andare al cinema in conseguenza di un litigio non ci vengono volutamente svelate dallo scrittore, che lascia il lettore avido di sapere, un palmo di naso e l’amaro in gola. Possiamo solo immaginare quali siano. Contando che le grida e vediamo un Bruce piangente che scappa via, io, purtroppo, propendo per tre parole amarissime che spezzano il cuore e dalle quali non si è potuto tornare più indietro: “Io vi odio”.BANG BANG.