L’Evoluzione di un Franchise

  • 2000: X-Men
  • 2003: X-Men 2
  • 2006: X-Men: Conflitto Finale

Siamo arrivati al capitolo finale di quella che nel 2006 divenne una trilogia del genere più in voga nel nuovo millennio.
All’inizio della pre-produzione di X-Men The Last Stand, Singer stipula un contratto in esclusiva con la WB e lascia la 20Th per dirigere Superman Returns.
La Fox passa il progetto nelle mani del regista Brett Ratner e degli sceneggiatori Zak Penn e Simon Kinberg; l’abbandono di Singer non deve assolutamente frenare la corsa dei mutanti Marvel.
Ecco allora la trama iniziale completamente cambiata (Fenice sarebbe dovuta essere una forza energetica senza alleati che si vendica degli uomini e delle loro angherie nei confronti dei mutanti, in giro per il mondo, per divenire infine l’essere cosmico che tutti conosciamo e lasciare la Terra per il Creato stesso): alcuni attori vengono richiamati ma rifiutano (Alan Cumming non tornerà nei panni di Nightcrawler), altri si vedono impegnati in altri ruoli e partecipano per poco alle riprese (James Marsden segue Singer sul set di Superman Returns per il ruolo di Richard White, Rebecca Romijn divorzia dal marito e inizia le riprese di una sit-com ambientata nel mondo del giornalismo televisivo).
Poi, accade che nell’ultimo script alcuni characters, inizialmente previsti, vengono cancellati (Emma Frost, si parlava di Sigourney Weaver per il ruolo; Gambit, poi ripreso in X-Men Le Origini: Wolverine; Dazzler e Stacy X).
L’inizio per il film è abbastanza complicato: se attori quali Jackman, Stewart, McKellen e la stessa Janssen confermano da subito di riprendere i loro ruoli, Halle Berry sembra titubare e si arriva ad un punto in cui l’attrice stessa dichiara di non prendere parte al film.
L’attrice di Tempesta, poco dopo, smentisce queste voci e le riprese del film iniziano a Marzo del 2005: dureranno sino alla fine di Ottobre dello stesso anno e in questo periodo vengono rivelate alcune news molto allettanti riguardo la pellicola stessa: nel cast dei personaggi si sarebbero visti Bestia e un giovane Angelo.
Il film uscì nelle sale il 26 Maggio del 2006 e fu un successo globale, ma non senza qualche critica.

“She Will Rise Again”

Il valore iconico delle frasi ha spesso travalicato il tempo e lo spazio; la fedele presenza, in un discorso, di una radice di decenni interi, rende la frase il vero fulcro dell’argomento.
Se per alcuni la parola è il solo ed unico modo di concretizzare un segnale, per altri è un’arma, uno strumento antico, una chiave, una figura retorica.
In questo terzo capitolo cinematografico della saga degli X-Men (Stan Lee – Jack Kirby 1963, è sempre meglio ricordare anche l’icona che fu quello stesso anno) assistiamo a morti e resurrezioni, tipiche dei fumetti di supereroi ma atipiche per un cinecomic, non oggi forse, ma ieri così era.
She Will Rise Again dice la lapide di Jean Grey, nei fumetti è sepolta sotto questa pietra tombale; nei fumetti si fa spesso riferimento alla situazione che la mutante vive dal momento della piena comprensione del suo potere.
Jean Grey è una mutante di Classe 5 (nei film) o di Livello Omega (nei fumetti) e ciò sta a rappresentare una scala di livello genetico che identifica il grado di potere di ogni mutante.
Il film ha un prologo, anzi due, ideali:
Nel primo assistiamo all’arrivo a casa Grey di due giovani Charles Xavier ed Erik Lehnsherr, i due parlano coi genitori della bimba e poi con lei stessa.
La giovane mostra ai suoi ospiti come siano enormi le sue capacità, sollevando le auto parcheggiate nel suo isolato, e non solo.
Salto temporale, secondo prologo: un giovanissimo, un adolescente Warren Worthington III si chiude in bagno e con strumenti chirurgici recide, in una crudissima sequenza che svela quanto si è disposti a fare e dove si è disposti ad arrivare pur di nascondere la propria natura al mondo che odia, le ali piumate che stavano spuntando sulle sue spalle.
Scoperto dal padre, Warren invoca il perdono, perdono per una natura che ha scelto di donargli un talento.
L’apertura mostra un gruppo scientifico che sintetizza il futuro della razza umana, ma non di quella mutante: “Lo chiamano La Cura”, ci dice Bestia.
La Cura alla “malattia” mutante viene sintetizzata ai laboratori Worthington, laboratori del padre di Warren che hanno codificato e duplicato le cellule mutanti di Pulce (Leech), mutante capace di inibire i poteri solo avvicinandosi ai suoi simili.
Il ragazzo viene tenuto ad Alcatraz e studiato per decodificare la sua struttura cellulare, così da poter ricreare fedelmente la sua mutazione, in vitro.
La guerra tanto profetizzata da Magneto sembra essere alle porte. All’Istituto Xavier la notizia suscita non poco scalpore, Bestia fa ritorno nella sua vecchia scuola; Marie (Rogue) è entusiata della cura, cura che potrebbe donarle una vita normale, di nuovo.
Tempesta è alterata, nervosa, disgustata solo al pensiero di essere trattata come una malata, e si batterà in tutta la pellicola per far sì che il suo stato, il loro essere mutanti sia un dono e non un macigno su cui gravano ulteriori pesi.
Scott è una persona completamente diversa, la morte di Jean lo ha straziato: ha continui incubi in cui la vede morire in continuazione, malgrato tutto, la voce di Jean è sempre presente nella testa di Ciclope e lo porta a recarsi ad Alkali.
Ancora.
Logan è ormai parte integrante della scuola, tiene persino le sessioni di addestramento nella Danger Room, con Tempesta e Colosso.
In questo terzo film vediamo con maggior rilievo personaggi come Iceman, Kitty e Colosso; sono parte integrante della squadra in cui prima avevamo Ciclope e Jean.
Intanto il Governo ha catturato Mystica e vuole che la mutante riveli il covo di Magneto, Raven viene trasferita in un carcere assieme ad altri mutanti, ma durante il trasferimento, viene liberata da Magneto (a cui fanno seguito poi il Fenomento e Jamie Madrox, liberati anch’essi da Erik).
Una delle guardie spara a Magneto una capsula per inoculargli La Cura, ma Raven lo protegge col proprio corpo, perdendo le sue abilità mutanti. Erik la lascia lì, ormai “lei è una di loro”.
Scott, arrivato ad Alkali, è preda di una struggente crisi e sfoga la sua rabbia lanciando un potentissimo raggio ottico in acqua, le acque di Alkali che lo hanno privato del suo amore.
Dal lago si crea un enorme mulinello che esplode, sbattendo Scott a terra e rivelando in un crescendo di luce purissima la sagoma di una donna: Jean.
Jean è viva!
I due amanti si baciano, ma la natura di Jean inizia a mutare, poi Scott scompare, un lancinante feedback psichico attraversa tutto il mondo.
Avvertito dalla telepatia di Xavier, egli invia Logan e Ororo ad Alkali, qui i due trovano Jean svenuta e il paesaggio intorno a loro carico di energia telecinetica, ma nessuna traccia (apparente) di Scott.
La donna viene riportata all’Istituto, Charles comprende da subito la natura dello scompenso che colpisce la Grey: anni prima, egli aveva innalzato dei blocchi psichici nella mente di Jean, blocchi che le avrebbero permesso di controllare il suo potere gradualmente e con una serie di sedute, Jean aveva imparato a controllare questa sua feroce natura, chiamata La Fenice, proprio grazie alle tecniche di Xavier.
Ora, però, questi muri, queste barriere mentali erano saltate e la personalità della Fenice aveva preso il posto di Jean, sottomettendo il tutto al proprio volere.
Logan ha un diverbio con Xavier riguardo i metodi da lui usati.
Raven Darkholme, ormai tradita da Erik, rivela l’ubicazione del terrorista mutante al governo, ma l’assalto alla Confraternita dei Mutanti fallisce a causa di una trappola tesa proprio dal Signore del Magnetismo.
Jean/Fenice si ribella e lascia l’Istututo e quando Xavier tenta di recuperare la donna, lei lo disintegra, proprio come aveva fatto con Scott; successivamente si unisce a Magneto e ai suoi e porta battaglia ad Alcatraz e ai laboratori della Cura.
Saranno gli X-Men di Xavier a tentare di fermare questa forza senza limiti.

Ancora una volta, X-Men!

Ratner riesce a non far troppo rimpiangere Singer, anche se ricade in alcune scelte che hanno del discutibile: in un solo film la sua caratterizzazione di Bestia è praticamente impeccabile; per quanto riguarda Angelo, invece, non riesce a centrare la natura del personaggio, se non nella sua conflittualità iniziale.
Senza parlare poi di alcune sequenze che potevano realmente essere evitate (il pattinaggio nella fontana con Bobby e Kitty o la spaventevole degenerazione di Rogue – un personaggio partito male e tale finito -).
Ciclope compare solo nella parte iniziale del film e poi “abbandona” la pellicola: la sua è forse una delle gravi carenze della saga, ma questo è un problema che già si poneva dai primi film del franchise.
Anche in questo terzo film il ruolo più importante è quello di Wolverine, coadiuvato da una ottima Tempesta ed equilibrati dal binomio Magneto/Fenice.
La trama si ispira alla Saga di Fenice Nera e al ciclo Talenti di Joss Whedon e John Cassaday, nella collana Astonishing X-Men.
Potenzialmente il terzo film è uno dei più belli della saga e probabilmente non manca nulla, se non il fatto che per un terzo capitolo si poteva osare con qualche sequenza in più, così da caratterizzare anche alcune new entry.
La pellicola ci mostra alcune delle scene più belle di tutta la saga: la resurrezione di Jean Grey o la battaglia tra Jean e Xavier a casa di quest’ultima, con il rallenty sul momento precedente la disgregazione di Xavier sono alcune delle parti più evocative di tutti i film.

Non lasciare che il potere ti controlli

La chiave centrale del film è il potere: il potere mutante, il potere come arma e la scelta del potere intrinseca in ogni uomo, in ogni mutante.
Xavier dipinge un affresco ideale, utopico, della sua scuola, ma nell’istante in cui alcuni errori del suo passato si sollevano egli perde tutto ed è costretto a “ritornare” (vedasi scena dopo i titolo di coda) per rimediare.
Il personaggio di Jean Grey, che dal lato chiaro degli X-Men passa al lato oscuro della Confraternita è l’espressione più cupa del sogno di Xavier che non si avvera, che non accade.
Magneto è sempre stato pronto a sacrificare ciò che possedeva senza mai rimpiangerlo, ma quando Jean si scatena nella fase finale della battaglia invoca il perdono davanti a ciò che ha generato: “che cosa ho fatto…”
Jean è l’evoluzione finale di un essere quasi divino, in terra: la metafora del superuomo qui viene estremizzata e distorta a favore di una concreta scenicità visiva.
Lo spettatore è parte del terrore che Jean sta scatenando, non è più la donna insicura del primo film, né la caparbia del secondo; Jean è ora la fase finale di una evoluzione che per troppo tempo è rimasta in gabbia.
Non vi sono più i discorsi evoluzionistici dei primi capitoli: il tempo dell’unione è finito.

Tu da che parte stai?