OPENING CYLON

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E se un giorno il mondo, come lo concepiamo, smettesse di esistere? E se lo stesso mondo smettesse di essere riconoscibile o tollerabile persino? Cosa accadrebbe se l’uomo sospendesse di essere ciò che è e divenisse un esule, un fuggiasco o, peggio ancora, braccato da altri? Sì, ma da chi? O da cosa?

THE CYLONS WERE CREATED BY MAN
THEY REBELLED
THEY EVOLVED
THEY LOOK AND FEEL HUMAN
SOME ARE PROGRAMMED TO THINK THEY ARE HUMAN
THERE ARE MANY COPIES
AND THEY HAVE A PLAN

I cyloni erano i servi robotici dell’umanità, successivamente alla loro ribellione, alle guerre che ne sono seguite e alla loro evoluzione in forme differenti, tanto da sembrare umani, hanno attuato un piano ben preciso che li avrebbe portati a sterminare la razza che li ha originati. Il loro attacco congiunto alle 12 Colonie (12 pianeti coi nomi ispirati allo Zodiaco) ha portato l’uomo ad un passo dall’estinzione, e gli ultimi umani sono stati costretti ad una fuga attraverso lo spazio profondo, alla ricerca di una antica profezia che li avrebbe condotti a casa.

BATTLESTAR GALACTICA

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Non c’è alcun bisogno di dilungarsi sulla genesi del media-franchise di BSG, franchise che ha avuto una gestazione intermedia (idee di rilancio già dalla seconda metà degli anni ’90, fino alla miniserie che ha dato il via a tutto, nel 2003), questa vuole essere una disamina sul fenomeno BSG, su ciò che ne è seguito e, magari, sul futuro della stessa. Glen A. Larson, Ronald D. Moore e David Eick sono coloro che hanno dato vita a questo nuovo remake televisivo (la serie originale è del 1978 e del 1980) che ha generato un immaginario ricco di concretezza narrativa, visiva ed emotiva. BSG tende là, dove molte altre serie di space-opera (almeno negli ultimi anni) non hanno osato arrivare, è l’insieme che non pregiudica gli altri (senza mai mostrare una chiusura definitiva, nonostante spesso ci si trovi in situazioni deleterie, negative e definitive) e, soprattutto come ultimamente accade, è un “pretesto” narrativo (l’aspetto della fantascienza) in cui far ruotare personaggi fatti di emozioni, sentimenti, sensazioni; characters vivi e tridimensionalmente appaganti. A scapito di quanto si possa credere riguardo la “sci fi” essa (come genere narrativo, inteso di narrazione) è fortemente legata al contesto e si presta ottimamente all’analisi dello spettro emozionale (non è un caso se questo sdoganamento culturale è dovuto all’opera titanica 2001: Odissea nello Spazio, di Stanley Kubrick). Il genere della scienza che va oltre la mente, superando la fantasia è una delle possibilità concrete della relazione stessa, non inificiabile nella sua estrema purezza. Battlestar Galactica ha, tra i suoi pregi, quello di portare lo spettatore all’interno del corpus degli episodi (prospettati con continuità narrante, quindi non ad autoconclusioni come altri serial televisivi) e permette di interagire completamente con ognuno dei personaggi raccolti nello show, amandone molti e odiandone altri.
bsg3banner2La bellezza, come ogni telefilm che si rispetti, risiede nell’innamoramento tra spettatore e personaggio del racconto, non tanto nell’identificazione (che per essere completa deve avere almeno due costanti: 1) l’empatia del ruolo, 2) la presenza riconoscibile dell’ambiente/epoca/contesto) che risulta possibile solo in parte, quanto nel poter scegliere chi seguire e a chi fare riferimento (come accade ne Il Trono di Spade, dove odiare Joffrey Baratheon è una costante, ma amare Daenerys Targaryen un dovere). E’ un mondo diverso quello del Galactica, ma fatto di esuli riconoscibili e di umani a noi vicini: il meccanico, il pilota, il politico, il rivoluzionario, l’avvocato, l’insegnante, il medico, il barista; tutti capaci di fare il loro lavoro, ma ancora più capaci di adattarsi a fare altro. E’ l’esperienza del sopravvivere e la paura del costante (il Galactica, la nave ammiraglia della flotta è un rifugio sicuro ma non del tutto inviolabile, simbolo della fallibilità umana, anche nei momenti di stress), un costante che diventa reale ad ogni “salto” (da un punto ad un altro dello spazio, viaggi stellari che coprono lunghe distanze in poco tempo), ogni qualvolta il salto finisce, e dall’altra parte potrebbe esserci una nave cylone, un Hub, una Resurrection (tutte navi stellari cylone, con differenti funzioni). Ma cosa rende gli umani così vulnerabili? Cosa li costringe alla costante fuga? Perché sono così spaventati dai cyloni? Tutto ciò è semplice e si riduce all’enigma più antico dell’umanità, ma sempre presente nei nostri intelletti: gli umani sono vulnerabili, costantemente in fuga e spaventati solo a causa di loro stessi. L’uomo è l’unico vero nemico dell’uomo.

THE CYLONS ARE PROGRAMMED TO THINK THEY ARE HUMAN

Sì. E’ vero, loro sono programmati per pensare di essere umani, sono programmati per provare emozioni (anche a livelli estremi, seppure capaci di essere praticamente immortali, la morte è la sensazione più forte che sono riusciti a provare, sono capaci di narrarci cosa realmente significhi morire). Loro sono evoluti da macchine robot, a loro volta create dagli uomini: è la parabola del cerchio che si chiude (anche se in modo spietato) l’uomo creò i cyloni, i cyloni si evolsero sino a somigliare agli uomini e poi si ribellarono, tentando di massacrare i loro creatori. Ecco che queste macchine divengono lo specchio della natura umana, una natura che tende all’infallibilità della coscienza ma che diviene fallibile nel momento stesso in cui genera l’idea dell’immortalità. Non è una razza che apre al confine tra la vita e la morte, ma è il segno dell’uomo che smette di evolversi e crea qualcuno che possa farlo al posto suo. Spiritualmente parlando, la creazione divina (molto sentita in tutta la serie) è lo stesso atto della creazione cibernetica avuta inizio su Caprica (forse?) circa 60 anni prima degli eventi narrati in BSG.
earth0png1Non sono le macchine il nemico e, come all’inizio, la guerra tra cyloni e umani è solo un mero pretesto per potersi liberare da catene che gli stessi uomini, le stesse donne, hanno forgiato per decenni. Prima di poter costruire bisogna distruggere, i cyloni lo hanno imparato (alcuni a loro spese) e vogliono che gli umani tornino ad evolversi. Se inizialmente il piano (il famoso PLAN) è quello di soggiogare le poche migliaia di esseri viventi che rimangono (gli esuli delle 12 Colonie) poi, solo successivamente, il piano si modifica, alcuni cyloni tentano di coesistere con gli umani: è uno dei loro errori più grandi, la coabitazione forzata tra macchine e uomini genera una società distopica, figlia della peggiore dittatura mai vista, gli stessi robot arrivano a concepire disturbo e dissenso nella comunità dei sopravvissuti. E il popolo si solleva, dopo aver subìto ad oltranza, la rivolta diviene neo-guerra lampo, portando chi fugge a continuare a scappare, e chi insegue ad inseguire. E’ la favola neo-romance-robotic-version più bella quella vista in BSG, la favola che diventa vera e l’orrore che si manifesta; la lotta continua sveglia gli impulsi più sopiti di sempre, dove si arriva a meditare e attuare spesso l’omicidio e a volte il suicidio (visto, senza giustificarlo ma solo narrandolo, come estremo gesto di una natura stanca, offuscata e succube. Ma non priva di forza). I cyloni che si sono infiltrati tra gli uomini (i “lavori in pelle” come vengono definiti dagli umani) sono solo pochi modelli, ma di loro ne esistono molte copie, tutte con una identità basic che poi evolve tramite le sensazioni, i contatti, i luoghi, il tempo, le atmosfere, le abilità, le emozioni vissute, i protocolli, il vivere; sì, il vivere. Essa è vita, non intesa come genesi dello spirito o concepimento superiore, ma è vita come intelligenza artificiale capace di apprendimento veloce, simultaneo e corretto. Intesa come in grado di evolvere in continuazione, strutturata su quella dei loro creatori (ancora l’uomo), talmente avanzata da concepire l’idea di Dio (venerazione monoteistica, l’Unico Dio) e soffermarsi spesso sull’aspetto spirituale della coscienza, sia dell’uomo che della macchina.

 

Continua…