In America il “politicamente corretto” pone una speciale attenzione a tutte quelle forme del linguaggio che potrebbero suonare offensive, e chi non si allinea a questo codice viene spesso tacciato di maleducazione e di ignoranza, nel senso peggiore del termine. Da qui l’idea di “Call me Fitz”, serial prodotto e trasmesso per la rete canadese E1, ispirato al fratello minore dell’autrice Sheri Elwood, e accolto con molto entusiasmo dai produttori.
Per il protagonista, un individuo che la gente amasse odiare per via dei modi maledettamente simpatici nonché diabolici, si è arrivati all’attore Jason Priestley, famoso nel cult “Beverly Hills 90210”, scelto dopo una vasta selezione, che si è calato perfettamente nei panni di Richard “Fitz” Fitzpatrick, il venditore di auto usate dai modi aggressivi e trasgressivi che sniffa cocaina, fa sesso con donne piacenti o attempate, e non si ferma di fronte a nulla pur di concludere dei buoni affari.
Per Priestley un ruolo molto intrigante e diverso dai soliti, che si discosta dal suo modo di vivere, un attore che ha saputo migliorarsi ed evolvere nel corso degli anni, e che nega assolutamente similitudini con questo uomo in perenne fase adolescenziale, impulsivo, che ama cacciarsi nei guai.
L’esser diventato famoso non lo ha fatto riposare sugli allori bensì lo ha spinto a cimentarsi il più possibile in ruoli televisivi molto diversi fra di loro, quelli per cui è possibile effettuare maggiori casting.
La qualità di questo prodotto e della regia, di cui Priestley ha curato diversi episodi, si nota nel lavoro della fotografia, nelle insolite inquadrature e dal tipo di luci, e dalla recitazione brillante e furba di alcuni attori che mescola il dramma con il surreale, con l’attualità e con fatti di cronaca.
Un serial che si spera trovi un ottimo riscontro così come lo è stato quello dei produttori.