LE NOTTI DI SALEM

Apr 5, 2012

E se Dracula fosse comparso non nella Londra di fine secolo ma nell’America degli anni Settanta, nel Maine, in un villaggio di campagna?
E’ con questa premessa che nasce il secondo romanzo di Stephen King, datato 1975.
Tutti conoscono Dracula, avendo letto il libro che ha dato il via ad una generazione, quella dei vampiri, di Bram Stoker o soltanto per sentito dire. Fatto sta che sfido a trovare una persona che non conosca questo personaggio leggenda. Non a caso è anche uno dei primi romanzi per adulti che King prende in mano, come afferma lo stesso scrittore, e lo affascina a tal punto da volerlo riproporre in una delle sue opere.
Salem’s Lot nasce proprio da quella figura e quei miti che Stoker narra nel suo libro. I vampiri che, piano piano, infestano una città fittizia inventata dallo scrittore e situata nel Maine, ben lontana dalla Salem che conosciuta per la caccia alle streghe nel Massachusetts. Un libro dove si può notare e sentire l’atmosfera di crescente minaccia contro la cittadina. ‘Salem‘s Lot, pur trattandosi del secondo romanzo del Re, segna l’evoluzione dello scrittore, diventato più sicuro di sé, scrivendo un libro che non si concentra su un solo personaggio, come Carrie, ma su più personaggi ai quali sono dedicati anche titoli dei capitoli. Inoltre, questo libro segna l’inizio di un elemento ricorrente nei romanzi di King: la narrazione di una cittadina e di tutti i suoi abitanti, ognuno con la sua caratterizzazione e mansione, soprattutto nei capitoli chiamati proprio “Il Lot”, dove lo scrittore analizza il cambiamento lento ma costante che attraversa la cittadina dopo l’arrivo di un losco figuro, tale Straker che va a vivere nella vecchia Casa Marston, luogo del Male secondo le dicerie del luogo, dove avvenivano riti oscuri e chissà quali altri orrori da parte del proprietario di casa. Da quel momento in poi, sparizioni di bambini e adulti, avvenimenti fuori dall’ordinario, strane morti, tombe vuote, scuotono il vecchio villaggio.
Straker non è l’unico che vive a Casa Marston. Insieme a lui vive anche un certo Kurt Barlow, che però gli abitanti del luogo non impareranno mai a conoscere data la sua “assenza di lavoro”. In città, la sparizione avvenuta a notte fonda dei piccoli Ralphie e Danny Glick, nelle prime pagine del romanzo, innesca il cambiamento che caratterizzerà da quel momento in poi il romanzo. King attinge a piene mani dal romanzo di Stoker, introducendo quindi i vampiri vecchia maniera a Salem. Persone che si credevano scomparse o morte bussano di notte alle finestre chiedendo di entrare, visibilmente trasformati e spettrali ma con un fascino ipnotico che non lascia scampo. E’, infatti, convenzione che i vampiri vengano invitati ad entrare nelle case dei malcapitati. Non un grande problema per degli ipnotizzatori assetati di sangue. Le finestre vengono aperte, gli ospiti vengono fatti accomodare, saziare, e l’aumento dei vampiri in città è servito.
I nostri eroi ricordano molto le figure di Jonathan Harker o Abraham Van Helsing, il celebre cacciatore di vampiri. Il vero protagonista del romanzo è Ben Mears, uno scrittore che si trova in città proprio per scrivere il suo nuovo libro basato su un trauma infantile avvenuto proprio a Casa Marsten. L’orizzonte dei personaggi si allargherà quando Ben Mears farà le sue conoscenze, innamorandosi di Sarah, trovando un mentore in Matt Burke, che molto ricorda la figura di Van Helsing (sarà infatti lui ad informarsi e a dare direttive alla squadra), amici nel dottore locale James Cody e nel dodicenne Mark Petrie ed infine un prete alcolizzato di nome Padre Callahan la quale fede, arma contro i vampiri, vacilla seriamente. Essi avvertiranno il cambiamento nell’aria, chi facendo qualche fantasioso collegamento, chi vivendo un “incontro del quarto tipo”. Spesso le due cose saranno collegate, ma la maggior parte dei cittadini di ‘Salem’s Lot rimarranno nella loro ignoranza.
La storia si svolge in modo molto lineare, è un lento crescendo, narra di cose che devono accadere e che nessuno può fermare, l’impossibilità di credere nei mostri ma la lenta presa di coscienza, con la città che pullulerà letteralmente di vampiri con il passare del tempo. Nel romanzo, King ritaglia e dedica parti ed interessanti spunti sulla religione, la Fede e la Chiesa; lo stesso Padre Callahan è il primo ad essere incerto sull’istituzione di cui fa parte e si lascia andare a profonde riflessioni, così come James Cody incarna l’incredulità e Mark Petrie l’innocenza e la facilità con cui si crede all’assurdo. Altre parti da manuale le troviamo all’inizio di capitoli del Lot, dove lo scrittore narra argomenti come il passare delle stagioni ed il Male.
Salem non è altro che il diminutivo di Jerusalem, il quale epiteto fu bocciato come titolo a causa dello stampo religioso. La cittadina apparirà anche in altri due racconti brevi, “Il bicchiere della staffa”, dove la città è ormai evitata essendo luogo dove i vampiri vagano indisturbati e l’omonimo “Jerusalem’s Lot”, dal sapore lovecraftiano. E’ la storia della caduta di Salem, inevitabile, ma non per questo meno interessante, per mano dell’antagonista della storia, quel Kurt Barlow che incontra gente ignara di notte mentre di giorno non osa farsi vedere, un vampiro addirittura più antico della nascita della Chiesa, dunque uno dei più potenti ed esperti esseri che vagano sulla Terra da secoli. Una delle parti più interessanti del romanzo si può individuare nel confronto tra Kurt Barlow e Padre Callahan. Due mondi a confronto, uno l’antitesi dell’altro, dove Barlow si accorge della debolezza del prete e dice questa importante frase: “La croce… il pane, il vino… il confessionale… sono solo dei simboli. Senza la fede, la croce non è che un pezzo di legno, il pane farina arrostita, il vino uva fermentata.”
Non mancano rimandi alla tradizione del mondo dei vampiri: la croce, l’acqua santa, i pipistrelli, il paletto da piantare nel cuore per ucciderli, la loro debolezza alla luce del Sole, e, come un buon romanzo sui vampiri (ben lontani dalla figura commerciale che essi incarnano ai nostri giorni) è un classico horror ben orchestrato, che incute timore su ciò che succederà. Che però non si commetta l’errore di paragonare questo romanzo a Dracula. Salem paga solo il personaggio principe, il Vampiro, e la tradizione dettata da Stoker, ma si evolve su un binario completamente diverso. King ci mette del suo, attraverso articoli di giornale sulla cittadina, efficace strumento che utilizzerà in altri suoi romanzi, e l’uso del passato nel raccontare ciò che successe a ‘Salem’s Lot: il libro si apre, infatti, con il ricordo di Ben Mears, che ritornerà nella cittadina per finire quel che aveva iniziato.
Le notti di Salem è la storia della grande sfida del Bene contro il Male, ben sapendo che il Male non è rappresentato dal solo Barlow e che dunque non smetterà mai di esistere. Il libro è quindi il capostipite del genere di Stephen King che sarà conosciuto poi in tutto il mondo come il“Re dell’Horror”, forse a partire da questo romanzo che ne ha tutte le componenti e riesce a far immergere il lettore in un mondo al culmine a causa dell’avvento dei vampiri in una cittadina di campagna, che nulla può contro la tacita rivoluzione vampiresca, e narra di un branco di uomini diversi tra loro, assoldati dal fato, che saranno chiamati a diventare eroi.
Come ho detto, Salem apparirà in altre due occasioni, dove addirittura nel racconto Jerusalem’s Lot (quest’ultimo in scritto in forma epistolare, ulteriore rimando al Dracula di Stoker) verremo a conoscenza dell’interessante passato della cittadina, coprendo così passato, presente e futuro di ‘Salem ‘s Lot con l’ultimo racconto che la vede protagonista, Il bicchiere della staffa. Stephen King è un sarto, infatti deciderà di prendere un personaggio del libro e farlo comparire nella celebre saga La Torre Nera, costruendo un altro punto di contatto nell’immenso universo creato dallo scrittore. E’ infatti per questo motivo che il libro termina con un finale aperto, e proprio per questo naturale, per non scadere nel ridicolo. E’ anche un romanzo pieno di psicologia e crescente suspense, si leggono pagine e pagine per vedere chi sarà la prossima, ignara vittima dei vampiri, chi busserà alla finestra di un certo personaggio, molto spesso un conoscente, amici e nemici sulla quale si consuma una vendetta personale. Un romanzo duro e che non fa sconti a nessuno, dove per la situazione creata è meglio non affezionarsi ai personaggi; un Davide contro Golia dei nostri giorni, dove i vampiri non combattono contro i lupi o si innamorano di ragazze ma hanno il solo pensiero di sbranare e dissetarsi con le loro lunghe zanne. Se cercate quindi un buon romanzo sui vampiri con la V maiuscola, questo è il libro inquietante che fa per voi. Un libro che riesce a essere più moderno di tanti altri e che non sente assolutamente il peso del tempo, riuscendo a catturare dal primo istante non solo per la trama di fondo ed un inizio atipico, ma anche per i personaggi che, ordinari, devono destreggiarsi in una situazione straordinaria, al di là delle loro possibilità.
Dovessi dare un voto alla storia, darei un 8 pieno e meritato. Come molti romanzi del Re, ‘Salem’s Lot vanta un film e due miniserie TV. Per chi è interessato a leggere questa storia, che consiglio caldamente, consiglio di recuperare la recente ristampa de Le notti di Salem da parte della Sperling & Kupfer, un mattone di 650 pagine che contiene non solo la storia, ma anche i due racconti di ‘Salem’s Lot che ho citato durante il corso della recensione, molto interessanti, delle illustrazioni evocative ed un’appendice dove sono riportate le parti eliminate al momento della pubblicazione del romanzo. Avrete così tutta, ma proprio tutta la vita di ‘Salem’s Lot, ad un prezzo economico.
Insomma, un libro da leggere e rileggere, degno di un mito ormai immortale, dove la Notte conosce il suo trionfo, dove nasce il vero Stephen King, quello che impareremo a conoscere grazie alla sua ampia produzione letteraria. Le notti di Salem è la prima vera pietra di una lunga serie, ed anche uno dei preferiti dello scrittore stesso, che ha scritto il libro appena ventiquattrenne. Consigliatissimo. E per finire, un avvertimento, un consiglio da amico: non accettate caramelle dagli sconosciuti, e ad un certo orario chiudete le finestre e non invitate ad entrare nessuno. Ne va della vostra vita.
Lunghi giorni e piacevoli notti.