Superman: Birthright

Ago 31, 2009

birthrightTesti: Mark Waid
Disegni: Leinil Yu
Edizione originale: Birthright (2003)
Edizione italiana: DC Universe 1-12, Play Press

Non potevamo esimerci dal dedicare la nostra attenzione a Birthright, la saga in 12 parti che, nell’ottica DC Comics, avrebbe dovuto ridefinire le origini di Superman.
Intreccio e sceneggiatura fanno capo a Mark Waid, per quanto ci riguarda, una garanzia: grande conoscitore della continuity; autore di quella che è una delle migliori storie DC di sempre, se non la migliore in assoluto, Kingdom Come; deus ex machina della santificazione di Superman, operata su Kingdom Come stesso; talentuoso narratore che per anni ha gestito alla grandissima Flash; fu capace di una gestione breve ma notevole sulla JLA, che ebbe modo poi peraltro di ridefinire nelle sue linee generali in Year One; insomma… Stiamo parlando di uno di quegli eletti che abitano le vette dell’Olimpo fumettistico.

Dobbiamo affrontare il discorso su Birthright in maniera dicotomica, dividendo la trattazione su due livelli: quello strettamente legato alla continuity, e quello in cui si parla di una storia in quanto tale.

Non è molto chiaro il perché la DC sentisse la necessità di rinarrare le origini di Superman… Man Of Steel di Byrne riscuoteva ancora grandissimo successo, collocandosi in cima alle classifiche di gradimento dei lettori; inoltre non c’erano stati avvenimenti particolari tali da rendere MoS superato. Si voleva allora fare un semplice restyling del personaggio tenendo conto anche del successo di Smallville? Forse.
Comunque al di là delle ragioni alla base del progetto, Waid intervenne pesantemente su alcuni aspetti:
– Il primo incontro ed i rapporti di Clark con Lex Luthor;
– In parte la caratterizzazione stessa di Luthor (le citazioni alla Golden Age, così come quelle di rimando a Smallville, sono parecchie);
– L’esordio di Superman a Metropolis (qui la citazione è cinematografica! Pur tuttavia senza dimenticare MoS…)
– L’accoglienza che la città dà a Superman, ben diversa da quanto si era abituati a vedere e a pensare.
Poi ovviamente il tutto viene aggiornato e “spostato” ai giorni nostri: quando Clark è in giro per il mondo dopo il college si tiene in contatto con mamma Kent via e-mail, sicuramente impensabile ai tempi di Byrne; tra l’altro i Kent qui vengono parecchio ringiovaniti.

Pur affezionati a MoS, non abbiamo motivo di non citare i pregi di questa interessante “riscrittura” delle origini di Superman in chiave moderna. Il punto nodale è più che altro costituito dalla non incidenza della storia nella continuity, contrariamente alle previsioni e alle aspettative. Perché creare un “restart” solo per poi non tenerne conto editorialmente parlando? Esempio eclatante è la gestione di Lena Luthor, che rappresenta la più grossa “falla” nella gestione Berganza, ma certo non per demerito della storia… E qui passiamo al secondo livello di lettura.

Come valutare la storia? Indubbiamente crediamo si possa ritenere notevole come contenuti e narrazione. Le caratterizzazioni ormai sono consolidate e Waid le ripropone abilmente: Clark timido e impacciato, sempre defilato e “invisibile” (su questo Mark calca parecchio la mano…); Lois è una donna “mangia-uomini”, di quelle che non si fermano davanti a nulla (grandiosa la scena in cui Perry White annota su un foglio i pro e i contro di Lois!). Lex Luthor spietato nella sua ossessiva rincorsa al sapere e al potere, anche se qui la sua caratterizzazione è un mix tra lo scienziato geniale del pre-Crisi e l’affarista senza scrupoli dell’era Byrne; bella la caratterizzazione di un giovane Superman ancora alle prese con le insicurezze del suo ruolo in una società forse non ancora pronta ad accettarlo.
Interessanti i primi capitoli con un’ambientazione inedita: Clark prende coscienza delle responsabilità derivanti dai suoi poteri dopo una tragica disavventura in Africa. Ottimo a dire il vero anche l’espediente narrativo con cui scopre le sue origini kryptoniane.
Nondimeno ci permettiamo di segnalare una nota dolente: uno dei personaggi più importanti legati alla giovinezza di Clark è completamente ignorato… Lana Lang appare si e no in due vignette; una cosa invero giustificata, considerando la temporalità della storia, secondo la quale Clark, all’inizio della narrazione, ha già lasciato Smallville.

Commentare i disegni è spesso rischioso, in quanto si sfocia nella soggettività. Particolare e atipico, lo stile di Leinil Yu, risulta forse a volte troppo legnoso, con la fastidiosa tendenza a disegnare corpi tozzi e volti fastidiosamente “carichi” di linee e colore.

L’edizione italiana non è proprio il non plus ultra per un collezionista, perché comporta il recupero dei primi 12 numeri di DC Universe della Play Press, impresa non facile e tutt’altro che economica. Due le edizioni DC: sia in Hardcover, sia normale TP.
Che la Planeta decida di rieditare questa storia? Possibile ma non possiamo dire, almeno al momento, probabile.

A cura di Mauro Anselmo