MM # 4 – Mousetrap

Tirato un attimo il fiato con lo scorso numero, si ritorna decisamente a parlare della trama principale con Mousetrap (Artibani/Zironi). Ormai è ben chiaro che a dividersi le sceneggiature della serie si alterneranno ad ogni albo Faraci e Artibani, il che non può che fare piacere visto che si tratta di due fra i migliori autori degli ultimi vent’anni e di tutta l’epopea Disney italiana. E, personalmente, trovo che Artibani sia leggermente superiore anche al pur titanico Faraci nel stendere le intricate trame di questo fumetto mozzafiato.
Cosa che ci dimostra anche qui, dove tira fuori una storia che più “politically un-correct” non si può, scritta magnificamente. Ed è anche questo il bello di MM, vedere come Topolino sia fondamentalmente impotente in questa diabolica città, come vediamo quando qui viene “reclutato” da un certo Seth Salem, malvivente alle dipendenze di Gloria Gump, per compiere un “lavoretto” in cambio della vita di Vera Ackerman. Lavoretto che si rivelerà essere nientemeno che una rapina al caveau della Welzen National Bank, con l’obiettivo di far sparire compromettenti informazioni sul caso Lasswell già nel mirino del procuratore Stanson. Tutto questo con il doppio fine di far cadere tutta la colpa sul nostro Topolino, in modo da fargli perdere ogni credibilità come testimone al processo.
Ma c’è anche un terzo scopo, che ci mostra quanto profonda ed egoistica sia la sete di potere della Gump…
Davvero avvincente la sceneggiatura di un Artibani in stato di grazia, capace di stimolare a tal punto l’interesse del lettore da fargli venire fretta di voltare le pagine. E davvero “politicamente scorretta”, come dicevamo prima: le malefatte commesse nella storia da Topolino – costretto – non si contano, e vanno dal furto d’auto all’irruzione armata in banca alla minaccia di ostaggi con un mitra.
A coadiuvare un’eccellente trama, i disegni di Zironi che, seppur un po’ in calo rispetto all’ottima prova mostrata su Estrelita, si rivelano più che buoni, con ottime rappresentazioni degli ambienti e personaggi espressivi e ben proporzionati. Forse manca giusto un po’ di dinamicità del tratto, ma direi che possiamo essere più che soddisfatti.
Conclusione in appendice con l’episodio di True Stories, Real Life – Corsa Semplice (Artibani/Ziche), dove l’Artibani – di nuovo all’opera – affianca la Ziche nella comica avventura da taxista di Chester, fra grotteschi rapinatori e gatti infuriati, che giunge a ottimo completamento di un già grandioso albo.

Bruno Torrini

MM # 5 – Firestorm

Passati già dieci mesi dall’uscita del mitico Numero Zero, Faraci decide di cominciare ad intraprendere il cammino conclusivo di questo primo arco narrativo – che poi purtroppo rimarrà anche l’unico – culminante con il processo Lasswell.
Introdotto da una copertina mozzafiato by Perina, forse la migliore tra tutte quelle comunque stupende della testata, Firestorm[ (Faraci/Perina) da una bella accelerata alle vicende della trama principale. Faraci inizia a portare a compimento quei vari aspetti che molto erano stati sviluppati nei numeri precedenti e che troveranno poi conclusione nel successivo Calypso, albo tanto unito a questo che si potrebbe quasi considerare la seconda parte di una bilogia finale.
Non è però il processo ai danni di Henry J. Lasswell alla base delle vicende della storia, quanto la continua fuga alla quale si deve dare Topolino – sempre affiancato dall’energica Patty Ballestreros – dai numerosi attentatori che cercano in ogni modo di farlo fuori in modo che non possa testimoniare (il titolo ha infatti il significato della Tempesta di Fuoco dalla quale il nostro è assediato). Sono anche qui tantissimi gli elementi “politicamente scorretti” che affollano la – ottima – sceneggiatura di Faraci: dall’attentato dinamitardo di inizio storia, alla violenta sparatoria che avviene in hotel, alla battaglia in elicottero in cui si lascia intendere che Patty e Topolino abbattano addirittura il velivolo nemico.
Non è solo la grande dose di violenza, però, che rende grande la sceneggiatura: Tito infatti – come già aveva fatto in Anderville con la scena della sparatoria sulle scale della stazione – coglie l’occasione di citare nuovamente il film Gli Intoccabili, del quale riprende pari pari la scena in cui il giudice Raven, d’accordo con il procuratore Stanson, fa scambiare la giuria del processo, probabilmente corrotta, con quella dell’aula adiacente.
Se la trama della storia viene promossa senza discussioni, i disegni di Perina, invece, rappresentano un caso a parte: se nella copertina Alessandro è stato davvero fenomenale, aiutato anche da una perfetta colorazione di Andrea Cagol, personalmente nelle pagine della storia il suo tratto mi risulta spesso non appropriato alla rappresentazione delle varie scene. Il suo stile è piuttosto caricaturale, privo di dinamicità e spesso non abbondante di dettagli. Lo trovo grossolano, insomma, molto distante dal tratto perfetto di Sciarrone e da quello fantastico di Cavazzano.
Continua ancora in coda al numero la simpatica miniserie True Stories, Real Life] con l’episodio Una Questione di Principio (Artibani/Ziche), in cui Chester è infiltrato al party del giornale concorrente, l’ “Anderville News Pioneer”, al quale incontrerà la ragazza dei suoi sogni, guarda caso la figlia del direttore! Situazioni divertentissime e battute taglienti contraddistinte dalla solita verve di un’Artibani in stato di grazia dalle quali è impossibile non farsi strappare sonore risate.

Bruno Torrini

MM  #  6 – Calypso

Con Calypso (Artibani/Sciarrone) arriviamo ai giorni immediatamente precedenti alla conclusione del processo Lasswell, quelli successivi agli eventi burrascosi narrati in Firestorm. Sharky e un altro scagnozzo mandati da Mason, il legale di Lasswell, tentano di rapire in modo maldestro Salomon Queeg, l’avvocato che ha rifiutato la difesa di Rud Kaminsky, uno degli imputati del processo. L’attentato non va in porto, grazie all’intervento di Topolino e del suo amico tassista Burke, ma i disperati tentativi di Henry J. Lasswell si rivolgono ora alla possibilità di corrompere i giurati del processo, visto che l’esito della votazione è spaccato a metà: gli ultimi avvenimenti hanno diviso la giuria, e da alcune indiscrezioni l’avvocato Mason è venuto a sapere che solo sei giurati su dodici voteranno a favore di Lasswell. A questo punto, Sharky riconosce il volto di uno dei giurati, Kevin Guthrie, come un ex pugile di nome Jefferson Cage, che è stato un tempo legato ad un giro di scommesse clandestine.
Guthrie, ricattato da Sharky, che manterrà il silenzio sul passato dell’ex-pugile solo in cambio del suo voto al processo Lasswell, si rivolge a Topolino, per incaricarlo di trovare Sharky e una testimonianza del suo passato, una sua foto contenuta in un calypso, un prezioso orologio con carillon.
Comincia così l’indagine di Topolino, che lo porterà niente meno che nel carcere di Older, dove entrerà clandestinamente come detenuto con un nome falso, Alfred Levin, grazie all’aiuto del Professore (vedi MM # 0).
Con grande capacità sia Artibani che Sciarrone accompagnano il lettore e Topolino in questa grande prigione, un luogo claustrofobico, nero e cupo che nasconde più segreti di quanti non si possano intuire a prima vista, saturo di agenti corrotti e dalla gestione della direttrice Gloria Gump, la quale si rivela quantomeno “elastica” nelle sue scelte: molti dei condannati vengono inviati all’esterno del carcere a svolgere i suoi compiti disonesti e poi rientrano al sicuro, tra le mura di Older. Tra questi, Topolino incontra sia Sharky che Seth Salem, gangster assetato di vendetta che aveva già avuto modo di conoscere in Mousetrap (MM # 4), che gli causeranno non pochi problemi nel tentativo di recuperare l’orologio.
Il verdetto finale del processo costituirà un’altra citazione al film Gli intoccabili, e quindi al reale epilogo del processo a Al Capone.
Grandi ancora una volta i disegni di Claudio Sciarrone, che riesce a rendere credibilissime le sensazioni di prigionia e i momenti in cui Topolino si trova chiuso in trappola, così come in Lost & Found era stato bravissimo a rappresentare i grandi spazi aperti di Anderville. Bravissimo anche nel trovare soluzioni sempre nuove nell’animare graficamente le scene in cui non c’è azione, come il dialogo tra Topolino e Kevin Guthrie nell’agenzia di investigazioni, dove le vignette prendono una morbida forma a ventaglio, in una sequenza molto cinematografica.
A completamento del numero troviamo un interessante dossier che mostra gli atti del processo Lasswell, i retroscena sul passato di Kevin Guthrie, ritagli dei giornali con commenti al processo, una scheda dettagliata sul carcere di Older e per finire la breve storia True Stories, Real Life – Spy Story (Catenacci/Ziche), che continua farci vedere come il povero e sprovveduto giornalista Chester Soup si invischi in avventure più grandi di lui.

Emmanuele Baccinelli

MM  # 7 – Black Mask

Dopo la conclusione del processo Lasswell, e quindi del grande arco narrativo che ci ha accompagnato per sette numeri, Black Mask (Faraci/Mastantuono) è una grande avventura che vede un Topolino stanco, ormai completamente disilluso e amareggiato, ma sempre pronto a reagire da queste sue inquietudini, questa volta per lottare contro un terribile sicario misterioso, La Sfinge, che viene presentato nel prologo, nell’atto di acquistare un’arma micidiale da un venditore. L’introduzione lascia sottintendere che La Sfinge uccida e derubi il  malcapitato commerciante di armi, portando così sulle pagine di MM un raro esempio di omicidio nel mondo a fumetti Disney degli ultimi 40-50 anni.
Sono ormai passate tre settimane dal verdetto finale della giuria e l’ispettore Clayton ha tenuto nascosto a Topolino una lettera del Giudice Raven che lo autorizza a tornare a Topolinia, e quando il detective lo scopre va su tutte le furie, imitato dalla poliziotta Patty Ballestreros, che esasperata dai modi dell’ispettore, lascia la polizia. Topolino decide così di lasciare seduta stante Anderville, e coglie un occasione al balzo: si fa assumere come responsabile della sicurezza sul Black Mask, un treno lussuosissimo e ultra-tecnologico di una società che appartiene a Leopold Millighan. Il treno, che ha nel suo percorso ha in previsione una fermata a Topolinia, è stato ideato dal Ernest Rubin, ed è completamente comandato da FRED (FRD 20001AMTBM), un’ intelligenza artificiale molto simile all’ HAL 9000 di 2001: Odissea nello spazio[ di Kubrick, capace di interagire con gli esseri umani e totalmente indipendente.
La Sfinge, a bordo del treno, tenta di uccidere Topolino per ben due volte, e in entrambi gli attentati, rappresentati in modo mirabile da Mastantuono per il senso di forte inquietudine e sorpresa che lasciano nel lettore, Mickey riuscirà a cavarsela per il rotto della cuffia, anche grazie all’aiuto di Jan Clayton e Patty Ballestreros, che nel frattempo ad Anderville hanno svolto un indagine parallela per giungere all’identificazione dell’assassino misterioso che minaccia topolino sul treno, e che nessuno ha mai visto in faccia.
Patty, ormai completamente imbufalita con Clayton, accetta di diventare socia di Topolino nella sua agenzia investigativa di Anderville, e Black Mask si chiude senza far luce sul reale mandante del sicario La Sfinge; purtroppo nulla verrà detto a tal proposito negli episodi successivi.
Nelle ultime pagine troviamo delle schede con i documenti delle dimissioni dalla polizia di Patty, una interessante scheda tecnica sul treno Black Mask e True Stories, Real Life – Prima Pagina (Bertoni [!!!]/Ziche), che porta a termine le mirabili gesta di Chester Soup, l’incapace ma simpatico giornalista dello “Star Tribune”, che conclude le sue peripezie per il meglio, riuscendo a coronare il suo sogno d’amore e rappacificandosi con il gatto che lo ha tormentato negli episodi precedenti.

Emmanuele Baccinelli

MM  # 8 – Victoria

Dopo gli ultimi strascichi del processo Lasswell narrati in Black Mask, con Victoria (Macchetto/Turconi) inizia un nuovo ciclo di MM con una serie di storie molto più slegate tra loro, dalle trame molto più autoconclusive. Uno dei maggiori cambiamenti rispetto al passato è che ora Topolino deve dividere (letteralmente!) l’agenzia investigativa con la sua nuova socia, l’ex-poliziotta Patty Ballestreros, armata di tanti buoni propositi verso la sua nuova occupazione che però non trovano un riscontro immediato nel suo partner, ormai sempre più in preda ad una fortissima nostalgia per Topolinia e per i suoi cari, “vecchi”, comprimari. Durante uno di questi attacchi di  malinconia Topolino si trova ad inseguire uno scippatore per le vie più malfamate di Anderville, dove  viene tramortito e portato a Peaksmouth, uno dei quartieri più antichi della città in perenne stato di degrado estetico e etico, al cospetto dell’Evaporatore, il capo di una agenzia segreta che svolge compiti di cancellazione di intere vite delle persone che lo richiedono per poi, laddove necessario, ricreare intere esistenze da zero, agendo sulla sistematica cancellazione dei dati personali dei “clienti”che devono, per un motivo o per un altro, sparire dalla circolazione. L’Evaporatore, un vecchio rugoso e irascibile, detentore dei segreti più sporchi e indicibili anche di molti personaggi illustri di Anderville, obbliga Topolino tramite un ricatto a riportargli un suo dipendente, Errol Evans, fuggito dalla sede dell’agenzia con una valigetta piena zeppa di documenti “scottanti”. Prende il via da qui in poi l’indagine forzata di Topolino, costretto a non rivelare a nessuno, neanche alla sua nuova collega Patty, le circostanze che lo hanno portano a intraprendere questa indagine estremamente delicata. Indagine che si intreccia con una affascinante storia del passato, quella di un personaggio importante di Anderville, l’uomo che ha contribuito alla costruzione di più di mezza città, il ricco e indebitato costruttore George Trenco, al quale la sorte riserverà un pessimo e triste congedo dalla metropoli per la quale ha dato tanto.
La grande abilità di Augusto Macchetto nel far oscillare la narrazione tra presente e passato, crea con l’apporto importantissimo dei disegni di Stefano Turconi, pagine di grande suggestione che legano tutte le sottotrame presenti in quest’albo, dalla struggente vicenda del figlio di George Trenco, a quella di Joshua, un anziano pensionato, un tempo operaio edile, che ha lasciato ben sette anni della sua vita nel cantiere della Victoria Atlantica, la gigantesca statua simbolo di Anderville, costruita originariamente come base di attracco per dirigibili su volere di George Trenco.
Davvero una trama raffinata per un numero di MM molto ben illustrato da Turconi, che con i suoi disegni e con un’agile impostazione delle tavole contribuisce non poco alla creazione dell’atmosfera delle tre Anderville: quella del presente, quella più nascosta e misteriosa e quella del passato dei flashback.
In conclusione dell’albo, schede tecniche di approfondimento su Peaksmouth, sulla Victoria, e Patty Chiari (Enna/Zironi-Chiavini), che inaugura un nuovo ciclo di storie brevi, Anderville Confidential. Questa consiste in racconti narrati da Little Caesar, che questa volta ci offre un divertente episodio tratto dai tempi in cui Patty Ballestreros frequentava l’accademia di Polizia, e di un suo incontro con un criminale… “appicicaticcio”.

Emmanuele Baccinelli

MM # 9 – Run Run Run

Altro “filler” di lusso, ad opera dell’inedita coppia Secchi-Mottura, con lo sceneggiatore alla sua quinta prova Disney in assoluto. Run Run Run (Secchi/Mottura) si apre con una scena inizialmente incomprensibile per il lettore, che vede protagonisti un gruppo di malfattori.
La vita ad Anderville per Topolino intanto continua fra alti e bassi: dai preparativi per l’inaugurazione della nuova casa, alla soluzione del caso del cane smarrito della vicina, sino alle solite divergenze fra un irritato Topolino e Jan Clayton, con quest’ultimo che si appropria ingiustamente a mezzo stampa di meriti non suoi.
A movimentare il tran tran in agenzia, ci pensano due inquietanti tavole mute, che di botto ci presentano un muro tappezzato di foto e ritagli di giornale riguardanti Topolino, ed un figuro intento a stampare una lettera, destinata proprio al nostro. Tutto questo mentre risuona nella stanza il brano anni ’50 di Paul Anka You Are My Destiny. Agghiacciante. Il succo della missiva del “Fan”, alias Paul Lozano, sprezzante di odio verso Mickey, è che in occasione della Maratona di Anderville si verificheranno diverse esplosioni, se non scongiurate in tempo. Una sfida che Topolino accetta suo malgrado, pur non trovando la collaborazione della polizia, che vede la minaccia come uno dei tanti scherzi dei soliti burloni di turno.
Su suggerimento di Patty, che gli rimane fedele affiancandolo, Topolino si iscrive alla Maratona, per poter seguire in prima linea gli sviluppi del mitomane, che si farà sentire via telefono con degli indovinelli risolutori. La storia prosegue su questa falsariga, con un Topolino via via sempre più spompato e meno lucido per poter rimuginare bene sul da farsi, pressato dal “Fan” che rende sempre più pericolosi gli obiettivi degli attentati, finché non si scopre il coinvolgimento di altre persone, interessate anche loro per uno specifico motivo alle esplosioni…
Buoni i disegni di Mottura, il quale, pur non entusiasmando sempre nella resa grafica dei vari personaggi, nel corso della storia è abile nel mostrarci l’ennesimo scorcio cittadino fra le strade affollate della variegata Anderville, soffermandosi in particolare con una bella tavola dettagliata sulla veduta di Town Square, zona di arrivo della corsa.
In chiusura tutto quello che c’è da sapere sulla 30a Maratona di Anderville, e le consuete prime pagine dei prinicipali quotidiani della cittadina, con approfondimenti e risvolti sul caso Lozano. A seguire, Anderville Confidential – Maryam + Jan (Enna/Zironi-Chiavini), simpatica breve, rivelatasi poi l’ultima della testata, che narra la bizzarra nascita della storia d’amore fra un giovane intransigente poliziotto biondo di nostra conoscenza e un’intraprendente e chiaccherona manifestatrice in cerca di guai. Zironi da applausi, veramente a proprio agio con i personaggi antropomorf-umani, ritratti con molta cura nei dettagli.

Roberto Fabbricatore

MM # 10 – The Dark Side

Da un po’ di tempo ad Anderville si verificano delle strane incursioni notturne, che portano la firma di una sorta di banda di giustizieri del crimine: rapida, efficiente, dotata di attrezzature sofisticate e che non le manda certo a dire a chi sembra l’obiettivo principale di tali azioni: i malviventi più in vista della città, e tutto ciò che riguarda le loro losche attività.
In The Dark Side (Faraci/Palazzi) Topolino viene ingaggiato dalla filantropa Nailsmith per indagare sull’ultimo attentato dinamitardo causato dalla “Dark Side” (questo è il nome del misterioso gruppo di assalto), principalmente mossa dal fatto che fra i coinvolti è rimasto invischiato anche suo nipote, un contrabbandiere redento, uscito ufficialmente dal giro la sera stessa dell’esplosione. Al detective Topolino, con suo grande stupore, viene affiancata una vecchia conoscenza: l’ex galeotto imperturbabile, ma dall’animo buono, che risponde al nome di Tomoka Marshall (vedi MM # 1).
Per saperne di più e fare il punto sulla situazione, la strana coppia (poi diventata trio, con Patty) decide di vedersi con il giornalista Muck Rakers, che però non risponde all’appuntamento.
E’ sequestro.
Dopo una capatina al suo ufficio, si scopre che il reporter dello “Star Tribune” era vicino alla verità, e aveva da poco ottenuto un’intervista con il belligerante Commissario Starker, restio a dare troppe informazioni alla stampa. In base agli ultimi indizi, si pensa di seguire una pista che porterebbe a… Jan Clayton, che per di più diffida il gruppo dall’occuparsi della faccenda. Il sospetto si affievolisce quando quest’ultimo subisce un’intimidazione da parte di tre ladruncoli, messi in fuga anche grazie all’arrivo del trio, mutato nel frattempo in un quintetto, con l’aggiunta di Clayton e Burke. In agenzia si vedono subito i benefici del compattamento, così dopo aver riordinato le tessere del puzzle, viene organizzato un piano di fuga per il giornalista rapito, preludio di un finale scoppiettante (nel vero senso della parola).
La storia viene presentata da una sfavillante copertina di Perina, qui forse alla sua migliore prova come illustratore di MM. Stavolta l’ “esordiente” è un disegnatore: Marco Palazzi, che in diverse occasioni si ispira al suo mentore Cavazzano. Faraci si conferma un maestro nello stemperare la tensione con piccole battute dai tempi comici perfetti, nella regia e nella composizione delle vignette nei momenti clou, con primi piani e zoom veramente d’effetto.
Ricchissimo l'”Anderville Archive” di questo numero: ben nove pagine di profili sui personaggi visti in The Dark Side, documenti Top Secret, prime pagine di giornali e siti internet. Torna dopo un lungo letargo la doppia pagina dell’angolo della posta, che chiude tristemente l’albo, alla luce dei commenti entusiastici dei lettori, che fra le varie cose invocano la mensilità della testata (sigh!). Non mi sono mai spiegato come una rubrica così latitante (che attendevo con curiosità ad ogni uscita, rimanendo sempre deluso) rispuntasse giusto a un numero dalla conclusione, quasi come se la fine di MM non fosse ancora stata decisa.

Roberto Fabbricatore

MM #11 – Small World

Un’introduzione di commiato (scusate l’ossimoro) particolarmente toccante, incentrata su motivi e conseguenze che comportano una partenza, apre l’ultimo numero di MM. Small World (Artibani/Camboni) inizia subito con un lungo flashback: una piazza in festa, un albero di Natale, un cane dalmata, un’esplosione, un uomo in pericolo. Si torna al presente, con Topolino che ha in mano un nuovo allettante incarico, per conto di una ricca compagnia di assicurazioni. Tramite un suo portavoce, la compagnia si dimostra interessata a far luce sull’incendio di un edificio, poiché i sospetti cadono subito sul suo proprietario, che, in cattive acque, approfitterebbe dello sgombero per cogliere due piccioni con una fava: la vendita dell’edificio e la riscossione dell’assicurazione. I colloqui con due dei tre inquilini costretti ad alloggiare in albergo e con lo stesso proprietario, Carl Morrison, non portano quasi a nulla, se non che la persona che alloggiava nell’appartamento da dove è scoppiata l’esplosione, era molto riservata, e si faceva vedere di rado.
Giunta in un vicolo cieco, l’indagine si sblocca grazie ad uno degli informatori di Patty, che riesce a trovare colui che avrebbe dovuto causare l’incendio del palazzo, prima di scoprire di essere stato anticipato da qualcuno che voleva incastrarlo, e cavandosela fortuitamente, grazie a due maldestri ladruncoli. Sbloccata l’indagine, i due detectives riescono a dipanare l’intricatissima matassa (che causa anche un refuso, visto che l’attentatore cambia cognome un paio di volte), scoprendo i come e i perché di vecchi traumi e vendette ai danni del Comandante del 3° dipartimento dei vigili del fuoco di Anderville, Patrick Hoffman, minacciato insieme ai suoi fedeli uomini da una mente diabolica, raffigurata da un discreto Camboni (svantaggiato anche dalle pochissime scene d’impatto o degne di nota), in tutta la sua bruttezza.
Il finale è di quelli che non ti aspetti (pur se cover e intro sono sin troppo spoilerose): prima l’intervento risolutore degli stessi ladruncoli che hanno imperversato in lungo e in largo per tutta la storia, tra gag fulminanti del buon Artibani e goffi fallimenti, e poi, di botto, l’annuncio di Topolino a Patty e amici del suo imminente ritorno a casa, fra lo sgomento generale dei presenti al bar di Little Caesar. Con un ultimo saluto personale dell’amico/nemico Jan Clayton alla stazione di Anderville, termina così Small World ed MM, in un modo che fa riflettere. Durante la storia, infatti, non vi è nessun accenno o particolare che lasci trapelare l’inaspettato addio, proprio come se il finale fosse stato cambiato in corso d’opera, con l’avvenuta ufficialità della chiusura della testata, forse alla fine non così tanto nell’aria, e che giustificherebbe a quel punto la presenza della posta nello scorso numero. Dal mio punto di vista sarebbe stato molto più logico preparare il saluto ai lettori con un Topolino distratto dall’indagine, ma via via sempre più pensieroso e dubbioso sulla prospettiva di lasciare Anderville, che avrebbe dato maggior consistenza ad una storia che è già godibile di suo, malgrado i disegni di Camboni (purtroppo lo devo ribadire), mentre invece così, liquidando la notizia in 4 paginette, si è perso tutto il pathos che avrebbe concluso degnamente una splendida serie, chiusa purtroppo, dopo un primo filotto di numeri uno più bello dell’altro, con qualche buco narrativo qua e là, come la brusca uscita di scena di un cattivo del calibro di Gloria Gump, che avrebbe potuto dare ancora tanto.
A corredare il tutto una sorta di album fotografico con note, che riassume nella sostanza personaggi e vicende vissute in quella misteriosa e inquietante cittadina di nome Anderville, dove il nostro Mickey, e molti di noi lettori, hanno lasciato un pezzetto di cuore, rimpiangendo quegli anni.

Roberto Fabbricatore

 

MM finisce qui, dunque. Quasi all’improvviso, a tradimento. Infatti, come ha già sottolineato Roberto, editoriale del # 11 a parte, nulla nella storia Small World faceva intuire che quello sarebbe stato l’ultimo numero, a parte le ultime 4-5 tavole finali. Come abbiamo visto infatti, in esse Topolino annuncia senza preavviso di aver già comprato il biglietto di ritorno per Topolinia, giustificandosi dicendo che “ad Anderville è inutile fare troppi programmi”.
Ma purtroppo si lasciano aperte moltissime trame, moltissime cose irrisolte. Se alcune il lettore appassionato può forse facilmente spiegarsele, altre lasciano l’amaro in bocca per l’essere rimaste in sospeso. La più eclatante è proprio Gloria Gump, che prometteva di scalzare i suoi due compari e diventare la vera proprietaria della città, ma che dopo Calypso è scomparsa dalla scena. Ma anche la banda della città di Apper City intenzionata a insediarsi ad Anderville, introdotta in Run Run Run, è rimasta una trama in sospeso.
Cose più giustificabili sono la figura dell’Evaporatore (non era obbligatorio riprendere il personaggio, cosa che invece si faceva pesantemente intuire per la banda del # 9), Lasswell (la sua storia può benissimo essersi conclusa con la fine del processo) e Millighan (dopo l’episodio di Black Mask può aver deciso di fare una pausa dai suoi loschi traffici).
Evidentemente la decisione della chiusura della serie dev’essere arrivata improvvisa, se si è data l’occasione a due sceneggiatori extra di scrivere due storie e se gli ultimi due numeri (scritti dai due fautori di MM, Faraci e Artibani) non proponevano nulla che cercasse di chiudere le questione irrisolte ma si soffermavano su indagini a sé stanti.
Una mia ipotesi (“romantica”, mi verrebbe da dire) è che invece alcune situazioni siano rimaste senza un vero finale apposta, a sottolineare l’impronta realistica che contraddistingue la serie: infatti nella vita vera è ben raro che si scoprano tutti gli altarini e che la verità venga sempre a galla. Così è normale che la Gump se ne sia stata buona un attimo, ma che si stesse magari preparando a nuovi piani contro Topolino quando fu presa di sorpresa dalla sua partenza. E allora poté continuare a fare il suo sporco gioco. E così tutto il resto, l’editoriale suggerisce proprio questo: la vita ad Anderville continuerà a scorrere come sempre, anche senza Topolino. E forse è proprio questa la chiave di lettura migliore per godersi appieno tutta la serie nel suo complesso, leggerla come uno spaccato di vita vera in cui è normale che non tutto venga risolto in uno “spiegone” finale o che non tutto arrivi a degna e chiara conclusione. Così come le persone reali spesso agiscono d’istinto e senza preavviso, come fa Topolino nelle ultime tavole dell’ultimo numero.

Colgo l’occasione per ringraziare (anche a nome dei miei collaboratori e di tutti i fan) gli autori, in primis Tito Faraci e Francesco Artibani; ma anche Sisti, Secchi, Macchetto ed Enna, tutti i disegnatori e tutte le persone coinvolte nel progetto, nel lavoro di redazione, nell’organizzazione e nella cura del giornale (penso a Riva & Viganò che hanno sempre curato le ricche pagine di approfondimento), non ultimo l’allora direttore Paolo Cavaglione, che credette nel progetto.
Infine ringrazio anche i carissimi Bruno Torrini, Emmanuele Baccinelli e Roberto Fabbricatore, i quali si sono prestati ben volentieri a collaborare a questa retrospettiva, portando ognuno il suo sguardo, il suo giudizio, il suo coinvolgimento umano su questi 11 numeri. Grazie a tutti e tre, a Bruno con cui si è consolidata l’intesa collaborativa in questo genere di lavori, a Emmanuele che si è messo in gioco con molta umiltà e attenzione ai consigli e a Roberto che nonostante i mille impegni e il poco tempo ha composto ottimamente le sue recensioni.

Sono già passati 12 anni dalla nascita di MM, e 11 anni fa eravamo nel centro della sua vita editoriale… ma nel primo decennio del nuovo millennio penso che non si sia visto un progetto rivoluzionario quanto “MM – Mickey Mouse Mystery Magazine” in casa Disney…

Andrea Bramini