Testi: Roberto Recchioni
Disegni: Andrea Accardi
Edizione: Sergio Bonelli Editore
Vivere non è mai facile, Tetsuo… ma morire, a volte, lo è.
Tra le citazioni più celebri dell’Hakagure – uno dei massimi capisaldi della cultura giapponese – abbiamo: “Ho scoperto che la Via del Samurai è la morte: è necessario prepararsi alla morte dal mattino alla sera, giorno dopo giorno”.
Le belle storie sui samurai partono da tale assunto, quelle ottime invece, portano a compimento tale affermazione andando anche oltre.
La redenzione del samurai rientra tra queste ultime.
Storie, dicevamo: le Storie è il nuovo mensile Bonelli che, mese dopo mese, ci propone storie autoconclusive con autori sempre diversi.
Questo secondo numero è scritto da Roberto Recchioni – talentuoso sceneggiatore e blogger (il suo blog, Dalla parte di Asso, è tra quelli che seguo più assiduamente) – e disegnato da Andrea Accardi, uno degli artisti di punta di John Doe (dello stesso Recchioni e Lorenzo Bartoli) e qui creatore di tavole di una bellezza disarmante, da lasciare senza fiato.
Accardi illustra gli ambienti che tanto sono cari ai chambara (un termine che si riferisce al genere dei combattimenti con la spada, ai film di samurai), al giappone feudale, a quel genere tanto caro ad Akira Kurosawa, insomma.
Gli ambienti esterni, come quelli interni, sono curatissimi, ed è evidente lo studio e la preparazione che hanno portato alla realizzazione di queste pagine.
Per non parlare poi dell’accuratezza con cui l’artista disegna i volti: già su John Doe era evidente come all’artista piacesse rifarsi ai manga (chi si ricorda il primo numero della terza stagione di John Doe? Lì gli omaggi a Go Nagai si sprecavano), ne La redenzione del samurai va oltre: Toshiro Mifune, Zatoichi, e tanti altri volti che sanno di Sol Levante.
In poche parole, Accardi immenso.
Ma certe cose si fanno in due.
Se Accardi è senza dubbio alla sua prova migliore fino ad oggi, Recchioni è quasi certamente giunto alla sua prova più matura, più ricercata per certi versi.
Sì perché l’autore è da sempre appassionato dal mondo dei samurai: il fumetto in questione trasuda amore e passione, e si vede.
La redenzione del samurai quindi, è l’opera di due autori che non solo hanno lavorato in simbiosi, ma anche studiato, perché certi ambienti non si creano da soli.
E la storia? Già, la storia.
Se vi dicessi che La redenzione del samurai è un fumetto asciutto e lineare probabilmente vi mentirei.
Perché ad una seconda lettura, più impegnata, noterete come il fumetto sia molto più profondo di quanto non appaia: onore, disciplina, coraggio e chiaramente, quel senso di morte che è ben presente sin dalle primissime pagine; la morte vista quasi come un “sentimento”, un dovere da rispettare fino in fondo, costi quel che costi.
Il samurai è coraggioso, ha onore e possiede una profonda disciplina interiore, ragion per cui deve essere preparato in qualsiasi momento a morire.
Per dovere, onore e fedeltà.
La redenzione del samurai non fugge a queste “regole”, non si piega a facili moralismi, anzi, porta fino in fondo questi principi. A riempire la scena ci sono pochi personaggi, ben caratterizzati. Poco importa se sono degli stereotipi già visti, sono funzionali alle vicende e ben si incastrano tra loro (il terzetto di “eroi” è la sintesi perfetta dei pochi contro i molti).
Infine, Recchioni sul suo profilo Facebook ha annunciato che ritornerà con Accardi su queste “Storie” per almeno altri due seguiti. In conclusione, una lettura consigliatissima.