Testi e disegni: Davide Toffolo
Edizione italiana: volume unico brossurato, cm 15×21, pp. 488 Coconino Press € 11,90

 

I ”Tre Allegri Ragazzi Morti” sono un gruppo musicale friulano di grande rilevanza nel panorama dell’alternative rock italiano, autore di canzoni come ”Mai come voi”e ”Il mondo prima” (giusto per citarne un paio).
Molti non sanno però che il loro leader, Davide Toffolo (voce e chitarra), è anche uno scrittore e disegnatore di fumetti di grande talento, apprezzato soprattutto per opere come ”Pasolini”( una vera e propria denuncia alla società moderna e un sofferto omaggio ad uno dei più grandi intellettuali del “paese che sembra una scarpa”) e ”Cinque Allegri ragazzi Morti”.
Ed è proprio da quest’ultimo che  deriva il nome della band  e il design delle maschere che il complesso  utilizza durante i concerti e le apparizioni in pubblico per nascondere i loro veri volti ai media (potete respirare ora).
Ma cosa più importante è per colpa (o per merito) di tale fumetto che ho deciso di scrivere l’articolo che state leggendo in questo momento.

Non saremo mai come voi, siamo diversi diversi. Puoi chiamarci se vuoi ragazzi persi.

L’arte sequenziale contenuta nell’opera  è sostanzialmente un inno alla diversità e all’adolescenza.
I disegni stessi sono ideali per il contenuto dell’opera, con l’utilizzo di un bianco e nero, o meglio bianco e blu scuro, che richiama per il tratto fumettisti del calibro di Magnus e Will Eisner (se non sapete chi sono cercateveli su wikipedia).
La storia si concentra sulla non-vita di cinque adolescenti( e membri di una band denominata appunto ”Cinque Allegri ragazzi Morti”) : Gianny Boy, Vasco, Sumo, Sleepy e Mario, che diventano zombie dopo la loro morte provocata da Lidia, la strega che vuole controllarli con delle bamboline voodoo.
Essi paradossalmente devono rispettare delle regole ( ”Speravo che almeno da morto avrei fatto a meno delle regole”) per mantenere la loro condizione di diversi, regole imposte dalla stessa strega, come  il bando dell’amore, perchè ”l’amore della morte equivale alla morte stessa”.
Non si  può infatti amare  da morti, la morte e l’amore sono due entità opposte che devono rimanere ben separate.
Morte o meglio ”Non-Vita”  che è anche e soprattutto una metafora della diversità, per la quale spesso non si è capiti o si è addirittura braccati dalla massa.
Perchè, come diceva Pasolini, ” …Un uomo medio è un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, razzista, schiavista, qualunquista…”
Ma forse è proprio per questo che i Cinque Allegri Ragazzi Morti si trovano a loro agio in questa condizione, consci della loro unicità (”Non si è mai abbastanza ”diversi” scrive Tiziano Sclavi nel libro Dellamorte Dellamore, scrittore di cui Toffolo è un grande ammiratore).
Ed è forse proprio la coscienza della loro unicità, cacciata e odiata, che li porterà ad allontanarsi sempre di più dal mondo, incapaci di integrarsi fra i vivi, fino alla solitudine, raggiunta nei fondali marini.

Non ci provare ad entrare nelle nostre vite. Non ci provare che finisce male.

Altro tema letterario fondamentale ne ”I Cinque Allegri Ragazzi Morti” è l’horror.
Un horror debitore del Dylan Dog di Tiziano Sclavi, per la malinconia e per il  tono  surreale che si respirano nel corso di tutta la lettura.
Horror non fine a sé stesso ma colmo di significati come quando i cinque non-morti si nutrono di un indagatore, di un detective che altro non è che lo stesso Dylan Dog, in un gioco di riferimenti e citazioni nel probabile tentativo di simboleggiare la volontà dell’autore di superare il suo maestro, Sclavi per l’appunto (tòpos narrativo che Toffolo utilizza anche in ”Pasolini”)

Altro esempio lampante di polisemia orrorifica è rappresentato da una ragazza, di nome Sabina, che si trasforma in una sorta di licantropo a seguito di un tentativo di violenza sessuale da parte di un coetaneo.
Lo scrittore in questo caso dà voce a tutte le donne che durante la loro vita hanno subito violenze e in merito a ciò sono esemplari le parole della protagonista dell’accaduto: ”Siamo diversi, tu maschio, io femmina… Io ho la rabbia di tutte le donne… Sono l’incubo di tutti gli uomini… Sono un mostro!”

Infine è interessante notare come i cinque amici non riescano a sfuggire alla loro natura di zombie, cibandosi a volte riluttanti, altre volte quasi entusiasti, di carne umana.
Emblematico è il pranzo ottenuto dal corpo senza vita di Elisa, loro amica di lunga data, dotata come loro di poteri soprannaturali, che li ha aiutati in molti momenti di difficoltà.
Nonostante quello che lei ha fatto per loro in svariate occasioni, i giovani ”mangiatoridicarneumana”  non hanno nemmeno la decenza o la forza di volontà di rispettare il cadavere dell’adolescente deceduta. In questo caso è possibile che Toffolo abbia voluto far corrispondere la fame insaziabile dei musicisti non-morti con l’egoismo tipico dell’adolescenza, che porta spesso a pretendere e a prendere dai propri cari più del dovuto, letteralmente fino all’osso.

La vita lontana da ogni cliché. Cercala è dentro di te.

”Cinque Allegri Ragazzi Morti” è un’opera complessa:
Per il messaggio nascosto fra le sue pagine (con alcuni tratti metafumettistici), e per la difficile comprensione dello stesso da parte della massa, che con fatica riuscirà ad immedesimarsi in Gianny Boy, Vasco, Sumo, Sleepy e Mario.
Questo fumetto infatti è per lo più indirizzato agli esclusi, ai reietti, a coloro che viaggiano ”in direzione ostinata e contraria”.
Ma in fondo tutti siamo diversi, tutti abbiamo delle stranezze o delle particolarità.
Il trucco  sta nel portarle alla luce e nel non temere l’opinione degli altri.
Solo così forse la maggioranza potrà uscire da quella anestesia che le addormenta il cervello, che la trasforma in un vero e proprio esercito di zombie (sì perchè i veri non-morti sono loro) influenzato dalle mode e dai media.
Solo così forse la smetteranno di isolare, offendere, insultare.
Magari superando anche quel preconcetto secondo il quale i fumetti sono giornaletti, roba per bambini.
Ecco questo mi farebbe particolarmente piacere.

 

* Ci tengo a ringraziare Massimo Rubbino, per i molti spunti critici e di riflessione sui quali mi ha saputo indirizzare.