Batman: Un Profilo

Mar 25, 2010

La parola chiave che può descrivere, a mio modesto parere, il personaggio di Batman è rifiuto.
Fondamentalmente, tutto ciò che Batman ha compiuto, compie e compirà è rifiutare ciò che è accaduto quella notte ai suoi genitori. Rifiutare un mondo nel quale il debole debba soccombere al malvagio. Rifiutare la sua stessa condizione di uomo, ineluttabilmente legato a un destino di morte e impermanenza.
Come simbolo, Batman può vivere per sempre negando la sua natura di effimero mortale. Come simbolo, può vivere in un suo mondo personale dove la catena alimentare che nutre i malvagi con le vittime viene ribaltata ponendo lui in cima alla piramide.
Come simbolo, può rifiutare ogni notte che i suoi siano stati uccisi, identificando nel malcapitato di turno l’assassino dei suoi genitori e fermandolo.
C’è indubbiamente dietro un atteggiamento del genere una patologia. La negazione della realtà è una delle più scottanti tematiche affrontate dagli psicologi, e lo squilibrio psicologico di Batman non è una novità.
Siamo di fronte a una persona che rappresenta l’incoerenza personificata. Può apparire ipocrita, ma in realtà dietro tutto ciò si cela una profonda sensibilità, che lo rende incapace di filtrare le emozioni, che al contrario vive pienamente, nella rabbia, nel dolore, nella frustrazione. Tutto ciò lo rende estremamente fragile e paranoico, e la figura di Batman, che Bruce si costruisce, è anche un modo per sfuggire alle sue stesse paure, oltre che a incuterle. Costruendosi un castello di certezze, di dogmi, di ideali, celandosi dietro un’apparente corazza di freddezza e razionalità, Bruce cerca un appiglio per il proprio smarrimento.
È l’uomo più incatenato di questo mondo. Il suo passato, la sua tragedia, lo hanno marchiato a vita. La creatura che ha creato è figlia di quella notte nefasta; e lì, su quell’asfalto, non furono solo i coniugi Wayne a perdere la vita: Bruce Wayne cessò di esistere, per far posto ad un essere diverso, pronto a rinunciare a qualsiasi cosa la vita avesse in serbo per lui pur di impedire che succedesse ancora ciò che era successo a lui.
Diventato Batman riuscì ad abbattere molti dei limiti che un uomo normale si ritrova di fronte, ma se ne creò, per sua scelta, altri molti più grandi: mai avrebbe potuto avere al suo fianco qualcuno che lo amasse, mai avrebbe potuto avere una famiglia, mai avrebbe potuto godere del suo enorme patrimonio.
Spesso si dice che Bruce Wayne non sia che la maschera dietro la quale si nasconde il vero “io” dell’uomo, Batman. Ma non è propriamente così. Il milionario proprietario della Wayne Corporation non è solo un dandy frivolo e donnaiolo, la voglia fare del bene si evince perfettamente dalle donazioni a società Onlus, dalle opere pubbliche finanziate e dalla costruzione di macchinari atti al bene dell’umanità, sia nel ruolo di Batman.
Bruce è, in un certo qual modo, un brav’uomo che nega se stesso. Più che una personalità vera e una fasulla, è più giusto dire che ha due personalità. Antitetiche e complementari.
Una è rappresentata dal “piccolo Bruce”, impaurito, sognatore, comprensivo, sensibile e buono, desideroso di calore umano e amore. L’altra è rappresentata da Batman: la vendetta, la notte e la giustizia.
Tanto Bruce è generoso, umile e altruista, al punto che non gli importa che il suo nome venga deriso, quanto Batman è egocentrico, orgoglioso e affetto da delirio di onnipotenza.
Si potrebbe dire forse che Batman va al di là anche della semplice duplicità che spesso gli è stata attribuita; abbiamo infatti una terza versione del personaggio dopo le due di cui sopra: Bruce Wayne, quello finto, quello leggero e superficiale, la seconda maschera creata da Bruce.
E’ un personaggio che vive di antitesi. Lo si descrive come solitario e incapace di avere dei rapporti normali con le persone, ma la schiera degli amici e degli alleati di Batman è nutrita quasi quanto quella del suo alter-ego miliardario, mondano e affabile.
Lo si descrive come un egoista incapace di pensare ad altri che a se stesso e ai suoi scopi, ma focalizzandosi per un momento sulla portata del suo sacrificio, tale descrizione non può che uscirne ribaltata. Fare della filantropia non è sufficiente, per Bruce. Non gli costerebbe niente dare l’ok a un bonifico, destinare lo 0,001 per cento dei suoi introiti ad associazioni umanitarie. Non c’è sacrificio in questa scelta, e dove non c’è sacrificio, non c’è ideale. Dove non c’è ideale, non c’è speranza.
E Batman è l’incarnazione della speranza. Nonostante la sua oscurità, nonostante il suo essere tetro.
In un mondo che ha completamente perduto la sua sensatezza, esalando l’ultimo respiro di giustizia ed equità fra gli uomini, in un mondo in cui tutti sembrano aver perso la convinzione di poter cambiare le cose, abbrutendo la loro morale solo per poter più facilmente sopravvivere alla bestialità, Batman dice “basta!”.
Immaginate una situazione disperata, circondati dai nemici e ormai pronti alla resa, e immaginate di sentire in lontananza suonare la carica della Cavalleria alleata. Immaginatevi su un campo di battaglia, moribondi e riversi a terra, coperti dal sangue e dai corpi dei vostri amici, col nemico che punta su di voi per porre fine alle ultime vostre sofferenze… Imaginate un fante rialzarsi, raccogliere la bandiera e la fiaccola della vittoria, correre coraggioso contro i nemici e guidare la vostra riscossa. Lo seguireste, sapendo che forse finirete comunque per morire, ma consapevoli che quel fante ha saputo restituirvi la speranza, anche solo per un attimo, anche solo per l’ultimo momento che vi resta. E vi rialzate, lo seguite, riprendete in mano le armi. Perché sapete che è giusto, perché avete la forza di farlo ma vi mancava la motivazione.
E Batman è questo. E’ una motivazione a combattere. L’ultimo baluardo.
Notte dopo notte, Batman combatte la follia per le strade e la follia dentro di sé. La sua non è soltanto la missione, è un giuramento. Il fatto che la sua guerra personale contro l’ingiustizia sia destinata alla sconfitta non la priva di significato di per sé: Bruce continuerà a rispettare il suo giuramento finché la morte non glielo impedirà, finché qualcuno non raccoglierà il suo manto e la sua battaglia.
I demoni interiori che lo spingono sono però del tutto personali, e non possono essere condivisi con i suoi alleati e amici. La solitudine che lo caratterizza non è tanto un elemento della sua personalità, quanto un bisogno. Batman ha la necessità di trovare se stesso, il proprio percorso individuale e spirituale, da solo. La sua ira, le sue contraddizioni e la sua instabilità mentale ed emotiva hanno bisogno di un equilibrio che non può essergli dato dal confronto con gli altri, ma che egli può trovare semplicemente nella riflessione e nel dialogo interiore.

Per chi lo circonda è difficile stargli accanto e ancora più difficile capirlo, ma il rispetto e l’amore che gli altri gli tributano bastano a descrivere la sua capacità di arrivare, nonostante tutto, al cuore delle persone.
Batman è come la notte, è un ciclo lunare. E’ malinconico come un tramonto, freddo come la notte più buia, ardente e foriero di speranza come la più fulgida alba.
Che non si lasci mai baciare dai raggi del sole non è un vezzo o una ritrosia, ma la dedizione infaticabile a una missione. Perché se quest’alba è sorta senza che il sangue della violenza ne sporcasse la bellezza, non c’è abbastanza tempo per crogiolarsi alla luce del mattino quando si è giurato che anche all’alba di domani venga garantito lo stesso privilegio.

A cura di Marco Cecini