Introduzione
Il surfista d’argento fece la sua prima apparizione nel lontano 1966, e più precisamente su Fantastic Four #48. In quell’albo, e nei successivi due che nel complesso formano la cosiddetta “Trilogia di Galactus”, il famoso quartetto si trova a dover fronteggiare la minaccia cosmica rappresentata dal Divoratore di Mondi, giunto sulla Terra per assorbirne l’energia e quindi annientarla.
Ad affiancarlo c’è il suo araldo Silver Surfer, giunto in avanscoperta per preparare l’arrivo di Galactus, finché, affascinato dal pianeta, sceglierà di tradire il suo padrone e schierarsi con i difensori della Terra, che alla fine ne usciranno vincitori. Silver Surfer però pagherà il suo tradimento con l’esilio perpetuo sul nostro pianeta, come imposto da Galactus prima che questi abbandonila Terra ormai sconfitto.
Pur rientrando nel clichè allora in voga alla Marvel, Silver Surfer non è tuttavia il classico “supereroe con superproblemi” dal momento che i temi affrontati nelle serie a lui dedicate assumeranno contorni spesso di natura esistenziale e cosmica. Silver Surfer rappresenta quindi, nella sua unicità, un personaggio veramente atipico nel panorama fumettistico, con una esistenza travagliata non solo dal punto di vista delle vicende personali, ma anche da quello della sua esperienza editoriale, che lo hanno condotto spesso ad assumere un ruolo marginale all’interno dell’Universo Marvel, probabilmente non commisurato al suo valore artistico ed all’amore dimostratogli da molti lettori.
Silver Surfer negli USA
La paternità del personaggio di Silver Surfer, per quanto sia comunemente accreditata alla coppia Lee-Kirby, in seguito ad una più attenta analisi, può essere in realtà attribuita principalmente al solo Kirby. Jack “the King”, infatti, già sui Fantastici Quattro non era solo il disegnatore o il curatore grafico, ma qualcosa come un vero e proprio co-creatore insieme al Sorridente Stan.
I due grandi autori in quel periodo avevano infatti sviluppato un loro metodo di lavoro (poi passato alla storia come “Metodo Marvel”), per cui Kirby, in seguito a costruttive discussioni con Lee, metteva su tavole le idee comuni e quelle personali e successivamente Stan vi aggiungeva i dialoghi. Proprio in questo modo nacque Silver Surfer, ossia nel momento in cui Lee, vedendo questo curioso personaggio su una tavola da surf, trovò da ridire con il collega il quale, convinto che un’entità dell’importanza di Galactus dovesse avere un suo araldo che ne annunciasse l’avvento, difese la sua creazione tanto da convincere l’inizialmente scettico amico. Curiosamente non solo Lee diventò lo sceneggiatore della prima serie regolare dedicata a Silver Surfer, ma ebbe anche il modo di esprimere al meglio (a mio parere) le sue qualità di scrittore, dal momento che gli argomenti trattati ed il carattere conferito al personaggio gli diedero modo di dare sfogo alla sua sensibilità che si concretizzava spesso in verbosi soliloqui e profonde introspezioni.
Dopo la sua iniziale comparsa sugli albi dei Fantastici Quattro (alla prima apparizione ne seguirono ancora diverse altre, sempre come comprimario, ad esempio dal numero 55 al 61, sul 72 e dal 74 al 77), ed un’esperienza come unico protagonista su Fantastic Four Annual #5 del 1967, nel 1968 la Marvel decise quindi di dedicare al surfista d’argento una sua testata, ovviamente dal titolo omonimo. Ai testi, come appena detto, troviamo Stan Lee, mentre i disegni furono assegnati al tratto classico del grande John Buscema che, con la sua plasticità, seppe dare una versione di Silver Surfer per molti versi ineguagliabile.
Questa prima serie durò purtroppo solo 18 numeri, ma già nei primi si ha una caratterizzazione efficace del suo protagonista. Proprio nel primo albo infatti vengono narrate le origini di Silver Surfer, nelle quali assistiamo al sacrificio di Norrin Radd, un astronomo del pianeta Zenn-La (nella costellazione di Deneb), che per amore della sua patria, ed ancora di più della sua Shalla-Bal, si offre volontariamente in sacrificio a Galactus affinchè egli la risparmi. Galactus, colpito dal gesto di Norrin Radd, decise quindi di accontentarlo solo nel caso in cui il zennlaviano si fosse offerto come suo araldo. Non potendo rifiutare, Norrin Radd fu trasformato in Silver Surfer, un essere cosmico dalla pelle argentata, grazie ad una frazione del Potere Cosmico che Galactus infuse nel suo corpo, donandogli capacità al limite dell’onnipotenza.
Da quel momento Norrin Radd fu quindi costretto a lasciarsi alle spalle il suo pianeta per solcare lo spazio infinito dell’Universo alla ricerca di nuovi pianeti che potessero sostentare l’incredibile fame del Divoratore di Mondi.
Dotato di profonda sensibilità ed amore per la Vita, che infatti lo aveva portato a scegliere il sacrificio pur di salvare il suo pianeta, Silver Surfer porterà Galactus a nutrirsi di pianeti disabitati o comunque che presentino forme di vita non autocoscienti, finché, privato da Galactus di questi suoi scrupoli morali, i suoi viaggi non lo condurranno sulla Terra con le conseguenze che abbiamo già descritto.
Sul numero tre della serie, invece, appare per la prima volta il suo più acerrimo nemico, ossia il demone Mephisto che in diverse occasioni cercherà di impossessarsi dell’anima di Silver Surfer (sfruttando anche il suo amore per la lontana Shalla-Bal), ma verrà sempre sconfitto dalla sua nobiltà d’animo.
Questa prima serie regolare, che ci narra le vicende di un Silver Surfer esiliato sulla Terra, oltre che per mostrarci i diversi scontri con molti villain (tra cui il più pericoloso oltre Mephisto sarà il Dottor Destino alla ricerca del modo con cui impossessarsi del Potere Cosmico), sarà un pretesto per analizzare le caratteristiche peggiori dell’umanità, come ad esempio l’invidia, l’inganno, la crudeltà e la vendetta.
Tratteggiato inizialmente come un essere quasi onnipotente, ma incapace di trovare un senso morale a quanto la Terra gli offre, Silver Surfer svilupperà una sua coscienza durante il corso della serie, che lo porterà a proporsi al mondo come suo nemico in modo da favorire la concordia e la pace in nome di un unico avversario comune.
La serie si concluse con il numero 18 che, a differenza di tutti gli albi precedenti, vide il ritorno ai disegni di Jack Kirby appositamente per l’albo conclusivo. Il gradimento dimostrato dai fan fu effettivamente minore di quello che la Marvel si aspettava, probabilmente per colpa delle tematiche maggiormente profonde e l’eccessiva complessità dei personaggi.
Da quel momento Silver Surfer ricominciò a vagare tra diverse testate come i Fantastici Quattro, Thor, Sub-Mariner, fino ad unirsi al gruppo dei Difensori guidato dal Dottor Strange.
Dopo uno one-shot dedicatogli nel 1982 da John Byrne, nel 1987 fu concessa a Silver Surfer una seconda possibilità, rappresentata dalla sua nuova serie regolare. Scritta iniziamente Steve Englehart e disegnata da Marshall Rogers, fu poi proseguita da Jim Starlin (forse il più adatto a trattare tematiche spaziali) e da Ron Lim (un onesto disegnatore, famoso più per la sua velocità, tale da consentirgli di illustrare diverse testate in un mese, che per la sua qualità artistica), ai quali si affiancarono in seguito Ron Marz e J.M. De Matteis come scrittori e Tom Grindberg, Ron Garney, John J. Muth (che diede una versione molto suggestiva del personaggio), Cary Nord, e perfino John Buscema, fino alla conclusione della serie con il numero 146.
Nonostante il grosso successo iniziale e l’incrocio con diversi crossover, tra cui “Il Guanto dell’Infinito” (The Infinity Gautlet), la serie fu chiusa nel 1998, seguita solamente nel 1999 da una miniserie di due numeri (“Silver Surfer:lotftier than mortal”).
Nel periodo qui narrato, Silver Surfer, dopo essere riuscito a sfuggire all’esilio grazie ad una trovata della Cosa, si troverà a vagare nello spazio fino ad incontrare personaggi come Thanos il Titano, Warlock, i nuovi araldi di Galactus Nova e Morg, e riuscirà perfino a tornare su Zenn-La per trovarla però completamente distrutta.
Nonostante la tragedia, l’eroe d’argento riuscirà di nuovo a trovare l’amore grazie all’aliena Mantis, dopo aver scoperto che Shalla-Bal aveva sposato suo fratello Fennan. Una miniserie a parte venne pubblicata nel 1995, su testi di Ron Marz e disegni dell’italiano Claudio Castellini (conosciuta da noi con il titolo “Il buio oltre le stelle”, il cui titolo originale era invece il poco ispirato “Dangerous artifacts”).
Silver Surfer ha inoltre partecipato ad altri crossover fondamentali come Onslaught ed Heroes Reborn, mentre nel 1997 comparve in due numeri di Amazing Spiderman dove Carnage si legava a lui con lo scopo di vendicare la distruzione del pianeta originario del simbionte (“Cosmic Carnage”), ma veniva sconfitto e confinato in una sfera di energia dal surfista argenteo. Nel frattempo, nel 1989, Stan Lee e Moebius fornirono una loro versione di Silver Surfer nella miniserie “Parabola” che però, per colpa delle notevoli incongruenze con la continuity ufficiale, da alcuni è ritenuta riferirsi ad un universo alternativo. Nonostante ciò, riuscì a vincere il Premio Eisner nel 1989 come miglior limited series di quell’anno.
Nel 2003 la Marvel decise di riprovarci, pubblicando una nuova serie regolare che però chiuse dopo appena 14 numeri, probabilmente per via delle storie eccessivamente complicate e caratterizzate da un eccessivo tono messianico ed apocalittico. Dopo alcune comparsate, solo nel 2006-2007 Silver Surfer ricomparve per dare il suo contributo nel crossover “Annihilation”, in particolare grazie alle miniserie “Annihilation: Silver Surfer” e “Heralds of Galactus”, ma questo gli impedì quindi di partecipare al contemporaneo “Civil War”.
In seguito a quanto accaduto in “Annihilation”, il surfista d’argento tornò a ricoprire il ruolo di araldo di Galactus.
Nel 2007 gli venne nuovamente dedicata una miniserie di quattro numeri intitolata “Requiem”, ad opera di J.M. Straczinsky ed Esad Ribic, la cui uscita americana fu calibrata per risultare contemporanea con il secondo film dei Fantastici Quattro in cui comparve proprio Silver Surfer. Questa miniserie fu seguita poco dopo da “Silver Surfer: in thy name”, altra miniserie di quattro albi, scritta da Simon Spurrier e disegnata da Ten Eng Huat.
A Silver Surfer sono stati anche dedicati due volumi della collana Essential entrambi del 2007 (il primo raccoglie tutta la prima serie, mentre il secondo i primi 18 numeri della seconda ed alcuni annual).
Dopo alcune sue apparizioni in “Planet Hulk” e nel suo spin-off “Skaar: son of Hulk”, a partire dal febbraio 2011 la Marvel ha iniziato a pubblicare una nuova miniserie, della quale sono previsti cinque numeri totali.
Oltre a quella ufficiale del Marvel Universe, di Silver Surfer si contano diverse versioni alternative, tra cui quelle relative a serie come “Ultimate Fantastic Four” (dove assume il nome di Silver Searcher), “Exiles”, Marvel Zombies, MC2, Guardians of the Galaxy (dove prende il posto dell’Osservatore), “Earth X” e nell’elseworld “Green Lantern/Silver Surfer” (dove insieme a Kyle Rayner si deve opporre alla minaccia di Thanos e Parallax).Nella maxiserie intitolata “Ultimate Galactus Trilogy” di Warren Ellis, l’araldo di Galactus è invece Visione, una sonda robotica alla ricerca di pianeti da divorare, mentre negli ultimi capitoli (“Ultimate Extinction”) compaiono degli umanoidi dalla pelle d’argento denominati Silver Men o Silver Wings, chiaramente ispirati al nostro eroe.
Silver Surfer negli altri media
In televisione Silver Surfer ha avuto modo di comparire nelle due serie animate dedicate ai Fantastici Quattro, sia in quella del 1967 che in quella del 1994, mentre nel 1998 la Fox produsse una serie esclusivamente incentrata su lui, dove disegni e computer grafica si fondevano per ricreare lo stile della versione data da Kirby, ma fu interrotta dopo solo 13 puntate della prima stagione.
Nel cinema, prima del suo esordio ufficiale con la seconda pellicola dei Fantastici Quattro (“Fantastic Four: Rise of the Silver Surfer”), si può notare una chiarissima influenza del surfista d’argento nella caratterizzazione che Cameron diede al cyborg T-1000 presentato in “Terminator 2: Judgement Day”.Nel 2005, contemporaneamente all’uscita dei Fantastici Quattro, la 20th Century Fox incaricò J.M. Straczinsky di scrivere la sceneggiatura per uno spin-off dedicato esclusivamente a Silver Surfer, del quale però si sono perse le tracce.
Anche nei videogiochi il nostro personaggio ha avuto solo sporadiche apparizioni, delle quali le più famose sono i giochi “Marvel: Ultimate Alliance” e “Marvel vs Capcom 3: Fate of Two Worlds”, oltre ovviamente l’adattamento del secondo film dedicato ai Fantastici Quattro.
Anche di Silver Surfer, come di tutti i personaggi della Marvel, esistono infine diverse versioni di action figure, prodotte soprattutto dalla Hasbro.
Silver Surfer in Italia
Come negli Usa, anche in Italia Silver Surfer non sembra aver mai riscosso troppo successo, nonostante tutte e tre le serie americane siano state integralmente riproposte anche nel nostro Paese.
La prima, quella di Lee e Buscema, è stata addirittura pubblicata in tre occasioni: la prima dalla Editoriale Corno nel 1970 come appendice alla rivista dedicata a Devil, la seconda dalla Play Press (1990-1992) in quattro volumi che facevano parte della testata Play Book, mentre nel 2009 la Marvel Italia ha distribuito un Omnibus che ne raccoglie tutti e 18 gli albi in formato cartonato. Nel 1990 la Play Press pubblicò inoltre il numero unico di Byrne del 1987 sul primo numero della sua rivista Play Extra.
La seconda serie fu invece divisa in due diverse pubblicazioni, una della Play Press su una collana intitolata “Silver Surfer”, della durata di 53 numeri (dei quali gli ultimi 13 assumono il titolo “Silver Surfer & Iron Man), l’altra della Marvel Italia, conclusasi dopo appena 18 numeri (dallo 0 al 17), per poi passare in appendice agli albi dei Fantastici Quattro (numeri 157-190).
La terza serie di 14 albi è stata divisa dalla Marvel Italia in due volumi brossurati facenti parte della collana “100% Marvel”, usciti nel 2004 (“Communion”) e nel 2005 (“Rivelazione”). Delle numerose miniserie con protagonista il surfista d’argento in Italia sono state distribuite dalla Marvel Italia “Parabola” nel 1996, “Requiem (nella collana Marvel Graphic Novel, ripubblicata anche nella collana Supereroi Le Grandi Saghe) e “Il buio oltre le stelle”, che ha avuto addirittura due diverse edizioni (nel 1995 su Marvel Top 3 in bianco e nero su grande formato e nel 1996 su Marvel Miniserie 28 a colori ed in formato comic book).
Attualmente quindi rimangono inedite le miniserie “Silver Surfer: loftier than mortal”, “Silver Surfer: in thy name e la nuova serie regolare appena iniziata negli USA.
Ovviamente le altre apparizioni di Silver Surfer, legate a diversi crossover od a suoi team-up con altri eroi, possono essere reperite su molte altre testate della Marvel Italia.