La Image Comics

Ott 13, 2009

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Come molti di voi sapranno, Image Comics è una casa editrice americana fondata da sette artisti di rilievo nel 1992: il suo scopo era diventare un luogo editoriale in cui i creatori avrebbero potuto pubblicare materiale proprio, mantenendo i diritti d’autore dei personaggi creati (serie creator-owned), a differenza di quanto succedeva invece al servizio delle due case egemoni Marvel e DC.
All’interno di questo contesto i disegnatori erano quasi una sorta di “impiegati”. Avete presente il modo in cui funzionava la pittura italiana medievale? Con l’artista che aveva la “bottega” e i “ragazzi di bottega”, che inizialmente gli facevano da assistenti e poi (se davvero bravi) prendevano una loro strada e si facevano un nome? Ecco, l’Image era così: ognuno dei 7 autori si creò la propria bottega e le diede un nome, ad eccezione di Whilce Portacio. Fu uno dei fondatori, e all’epoca era veramente un autore molto apprezzato e sulla cresta dell’onda. Subito dopo la nascita della casa editrice, però, sua sorella morì di cancro e lui cadde in depressione. Due anni dopo tornò alla carica, ma era ormai troppo tardi: il pubblico s’era scordato di lui e il treno-Image era già partito, e pure giunto lontano. Eccovi uno schematico riassunto della composizione della Image all’epoca:

·   Extreme Studios, di Rob Liefeld
·   Highbrow Entertainment, di Erik Larsen
·   ShadowLine, di Jim Valentino
·   Todd McFarlane Productions, di Todd McFarlane
·   Top Cow Productions, di Marc Silvestri
·   Wildstorm Productions, di Jim Lee

Questi ragazzi di bottega a volte erano disegnatori già avviati che però il “pezzo grosso” prendeva sotto le proprie ali e “se li cresceva”, come fece McFarlane con Greg Capullo e Tony Daniel (che già prima della Image erano abbastanza affermati, avendo disegnato alla Marvel l’hit di vendite X-Force); la maggior parte delle volte erano invece ragazzini che materialmente iniziavano facendo i ghost penciler per i pezzi grossi, magari disegnando un paio di sfondi per guadagnare tempo, e poi a poco a poco si vedavano assegnati incarichi sempre più importanti.
Turner iniziò proprio alla Top Cow con una piccola miniserie inedita in Italia, poi Silvestri vide del grosso potenziale in lui e gli fece fare Witchblade. Pare che Turner fu proprio la ragione per la quale Liefeld andò via dalla Image: Rob propose a Turner di mollare Silvestri e di mettersi con la Extreme, ma gli altri non presero bene questo colpo basso e lo buttarono fuori. Pare inoltre che si fosse indebitamente appropriato di fondi comuni della casa editrice, per pagare debiti personali, ma non c’è mai stata la certezza.
Quello fu l’inizio della fine: Liefeld andò via e venne a mancare tutto il suo universo narrativo, mentre Silvestri iniziò a chiudersi nel guscio della Top Cow e a “staccarla” narrativamente dal resto della casa editrice; Jim Lee vendette la sua etichetta alla DC, Portacio andò via dagli Stati Uniti, Valentino chiuse le sue collane (con grossi problemi nelle vendite), McFarlane diminuì le sue Spawn-proposte (le vendite stavano calando). Non avvenne tutto in contemporanea, ma i fatti si verificarono uno dietro l’altro e “smontarono” la Image.
A quel punto, chi era rimasto decise di rinnovare l’etichetta e di cambiare direzione: da allora la Image è una casa editrice che funge da “porto franco” per tutti gli autori che vogliono creare in santa pace senza i mille problemi contrattuali e i vincoli riscontrati nelle Case Editrici egemoni, ma solo a patto che siano “pezzi grossi” e che smuovano grossi numeri. Ecco allora che tutti i lavori personali di Kirkman sono proprio per la Image (è diventato pure socio), Mark Millar quando vuole farsi un fumetto in santa pace va proprio lì (Wanted, War Heroes, American Jesus), Mike Allred c’ha fatto la sua nuova serie di Madman, Joe Casey vi sta scrivendo la sua serie più personale e più bella, ovvero Godland.
In tutto questo, la Top Cow è l’unica etichetta interna rimasta alla Image, con una sua direzione ben precisa sia grafica che narrativa (della quale NON fa parte Wanted di Millar, non più di quanto Criminal di Brubaker faccia parte della Marvel. Cioé per niente, c’è solo il marchio in copertina per ragioni economiche).