Quando ero bambino seguivo le raccolte “Conoscere Insieme” de Il Giornalino, una serie di schede di approfondimento su diversi argomenti, corredati da curiosità e soprattutto immagini.

Ricordo che rimanevo colpito da alcuni disegni in particolare, così strani e particolari. Immagini fortemente evocative che in un attimo ti catapultavano in una terra lontana, ti raccontavano la storia di un personaggio famoso, ti trasmettevano emozioni e sensazioni che a quel tempo non sapevo spiegare.
Quel ricordo rimase sopito, finchè, anni dopo, mio padre non portò a casa dalla Biblioteca il libro “Storie di soldati, foche e samurai“.

Lo lessi avidamente, stupito ad ogni pagina per quei disegni dai tratteggi fittissimi che andavano a comporre paesaggi mozzafiato, samurai in armatura, soldati in uniforme, uomini fieri e uomini umili. Storie che ti tenevano incollato fino a giungere a finali sempre inaspettati, mai scontati.

Più guardavo quei disegni e più mi ricordavano quelle stesse immagini che da piccolo mi colpivano così tanto. Andai a cercarle nella vecchia libreria e notai che quei disegni che così tanto amavo riportavano tutti la stessa firma: -TOPPI-

Mio padre mi disse che aveva anche altri fumetti di Sergio Toppi, che si ricordava di aver letto qualcosa riguardo ad un Collezionista, molti anni prima, nella collana de “L’eternauta”. Divorai anche quelle storie, sempre più colpito da testi e disegni che Sergio Toppi era in grado di intrecciare e imprimere su carta.

Anni dopo, mentre mi organizzavo per recarmi per la prima volta al Lucca Comics, seppi che anche Sergio Toppi sarebbe stato presente, e che avrebbe tenuto una conferenza aperta a tutti, per presentare una raccolta di alcune delle sue opere: “Sulle Rotte dell’Immaginario“.

Ovviamente andai alla conferenza, e rimasi stupito soprattutto di una cosa: ogni volta che qualcuno introduceva la propria domanda facendogli grandi complimenti, lui si mostrava in imbarazzo, quasi infastidito, chiedendo gentilmente di andare direttamente alla richiesta, alla quale poi rispondeva puntualmente e cordialmente.
Qualche ora più tardi, ad uno degli stand della fiera, ebbi la possibilità di farmi autografare uno dei suoi ultimi lavori, “Nibelungica”.
Prendendo in mano la mia copia firmata, gli strinsi la mano e, chinandomi in avanti gli dissi: “Complimenti…… per l’umiltà.”
Un sorriso sincero illuminò il suo volto sorpreso, mentre mi ringraziava. Ecco il ricordo di lui che porterò sempre con me.
Grazie a te, Sergio. Grazie di tutto.