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Il cartonato che ripropone la celebre saga di Mark Gruenwald

Testi: Mark Gruenwald
Disegni: AA VV
Edizione originale: Squadron Supreme #1-12, Captain America #314
Edizione italiana: Lo Squadrone Supremo, 17×26, C., 368 pp., col., 29 €, Panini Comics

Lo scorso mese la Panini Comics ha ristampato in un cartonato di 368 pagine, che inaugura una nuova collana editoriale dedicata alle ristampe di alcuni classici degli anni ’80 (le prossime proposte saranno Starbrand e The Nam), la miniserie dedicata allo Squadrone Supremo pubblicata negli Stati Uniti tra il settembre del 1985 e l’agosto del 1986. L’arco narrativo, composto di 12 episodi, fu già pubblicato in Italia nel lontano 1991 in appendice al mensile Iron Man edito dalla Play Press.
Ma ad essere precisi il volume edito da Panini contiene anche il crossover con Capitan America, storia di cui all’epoca la Play Press non possedeva i diritti. Per la prima volta abbiamo quindi in una soluzione unica – e nell’ordine giusto – tutto il celebre arco narrativo ideato dal compianto Mark Gruenwald.
Prima di tutto cominciamo con il dire che questo non è un volume qualsiasi. Pur non essendo importante quanto il celebre Wachtmen, che ha di fatto ridefinito i comics USA, Squadron Supreme resta pur sempre (e scusate se è poco) uno dei primi fumetti ad utilizzare una chiave di lettura critica, capace di smontare i cliché del genere. Per la prima volta in un fumetto mainstream abbiamo eroi sfaccettati e fallibili.
Pensiamo al drammatico rapporto tra Nuke e i genitori, a Tom Thumb e alla sua ricerca di una cura impossibile contro il cancro di cui sarà vittima, a Golden Archer ossessionato da un amore non corrisposto che lo porterà a compiere atti criminali, per finire con il Dottor Spectrum tormentato dai sensi di colpa e vittima dei suoi poteri. Tutti risvolti che oggi ci appaiono molto familiari se non consueti, ma che nel lontano 1985, pur essendo la naturale evoluzione dei personaggi con super problemi creati e voluti da Stan Lee, erano delle novità assolute.
Lo Squadrone, nato dalla macchina da scrivere di Roy Thomas nel numero 69 di Avengers (storia recentemente ristampata in Marvel Collection 22), era inizialmente un gruppo di antagonisti smaccatamente ispirati alla JLA. Nel corso degli anni questi personaggi furono riproposti come eroi in altri fumetti Marvel. Ed infatti la storia, proposta nel volume edito da Panini, si ricollega agli eventi raccontati sulle pagine di The Defenders 112/115.
In breve, sulla terra alternativa in cui vive lo Squadrone Supremo, il villan conosciuto come L’Iniziato riesce a controllare mentalmente sia il presidente degli Stati Uniti che il potente gruppo di supereroi, arrivando a costruire una sorta di dittatura mondiale. Hyperion, unico membro del team a non cadere in trappola, riesce a contattare i Difensori della nostra Terra che lo aiuteranno a risolvere la situazione.

The Defenders 113
The Defenders 113

Questa saga, che in Italia è stata pubblicata nei primi anni novanta sulle pagine di All American Comics 34/36 della Comic Art, costituisce l’antefatto delle storie presenti nel volume. Infatti, fin dalle prime vignette, vediamo i nostri eroi alle prese con una difficile opera di ricostruzione successiva alla catastrofe. Tuttavia Mark Gruenwald ha avuto l’abilità di riassumere in modo chiaro e scorrevole quanto accaduto, per poi concentrarsi sugli eventi a venire, in modo da evitare al lettore lo sgradevole effetto “film già iniziato”.
L’aspetto sociologico intrinseco nella trama di questa miniserie è forse uno degli aspetti che più rimangono impressi a fine lettura. L’ambientazione scelta da Gruenwald è quella di un’America distopica nata dalle ceneri di un conflitto contro l’ennesimo arci nemico e che, all’epoca, poteva essere relazionato con l’Unione Sovietica.
Dalle ceneri di questo conflitto i membri dello Squadrone, usciti vincitori ma moralmente sconfitti, decideranno di non limitarsi alla mera opera di ricostruzione, ma di prendere in mano le redini del potere e guidare il loro paese per un anno, al fine di ripristinarne la situazione economica e sociale. L’unico che si chiamerà fuori da questo modus operandi sarà Nottolone: evento che innescherà una sottotrama portata avanti per tutta la durata della miniserie, fino al drammatico confronto finale.
La gestione politica e sociale da parte del Gruppo creerà diversi problemi e tensioni, ai quali risponderanno con soluzioni pratiche, ma di dubbia moralità, come la scelta di usare la macchina del controllo mentale sui criminali o il disarmo coercitivo di tutte le forze dell’ordine. Queste, come altre soluzioni, sfoceranno poi in ulteriori problemi interni alla squadra, tanto da chiedersi se, nonostante le buone intenzioni, le soluzioni ideate non facciano altro che aggravare la situazione.
Tutte le tematiche di questo volume saranno sviluppate più avanti in altre opere oramai celebri e celebrate di tantissimi esponenti del fumetto supereroistico decostruttivista. Per fare alcuni esempi ricordiamo, oltre al già citato Wachtmen, serie come Miracleman, Kingdom Come, Authority, The Mighty ed Irredemibile.

copertina del numero 12
La copertina del numero 12, in cui campeggia la scritta “Civil War!”

Sul fronte grafico abbiamo il contributo di alcune vecchie glorie dei comics di quegli anni. La maggior parte delle storie presenti nel volume sono ripartite tra Bob Hall e Paul Ryan, due grandi maestri dello stile classico. Ma non mancano ospiti eccellenti quali Paul Neary e John Buscema. La narrazione lenta, a tratti didascalica, sul fronte dei testi è perfettamente in linea con lo stile vecchia scuola espresso dal team di disegnatori. Ma nonostante il risultato sia un linguaggio innegabilmente datato, il valore finale del fumetto non ne risente.
Il volume edito da Panini è impreziosito da una vecchia prefazione dello stesso autore, accompagnata da una serie di interventi e testimonianze. Abbiamo le firme di Catherine Gruenwald (moglie di Mark), Ralph Macchio, Tom DeFalco, Mike Carlin, Alex Ross, Mark Waid e Kurt Busiek. Riflessioni e ricordi che aiutano a conoscere meglio lo sceneggiatore scomparso nel 1996 per un attacco di cuore.
Mark E. Gruenwald aveva compiuto i primi passi nel mondo del fumetto con la fanzine Omniverse in cui esplorava i concetti relativi alla continuity all’interno degli universi Marvel e DC. Il suo ingresso in Marvel risale al 1978 in qualità di aiuto redattore. Negli anni successivi divenne redattore e sceneggiatore di varie testate e, oltre allo Squadrone, è doveroso segnalare anche altri due suoi lavori ritenuti minori ma di notevole impatto. La serie di Quasar, durata ben 60 numeri, e D.P. 7 che racconta le vicende di un gruppo di persone comuni investite da abilità sovrumane: un fumetto avvincente e sofisticato ambientato nello sfortunato, commercialmente parlando, New Universe voluto all’epoca da Jim Shooter.
In sintesi si può dire che Mark Gruenwald era un grande appassionato di fumetti oltre che un valido artista. Nel comparto redazionale del volume spicca il racconto affettuoso di Busiek a proposito di una storica gara a quiz, nella hall di un albergo a Chicago, tra Waid e Gruenwald. Il tema riguardava i fumetti della JLA di cui Gru (come lo chiamavano gli amici) era un grandissimo fan. E nonostante Waid fosse reputato da tutti uno dei massimi esperti in materia, perse.
Purtroppo Gruenwald non ha mai avuto modo di scrivere la vera JLA, ma in un certo senso potremmo definire quella ristampata da Panini una sorta di Elseworld delle Lega. Un volume che ogni appassionato dovrebbe possedere nella propria libreria, magari per collocarlo accanto a quello di Kingdom Come. A Gru farebbe molto piacere.

Stefano Reichlin e Bruno Doper