MOON KNIGHT 1

Mag 14, 2012

Testi: Brian Michael Bendis

Disegni: Alex Maleev

Edizione Originale: Moon Knight 1-2

Edizione Italiana: Marvel select 1- Moon Knight 1 (di 6), 64 pp, col., 3,30 , Marvel Italia

L’attesa è finita! Ecco Moon Knight come non l’avete mai visto prima! La stessa coppia di autori che aveva rivitalizzato la serie di Devil ritorna per stravolgere totalmente il mito del più enigmatico degli eroi della Marvel. Riuscirà uno schizofrenico borderline dichiarato come Marc Spector a reggere il peso delle responsabilità che implica essere un membro dei Vendicatori? Testi di Brian Michael Bendis per i disegni di Alex Maleev.

Cavaliere Lunare/Cavaliere errante

Bisogna tornare indietro di circa vent’anni per risalire ad una apparizione del Cavaliere Lunare in albi da edicola. Se la memoria non mi inganna, a parte un paio di episodi estratti da Mark Spector: Moon Knight collegati alla saga dell’Hobgoblin demoniaco di Spider-Man pubblicate sullo storico ex-quindicinale ragnesco (vedi UR 146 del 1994!), l’ultima presenza, in veste di comprimario, è appannaggio del mensile Il Punitore (Star Comics). Poi è storia, o meglio, fumetteria.

La Marvel Italia salta una ventina di storie e nel 1996 arriva direttamente al finale della serie Mark Spector: Moon Knight, raccogliendo in un costoso volume da fumetteria (Marvel Magazine Presenta 3: Gli ultimi giorni di Moon Knight) gli ultimi sei episodi scritti da Terry Kavanagh, ma soprattutto disegnati dall’ipertrofico Stephen Platt, giovane artista che dopo poco esploderà sul mercato dei comics grazie al Prophet della Extreme Studios di Rob Liefeld.

Dopo questo sia in Usa che, di riflesso, in Italia Lunar resta orfano di una propria testata, e diventa un cavalier errante con sporadiche comparsate in altre testate. Dieci anni di buio editoriale, una lunga notte senza luna, sarebbe da dire in uno scontato ma incisivo gioco di parole.

Nel 2006 poi una falce scintillante torna ad illuminare il cielo del Marvel Universe, grazie prima alla nuova Moon Knight (trenta numeri) di Huston/Finch e successivamente Benson/Texeira/Palo e poi a Venagence of Moon Knight, dieci numeri a firma di Hurwitz/Opena/Ryp. In Italia il tutto ovviamente pubblicato in fumetteria in volumi della linea 100% Marvel, formula editoriale che la Panini riserva a quei serial i quali risultano di difficile pubblicazione nei già affollati e rigidi sommari dei mensili esistenti.

Il più grande onore riservato al Cavaliere Lunare dall’editoria a fumetti nostrana è stato alla fine opera della Star Comics che agli inizi degli anni novanta pubblicò lo Speciale Moon Kinight: Notti di Luna Piena, contenente storie firmate dall’acclamata coppia Moench/ Sienkiewicz.

Oggi, grazie al riformarsi di una coppia altrettanto famosa e di indiscussa qualità quale il duo B.M.Bendis/Alex Maleev, Moon Knight ritrova l’onore delle edicole italiane in una pubblicazione, sebbene giusto per una miniserie di sei albi mensili, come star solista della nuova rivista “ombrello” della Panini Comics, Marvel Select.

Gli Autori

Bendis e Maleev sono ormai una delle coppie più rodate del comicdom visti i precedenti quali la lunghissima collaborazione su Daredevil, la recente esperienza Icon con Scarlet e la miniserie marvel post Secret Invasion dedicata a Spider Woman, senza contare gli special New Avenegrs: Illuminati, Civil War: The Confession o il pregevole New Avengers 26: the ballad of Clint Barton & Wanda Maximoff. Questa loro nuova avventura ben si confà alle caratteristiche peculiari di entrambi: il mix di supereroismo e noir tipico di Bendis è adattissimo ad un antieroe solitario e problematico come Moon Knight che si è sempre mosso in territori più personali e meno rassicuranti del varipointo mondo dei supercriminali in calzamaglia, e la sua prosa, caratterizzata da dialoghi veloci e con un humor nero di sottofondo, risulta azzeccata per raccontare le vicissitudini di un uomo al limite della psicosi. Certamente Bendis non fa niente di nuovo, anzi, alcuni potrebbero definire noioso se non una scialba imitazione dello stile narrativo della sua run su Devil, ma c’è da chiedersi se sia meglio riprovare e ritrovare strade già battute con successo piuttosto che perseverare su una scia non certo eccelsa degli ultimi  tempi, come testimoniato dai recenti episodi vendicativi (soliti schemi narrativi, un bilanciamento non ottimale fra azione e dialogo, tempi di lettura velocissimi…), soprattutto quelli legati a Fear Itself. Da questo punto di vista sicuramente Moon Knight rappresenta uno sfizioso cambio di marcia rispetto ai suoi prodotti più mainstream, e Bendis appare più a suo agio nei bassifondi criminali battuti dal Lunar che nelle forzate, per ingerenze editoriali, battaglie asgardiane.

Maleev, dal canto suo, dopo aver abbandonato gli eccessi fotografici di Spider Woman che gravavano non poco sulla plasticità dei disegni (abbastanza statici nella mini della Donna Ragno, ma bisogna pensare che originariamente il progetto era stato pensato come comic digitale, quindi con meccanismi, e di conseguenza una realizzazione grafica, diversi dal comic book su carta), torna ad un tratto più essenziale e graffiante che contribuisce non poco ad esaltare il mood psicotico ed oscuro della storia. Qualitativamente è un Maleev distante dall’ottima prestazione su Daredevil, a tratti forse un po’ troppo frettoloso, ma quello che più conta è l’accostamento del suo stile nervoso ad un personaggio come MK ed alla sua instabilità, uno stile che richiama, con i dovuti distinguo, quelle vecchie storie in cui Sienkiewicz smise di essere un pur interessante clone di Neal Adams per divenire un originalissimo Sienkiewicz.

Khonshu o follia?

Venendo alla storia, come ricorda l’editor Giorgio Lavagna nelle ottime note i trascorsi di Moon Knight sono assai travagliati e disorientanti per lo stesso Marc Spector, oltre che per i lettori: mercenario, marine, pugile, tassista e persino un milionario nelle diverse identità di Marc Spector, Jack Lockley e Steven Grant. Unica costante in questo disordine di personalità l’identità segreta del Cavaliere Lunare, il Pugno di Khonshu, avatar terreno del Dio egizio della Luna. Eppure anche quest’ultima verità è stata messa in dubbio dagli scrittori Huston, Benson e Hurwitz che hanno avanzato l’ipotesi che non esista alcun Khonshu e le origini di vendicatore di Moon Knight siano solo frutto della mente dissociata di Spector.

Bendis spinge il piede sull’acceleratore fin dalla prime pagine quando ci rinarra, a beneficio dei nuovi lettori, le origini del vigilante attraverso quello che si rivela poi essere il pilot televisivo della nuova serie di MK, finanziata dallo stesso Spector, ancora una volta nelle vesti di milionario, in un evidente intento dello scrittore di decostruire il personaggio avvalorandone una nascita più psicotica che supereroistica proprio accostando quest’ultima alla falsità della fiction.

Uno, nessuno, centomila

Il colpo grosso però Bendis lo mette a segno portando all’estremo il disturbo di Spector, spingedolo fino ad una sorta di copycat che vede il protagonista impersonare i panni, sia a livello di indole che di aspetto, di ben più famosi eroi (Spider Man, Capitan America e Wolverine) a seconda del bisogno del momento. Ecco quindi Moon Knight dialogare, dentro la sua testa, con i tre Avenegrs per decidere chi sia più adatto alla missione e le stesse para-personalità premere, come nel caso del “Logan interiore” per entrare in azione quando la situazione inizia a farsi spinosa e necessita una modalità di azione diversa. E’ da credere che la scelta delle para-personalità non sia un semplice escamotage pubblicitario da parte di Bendis ma un qualcosa di ragionato:l’uomo ragno è un eroe scherzoso ma al contempo responsabile, Cap è l’incarnazione della libertà e della giustizia, Wolverine è un feroce combattente ma anche un leale uomo d’onore. Alla fine tutti tre sono eroi dall’alta moralità e si può supporre che le psicosi di Spector si condensino in queste figure di controllo (come il Grillo Parlante per Pinocchio, se vogliamo) in un contorto tentativo di tenere a freno la vera follia, quella più pericolosa che potrebbe portare Moon Knight a compiere scelte sbagliate.

L’idea di base di per sé non è molto originale, si pensi ad esempio alla CopyCat dei DV8 della Wildstorm durante la gestione Warren Ellis, oppure all’illustre precedente di Crazy Jane, personaggio schizoide affetto da multi-super-personalità (addirittura 64! Ed ognuna dotata di un potere metaumano differente) nella Doom Patrol di Gran t Morrison (run che sarà ristampata a partire dalla fine di maggio 2012 del nuovo licenziatorio Dc Comincs, la RW Lion) ma Bendis riesce a riproporre questo schema muovendosi bene fra un approccio più psicotico (la tragicità della situazione) ed uno più scanzonato, tant’è che le interazioni fra le varie para-personalità Logan e Wolverine ben riprendono i classici sketch umoristici nel quale lo scrittore spesso relega le due superstar nelle serie vendicative.

Il piatto forte dell’albo è sicuramente il profiling psicologico del personaggio, soprattutto il colpo di scena rivelatorio in chiusura del primo episodio, dove il lettore si rende conto che quanto ha finora letto, soprattutto la richiesta iniziale d’aiuto dei Big Three rivolta a Moon Knight, era solo un’allucinazione mentale, un autoinganno che Spector si gioca per buttarsi nuovamente nella mischia stavolta contro Mr. Hyde, SnapDragon ed il loro misterioso boss.

Nei prossimi numeri vedremo se, esaurito l’effetto sorpresa, questo approccio bordeline estremo riuscirà a mantenere forza narrativa o perderà sostanza, riducendosi ad una mera mimesi che scade addirittura nello, a parere di chi scrive, pacchiano scivolone dei “bracciali multiuso” (spararagnatele+artigli alla Wolverine). Sicuramente, almeno a giudicare dalla cover del prossimo numero , Bendis ha intenzione di alzare ancora più in alto il tiro: cosa succede se al coro di voci immaginarie, comunque rappresentati ideali positivi, si aggiunge quella di uno psicopatico assassino come Bullseye?

Una “Echo” di storie passate…


Dal punto di vista della continuity Bendis recupera, come fa sempre notare in chiusura Lavagna, alcuni elementi sul quale ha già lavorato come  l’ OGM, l’ormone della crescita mutante (dalla serie Alias dedicata a Jessica Jones, moglie del Nuovo Vendicatore Luke Cage) , attraverso alcuni riferimenti al potenziamento dei due criminali che si incontrano con Mr. Hyde nel primo capitolo. Da sottolineare poi, relativamente alla matrice criminale della serie, il concetto di Kingpin, più come ruolo che come persona (Wilson Fisk), tanto caro a Bendis che ne ha esplorato le varie derive sia su Daredevil che in New Avengers con il personaggio di Parker Robbins/Hood, cercando sempre di portare la supercriminalità a modi e schemi vicini a quelli tipici del cinematografico Padrino.

E stavolta, sebbene il campo di gioco sia Los Angeles, sembra proprio che a capo della super-criminalità organizzata di stampo mafioso (con luogo tenente Sheoke Sanada, la Snapdragon che abbiamo visto spesso nelel storie del Capitan America del compianto Mark Gruenwald) ci sia qualcuno che sembra un candidato con i giusti requisiti. Non faccio spoiler ma sicuramente per il lettore Marvel più attento alcuni dettagli della figura nell’ombra del misterioso boss che chiude il numero, quali il monocolo ed una camicia bianca zigrinata sotto un panciotto, sono assai rivelatori.

In più si assiste al recupero dell’eroina sorda Maya Lopez/Echo, personaggio creato da David Mack su Daredevil e poi recuperato da Bendis sulle pagine di New Avengers per farne, fra la stupore di tutti i lettori, il miserioso eroe ninja Ronin. Purtroppo lo scrittore perse presto interesse nel personaggio riprendendolo, nel post Civil War, solo per privarlo del manto di Ronin (passato ad un  Clint Barton, ex Occhio di Falco, in crisi di identità e certezze), e farlo poi sparire dalle scene senza troppe motivazione durante la successiva Secret Invasion. C’è da sperare che stavolta la buona Maya sia più di un semplice McGuffin ed acquisti un valore in sé e non tanto in funzione di una trama che cerca la sorpresa a tutti i costi.

…e di storie a venire

In ultimo si vuole far notare il ruotare degli eventi attorno ad uno dei tanti corpi inerti di Ultron, chiaro espediente narrativo per Bendis per fare una campagna pubblicitaria virale alla futura saga The Ultron Age, alla quale lo scrittore ci sta già preparando disseminando ovunque nelle sue serie accenni fin dall’inizio della Heroic Age.

A chi è consigliato

Ai fan di Moon Knight da un po’ a digiuno del loro eroe, a chi abbia voglia di provare qualcosa di nuovo, ai nostalgici del Bendis più urbano che ritroveranno un mood oscuro consono ai loro gusti, ai detrattori e ai delusi del Bendis vendicativo che potranno ri/scoprire un Bendis differente e, per loro, forse migliore.