Testi: Ed Brubaker
Disegni: Steve Epting & Mike Perkins/Michael Lark (per i flashback)
Edizione originale: Captain America 1-25; Captain America Omnibus
Edizione italiana: Thor e i nuovi vendicatori 78/106; Capitan America Omnibus
Prima di parlare della run di Brubaker bisogna fare un passo indietro e vedere come si è evoluta la storia di Capitan America in questo decennio.
Inizia tutto con il Ritorno degli Eroi: Capitan America (da ora Cap) scopre che il governo non è idilliaco come vuole farci vedere ma anzi i continui progetti in cui era impiegato non erano che “scuse”, semplici missioncine per tenerlo lontano dalla verità. E’ in questo contesto che vanno inserite le run di Rieber, con un Cap sempre più dubbioso della propria “Bandiera”. Ma questo Cap non poteva continuare ad esistere sia per motivi politici (era diventata una testata troppo critica verso i politici americani) sia per motivi commerciali: l’11 settembre e in generale la lotta al terrorismo era diventato un titolo ormai troppo presente nei Media americani e la gente non voleva leggere altre critiche o punti di vista diversi troppo scomodi.
E’ qui che interviene Chuck Austen, per alcuni un salvatore della testata, per altri invece nient’altro che un “accondiscendente” che ha cercato di ridare a Cap quella luce che aveva perso. Ormai la strada di Cap in questo decennio era segnata. Dopo il pressoché invisibile Gibbons entra in scena Morales, che porta ombre sulle origini di Cap e sul progetto che vide collaborare il governo americano con gli scienziati del progetto Arma (da cui proviene anche il famoso Wolverine oltre ad altri supereroi come X-23 e Deadpool) .
Ma questa strada non porta le vendite che si speravano e quindi la Marvel decide di mettere sulla testata una persona che avrebbe potuto far percorrere a Cap una nuova rinascita editoriale, e la scelta cade su Ed Brubaker.
Brubaker ebbe il suo primo incontro con la Marvel ai tempi del San Diego Comic Convention del 2001, dove insieme a Bendis progettò un “cross-over” Batman-Daredevil mai pubblicato, e divenne famoso al pubblico con serie come Gotham Central insieme all’amico Greg Rucka.
Il team è completato dai disegnatori Steve Epting, Mike Perkins e Michael Lark (per i Flashback), e il colorista Frank D’Armata.
Il nuovo team si pone come obbiettivo di rispondere alla domanda: chi è ormai Capitan America?
La risposta sembra facile: Capitan America non è Superman; non è perfetto, né è la perfetta incarnazione dell’ideale americano (il cosiddetto “American Way”). Capitan America è il Sogno americano e come ogni sogno esso è composto da parti più o meno luminose.
I disegni di Epting e Perkins sono molto realistici, fatti per mostrare la cruda realtà della vita di un uomo la cui esistenza ormai non è più soltanto sua. Egli rappresenta infatti ciò a cui può e deve aspirare l’America.
Particolare attenzione sui colori di D’Armata: non sono mai troppo luminosi o bui.
Ed eccoci alla parte più importante: la sceneggiatura, ovvero ciò che rende all’80% un’opera un capolavoro.
Questa prima parte della gestione è divisa in tre parti: Winter Soldier, Red Menace e The Drums of War, che sono stati racchiusi nel primo Omnibus e corrispondono ai numeri 1-25 + gli speciali Winter Soldier: Winter Kills e Captain America 65th Anniversary Special.
Winter Soldier occupa buona parte dell’Omnibus, ovvero i numeri 1-14 (escluso il 10), ed è centrata sulla tenebrosa figura di questo soldato “riportato in vita” dai tempi della Guerra Fredda, terrore dell’America.
Il nemico è il ricco magnate industriale russo Aleksander Lukin, creato per la prima volta proprio in questo volume, di cui scopriremo la storia proprio su queste pagine. Di Lukin sappiamo solo che vuole diffondere l’ideale comunista nel mondo, e per farlo è disposto a utilizzare il misterioso soldato la cui prima vittima sarà il Teschio Rosso.
Lo scopo? Ottenere il famoso Cubo Cosmico.
La storia si svolge come una lunga corsa contro il tempo per scoprire quale volto si cela dietro questo misterioso assassino il cui percorso s’intreccia con Cap. Ad aiutare Cap ci saranno la fedele Sharon Carter, Falcon ed il capo dello SHIELD Nick Fury. Nella seconda parte finalmente scopriamo chi è il Soldato d’Inverno: niente di meno che Bucky, l’ex spalla di Cap durante la Seconda Guerra Mondiale. Da qui inizia un lungo percorso pieno di ricordi e pericoli che lo porterà in Virginia, dove ci sarà lo scontro fra Cap e Bucky, e quest’ultimo che ricorderà chi è grazie al Cubo Cosmico. E deciderà di distruggerlo.
La cosa che subito colpisce di questa parte iniziale è come Brubaker riesce a rendere il personaggio reale e attuale, ponedoci davanti a tutti i suoi dubbi e i suoi difetti. Il Capitan America che ci viene mostrato non è un personaggio troppo distante, anzi è facile inizialmente immedesimarsi con lui: è un uomo con un lungo passato alle spalle che sembra incombere ogni qualvolta si ferma a pensare. Per un neofita questo è uno starting point ideale: in pochi numeri infatti viene rinarrata la storia di Cap, e cosi tutta la sua vita fatta di dolori, ma ecco che Brubaker pone una distanza tra il lettore e Cap. In Steve Roger puoi immedesimarti; bene o male, è un uomo con i suoi difetti, ma non appena indossa la maschera l’uomo muore e quel che rimane è ciò a cui chiunque vorrebbe arrivare: una persona consapevole delle sue azioni, consapevole di aver fatto la scelta giusta, e certo della giustezza di questa scelta in quanto l’unica che un uomo libero possa compiere.
Ma la bravura di Brubaker non si limita a questo. Cap non è l’unica persona che impari ad amare, l’altra persona che impari a conoscere è Alexander Lukin. Più che il Teschio Rosso è lui a controbilanciare Cap nella storia. Lui crede ciecamente nei suoi ideali, quelli che gli vengono impartiti da piccolo. Per questo non è il solito nemico, lui crede nelle proprie idee tanto quanto ci crede Cap; la differenza sta nel modo in cui sono cresciuti: Lukin è stato cresciuto dall’esercito Russo dopo che il suo villaggio venne distrutto dal Teschio Rosso mentre Cap cercava di salvarlo. Gli ideali di Lukin non ci vengono mostrati come sbagliati, anzi, sin dalle prime pagine riusciamo a capire che Brubaker è affascinato da certi concetti come l’ideale di “fratellanza” comunista, ma riusciamo a capire che Lukin è “malvagio” solamente per i metodi che usa.
Infine l’autore compie un lavoro magistrale sul fedele amico Falcon, disposto a seguire Cap nonostante ci sia in pericolo la propria vita. Questo è il potere di Capitan America, riuscire ad ispirare la gente a seguirlo perché loro sanno che lui sarà sempre dalla parte giusta anche se sembra quella sbagliata o pericolosa.
E’ qui che vediamo la bravura di Brubaker: sin dall’inizio crea una spy-story avvincente ed è capace di farti amare tutti i personaggi.
Red Menace va dai numeri 15 al 21 più lo speciale dell’anniversario, ma praticamente inizia con l’ultima pagina del 14: l’essenza di Teschio Rosso è rinchiusa nel corpo di Lukin che, ora, cerca un metodo per dividere le due identità e nel frattempo tenta di completare i suoi piani. La situazione di Lukin è piuttosto difficile: è costretto a fuggire in quanto è stato scoperto il legame tra la sua compagnia, la Kronas, e il Soldato d’Inverno. Nonostante Lukin abbia comprato la lealtà del governo americano, Nick Fury, ex capo dello SHIELD, non è disposto ad accettarlo; per questo manda alla ricerca di Lukin due squadre non ufficiali: nell’una Cap, con il suo storico amore Sharon Carter, e nell’altra il Soldato d’inverno, Bucky. Ad aiutare invece Lukin ci saranno Crossbones e Sin, figlia del Teschio Rosso.
I vari gruppi finiranno con lo scontrarsi a Londra, dove ci sarà lo scontro con il nuovo Master Race (il supersoldato tedesco) e, direttamente dal passato di Cap e Bucky, un robot proveniente dalle prime storie di Cap rinarrate con lo Speciale dell’Anniversario, e collegato misteriosamente con il Dottor Destino, che avrà altre sorprese in serbo per Cap. Il tutto finisce con la sconfitta del robot grazie alla collaborazione di Cap e Bucky, che scappa mettendosi poi in contatto con Fury.
In questa run abbiamo una maggiore caratterizzazione di Bucky. Non è più il ragazzo che è dovuto crescere troppo in fretta per poter seguire Cap, ma è ormai un uomo che si è imposto il compito di rimediare ai suoi errori, anche se non volontari. La differenza tra lui è Cap ormai si è ridotta ai modi: Bucky non ha paura di far del male o di giocare sporco guarda dritto all’obbiettivo e lo abbatte.
Particolare è il rapporto di odio tra Lukin e Teschio Rosso: hanno bisogno l’uno dell’altro pur essendo totalmente opposti per obbiettivo e mentalità, ma sono poi uniti da loro ostacolo comune, Cap.
The Drums of War è l’ultimo story-arc ed è composto da tre numeri (22/24): lo Stato ha decretato che tutti i possessori di super poteri devono registrarsi e ciò decreta lo scoppio della Guerra Civile dei supereroi, guerra che vede confrontarsi Iron Man (a favore) e Cap (contrario), che vede in questo decreto l’ennesimo tentativo dello Stato di limitare la libertà della popolazione. Se da una parte abbiamo un Cap che è sicuro dei propri ideali e che, nonostante la guerra, continua a combattere l’Hydra e chiunque possa minacciare la popolazione, dall’altra abbiamo una Sharon Carter sempre più dubbiosa sulla sua relazione con Steve, relazione che l’ha allontanata dal suo lavoro nello SHIELD e che l’ha posta al centro dei loschi piani di Lukin/Teschio Rosso, ora aiutato dal Dottor Faustus e da Arnim Zola. Alla fine, Sharon decide di essere fedele al proprio cuore e aiuta Cap.
Tra i numeri 24 e 25 termina Civil War, e Cap decide di consegnarsi alle autorità, comprendendo che la guerra era degenerata sino a danneggiare proprio quei cittadini che voleva proteggere. Vale la pena ricordare le parole che Millar fa dire a Cap nel momento più drammatico della sua storia: “Non stanno arrestando Capitan America… Stanno arrestando Steve Roger. E’ una cosa molto diversa.”. Questa è la prova che Cap non è una persona, ma qualcosa di più. E’ come un’entità, l’incarnazione della libertà, e come tale continuerà a lottare.
Mi permetto una critica quando dico che il momento in cui Steve Roger si consegna paradossalmente è l’unico momento in cui lui e Capitan America sono la stessa cosa. Cosi come Socrate accettò la morte ingiusta per dimostrare la validità delle proprie idee.
Ma se Capitan America come Socrate ha accettato il suo destino, allora chi sarà il Platone di questa storia, e cosa prenderà il posto del cianuro per Cap??
E’ questa la domanda che si pone Brubaker per la seconda parte della propria run e un primo incipit alle future trame viene dato con l’ultimo capitolo contenuto nell’omnibus il 25.
Questo numero è assolutamente unico; nella prima parte della storia vediamo Cap che viene condotto in tribunale e, mentre lui ricorda la propria vita, vediamo gli sforzi di Fury per liberarlo.
Tutta cambia a pagina 16 dove, con una sorta di “umorismo dantesco”, l’autore lascia che sia Sharon Carter a uccidere il suo innamorato sotto l’effetto dell’ipnosi del Dottor Faustus.
Ora che abbiamo saputo qual è il cianuro di Cap, l’unica domanda che ci rimane è: chi alzerà lo scudo?
A cura di Orefice “Cap” Simone
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