Testi: Brian Wood
Disegni: Leandro Fernandez
Edizione originale: Northlanders #21-28 (The Plague Widow -2010) – Vertigo
Edizione italiana: La vedova della Pestilenza, Planeta DeAgostini, brossurato, 192 pp., 15,95 euro.
Fuori da queste mura, il rifugio che abbiamo costruito per noi stessi, la terra è abbandonata da Dio, violenta e malata. Ma, almeno per oggi, sopravviveremo.
MONDI IN COLLISIONE
Northlanders è una serie particolare. Meno pubblicizzata di altre, spesso in secondo piano rispetto alla stessa DMZ di Brian Wood, in alcuni momenti sottovalutata. Eppure, senza essere un capolavoro, è un progetto che progressivamente ti cattura e del quale finisci per non poter fare a meno.
La Vedova della Pestilenza è probabilmente il miglior storyarc fra quelli proposti finora, in grado di raccontare con profondità e maestria una vicenda umana e morale coinvolgente. L’ambientazione scelta per fare da teatro a questa drammatica storia è un villaggio vichingo sulle rive del fiume Volga, prostrato dagli effetti combinati di un’implacabile pestilenza e del lungo inverno nordico.
Ancora una volta una fase di transizione e instabilità politica, creata dai timori connessi all’incessante scia di morte generata dalla malattia, diventano per Wood un tramite per analizzare i complessi meccanismi dell’animo umano, gettando ombre inquietanti sulle logiche del potere. Come succede in DMZ e come è solito fare proprio in Northlanders, lo scrittore riflette con spietata crudezza sullo scontro fra ideologie e sulla pericolosità di sistemi di pensiero ostili al mondo che cambia.
Come già era accaduto nel primo volume anche in questa saga si contrappongono con vigore le credenze legate agli antichi culti norreni e il “nuovo” sentire Cristiano, incarnati rispettivamente dal crudele guerriero Gunborg e dal saggio Boris, unico baluardo razionale in una comunità terrorizzata e asservita alla legge del più forte.
L’autore non è mai tenero (è una costante delle sue storie) nel mettere a nudo i limiti delle mentalità conservatrici, sia che si tratti della Manhattan di DMZ che delle gelide terre nordiche medievali, ed è in genere spietato ma equo nel dipingere le contraddizioni insite in ogni tipologia di pensiero, mostrando come a fare la differenza non sia l’ideologia fine a se stessa, ma le persone che se ne fanno portabandiera.
The Plague Widow diviene così un affresco interessante di una lotta strenua per la sopravvivenza in un ambiente totalmente ostile, in cui i cardini della società civile faticano a resistere schiacciati da temibili impulsi oppressivi. Una cieca violenza si mescola a momenti di vibrante umanità, lasciando intravedere come sia possibile cambiare le cose solo se spinti da fermezza e volontà. I disegni di Leandro Fernandez, simili nella durezza al tratto degli artisti che l’hanno preceduto, contribuiscono a dare intensità alle fredde atmosfere vichinghe della storia.
MADRI E FIGLIE: LE DONNE DI BRIAN WOOD
Come spesso poi succede nelle storie di Wood (è quasi immediato fare un paragone con Zee, la tenace donna-medico di DMZ) il perno luminoso e positivo della trama (per quanto si tratti spesso di personaggi con un vissuto complesso e un presente tremendamente difficile) è costituito dalle figure femminili, intenso manifesto di forza e determinazione.
In questo volume le autentiche protagoniste della storia sono infatti una madre e una figlia, unite da un legame indissolubile che consente loro di non essere schiacciate da una casta che vorrebbe relegarle ad un ruolo marginale. La voce narrante della vicenda è infatti Hilda, mamma tenace della piccola Karin, che in cerca in tutti i modi di proteggere la figlia (nonostante qualche momento di pericoloso sbandamento) dai rigori materiali e morali di un inverno terribile.
La delicatezza con cui Wood costruisce l’evolversi di questo rapporto in un contesto ferocemente violento lo fa risaltare ancora di più, alternando momenti spietati ad altri intensamente dolci. Sarà poi emozionante vedere come nel finale i ruoli si ribalteranno, e sarà proprio Karin farsi carico delle angosce e debolezze della propria madre stremata dagli eventi.
Accompagnate anche voi Karin e Hilda nel loro difficile percorso di emancipazione, e fatevi sedurre dalle asperità di un tremendo inverno che condurrà però al rassicurante tepore di una splendida primavera.