Testi: Bill Willingham, Matthew Sturges
Disegni: Tony Akins, Russ Braun, Andrew Robinson
Edizione Originale: Jack of Fables – The Bad Prince TPB
Edizione Italiana: Planeta DeAgostini, € 11,95

Esiste un curioso paradosso alla base di Jack of Fables: nonostante sia soltanto uno spin-off della serie principale, è tra le sue pagine che Bill Willingham sviluppa alcuni tra i più importanti concetti adibiti allo stesso funzionamento dell’interno universo fiabesco da lui creato; tutto quell’insieme di informazioni atte a spiegarne l’origine e legittimarne l’esistenza. Una responsabilità non da poco, forse strategicamente operata dagli autori per guidare il maggior numero possibile di lettori verso una serie nata comunque come costola, conseguenza del successo editoriale ed economico del genitore.
Da un lato, quindi, Fables, le cui trame nascondono in realtà messaggi, dal forte retrogusto sociale e politico, ben più profondi di quanto possa sembrare, e dall’altra Jack of Fables, più leggera e scanzonata, destinata, questa si, al puro intrattenimento.
Quest’ultimo aspetto perfettamente riuscito solo grazie all’apporto di Matthew Sturges, il co-autore, il cui umorismo ben si presta all’intento dichiarato della serie. Il suo contributo c’è e si sente.
L’umorismo di Matt Sturges è ben diverso da quello di Willingham: è più sboccato, fresco, meno inglish e più votato al doppio senso. In ogni caso, un umorismo più diretto e facile da cogliere, certamente ben più adatto al personaggio scelto come protagonista della serie.
Tutto ciò, correlato da una buona dose di inventiva, vede ne Il cattivo principe il suo vertice più alto. Qui si ride e si ride molto.
Mai come in quest’arc, il duo Sturges/Willingham ha dato prova di saper padroneggiare un’invidiabile dose di follia, che qui si riversa in una valanga di bizzarrie e stravaganti trovate dagli esiti perfettamente riusciti.
Si parte così da un Jack nelle inconsuete vesti di spada nella roccia (in realtà solo roccia, pronta però ad accogliere la spada…) per arrivare ad un lucifero dantesco alquanto “frù frù”, passando per l’ormai consolidato metafumetto (o meglio, in tal caso, un meta metafumetto), con un protagonista che non esita a dar dello stronzo (cit.) al proprio scrittore. Il tutto in una cornice narrativa come sempre lineare, fresca e semplice.
Particolarmente riuscita, inoltre, l’intricata questione tessuta intorno alle figure di Jack e del gemello John, sviluppata grazie alla profonda conoscenza di quell’immenso universo folcloristico fatto di fiabe e leggende, nella quasi totalità dei casi spezzettate in molteplici versioni a seconda del luogo e del tempo in cui vengono raccontate, dai due scrittori certamente posseduta.
Al di là di tali qualità (come già detto il punto più alto della follia e della stravaganza “jackiana”), Il cattivo principe, riprendendo quanto inizialmente accennato, dimostra essere tassello essenziale per la definizione di alcune importantissime realtà riguardanti l’universo delle fiabe.
L’attenzione inizia a poggiarsi principalmente sulle loro origini: come nasce una fiaba? Chi ne delinea la genesi? Cosa accade esattamente quando una di loro muore?
Curiosamente, sono tutte domande alle quali il comune lettore di Fables aveva creduto di saper rispondere da tempo, ma che Willingham e Sturges paiono adesso voler sovvertire (o comunque complicare), dando vita ad un mondo, fatto di Letterali e Grandi Poteri (di cui sia Mr. Revise che la Fallacia Patetica fanno parte), che viene, numero dopo numero, svelato pezzo per pezzo.
In appendice al TPB, Jack O’ Lantern, uno special di Halloween disegnato da Andrew Robinson.

Who’s Who

(ovvero un breve identikit delle fiabe qui, per la prima volta, apparse)

Merlino
Nella sua Historia Regum Britannie, scritta intorno al 1135, lo storico britannico Goffredo di Monmouth, padre e creatore del mito di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, ha dato vita alla figura del vecchio mago Merlino, incaricato di rivaleggiare in fama col proprio stesso sovrano nei secoli a venire.
Figlio di un demone e di una vergine, potente stregone mutaforma destinato a recitare la parte dell’Anticristo nella perenne lotta tra Bene e Male, ma salvato in extremis dal battesimo, Merlino nasce in realtà come fusione di due precedenti mitiche figure della storia/tradizione della Britannia antica: da una parte il leggendario Myrddin Wyllt, un bardo impazzito e selvaggio, dall’altra Ambrosio Aureliano, personaggio si esistito, ma venutosi ben presto a fondere col mito. Da questa unione ecco nascere il potente stregone del ciclo arturiano.
Il mito del potente mago, le cui gesta presto si diffusero in tutto il continente, sarà di volta in volta ampliato e sviluppato da autori successivi, fino a consolidarsi nel moderno corpus. Robert de Boron, Thomas Malory, più una schiera altra di scrittori anonimi, hanno tutti aggiunto qualcosa di proprio.
Già consigliere di Uther Pendragon, Merlino lega a sé la sorte di Camelot quando permette al proprio sovrano di giacere con la bella Igraine, moglie di un barone “ribelle”. Da quest’unione nascerà Artù, re che il mago servirà fino alla fine, quando, a sua volta vittima della passione amorosa, nei confronti della giovane e bella Viviana, la Dama del Lago, sarà esiliato dal mondo terreno e rinchiuso in una torre invisibile (o, in altre versioni, un vecchio albero), prigioniero di un sonno che dovrebbe durare tutt’oggi.

Diavoli, diavoletti e diavolacci
Jack of Fables #16, qui posto a conclusione dell’ottimo TPB, è uno di quei special stagionali tanto cari alle produzioni (non solo di comics) americane. Si tratta di episodi in tema con le più importanti ricorrenze e festività dell’anno, pronte ad essere festeggiate anche su carta. Ecco allora il caso di Jack O’ Lantern, storia dedicata alla ricorrenza di Halloween, tanto importante al di là dell’oceano.
Il duo Willingham/Sturges sviluppa una storia in flashback nella quale venire a conoscenza del bizzarro quanto riprovevole rapporto tra Jack ed il demonio, fondato su un patto che dovrebbe continuare a garantire al nostro eroe una vera ed assai duratura immortalità.
Partendo dalla leggenda di Jack O’ Lantern, nucleo portante dei miti inerenti la vigilia di Ognissanti e altra favola intimamente legata alla vita di Jack, la storia ha il curioso pregio di presentarsi come una divertente cavalcata intorno alle molteplici raffigurazioni, non solo iconografiche, che il diavolo ha subito nel corso dei secoli. Ancora una volta si sottolinea infatti la profonda ramificazione del mondo fiabesco e folcloristico, universo soggetto a continue nuove sfumature sempre legate ai mutamenti che periodicamente invadono la società nella quale nasce e si consolida.
In tale carrellata di teste cornute, molteplici le versioni del diavolo di volta in volta coinvolte, prelevate dalla religione, dalla letteratura e, perfino, dalla musica.
L’Old Scratch, il nostro Berlicche, primo cornuto col quale Jack si confronta, è il classico diavolo del folclore tradizionale: mantello rosso, mefistofelico pizzetto, sopracciglia arcuate, corna e tridente rosso in mano. E’ il diavolo dei racconti popolari ed agiografici, perlopiù, occorre dirlo, utilizzato in funzione goliardica e comica; un simpatico mascalzone che ben lontano risulta essere dal ruolo biblico di personificazione del male.
Di senso opposto, invece, Il Principe dell’Oscurità, mostruoso dall’alto del suo seggio circondato da diavoli. Crudele e colossale è un chiaro richiamo al mondo musicale dell’heavy metal, prendendo in prestito un’iconografia più volta apparsa su copertine di dischi e merchandising.
Un legarsi alla mitologia antica è invece l’utilizzo di Pan, mentre alla letteratura si rifà l’alato Lucy-Fur.
Antico dio greco dei pascoli e delle greggi, protettore dei boschi e delle arti campestri, il caprino Pan, la cui effigie è diventata oggi simbolo dei movimenti neopagani, andò via via trasformandosi, con l’avvento del Cristianesimo, in infernale demone, in poche mosse assunto a rappresentare il diavolo stesso. Sotto la forma di caprone, infatti, il nemico dei Cieli sarebbe stato solito, stando alle credenze medievali, presentarsi ai propri seguaci.
A chiudere la sfilata di diavoli, diavoletti e diavolacci, l’ambiguo Lucy-Fur, dall’affascinante aspetto e dalla colta parlata, incarnazione di lussuria e fusione tra influenze dantesche e “gaimane” interpretazioni.