Luthor

Ott 8, 2011

Testi: Brian Azzarello
Disegni: Lee Bermejo
Edizione italiana: Luthor, C, 144 pp, Planeta DeAgostini, 14,95 €
Edizione originale: Lex Luthor: Man of Steel TPB

 

IL VANGELO SECONDO LEX LUTHOR

Un boccone amaro per un domani migliore.

Se esiste una persona con un obiettivo, quella è Lex Luthor.
Facoltoso imprenditore di Metropolis, spende la vita a combattere la sua nemesi, Superman, ed il come e il perché vengono ben spiegati in questa storia, interamente dedicatagli da Azzarello e Bermejo che già avevamo avuto il piacere di incontrare sulle pagine di Joker. Già dalla copertina scelta per presentare il volume notiamo come si scambiano le parti del gioco in questa occasione: Luthor (ci) osserva con, oserei dire, umanità, con speranza, mentre Superman viene rappresentato come una creatura con sì la storica calzamaglia rosso-blu, ma con espressione furibonda, occhi rossi e pugno pronto a colpire. Questo cliché de ”l’uomo e del diverso” si ripeterà per tutto il corso del volume cogliendo l’essenza della storia. Superman, vero nome Kal-El, come sanno ormai anche i sassi è un alieno proveniente da Krypton che è stato allevato da genitori umani in seguito alla tragica distruzione del pianeta per mano di Brainiac. Ovviamente Luthor non può sapere che il suo peggior nemico è stato in realtà educato non come alieno ma come umano; educato ad essere Clark Kent – e anche se lo sapesse lo scopo resterebbe lo stesso – e quindi lo vede diversamente dalla popolazione di Metropolis che lo chiama eroe. Lex è ancora limitato all’alieno e non si da pace, perché osserva il mondo – e la sua Metropolis – dalla vetta della Lexcorp, come Superman, dall’alto verso il basso. Luthor è un uomo, e come tutti gli uomini sogna la nuvole. E’ vicinissimo al toccarle: è un uomo di successo, con grandi possibilità economiche e, quindi, può avere tutto quel che desidera. Beh, quasi tutto. Se da una parte l’ideale di Lex Luthor potrebbe essere condivisibile, dall’altra non lo è visto il modo con cui manifesta la sua idea. Forse questo Lex Luthor tutti i torti non li ha. Un fondo di verità c’è, anche se lo si intravede in profondità. La sua idea parte da un concetto molto semplice che dovrebbe essere alla base di una società: tutti gli uomini sono uguali. Ma Superman non è un uomo, è molto di più. La pagina dove Lex si confronta con Superman è la più suggestiva e la chiave di volta di tutta la storia. Avendo superato l’uomo, Superman viene visto da Lex come la fine del potenziale dell’essere umano, la fine dei sogni. Superman è tutto quello che gli uomini vorrebbero essere ma non saranno mai. I bambini sognano di essere lui e le bambine sognano di sposarlo. Per Lex invece non è altro che un abisso per tutti che, avendo trovato una figura di riferimento – un eroe -, possono tranquillamente adagiarsi sugli allori e bloccare una continua evoluzione naturale. L’unica cosa che resta a Luthor è la speranza, altro tema fondamentale della storia, e la sua ossessione perenne verso di essa e verso Superman tanto da creare una soluzione. La figura assunta da Lex Luthor è comunque quella di un imprenditore dal sangue freddo e senza scrupoli che detesta non essere accontentato e delega agli altri il lavoro sporco per non sporcarsi le mani. Un uomo che crea le soluzioni ai problemi, quindi, e che non riesce ad accettare Superman come stendardo di giustizia, verità, e sogno americano. Questi tre valori sono adottabili dagli uomini e non dagli esseri di un altro pianeta, secondo la sua ottica, e comunque rappresentano un’utopia ai giorni nostri.

QUANDO IL REALE DIVENTA MITICO

Superman in Luthor, proprio come Batman in Joker, è muto, non dice una parola se non alla fine del volume per far crollare tutto il castello di carte. Per il resto l’Uomo d’Acciaio è raccontato con le sue azioni e le parole dell’arcinemico, proprio come il Joker raccontava Batman. Superman è un Dio tra gli uomini. I suoi poteri e la sua forza non hanno limiti. Perfino Batman si adegua a questa realtà accettando la migliore assicurazione sulla vita sulla piazza: la kryptonite, l’unico punto debole di Superman (oltre alla magia). Siamo infatti agli albori della loro “amicizia”, più precisamente ad una sorta di, passatemi il termine, un Anno Uno secondo il mio modesto parere. Superman è così forte (reso ancor più forte dalla assenza di parole stessa) che raggiunge i livelli di un mito, di quelli che vengono raccontati alle generazioni future. I miti sono tali perchè resistiti al tempo e sono, dunque, imbattibili. Contro un mito del genere, secondo Lex Luthor, le persone comuni perdono in partenza la propria volontà di essere mitici – avendo l’essere umano un elevato potenziale – . Perdere la fiducia in sé stessi e contare completamente su un eroe è dannoso. In questo caso la soluzione è far vedere ciò che il mito sia veramente ed è addirittura Bruce Wayne in questa storia ad aiutare Lex Luthor. Un Bruce Wayne che si dimostra, come sempre, una persona completamente diversa rispetto a quando si fa “sopraffare” dal manto di Batman: cordiale, uomo di mondo, disponibile e soprattutto alle prime esperienze contro un superuomo con poteri a prima vista infiniti, minaccioso, forte come un uragano moltiplicato per mille.

SPERANZA = HOPE

Lex, a questo punto, crea sé stesso. O meglio, crea qualcosa che vorrebbe vedere al posto di Superman, quello che vorrebbe per Metropolis. Per la città infatti si aggira un’eroina che è, insieme ad un certo Giocattolaio, l’ingrediente perfetto per far vedere ai cittadini Superman sotto una nuova luce. Hope, questo il nome scelto per l’eroina, non è altro che la parola “speranza” in inglese ed è un nuovo livello di ossessione per Lex Luthor, così alto che diventa anche “sessuale”. Hope è giustizia, è Luthor sottoforma di eroe osannato dal pubblico ed è un piano ben architettato. Ultimo ma non per questo  meno importante, è l’amore di Lex Luthor, un amore che riesce a provare non per un essere umano ma solo verso una macchina costruita a sua immaginazione. Ma Lex Luthor sa che l’amore, quello vero, superiore, comporta dei sacrifici. E’ un amore tutto suo, disturbante, proprio come disturbante è il ritratto del Giocattolaio che aggiunge un nuovo hobby alla passione per i giocattoli esplosivi rendendolo ancor più grottesco: la pedofilia. Ed ecco che il colpevole per eccellenza è un bersaglio perfetto per far accorrere quella figura dagli occhi rossi, di poche parole che viene fatta vedere con gli occhi della paura dalla popolazione. Il “mostro” colpisce selvaggiamente la speranza di Metropolis e Lex attua il suo piano: il sacrificio finale.

Lei starà lì come un faro, splendendo più brillante di quella che è la mia brillante stella che è Metropolis illuminando la strada agli uomini di tutto il mondo.

La speranza è una mano alzata alle nuvole ed è ciò che rende umani, il più grande regalo contro le avversità della vita. E’ motore della forza di volontà. E Lex Luthor è un uomo che ha deciso di perdere questa speranza, e tutto ciò che sognava, per il mondo. Ma come si dice, la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni e comunque la vogliamo mettere Lex Luthor avrà un biglietto di sola andata, sebbene di prima classe, per l’inferno. Il mondo però ha bisogno di speranza. E’ l’unica cosa che ci rende forti, che ci fa lottare, l’unica cosa che ci fa andare avanti quando tutto è perduto. Se c’è qualcosa che differenzia dalle macchine l’essere umano è la capacità di provare emozioni: Luthor è un uomo solo su un’isola circondata dal mare e ha più voglia di amare e sperare di chiunque altro, ovviamente a modo suo. Forse l’essere che ama di più su questa Terra è se stesso. Ma la verità è che tra lui e Superman c’è un incomprensibilità di fondo che non verrà mai superata e lo dimostrano le ultime pagine di questa storia che mi piace considerare un gioco di specchi: Lex si specchia in Hope vedendo se stesso, l’unico essere che può amare, ma si specchia anche nello stemma di Superman vedendo il fallimento, la rabbia e la sua profonda tristezza ed è così forte questa incomprensibilità tra i due che non riesce nemmeno a trovare le parole per descrivere il suo avversario bloccandosi all’improvviso. Questo triste clima non può che contagiare anche Superman che non può far altro che volare via ad occhi chiusi interrogandosi dove ha sbagliato proprio come sta facendo la sua nemesi poco lontano.

Lex Luthor: Man of Steel negli USA uscì prima di Joker, mentre in Italia è accaduto il contrario. Qualunque sia stato comunque l’ordine di uscita c’è da dire che questi due affreschi sull’altra faccia della medaglia degli eroi sono ben riusciti. Personalmente penso che i disegni di Lee Bermejo, fantastici e che rendono perfettamente l’atmosfera della storia, siano in Luthor più riusciti rispetto a Joker con tavole disegnate davvero divinamente. Quest’opera non perde il confronto con Joker, entrambe le storie sono di altissimo livello e credo che l’attesa di Luthor sia stata ben ripagata da una storia con i fiocchi che a fine lettura lascia qualcosa, un messaggio, tratteggiato lungo il corso della stessa. Ho basato questa recensione sul punto di vista di Lex Luthor essendo lui il protagonista assoluto ma penso veramente che non abbia tutti i torti. L’ho scritto, credo ci sia un fondo di verità in tutto quel che dice ma i modi con cui lo dimostra sono sbagliati e ciò rende purtroppo sbagliato tutto. Brian Azzarello dal canto suo dimostra di essere un ottimo scrittore (lui che già aveva dato prova di sé in Superman: Per il Domani) che lascia ampio spazio a temi belli ed importanti come le emozioni (tra le quali spiccano speranza ed amore), la giustizia, e la verità. Una storia da custodire gelosamente e da rileggere di tanto in tanto, da mettere sullo mensola vicino a Joker ed ammirarne la simmetria. Un personaggio come Lex Luthor meritava certamente di avere gran voce e ha avuto, è proprio il caso di dirlo, giustizia.

Tutti gli uomini sono uguali. Tutti gli uomini.