Quando la superstar dei comics, lo scrittore Grant Morrison è stato annunciato come colui che avrebbe rilanciato la testata Action Comics, all’interno dell’evento The New 52, subito ha chiarito che questo non sarebbe stato il Superman che eravamo abituati a vedere.

Ispirandosi al lavoro originale che fu di Siegel e Schuster, il Superman di Morrison sarebbe tornato alle sue radici come un crociato sociale, in lotta per i giovani, per le masse di cittadini non rappresentate e vessate dal sempre crescente potere degli interessi monetari nella politica di Metropolis.
I primi numeri ci ha dato proprio questo: Clark Kent passava le sue giornate esponendosi con grinta contro i giochi di potere che attanagliavano la città e suoi stessi giocatori, come il brizzolato Glenmorgan, ed eludeva il ramo corrotto della polizia che vuole limitare la sua crociata.

Ci sono stati riferimenti alla situazione di coloro che hanno subito dei danni alle proprie case popolari, distrutte durante le battaglie provocate dai militari per tentare di abbattere l’alieno.
Per la prima volta in quasi 30 anni, Superman sembrava avere una vera coscienza.

Allora cosa è successo?

Nelle ultime pubblicazioni le storie si concentrano meno sulla situazione dei cittadini di Metropolis e più sui problemi di altri (piccoli) cittadini.
Dopo aver aggiornato Metallo per il ventunesimo secolo (METAL-0), Morrison si tuffa a capofitto nella classica storia che vede protagonista il connubio Braniac/Kandor, con una pletora della città in bottiglia nelle grinfie dell’intelligenza artificiale. Clark ha abbandonato i jeans, la t-shirt, e gli scarponi da lavoro a favore di una nano-tuta kryptoniana che cambia colore e che ricorda molto le storie del simbionte, nello Spider-man del 1980.

Una deviazione temporanea dal concept morrisoniano di “supereroe per il popolo”, o un cambio di rotta netto dopo soli pochi numeri?