Testi: Greg Rucka
Disegni: Philip Tan
Edizione originale: Final Crisis: Revelations #1-5 (2008-09)
Edizione italiana: Planeta DeAgostini, Cartonato, 13,95 euro.
Viviamo le nostre vite sperando di trovare un significato. Ci viene detto che le risposte ci aspettano dopo la morte. Sono lo Spettro, Spirito della Vendetta di Dio. Ho fatto tutto quello che mi è stato chiesto di fare. E non capisco.
I grandi crossover a fumetti sono sicuramente destinati a far discutere il pubblico: sono sempre molto attesi, attirano l’attenzione anche di lettori occasionali e di norma presentano eventi sconvolgenti destinati ad influenzare le sorti degli eroi più conosciuti. Questo è sicuramente il caso di Crisi Finale, storia che ha diviso il pubblico degli appassionati sia per lo stile criptico con cui Grant Morrison l’ha scritta, sia per la scelta di concludere su queste pagine, con un finale mozzafiato, la saga Batman: R.I.P. che ha segnato un punto di svolta nella storia del Cavaliere Oscuro.
Di una cosa però si può essere certi: Final Crisis è un’opera che porge al lettore moltissimi motivi di riflessione sia dal punto di vista tematico che narrativo. Uno di questi è indubbiamente il rapporto fra il bene e il male, spunto sicuramente non nuovo (è da sempre la base del fumetto di supereroi) ma che Morrison ha affrontato abilmente dal punto di vista morale attraverso l’utilizzo dell’equazione dell’antivita di Darkseid: l’antivita è l’assenza di stimoli, amore, positività, sogni, passioni, slancio verso gli altri, è la negazione di tutto ciò che ci rende vivi, che ci rende umani. Cedere all’antivita significa sottomettersi al giogo dell’apatia e dell’omologazione, ed è proprio attraverso gli eroi, splendido manifesto di ardore puro e desiderio di cambiare le cose, sintesi magnifica di pensiero e azione, che l’umanità assopita può finalmente destarsi e prendere coscienza della propria forza.
Crisi Finale: Apocalisse, tie-in della miniserie principale (ma sostanzialmente autonomo) uscito negli USA parallelamente alla saga di Morrison affronta le medesime questioni ma a un livello differente e ancora più “alto”, nel senso che la dicotomia bene-male viene analizzata da un punto di vista etico/religioso, proponendo tematiche complesse quali la fede, il nostro rapporto con Dio, la speranza, il libero arbitrio, legandole a una riflessione sulla giustizia e la vendetta. E’ difficile che temi così complessi possano essere presentati con disinvoltura in un fumetto mainstream, eppure stupisce la naturalezza con la quale Greg Rucka (coadiuvato alle matite da un ottimo Philip Tan) è riuscito ad affrontare argomenti tanto delicati senza risultare noioso o pedante.
Revelations (“Rivelazione” è un altro termine utilizzato per indicare il Libro dell’Apocalisse di Giovanni, parte conclusiva e profetica del Nuovo Testamento. Nella cultura anglosassone questa dicitura è molto comune) continua un percorso iniziato dall’autore californiano sulle pagine di Gotham Central, 52 e La Bibbia del Crimine portando a compimento la prima parte del proprio lavoro su alcuni personaggi che poco dopo, in seguito alla riorganizzazione delle testate batmaniane successiva a R.I.P., hanno proseguito la loro corsa su Detective Comics.
Per i lettori di vecchia data è stato dunque emozionante, dopo gli sconvolgenti eventi che conclusero Gotham Central, rivedere finalmente insieme Crispus Allen e Reneè Montoya, seppur in una veste completamente diversa: da qualche tempo infatti l’ex poliziotta latino-americana combatte le ingiustizie con il ruolo di The Question, mentre Allen è l’anima ospitante dell’entità destinata ad emettere l’implacabile giudizio di Dio: lo Spirito della Vendetta o Spettro.
L’incontro fra i due ovviamente, dato il contesto, non è indolore, e riporta a galla sofferenze mai rimarginate.
Apocalisse, in un susseguirsi di riflessioni profonde (ottenute attraverso l’alternarsi delle voci narranti dei protagonisti) e scene di pura azione, non è altro che una storia di anime smarrite e sofferenti alla ricerca di un senso, in un mondo sull’orlo del collasso materiale e morale. Crispus non riesce a comprendere il modo di agire che Dio ha scelto per lui (e che in precedenza, nelle vesti di Spettro, l’aveva costretto persino a uccidere il proprio figlio) dato che, da ex uomo di legge, sa bene qual è il confine tra giustizia e vendetta, e Montoya, donna dal carattere forte e impulsivo, non è ancora a suo agio con il nuovo ruolo di Question, soprattutto in seguito ai sanguinosi eventi della miniserie Crime Bible.
A loro si aggiunge una splendida creazione nata dall’ingegno di Rucka, Sorella Clarice, luminosa incarnazione di una nuova entità soprannaturale, lo Spirito della Pietà, che bilancia l’implacabile desiderio di vendetta dello Spettro. Il vendicativo Dio dell’Antico Testamento e la compassione cristiana del Nuovo Testamento quindi si incontrano, dando origine a riflessioni etico-morali di spessore. Inoltre i protagonisti della storia si ritrovano a dover fronteggiare il male assoluto e primordiale, rappresentato dalla Setta di Caino e dalla temuta Bibbia del Crimine, testo che aveva predetto il ritorno del fratello omicida di Abele e la sconfitta definitiva di Dio.
L’intuizione di Rucka è semplice ma efficacissima: la resurrezione di Caino può avvenire solo tramite Vandal Savage, tenebroso e malvagio immortale scelto con lo scopo di scagliare contro le forze del bene la famosa Lancia del Destino, strumento che, utilizzato per la prima volta da Longinus sul fianco di Cristo, ha attraversato i secoli fino a divenire la potentissima arma che consentiva ad Hitler di trasformare i nemici in alleati, e che quindi all’epoca ha reso difficoltose le azioni dei supereroi della JSA in Europa. Gotham City (senza Batman) diventa quindi lo scenario privilegiato di uno scontro metafisico e terribile, in cui il male si mostra nella sua essenza più pura, spaventosa, e apparentemente invincibile. Alcune scene sono di assoluto impatto (basti pensare all’inaspettata e tremenda apertura dedicata alla sorte del Dottor Light) e colpiscono davvero per la forza che emanano.
Apocalisse è una storia semplice ma allo stesso tempo complessa, in grado di stupire per il modo in cui unisce riflessioni universali a toccanti incursioni nella malinconia e nel dolore dei propri protagonisti. Questa miniserie conferma tutto l’amore che Rucka ha per i personaggi che ha scritto in questi anni, ed un peccato che il suo recente addio alla DC significhi probabilmente l’accantonamento (si spera temporaneo) di alcuni dei protagonisti più insoliti e interessanti dell’ultimo periodo.
A cura di Elena Pizzi