Flash: Rinascita

Giu 17, 2010

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Testi: Geoff Johns
Disegni: Ethan Van Sciver
Edizione Originale: Flash Rebirth 1-6
Edizione Italiana: Cartonato, Planeta De Agostini, 160 pp, colori, 17,95 €

When the greatest Evil comes back to DC Universe, the greatest Hero needed to return.
Geoff Johns

Si chiamava Barry Allen, ed era il più grande eroe che il mondo avesse mai conosciuto.
Quando l’universo stava per scomparire, minacciato da un cannone di anti-materia puntato contro l’esistenza stessa, gli fu chiesto di correre. E lo fece, con tutta la forza della sua volontà, con tutta l’energia di cui era capace. Fino alla consunzione, fino a che nulla rimase di lui, se non il ricordo. Nell’ultimo istante della sua vita, era convinto di poter cambiare il destino dell’universo. Senza volerlo, cambiò il suo.
Per anni, creduto morto da tutti, attraversò l’universo e le dimensioni privo della sua sembianza umana, consumata dall’attrito di un folle viaggio alla velocità della luce, teso nello spazio e nel tempo alla rincorsa di un vettore invisibile e inarrestabile. Poi, in una notte di pioggia, il fulmine ha di nuovo squarciato il cielo. Barry Allen era vivo.
Questa è la storia del suo ritorno.

Nel 1955, la comic industry americana era a un bivio: poteva rilanciare il proprio fatturato consolidandosi su un mercato sempre più contratto dalla fine della guerra, oppure poteva scomparire nella dimenticanza, soppiantata dalla televisione e dalla censura autoimpostasi l’anno precedente. Il redattore-capo della National Periodical Publications (oggi DC Comics), Julius Schwartz, decide di riproporre alcuni dei supereroi che avevano spopolato negli anni ’40, dando loro un taglio nuovo, nuove origini, un nuovo costume.
Nasce così Barry Allen, un poliziotto della scientifica appassionato di fumetti sin da bambino. Il suo eroe preferito è, per l’appunto, un noto personaggio fumettistico, l’uomo più veloce del mondo, Flash (Jay Garrick)! E’ così che, quando un incidente che sembra voluto dal destino lo rende capace di muoversi a velocità luminare, per Barry ispirarsi al nome e alle gesta del suo supereroe preferito è naturale. Il costume però cambia: rosso fuoco con spruzzate di giallo elettrico, il dono del fulmine e della velocità. Nasce il nuovo Flash, su Showcase n.4. È l’ottobre del 1956.

Il successo è clamoroso e immediato, e sulla scia scarlatta di Flash tutta una serie di altri brand fumettistici trovano nuovo vigore e vengono svecchiati e rilanciati: Lanterna Verde, Atom, la Justice League, la Justice Society. La Timely Comics, concorrente della National Periodical, lancia una nuova linea editoriale dedicata al fumetto di supereroi, la Marvel Comics. Il resto lo sapete.
Tutto nasce con Barry Allen. In un certo qual modo, ogni lettore moderno non può che essergli debitore.
Robert Kanigher, Julius Schwartz, John Broome e Carmine Infantino furono gli artefici di questo miracolo editoriale. Per molti anni, The Flash divenne la testata più venduta d’America registrando tirature di 900.000 copie. Ventinove anni di attività ininterrotta, per una serie di quasi 250 numeri. Cifre da leggenda del Fumetto.

Purtroppo nulla dura per sempre, e nel 1985 i vertici DC Comics decisero che Barry Allen non aveva più nulla da dire al suo pubblico. Era tempo di rinnovamento, bisognava svecchiare nuovamente i personaggi come era successo nel 1956. I tempi erano maturi per una nuova Age dei comics, e a quanto pareva Barry non ne avrebbe fatto parte.
Flash morì sacrificando la sua vita per salvare l’esistenza nella battaglia contro l’Antimonitor in Crisi sulle Terre Infinite, e il suo manto fu raccolto dal suo side-kick, Wally West (Kid Flash).

Fortunatamente, il mondo vive di corsi e ricorsi storici. Dopo il revisionismo degli anni ’80, dopo un fumetto sempre più noir, tetro e violento, dopo la constatazione che il mondo non è mai stato così ingiusto, corrotto e alienato, sembra che una nuova Silver Age si stia cominciando a respirare nel comic-dom. Ce n’è voglia, la si sente, la si vuole. Ne è stato portavoce Grant Morrison, con il suo capolavoro Final Crisis. Quando il Male più oscuro cala sulla Terra, l’Eroe più grande deve ritornare.
Per Morrison, gli ideali e l’attitudine degli Eroi della Silver Age erano il perfetto antidoto contro l’equazione dell’anti-vita. Non poteva essere altrimenti. Disperazione, odio, paura, incomprensione, solitudine, non potevano essere vinti da eroi borderline, vigilanti e psicotici perennemente afflitti dal proprio lato oscuro. C’era bisogno di un ideale puro e manicheo, che distinguesse nettamente e quasi naturalmente la linea che divide il Bene dal Male.
In un mondo che non finiva mai di peggiorare se stesso, c’era bisogno di un ritorno alla purezza delle origini.

Arriviamo così a Flash: Rinascita, miniserie di sei numeri firmata Geoff Johns e Ethan Van Sciver.
Il duo di Lanterna Verde: Rinascita si riunisce per rilanciare, dopo anni di distanza dal clamoroso e ormai consolidato ritorno di Hal Jordan, il personaggio di Barry Allen.
Le aspettative sono molte, e la sfida difficile. Il paragone con il Crociato di Smeraldo sarà inevitabile, e la Rinascita di Flash dovrà confrontarsi con quello che da molti è considerato un capolavoro.

L’incipit ideato da Johns è alienante, confusionario, spiazzante. C’è qualcosa che non va. Il Flash di Central City è tornato, in suo onore si sta per tenere una festa grandiosa, eppure il festeggiato non gioisce. È un Barry cupo, tormentato, incapace di motivarsi e di motivare gli altri. È un Barry perduto, smarrito, solo. Non è il personaggio che milioni di lettori hanno amato, non è l’Eroe senza macchia e senza paura, sempre col sorriso sulle labbra, sempre positivo, dispensatore di speranza.
Chi è questo tizio? Non merita di essere Flash, non quando dietro il suo ritorno ci sono quintali di storie in cui Wally West ha dimostrato al mondo di essere degno del nome di “Fastest Man Alive”.
In realtà, il valutare questa storia un capolavoro o meno dipende tutto dalla prospettiva con cui guardate agli eventi al suo interno. Se pensate che Johns abbia completamente sbagliato la caratterizzazione del personaggio, puntate pure il dito. Ma se pensate che si tratti di una trama più ampia, di una soluzione ad ampio respiro, se pensate che il problema non sia il ritorno di Barry, ma Barry stesso, se pensate che non sia più lui, e che qualcuno lo abbia cambiato, inequivocabilmente e drammaticamente, allora troverete questa una storia straordinaria.

Paragonare Flash: Rinascita e Lanterna Verde: Rinascita sarebbe un errore madornale. Hal Jordan era morto da mostro, ed è tornato ammantato da tutta la gloria e la luce di un grande eroe. Hal Jordan aveva smarrito se stesso, e si è ritrovato. È rinato, per come il pubblico aveva imparato ad amarlo durante la Silver Age: la più grande delle Lanterne Verdi.
Per Barry, Johns ha scelto di fare esattamente l’opposto. Ha preso il personaggio per come era, per come il pubblico aveva imparato ad amarlo, e lo ha completamente stravolto. Ha dato una motivazione valida a questo stravolgimento, e ha creato nella psiche del personaggio un dissociamento fra quel che lui ricordava e quel che dentro sentiva di essere, con conseguente senso di inadeguatezza e di smarrimento.
Immaginate di vivere tutta la vostra vita in un modo, felice, glorioso, poi di morire. Tornate alla vita, ma il vostro passato non è come quello di un tempo. Un tempo eravate felici, avevate una famiglia che vi amava, eravate eroici e la chiarezza dei vostri intenti vi abbagliava. Ora però non è più così. Qualcosa, o qualcuno, ha cambiato il vostro passato. Il ricordo che avete nella mente è un pensiero mostruoso, infelice, triste, è il pensiero di un fallimento. Vi chiedereste chi siete? Cosa ci faccio qui?

Tutto si gioca su questo, e, inteso da questo punto di vista, il Fumetto è un capolavoro. E’ come se avessero preso Batman e ne avessero fatto un uomo felice, allevato da genitori ancora in vita che si amano e lo amano: cosa ne sarebbe venuto fuori? E come si comporterebbe Batman se sapesse di poter riportare tutto com’era? Johns rilancia il suo personaggio precipitandolo in un inferno dal quale può soltanto risalire. In sei numeri, orchestra trame a sufficienza per una run di anni e anni.
La gloria del nuovo Flash non consiste specificamente in questa storia, ma nella battaglia che Barry deve prepararsi a combattere per ritrovare se stesso, per riportare il suo mondo a quel che era quando l’ha lasciato. Come sempre nella storia del Velocista Scarlatto, questa non è una consacrazione, non è una celebrazione, non è la pompa magna di un Eroe tornato grande: è solo lo starting point di una corsa che Barry potrebbe anche finire per perdere.

Ma non è solo questo. Flash Rinascita è la storia in cui Geoff Johns celebra un eroe grandioso. Un eroe il cui senso di smarrimento e amarezza non minano in alcun modo l’eco della sua grandezza passata. Un eroe che viene definito “santo” non per quel che è stato, ma per quel che ha fatto. La cosa giusta. Tutto ciò che di bene, e di male, Barry ha compiuto in vita sua, lo ha fatto spinto dal desiderio di aiutare. Ha ucciso un uomo, e ha subito un processo per questo. Ha sfidato le leggi del tempo e dello spazio, solo per l’egoismo di un momento di felicità con la donna amata.
Ha molti rimorsi, e si porta dietro il peso di alcune drastiche scelte compiute in nome della giustizia.
Ma nessuno ha mai potuto mettere in dubbio il suo eroismo. Il suo ardore, la sua voglia di aiutare, di sacrificarsi per il bene altrui.
La sua forza, è la sua famiglia. Le sue spalle sono i suoi nipoti, sua moglie, i suoi amici. Barry alimenta le speranze di coloro attorno a lui, così come alimenta la Forza della Velocità.
Nonostante in questa storia si assista allo smarrimento di Barry Allen e al più grave torto che un nemico avrebbe potuto mai fargli, quello di snaturarlo, non mancano pagine di pura epica, momenti di straordinario lirismo.
Dopo i primi tre capitoli, molte erano le domande, molti i dubbi. Chi si ricorda ancora di Barry Allen? Che senso ha riportare indietro un cattivo morto e sepolto come Zoom? Che fine farà Wally West, capace di costruire il mito del Flash contemporaneo?
Ammetto anche io di non essere stato pienamente convinto di questo rilancio… Sino al quarto episodio.

Mi piace pensare alla forza di volontà di Flash, alle sue motivazioni, come ad un acceleratore. Posso essere Superman, e spostare un palazzo. Posso essere Batman, e sfogare la mia rabbia in pugni letali.
Posso essere Flash, e correre. E correndo risolvere le cose. E se non vado abbastanza veloce, stringo i denti e accelero. Quando le gambe cominciano a indolenzirsi, spingo ancora di più. E non mollo. E tengo duro, e corro, e corro, fino a che mi passa persino la voglia di fermarmi.
E’ una straordinaria metafora della vita. Quando senti che tutto ti si abbatte addosso, che i problemi sembrano insormontabili, che l’inadeguatezza o la paura ti sovrastano, corri. Chiudi gli occhi, stringi i denti, muovi le gambe, e corri. Sfida le regole, abbatti il muro delle possibilità, supera lo spazio e la luce realizzando l’improbabile.

Il quarto capitolo di questa saga è l’apoteosi del coraggio, della bontà del senso di appartenenza e di fratellanza fra i Flash. È la celabrazione di Barry Allen e dell’inizio di una legacy destinata a durare nell’eternità dei tempi e delle dimensioni.
In questo numero è stata racchiusa una tale dose di poesia, di forza, di coraggio, di fratellanza che non si può non emozionarsi mentre la si legge.
Un iniziale  smarrimento, cui subito dopo è seguito un senso di orgoglio, di appartenenza, di riscatto… Di vittoria. Di coralità.
Noi possiamo farcela. Noi possiamo cambiare le cose. La chiave è il “noi”.
Jay Garrick è immenso. Kid Flash è eroico. Wally West è poetico. Max Mercury è leggendario. Barry Allen è tornato!!!

A cura di Marco Cecini

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