Vero Nome | Victor Zsasz |
Status | Attivo |
Occupazione | Serial Killer |
Affiliazioni | Ex membro della Società |
Armi ed Abilità | Abilità nel maneggiare armi da taglio. Discrete capacità atletiche |
Base Operativa | Gotham City |
“Non ho sempre passato due terzi della giornata rinchiuso in una scatola di acciaio, messa in una gabbia di acciaio, in una stanza con i doppi muri in un manicomio di massima sicurezza”
-La Filosofia di un Serial Killer-
Alla base del comportamento di Victor Zsasz c’è una visione pessimistica e nichilistica della vita. La sua concezione del mondo prevede un uomo privo di un qualunque vero scopo verso il quale indirizzarsi. Ogni suo progetto, ogni sua ambizione, ogni suo passo mirato al raggiungimento della tanto agognata felicità è pura e semplice illusione. E’ l’uomo stesso che cerca di convincersi della realtà di tali traguardi e tutto ciò per non precipitare nel soffocante vuoto della verità; la coscienza che si è circondati dal nulla più puro.
Per Zsasz il mondo è un eterno brulicare di “zombi”. Esseri umani che si muovono spinti da leggi monotone e meccaniche senza mai vivere realmente. Sono macchine di carne morta fin dal momento in cui sono stati messi al mondo.
Di fronte ad una filosofia così strutturata, la scelta di uccidere nasce quasi da un gesto altruistico. Victor Zsasz agisce come una sorta di oscuro angelo vendicatore pronto a salvare dalla “morte in vita” con la morte definitiva.
Si uccide l’uomo per evitargli di vivere nella menzogna, essendo tale condizione del tutto inaccettabile ed inumana.
Paradossalmente però, tale scelta fornisce a Zsasz proprio uno scopo ben preciso, anche se egli non sembra avere alcuna intenzione di cadere nella stessa illusione nella quale si muovono gli odiosi zombie.
E’ da qui che nasce l’esigenza ormai patologica del criminale di martoriare il corpo con dei tagli. Una cicatrice per vittima per ricordare a se stesso la propria condizione umana. E’ una sorta di avviso affinchè non dimentichi di essere sostanzialmente del tutto simile alle proprie vittime.
Victor Zsasz ha un rituale ben preciso per compiere gli omicidi. I malcapitati, dopo essere stati privati della vita, vengono lasciati sul luogo in pose grottescamente “vive”, come se nulla fosse accaduto. Una scelta che può certamente essere vista come beffa estrema alla sacralità della vita, atto sfrontato verso la benpensante società o sfida nei confronti della giustizia, ma che, prima di tutto, si palesa come conseguenza della sua stessa filosofia di vita. Tra vita e morte non c’è in fondo alcuna differenza.
Per Zsasz l’omicidio è ormai diventato un’ossessione, una droga dal cui tunnel non riesce più ad uscire. Si tratta di un impulso che non può non trovare uno sfogo, e tutto ciò concorre a rendere Zsasz uno dei profili più pericolosi dell’intero sottobosco criminale di Gotham City; nonostante sia peraltro privo di una qualunque dote metaumana. Egli è l’incarnazione del male “puro”, senza alcuna possibilità di ravvedimento. Un male che agisce per puro diletto.
Proprio per questo, tra i detenuti dell’Arkham, Victor Zsasz è colui che gode della maggiore sorveglianza; non solo al sicuro in una cella di massima sicurezza, ma perennemente al chiuso di una speciale gabbia, immobilizzato come la più sfortunata delle bestie.
-Biografia di un Assassino
Nonostante lo scrittore Alan Grant, padre del personaggio, l’abbia più volte negato, Victor Zsasz ha senz’altro goduto di una certa influenza da parte dell’Hannibal Lecter di “Thomas Harris”. Il suo esordio nella storia The Last Arkham è piuttosto significativo. La somiglianza con il personaggio letterario lampante ed immediata.
Il nome, Victor Zsasz, è invece legato ad un episodio della vita passata dell’autore, un richiamo al prof. Thomas Szasz, eminente esponente della psichiatria del ‘900. Un luminare della mente eletto a patrono di un folle psicopatico.
Di famiglia agiata, a soli venticinque anni, un giovane Victor si ritrova ad ereditare il vasto patrimonio familiare dopo la morte di entrambi i genitori. Ma il dolore, unito alla naturale inesperienza, lo porterà presto a dissipare ogni sua ricchezza nel turbine del gioco d’azzardo.
Da qui la decisione del suicidio, dopo aver maturato la convinzione che l’uomo vive in realtà una vita vuota e senza alcuno scopo reale.
Sarà l’intervento di un barbone a salvarlo ed, inconsapevolmente, a spingerlo sulla strada dell’omicidio plurimo.
Anche quel salvatore sconosciuto era infatti partecipe della sua stessa sofferenza; i suoi occhi lasciavano trasparire all’esterno il vuoto interiore, il seme di quel maledetto nichilismo che trasforma gli uomini in meri zombi dalle meccaniche movenze. Fu in quell’istante che Victor Zsasz prese coscienza di avere una missione…
Il ruolo del personaggio all’interno delle pubblicazioni batmaniane si è effettivamente limitato nel corso del tempo più ad una serie di piccoli ma frequenti camei che a partecipazioni attive e prolungate. Sono poche, infatti,le trame che vedono in Zsasz il villain protagonista, l’avversario di turno del Cavaliere Oscuro.
Nemmeno la sua recente “apparizione” nella pellicola cinematografica di Christopher Nolan, Batman Begins, si è infine concretizzata in una maggior presenza nel fumetto.
Nonostante egli possa essere considerato uno dei criminali gothamiti relativamente più conosciuti della rogue gallery, il suo utilizzo da parte degli sceneggiatori continua dunque tutt’oggi ad essere piuttosto modesto.